Legge di bilancio 2025 approvata: le novità

Il Senato ha approvato in via definitiva...

Bonus asilo nido 2025: come funziona?

Il bonus asilo nido è un contributo...

Maxi-deduzione del costo del lavoro prorogata fino al 2027

La maxi-deduzione del costo del lavoro prevista...

Aprire partita Iva 2025: regole e consigli

Fisco NazionaleProfessioniAprire partita Iva 2025: regole e consigli

Aprire una partita IVA in Italia nel 2025 comporta la considerazione di vari aspetti legali, fiscali e amministrativi. Di seguito andiamo ad analizzare le principali informazioni e regole da seguire con i nostri consigli per iniziare al meglio un'attività di lavoro autonomo o di impresa.

Come aprire la partita Iva e quanto costa farlo? il web è pieno di guide dedicate all’apertura di una partita Iva, ma sono sicuro che stai leggendo questo articolo è perché non hai ancora trovato le informazioni che cerchi. Anche io ho deciso di scrivere una guida dedicata a questo argomento, ma non in base alle classiche informazioni che puoi ottenere, ma in base alla mia esperienza di consulente aziendale.

Sul punto la prima cosa che mi sento di dirti è di sgombrare ogni tuo dubbio riguardante la possibilità di utilizzare le prestazioni occasionali per l’esercizio di un’attività in proprio. Inutile ripetere ancora che fiscalmente non esiste alcuna soglia di 5.000 euro in cui la prestazione occasionale è permessa. Il primo concetto che voglio passarti è questo:

Ogni attività economica svolto in modo abituale e continuativo deve essere esercitata professionalmente, quindi, con partita Iva

Detto questo, quando si inizia un’attività di lavoro autonomo o di impresa ci sono sempre molti dubbi su quando sia obbligatorio operare professionalmente. Con il termine operare professionalmente faccio riferimento al superamento di un’attività svolta in forma privata per diventare attività economica regolamentata. Si tratta, come avrai capito, di un aspetto molto delicato e fonte di tantissimi errori. Continuare ad operare in forma privata quando si superano requisiti per operare professionalmente può costare caro. Ci sono sanzioni amministrative, fiscali ed anche in ambito contributivo.

Per cercare di aiutarti nel districare la tua situazione ho deciso di scrivere questo articolo. Mi piacerebbe che questo diventasse una sorta di guida valida per tutti il lettori di Fiscomania.com che vogliono avviare la loro attività. Il mio obiettivo è di farti capire quando diventa obbligatorio effettuare l’apertura della partita Iva e per quali attività. Successivamente ti indicherò la scelta migliore per operare, ovvero la scelta di una forma individuale o societaria.

Che cos’è la partita Iva?

La partita Iva è un codice numerico che identificano una persona fisica, che intende effettuare un’attività professionale o imprenditoriale, oppure una società. Si tratta di un codice composto da un blocco di 11 numeri, così suddivisi:

  • I primi 7 numeri del codice collegano la partita Iva al contribuente che ne è titolare;
  • I successivi 3 corrispondono al codice identificativo dell’Ufficio delle Entrate;
  • L’ultimo numero ha una funzione di controllo.

La partita IVA si apre al momento dell’apertura dell’attività e rimane valida sino al momento in cui il contribuente non decide di cessare l’attività e ne comunica la chiusura. Tieni presente che è molto importante individuare correttamente il momento di apertura e di chiusura della partita Iva. Per questo è importante l’ausilio di un dottore commercialista preparato che possa assisterti su tutto il periodo di svolgimento dell’attività.

Chi sono i soggetti obbligati ad aprire partita Iva?

soggetti obbligati ad aprire una partita Iva sono tutti coloro che svolgono attività in forma autonoma (individualmente o tramite società). Può trattarsi di liberi professionisti o imprese che offrono beni o servizi, che devono adempiere autonomamente ai propri obblighi fiscali attraverso l’apertura della partita Iva. In buona sostanza, sono obbligati ad aprire la partita Iva tutti i lavoratori autonomi e gli imprenditori, ovvero chi offre un servizio o un bene per conto proprio e non è titolare di rapporto di lavoro subordinato, deve essere titolare di partita Iva.

Qual è la conseguenza legata all’apertura della partita IVA?

La principale conseguenza legata all’apertura della partita Iva riguarda l’obbligo di emissione della fattura per regolare i compensi connessi alle cessioni di beni o le prestazioni di servizi. L’emissione della fattura è adempimento obbligatorio ai fini Iva e serve anche per la determinazione del reddito di impresa o da lavoro autonomo ai fini delle imposte dirette.

Quando è obbligatorio aprire partita Iva?

La partita IVA è obbligatoria in tutti i casi in cui l’attività professionale o di impresa viene svolta in modo abituale ancorché non esclusiva, a prescindere dal fatto che sia organizzata prevalentemente con il lavoro vostro o con quello dei vostri collaboratori. Tutte le volte in cui si esercita un’attività in modo abituale e continuativo il contribuente ha l’obbligo di aprire la propria partita IVA. Non conta il volume dei compensi percepiti durante l’anno e nemmeno il numero di giorni in cui si è svolta l’attività lavorativa. Se la prestazione è stata abituale e continuativa vi è l’obbligo di operare con partita IVA. Non in tutte le attività economiche la partita IVA si apre nello stesso momento. Ogni attività esercitata ha delle sue caratteristiche proprie. Gli elementi da prendere sempre in considerazione per capire se e quando devi aprire partita IVA sono:

  • La continuità e l’abitualità dell’esercizio dell’attività;
  • La professionalità, e l’esercizio in forma organizzata dell’attività.

Quando si è in presenza di questi requisiti si è obbligati ad aprire partita IVA. L’aspetto che conta ai fini fiscali e la propensione del soggetto ad esercitare un’attività idonea a produrre reddito. Anche se, magari, per il momento il reddito non è stato generato. Tuttavia l’Agenzia delle Entrate ha chiarito che con il termine “abituale” deve intendersi un’attività che si ripete nel tempo costantemente nel tempo e che necessita dell’impegno intellettuale o materiale per essere svolta. E’ considerata abituale anche la predisposizione dei mezzi necessari a svolgere quest’attività. Come ad esempio la pubblicità su riviste od online o ancora l’iscrizione a portali legati a trovare incarichi online. Come il caso del famoso portale di incarichi per Freelance, Upwork o altri simili. Ti faccio ancora qualche esempio.

Alcuni esempi di attività “abituale

Un soggetto che effettua una consulenza informatica ad giornaliera un cliente al mese per 12 mesi, pur avendo lavorato per 12 giorni all’anno, è tenuto ad aprire partita IVA. Questo in quanto la prestazione è continuativa nel tempo, quindi abituale. A prescindere dal compenso percepito. Lo stesso soggetto che ha inserito la propria candidatura su portali online per la ricerca di incarichi, deve operare in regola con gli obblighi Iva.

Questo perché la sola predisposizione ad esercitare un’attività professionale in modo continuativo rende quell’attività abituale. Se ci pensi bene questa attività è paragonabile a quella di un altro professionista, poniamo un avvocato. Soggetto che non ha ancora clienti, ma che ha aperto uno studio, e sta aspettando i suoi primi incarichi. Anche in questo caso vi è obbligo di operare con Partita Iva.

Apertura della partita Iva al superamento di soglie di reddito: FALSO!

Spesso si tende a fare confusione tra soglia di ricavi (i famosi €. 5.000) e obbligo di apertura della partiva IVA. Niente di più sbagliato! ricavi non sono mai un parametro di riferimento che da solo può stabilire se di deve o meno operare professionalmente. Il concetto fondamentale che obbliga all’apertura della partita IVA può essere così sintetizzato:

Abitualità + Continuità dell’attività = Apertura della partita IVA

Questa semplice equazione è l’unico parametro di riferimento per stabilire quando sia arrivato il momento di aprire partita IVA. Tuttavia, una definizione precisa di questi due elementi non è mai stata fornita con chiarezza dall’Amministrazione finanziaria. Per questo motivo, è necessario valutare attentamente caso per caso, se lo ritenete opportuno con il nostro ausilio, la scelta maggiormente opportuna. Tuttavia, possiamo darvi quale considerazione aggiuntiva per aiutarvi ad effettuare le vostre valutazioni, ovvero, dovete ricordarvi è che:

qualsiasi attività si considera svolta in maniera abituale e continuativa nel momento in cui è svolta con regolarità e sistematicità

Partita Iva in Italia per residenti all’estero è possibile

La persona fisica iscritta all’AIRE (Anagrafe degli italiani residenti all’estero), intenzionata a svolgere un’attività libero professionale in Italia, può aprire una partita IVA indicando come domicilio fiscale la sede italiana in cui detta attività è svolta. A chiarire definitivamente questo aspetto è stata la risposta ad interpello n. 429 del 16 agosto 2022 dell’Agenzia delle Entrate, la quale evidenzia che in relazione a quanto stabilito dall’art. 7 comma 1 lett. d) del DPR n. 633/72, chi presta servizi professionali si considera soggetto passivo nel territorio dello Stato se, in Italia:

  • È domiciliato, anche se residente all’estero;
  • Risulta residente, senza essere domiciliato all’estero;
  • Possiede una stabile organizzazione, anche se è domiciliato o residente all’estero.

Richiamando, poi, la propria precedente prassi (in particolare la C.M. 2 dicembre 1997 n. 304), l’Agenzia afferma che la residenza “è determinata dall’abituale volontaria dimora di una persona in un dato luogo”, mentre il domicilio costituisce una situazione giuridica, caratterizzata dalla volontà di stabilire in un determinato sito il centro dei propri affari, prescindendo “dalla presenza effettiva” in detto luogo. Ciò premesso, assunto che l’istante ha intenzione di costituire nel territorio dello Stato la sede dei propri interessi, la residenza in un Paese terzo non osta alla possibilità di considerare tale soggetto alla stregua di una persona fisica residente.

Conseguentemente, non svolgendo nel Paese di residenza alcuna attività, questi potrà presentare il modello AA9/12 per richiedere l’apertura della partita IVA in Italia, indicando il proprio domicilio fiscale, cioè a dire il luogo dove l’attività lavorativa verrà svolta. Sotto il profilo delle imposte dirette, prescindendo da considerazioni relative all’individuazione del luogo di residenza fiscale, l’Agenzia evidenzia che, a fronte della costituzione della base fissa in Italia, i redditi di lavoro autonomo ad essa riconducibili sono assoggettati ad imposizione concorrente, fatta salva la fruizione del credito d’imposta nello Stato di residenza.

Il lavoro autonomo occasionale

Nel web si è diffusa da anni l’opinione che sia possibile superare l’obbligo di apertura della partita IVA utilizzando il lavoro autonomo occasionale. Questa disciplina, oggi regolata soltanto dall’art. 2222 c.c. e dalle circolari di chiarimento dell’INPS è una disciplina che riguarda le attività autonome che non hanno vincolo di coordinamento da parte del committente e che sono del tutto saltuarie ed episodiche (non si ripetono nel tempo). Di fatto, quindi, la prestazione occasionale oggi è una disciplina che può essere utilizzata solo per attività che non vengono ripetute nel tempo.

Le prestazioni di lavoro autonomo occasionale sono delle attività lavorative a carattere professionale svolte in modo non continuativo. La prima caratteristica è la prevalenza dell’aspetto intellettuale. Questo aspetto dell’attività deve prevalere sull’organizzazione e sui mezzi impiegati. Per farti un esempio uno studente che effettua nei mesi estivi ripetizioni di matematica ad uno studente sta svolgendo una prestazione occasionale. Se, invece, l’attività di ripetizioni prosegue per tutto l’anno e ci sono vari studenti che seguono le ripetizioni, l’attività non è occasionale ma organizzata professionalmente. In questo caso la prestazione occasionale non può essere applicata.

Importante:
Fai attenzione al fatto che dal 2015 non esistono più i limiti di massimo 30 giorni all’anno e di 5.000 euro lorde per identificare una prestazione occasionale. Devi fare molta attenzione perché ad oggi la prestazione occasionale risulta essere applicabile in poche fattispecie.

Se desideri approfondire le possibilità di sfruttare le prestazioni di lavoro autonomo occasionale ti consiglio di leggere in modo approfondito questo articolo.

Tabella: obbligo di apertura della partita IVA

CARATTERISTICADESCRIZIONE
Ripetitività nel tempo della prestazioneRipetitività, regolarità, stabilità e sistematicità dell’attività: sono queste le caratteristiche contraddistinguono l’abitualità e la continuità della prestazione. Se effettuate attività che si ripetono nel tempo in termini di frequenza, considerate chi esercita un’attività a cicli periodici (ad esempio tutti i weekend), deve necessariamente operare professionalmente.
Esclusività della prestazionePer l’apertura della partita Iva nulla conta l’esclusività della prestazione.
Reddito percepitoIl reddito non ha alcuna importanza per l’obbligo di apertura della partita Iva, anche se è un elemento da tenere in considerazione.

Come fare ad aprire la partita Iva?

L’apertura della partita IVA richiede la presentazione di un apposito modulo presso l’Agenzia delle Entrate, la quale rilascia il codice della partita IVA, che serve ad identificare in modo univoco il soggetto richiedente. Il modulo legato all’apertura della partita IVA è il:

Si tratta dei modelli di dichiarazione di inizio attività, che deve essere presentata entro il termine di 30 giorni dall’avvio dell’attività professionale o di impresa in forma autonoma. La presentazione del modello può avvenire, alternativamente, con una di queste due modalità:

  • Telematicamente, attraverso i servizi online messi a disposizione dall’Agenzia delle Entrate, oppure tramite un intermediario (es. dottore commercialista);
  • Con modalità cartacea, presentandosi personalmente, o tramite delega, presso uno degli uffici territoriali dell’Agenzia delle Entrate.

Al momento di apertura della partita IVA è necessario andare ad individuare il corretto codice ATECO da utilizzare in relazione all’attività professionale o economica che il soggetto andrà a svolgere. La scelta del codice ATECO da utilizzare non è una scelta banale, in quanto la scelta dello stesso ha conseguenze sotto il profilo delle imposte dirette (vedi i contribuenti che adottano il regime forfettario), ed anche previdenziali (per la scelta del regime contributivo). Inoltre, occorre tenere in considerazione che buona parte delle professioni digitali ancora oggi non sono dotate di uno specifico codice ATECO. Per questo motivo è consigliabile approfondire la propria situazione con un dottore commercialista.

I titolari di partita IVA sono obbligati, inoltre, ad aprire la propria posizione previdenziale all’INPS per il pagamento dei contributi e all’INAIL per l’assicurazione obbligatoria. Questo a meno che non si tratti di attività professionale per la quale è prevista l’iscrizione ad una cassa di previdenza autonoma.

Quanto costa aprire partita Iva?

Il costo di apertura di una partita Iva è di per sé pari a zero. L’intera procedura per l’apertura può effettuarsi online o direttamente in una delle sedi dell’Agenzia delle Entrate.

Le principali casistiche pratiche di apertura della partita IVA

Qual è il momento giusto per Aprire Partita IVA? La risposta esatta è: dipende. Ci sono una serie di variabili che influenzano l’esatto momento in cui diventa obbligatorio esercitare un’attività in modo professionale. Non per tutti i soggetti questo obbligo arriva nello stesso momento. Ci sono delle attività, ad esempio in cui non si rende mai obbligatoria l’apertura dei una partita IVA. Andiamo ad analizzare, di seguito, le principali casistiche che si possono presentare.

Avvio di attività artigianali e commerciali

Se sei un hobbista e stai creando oggetti per il tuo diletto con l’obiettivo di arrivare a venderli in qualche mercatino, puoi operare come privato. L’hobbista è colui che crea un oggetto con le proprie mani per il suo diletto, senza alcun fine commerciale. L’articolo 28 del D.Lgs. n 114/98 rimanda alle varie disposizioni regionali che a loro volta definiscono gli hobbisti come:

“operatori non professionali che vendono, propongono, espongono, o barattano, in modo sporadico ed occasionale, prodotti di modico valore, per lo più opere della propria creatività o del proprio ingegno”

Se ogni tanto partecipando a mercatini appositamente creati nei vari Comuni o dalle Associazioni sparse sul territorio vendi un oggetto non devi preoccuparti. Ti sarà sufficiente emettere una ricevuta non fiscale per regolare il corrispettivo percepito. Se, invece, l’attività di vendita diventa continuativa nel tempo, magari perché si partecipa e si vendono oggetti in tutti i mercatini organizzati nella regione, allora l’attività diventa artigianale. Invece, se si acquista e si vendono prodotti l’attività diventa commerciale. Se, invece, vendi su portali online come Etsy.com, leggi il paragrafo seguente dedicato alle attività online. Quando vendi oggetti online non sei più un hobbista ma un soggetto che opera come un E-commerce. Per approfondire il mondo degli Hobbisti ti consiglio di leggere questo articolo che ho realizzato per chiarire tutti gli aspetti fiscali su questo argomento.

Avvio di attività di vendita di beni e servizi online (E-commerce)

Nel caso in cui, invece, la tua attività sia quella di vendere oggetti online, le cose cambiano. Se decidi di vendere oggetti privati, ad esempio un quadro da collezione, o vestiti usati o ancora piccoli oggetti, non devi preoccuparti. Se la tua presenza sui portali di vendita non è continuativa, ma esclusivamente dedicata alla vendita di un oggetto puoi regolare la vendita con una ricevuta. Anche in questo caso si tratta di una ricevuta non fiscale. Quando, invece, si vendono oggetti creati o acquistati su un portale web in modo continuativo nel tempo siamo di fronte ad una attività commerciale. Quindi, in questo caso aprire una posizione IVA diventa obbligatorio. Per una attività imprenditoriale di tipo commerciale l’apertura della partita IVA è obbligatoria fin da subito. Non esistono esimenti. La continuità e l’organizzazione dei mezzi rendono l’attività imprenditoriale.

Ad esempio, se esponi su un portale o sul tuo sito una serie di oggetti con l’intento di venderli e l’esposizione dura nel tempo, l’attività è sempre di tipo imprenditoriale. Questo anche se in un anno hai venduto pochissimo oggetti.

Quello che conta in questo caso è l’organizzazione dei mezzi e la continuità di esposizione. Esattamente come se tu avessi un negozio fisico. Se desideri approfondire questo argomento ti lascio a questo articolo dedicato a chiarire quali sono gli aspetti fiscali legati all’esercizio di attività di E-commerce: “Guida all’apertura di un e-commerce“.

Avvio di attività di sfruttamento del diritto di autore

Altro aspetto che capita sovente è quello legato allo sfruttamento economico del diritto di autore. Il diritto di autore non è altro che il diritto che può vantare chi detiene la paternità di un opera di concedere a terzi il suo sfruttamento in cambio di un ritorno economico. Tale disciplina riguarda sia le opere artistiche letterarie, ma anche visive e figurative. Un soggetto che può vantare la paternità di un opera ha quindi il vantaggio di poter cedere il suo sfruttamento a terzi soggetti. Classico caso è quello di alcuni giornalisti che producono articoli, ceduti poi a testate giornalistiche sotto forma di sfruttamento economico del diritto di autore. Operare attraverso questa forma contrattuale permette a livello fiscale di avere un particolare vantaggio legato ad un regime fiscale di favore. Sui proventi legati allo sfruttamento economico spettano deduzioni forfettarie nella seguente misura:

  • Del 25% dei proventi stessi se il beneficiario ha un’età pari o superiore ai 35 anni, alla data di percezione dei redditi dichiarati;
  • Del 40% dei proventi stessi se il beneficiario ha un’età inferiore ai 35 anni.

Per approfondire la disciplina fiscale legata allo sfruttamento economico del diritto d’autore ti lascio a questo contributo dedicato: “Reddito da diritto di autore: disciplina fiscale“.


Posso aprire la partita IVA e svolgere anche attività da dipendente?

Altro aspetto spesso frutto di errore riguarda la possibilità di aprire una posizione IVA quando si sta svolgendo un’attività di lavoro dipendente. La risposta è affermativa, ma ci possono essere alcune limitazioni per i soggetti che sono dipendenti pubblici. Per chiarire tutti questi aspetti potete leggere questo nostro contributo sull’argomento: “Lavoro dipendente e partita IVA: si può fare?“.


Quale regime fiscale per una partita IVA individuale: contabilità semplificata o regime forfettario?

Al momento della presentazione del modello di apertura della partita IVA è necessario scegliere anche il regime fiscale da adottare. Il regime fiscale è, sostanzialmente, la metodologia con la quale si va a determinare l’imponibile fiscale e previdenziale della tua attività. Come avrai capito, quindi, la scelta del corretto regime fiscale per la tua attività, è fondamentale. Sbagliare regime fiscale significa perdere soldi, in quanto il regime fiscale determina la tua tassazione e contribuzione previdenziale con la partita IVA.

Il regime fiscale deve essere valutato attentamente, in relazione alle tue caratteristiche personali ed a quelle dell’attività che andrai a svolgere. Nei casi più complessi si rende necessaria una simulazione numerica per individuare il regime fiscale da applicare. Per questo è fondamentale il confronto con il tuo Commercialista di fiducia. Sbagliare regime fiscale o ancora peggio fare da soli, può rivelarsi una mossa pessima, soprattutto in caso di errori.

Provo a farti un esempio, se adotto immediatamente una struttura societaria complessa e strutturata come quella di una SRL potresti non avere benefici, nemmeno dagli adempimenti contabili e fiscali obbligatori. Operare con una società di persone, o ancora meglio in Regime Forfettario, aiutano ad avere minori costi di gestione.

La cosa può essere vista anche al contrario. Un business di grandi dimensioni non può essere gestito correttamente con una struttura societaria non adatta. Per approfondire questo argomento vi rimando all’articolo riguardante il “Regime fiscale forfettario“.

La cosa importante che devi ricordare è individuare la migliore struttura possibile per il tuo business. È impossibile definire a priori quella che è la migliore struttura possibile. Ogni business ha le sue caratteristiche, per questo è importante avere al proprio fianco un dottore commercialista esperto con cui analizzare la situazione. Se vuoi al termine dell’articolo puoi trovare le indicazioni per contattarmi.

La tenuta delle scritture contabili

L’ultima indicazione da inserire nel modello di apertura della partita IVA è il luogo dove eventualmente, saranno tenute le scritture contabili. Tale luogo solitamente è quello dove viene esercitata l’attività, oppure il domicilio del Commercialista, se sarà lui a tenere la contabilità della tua attività.

Il modello può essere stampato e compilato a mano con consegna all’Agenzia delle Entrate, oppure direttamente scaricando il software a disposizione ed effettuare l’invio telematico. In generale gli obblighi contabili dipendono dal regime fiscale adottato. Per questo motivo, come indicato anche in precedenza devi scegliere correttamente la struttura migliore per il tuo business.

L’iscrizione al VIES

Il VIES è l’archivio dove vengono iscritte tutte le partite Iva che intendo effettuare operazioni intracomunitarie (B2B). È fondamentale, quindi, iscriversi al VIES direttamente al momento di presentazione del modello di apertura dell’attività, in modo da essere immediatamente iscritti in questo elenco. Ho approfondito questo aspetto nell’articolo seguente al quale ti rimando per approfondimenti: “Come funziona l’iscrizione al VIES?“.

Devo obbligatoriamente iscrivermi all’INPS con la partita IVA?

Accanto agli aspetti fiscali devono essere tenuti presenti anche quelli previdenziali. Sia per le imprese che per i professionisti è necessario procedere con la regolarizzazione della propria posizione nei confronti dell’ente previdenziale di riferimento.

L’individuazione del corretto ente previdenziale dipende principalmente dalla categoria professionale di appartenenza. Se sei un lavoratore autonomo che non ha una cassa professionale di riferimento dovrai iscriverti alla Gestione Separata INPS. Al contrario se sei un professionista con un Albo professionale l’istanza di iscrizione dovrà essere effettuata presso la Cassa previdenziale dell’Ordine di appartenenza.

Nel caso del lavoratore autonomo l’iscrizione alla cassa previdenziale o alla gestione separata deve essere effettuata separatamente rispetto alla Comunicazione Unica. Per quanto riguarda, invece, gli imprenditori le cose cambiano. Commercianti ed Artigiani sono obbligati all’iscrizione alla Gestione INPS di riferimento. L’iscrizione avviene tramite Comunicazione Unica. Tali soggetti sono obbligati a versare annualmente contributi fissi nella misura di 4.000 euro annui. Il versamento dei contributi avviene con periodicità trimestrale (febbraio, maggio, agosto, novembre) con modello F24. Tali contributi fissi coprono circa 15.000 euro di reddito dell’attività. Al superamento della soglia scatta il versamento di ulteriori contributi da versare in percentuale sul reddito con una aliquota del 24%.

L’agevolazione contributiva per gli imprenditori in Regime Forfettario

I soggetti che operano in regime forfettario hanno diritto di beneficiare di una agevolazione che consente loro di ridurre i versamenti previdenziali. L’agevolazione consiste nel poter beneficiare di una riduzione del 35% dei contributi previdenziali previsti annualmente come obbligatori. Al fine di poter beneficiare di questa agevolazione i soggetti che operano in Regime Forfettario sono tenuti ad effettuare una comunicazione all’INPS. Tale comunicazione deve essere presentata esclusivamente in modalità telematica entro il 28 febbraio di ogni anno.

La comunicazione deve essere presentata per la prima annualità di applicazione di questo regime previdenziale e rimane valida fino a quando permangono i requisiti per l’applicazione del Regime Forfettario. Per approfondire: “Riduzione contributi INPS 35% per i forfettari“.

Partita IVA e analisi dei costi di gestione

Al di là di quanto si possa pensare, aprire la partita Iva non presuppone il sostenimento di costi iniziali. Gli unici costi sono quelli legati alla connessione internet, per l’invio telematico del modello AA9/12. Tuttavia, però, ci sono dei costi di gestione e, ovviamente, dopo l’apertura si dovranno iniziare a pagare le tasse e i contributi all’INPS o all’eventuale cassa di previdenza istituita per la vostra attività.

Si tratta di adempimenti obbligatori che devono essere gestiti con cura e adeguatamente pianificati con il vostro consulente, al fine di programmare adeguatamente i pagamenti in tempo. In generale il costo del Commercialista in questa prima fase è nullo. Egli solitamente vi farà sicuramente una tariffa a forfait per l’apertura e la gestione annuale dell’attività.

Il costo della tariffa annua, invece, varia in funzione della mole di lavoro che necessita la gestione e che sono una diretta conseguenza della tipologia della natura delle prestazioni e della quantità di movimentazione. Quindi, l’onorario annualeche potrà chiedere un dottore Commercialista, sarà diretta conseguenza delle caratteristiche dell’attività.

In particolare del regime fiscale prescelto, del volume d’affari, della presenza di operazioni con l’estero o con paesi black list o di particolari regimi speciali IVA si può registrare un maggiore o minore impegno del professionista a cui si assocerà un più o meno alto onorario annuale.

Lavoratore autonomo o ditta individuale

Operare con partita Iva, è un passo importante, e deve essere valutato attentamente, con l’aiuto di un esperto in materia fiscale (dottore commercialista), che sappia accompagnarti ed indirizzarti lungo tutto l’arco di vita della tua attività. Sicuramente il primo aspetto da prendere in considerazione per i soggetti che si accingono ad operare con partita Iva riguarda l’appartenenza alla categoria dei professionisti o a quella delle imprese individuali.

E’ opportuno affermare subito che non si tratta di una scelta libera tra queste due opzioni. L’appartenenza ad una piuttosto che ad un altra categoria comporta comporta un diverso inquadramento sia fiscale che previdenziale. So che può sembrarti un aspetto banale ma vengono commessi molti errori su questi aspetti, e non devi sottovalutare la questione.

Per questo vediamo di capire meglio cosa differenzia un professionista da una ditta individuale, per permetterti di capire se a quale di queste due categorie appartiene l’attività che ti stai apprestando ad intraprendere.

Differenze tra professionista e ditta individuale

Come abbiamo visto il soggetto che intende aprire partita Iva per l’esercizio di una attività, può appartenere alla categoria dei professionisti o degli imprenditori individuali. Di solito è il Commercialista ad effettuare questa distinzione e ad effettuare tutte le pratiche necessarie per farti partire immediatamente con la tua attività, anche perché molto spesso le differenze tra un professionista e un impresa possono essere molto labili e soggettive, ed effettuare una scelta sbagliata potrebbe comportare scelte contributive e fiscali non coerenti con l’attività effettivamente svolta.

Chi sono gli imprenditori individuali?

In generale possiamo dire che appartengono alla categoria degli imprenditori individuali gli artigiani e i commercianti. Si tratta delle due categorie di partite Iva  che sono obbligate all’iscrizione all’interno del Registro delle Imprese, istituito all’interno della Camera di Commercio provinciale. In particolare sono artigiani i soggetti che svolgono un’attività manuale o professionale in modo artigianale (per fare qualche esempio, gli imbianchini, gli idraulici, i meccanici, pasticceri, gelatai, fabbri, estetisti, parrucchieri, ecc). Mentre, i commercianti sono tutti quei soggetti che svolgono un’attività di acquisto di merci (o materie prime) con l’intenzione di rivenderle.

All’interno della categoria dei commercianti possiamo trovare i dettaglianti (come ad esempio i negozi di vicinato, il commercio ambulante, venditori porta a porta ecc), oppure i grossisti, che acquistano grandi quantità di merce ed hanno come principali clienti i vari venditori al dettaglio. Rientrano nella categoria dei commercianti anche tutti quei soggetti che effettuano vendite di prodotti sul web, sempre che gli stessi siano stati a loro volta acquistati (classico caso dei negozi online che vendono prodotti di marchi esterni, mentre se vendete oggetti sul web realizzati da voi allora appartenete alla categoria degli artigiani, e più in generale degli imprenditori individuali.

Chi sono i professionisti o lavoratori autonomi?

Rientrano, invece, nella categoria dei lavoratori autonomi tutti quei soggetti che svolgono un’attività per la quale il lavoro intellettuale prevale sul resto dell’attività. Pertanto sono lavoratori autonomi tutti i professionisti iscritti in un Albo od ordine professionale, come ad esempio i commercialisti, gli avvocati, i notai, i consulenti del lavoro, i medici, i giornalisti, gli architetti, geometri, psicologi, ingegneri, dentisti, agronomi, ecc.

Allo stesso modo sono sempre lavoratori autonomi anche i c.d. professionisti “senza ordine“, ovvero tutti quelli che non tenuti ad iscriversi ad Albi professionali per esercitare la loro attività, come ad esempio i consulenti informatici, gli amministratori di condominio, i critici d’arte, i consulenti aziendali, i web master, ecc. In sostanza questi soggetti, che appartengono alla categoria dei lavoratori autonomi, svolgono un’attività per la quale non ci si deve iscrivere al Registro delle Imprese.

Come distinguere un imprenditore individuale da un professionista?

E’ opportuno precisare che ai fini dell’appartenenza alla categoria degli imprenditori individuali o dei lavoratori autonomi il discrimine è soltanto la tipologia dell’attività: non conta niente la detenzione di beni strumentali o di lavoratori dipendenti o collaboratori, o il luogo dove svolgete l’attività.

Ad esempio, un medico con partita Iva che ha al suo servizio lavoratori dipendenti, resta sempre un lavoratore autonomo, allo stesso modo un idraulico che non utilizza beni strumentali, resta sempre un’impresa individuale.

Come detto, chi intende operare con partita Iva deve prestare attenzione alla propria categoria di appartenenza, in quanto le differenze da un punto di vista fiscale e previdenziale sono importanti. In ogni caso, a prescindere dalla categoria (professionista o imprenditore) si rientra sempre nella più grande categoria dei lavoratori che operano con partita Iva, in forma individuale.

Differenze previdenziali tra professionista e ditta individuale

A livello previdenziale, operare come professionista o imprenditore individuali comporta delle rilevanti differenze.

Aspetti previdenziali degli imprenditori individuali

Gli imprenditori individuali, siano essi artigiani o commercianti, sono obbligati ad iscriversi all’Inps, nella gestione IVS artigiani o commercianti. Si tratta di una gestione previdenziale che prevede il versamento di contributi previdenziali fissi, a prescindere dal fatturato, da pagare per ogni trimestre dell’anno. Oltre a questi contributi è necessario poi effettuare un conguaglio per chi supera determinate sogli di reddito derivante dall’attività imprenditoriale. Per avere maggiori informazioni, o capire meglio come vengono calcolati i contributi in questa gestione contributiva vi rimando a questo contributo: “Contributi Inps artigiani e commercianti“.

Aspetti previdenziali dei professionisti

I lavoratori autonomi, invece, da un punto di vista contributivo si differenziano tra quelli obbligati ad iscriversi ad una cassa professionale di riferimento e quelli cosiddetti “senza cassa“. I primi sono tutti quei professionisti che abbiamo visto prima sono obbligati ad iscriversi ad un Ordine o Albo professionale per esercitare la propria attività: così, un avvocato per esercitare è tenuto anche ad iscriversi alla Cassa forense, stessa cosa per un architetto, con l’Inarcassa, un giornalista all’Inpgi e così via.

In questo caso ogni cassa professionale applica proprie regole di determinazione dei contributi, ma in generale tutti hanno come riferimento il volume del fatturato annuo, e il reddito imponibile ai fini delle imposte dirette (Irpef). Per chi volesse maggiori informazioni può consultare i vari siti internet delle varie casse di previdenza professionali, oppure leggere questo nostro contributo: “Contributi previdenziali dei professionisti“.

I professionisti non tenuti ad iscriversi ad un ordine, debbono obbligatoriamente iscriversi alla gestione separata dell’Inps. Si tratta di una gestione previdenziale che basa i contributi esclusivamente sul reddito imponibile del professionista. I versamenti avvengono con le stesse date previste per i versamenti degli acconti delle imposte sui redditi, ovvero a giugno e novembre. Anche in questo caso per chi volesse maggiori informazioni, può trovarle a questo contributo: “Gestione separata Inps: soggetti obbligati e contributi“.

La differenza tra gestione commercianti e artigiani e la gestione separata Inps

Un aspetto che spesso ci viene chiesto è quello legato alle differenze tra:

  • La gestione artigiani e commercianti Inps;
  • La gestione separata Inps.

Da un punto di vista previdenziale la gestione artigiani e commercianti è un fondo previdenziale obbligatorio che prevede il versamento di contributi previdenziali fissi. Si tratta di contributi per circa 4.000 euro annue che coprono fino al raggiungimento di circa 15 mila euro di reddito annuo. Al superamento di questa soglia l’imprenditore è tenuto al versamento di ulteriori contributi, sulla quota eccedente il “reddito minimale” con aliquota del 24%.

La gestione separata Inps, invece, dedicata ai professionisti senza cassa di previdenza autonoma, si caratterizza per una gestione più diretta dei contributi dovuti. Il professionista iscritto, infatti, è chiamato a versare i propri contributi, calcolati direttamente sul reddito generato dall’attività professionale, senza minimi obbligatori. Questa è la principale differenza tra queste due gestioni previdenziali obbligatorie dell’Inps con cui un soggetto che intende operare con partita Iva deve confrontarsi.

Le differenze fiscali tra professionista e ditta individuale

Operare con partita Iva come lavoratore autonomo o come imprenditore individuale ha dei riflessi non di poco conto ai fini fiscali. L’Amministrazione finanziaria prevede, infatti, l’applicazione di regimi fiscali differenziati, con diverse modalità di determinazione del reddito imponibile soggetto a tassazione ai fini Irpef.

Fiscalità dei lavoratori autonomi

Dal punto di vista delle imposte dirette, i lavoratori autonomi vengono tassati soltanto in base ai compensi e ai costi effettivamente percepiti nel periodo d’imposta, c.d. “principio di cassa“. In generale il reddito dei lavoratori autonomi si tassa sulla base del reddito imponibile che deriva dalla differenza tra i compensi incassati e i costi deducibili. Nel modello Redditi P.F. il lavoratore autonomo deve compilare:

Naturalmente la scelta del regime fiscale da adottare è fondamentale, e per questo motivo la scelta è bene che sia preventivamente concordata con il vostro consulente fiscale di fiducia.

Fiscalità per gli imprenditori individuali

Gli imprenditori individuali, a loro volta, sono tassati ai fini Irpef, sul proprio reddito imponibile annuale, determinato il reddito sempre con un principio di cassa, anche se alcune voci seguono il criterio di competenza economica.

L’imprenditore individuale nel modello Redditi P.F. è chiamato a compilare:

  • Il quadro RF se utilizza la contabilità ordinaria (registrazione di fatture attive/passive, incassi e pagamenti), oppure
  • Il quadro RG se è in contabilità semplificata (registra solo fatture attive/passive),
  • Infine, il quadro LM se adottano il regime dei contribuenti minimi di cui all’articolo 27 del D.L. n. 98/2011. Dal 2015 è possibile aderire anche al regime forfettario di cui alla Legge n. 190/2014.

Naturalmente l’appartenenza al regime di contabilità ordinaria o semplificata non dipende da una libera scelta ma è vincolato dal volume dei ricavi annui.

Consigli del commercialista sull’apertura della partita Iva

Con questo articolo ho voluto cercare di fare chiarezza in un ambito ancora poco chiaro, e dove in rete circola ancora molta disinformazione. Per capire, quindi, se devi o meno aprire partita IVA per la tua attività, il mio consiglio è quello di verificare sempre lo schema che ti ho mostrato sopra:

Abitualità + Continuità = Apertura della partita Iva.

Sicuramente questo non sarà sufficiente ad eliminare tutti i dubbi. Per approfondimenti o analizzare le singole situazioni personale avete a disposizione i commenti, a cui certamente risponderò, oppure se desideri maggiore privacy scrivimi contattandomi in privato per una consulenza.

Se avete hai letto con attenzione, a questo punto dovresti essere comunque in grado di capire se la tua attività deve essere esercitata con partita Iva. Se la risposta che vi siete dati è positiva, non spaventatevi, possiamo esservi di aiuto ad affrontare l’avvio della vostra attività, sia da un punto di vista fiscale, contabile e amministrativo.

In ogni caso per approfondire gli aspetti legati all’apertura della partita Iva e gli adempimenti connessi potete consultare alcuni nostri contributi sul tema: a questo link potete trovare tutti i nostri articoli sul tema.

Gli skills fondamentali per l’avviso di un’attività in proprio

Ricordati che avviare un’impresa o un’attività di lavoro autonomo non è un’avventura da affrontare da soli. Qualsiasi sia la tua business idea, affinché abbia successo è indispensabile crearsi attorno un team di lavoro vincente. Anche il miglior “self made man” non può avere, da solo, tutte le competenze necessarie che occorrono per raggiungere il successo, ovvero:

  • Flessibilità e approccio olistico;
  • Strategie commerciali;
  • Tecniche di marketing e social media;
  • Competenze amministrative, fiscali, contabili;
  • Capacità relazionali e di leadership.

Ogni soggetto deve capire quali sono le sue skill naturali e farsi affiancare da un team che abbia le competenze chiave per completare il proprio background. Il rischio, in questi casi non può che essere quello dell’insuccesso. Per questo avere ben chiari questi aspetti fin dall’avvio della propria attività è un elemento fondamentale.

Serve un conto corrente dedicato all’attività?

Allo stato attuale non vi sono obblighi legati all’apertura di un conto corrente dedicato all’attività professionale o di impresa in forma individuale (vi sono obblighi per le società di persone e di capitali). Tuttavia, aprire un conto corrente dedicato può essere un’opzione da prendere in considerazione in quanto può portare dei vantaggi. In primo luogo, il conto dedicato permette di ottenere una separazione netta tra i movimenti in entrata e in uscita relativi alla sfera professionale rispetto a quelli dedicati alla sfera personale.

Attraverso l’utilizzo di un conto corrente dedicato la gestione dei movimenti è sicuramente più fluida e ordinata. Inoltre, il conto corrente dedicato dei lavoratori autonomi e dei professionisti permette all’Agenzia delle entrate di effettuare in maniera più agevole gli accertamenti fiscali relativi all’attività.

Cosa significa partita Iva attiva?

Avere una partita Iva attiva significa essere riconosciuti dal fisco come soggetti passivi Iva. In questa veste, l’impresa o il professionista:

  • Applica l’Iva sulle proprie fatture: l’imprenditore o il professionista la applica alle proprie fatture e la versa poi all’Erario;
  • Diritto di detrazione dell’Iva: l’imprenditore o il professionista può detrarre l’Iva sugli acquisti di beni e servizi necessari per l’esercizio dell’attività;
  • Presentazione della dichiarazione Iva: l’imprenditore o il professionista deve presentare la dichiarazione Iva periodicamente (trimestralmente o annualmente) per comunicare all’Erario l’ammontare dell’Iva versata e detratta;
  • Iscrizione al Registro delle Imprese: l’imprenditore è tenuto ad iscriversi al Registro delle Imprese presso la Camera di Commercio:
  • Adempimenti contabili: l’imprenditore o il professionista deve tenere la contabilità, ossia registrare tutte le entrate e le uscite relative all’attività.

Vantaggi di avere una partita Iva attiva:

  • Possibilità di accedere a finanziamenti e agevolazioni: le imprese e i professionisti con partita Iva possono accedere a finanziamenti e agevolazioni riservate a questa categoria.
  • Diritto alla deduzione dei costi: l’imprenditore o il professionista può dedurre dal proprio reddito i costi sostenuti per l’esercizio dell’attività.
  • Maggiore visibilità e professionalità: avere una partita Iva può conferire maggiore visibilità e professionalità all’impresa o al professionista.

Consulenza fiscale apertura partita Iva

Se stai pensando di avviare una nuova attività hai sicuramente bisogno di un Commercialista che possa affiancarti ed aiutarti a prendere le decisioni migliori. Mi occupo da anni di aspetti fiscali legati a professionisti e PMI. In particolare ho specializzato la mia attenzione sugli aspetti di Fiscalità Internazionale che questi soggetti riscontrano ogni giorno nella loro attività.

Se la tua attività ha riflessi in ambito internazionale ti consiglio di rivolgerti a qualcuno che conosca concretamente questi aspetti e come devono essere gestiti. Se hai queste caratteristiche e stai pensando di avviare un’attività, contattami!

A quel punto ti offrirò le prime indicazioni e ti metterò in contatto con uno studio di commercialisti che segue partite IVA per un preventivo.

Modulo di contatto

    Ho letto l’informativa Privacy e autorizzo il trattamento dei miei dati personali per le finalità ivi indicate.

    I più letti della settimana

    Abbonati a Fiscomania

    Oltre 1.000, tra studi, professionisti e imprese che hanno scelto di abbonarsi per non perdere i contenuti riservati e beneficiare dei vantaggi. Abbonati anche tu a Fiscomania.com oppure Accedi con il tuo account.

    I nostri tools
    Advertising

     

    Federico Migliorini
    Federico Migliorinihttps://fiscomania.com/federico-migliorini/
    Dottore Commercialista, Tax Advisor, Revisore Legale. Aiuto imprenditori e professionisti nella pianificazione fiscale. La Fiscalità internazionale le convenzioni internazionali e l'internazionalizzazione di impresa sono la mia quotidianità. Continuo a studiare perché nella vita non si finisce mai di imparare. Se hai un dubbio o una questione da risolvere, contattami, troverò le risposte. Richiedi una consulenza personalizzata con me.
    Leggi anche

    Legge di bilancio 2025 approvata: le novità

    Il Senato ha approvato in via definitiva la Legge di Bilancio 2025 nel pomeriggio del 28 dicembre, assieme al...

    Che cosa sono gli aiuti “de minimis” della UE?

    Gli aiuti definiti "de minimis" sono aiuti, concessi a un'impresa unica in un determinato arco di tempo. Si tratta...

    Partecipazioni immobilizzate: i metodi di valutazione

    Si definiscono partecipazioni gli investimenti nel capitale di altre imprese, rappresentati da titoli azionari per le società di capitali...

    Bonus asilo nido 2025: come funziona?

    Il bonus asilo nido è un contributo economico erogato dall'INPS per sostenere le famiglie nelle spese di frequenza degli...

    Maxi-deduzione del costo del lavoro prorogata fino al 2027

    La maxi-deduzione del costo del lavoro prevista dall'articolo 4 del D.Lgs. n. 216/23, riguarda una deduzione del 120% del...

    IRES premiale imprese 2025: come funziona?

    Aliquota ridotta al 20%: Riservata a chi rispetta specifiche condizioni. Requisiti principali: Mantenimento occupazionale, incremento forza lavoro, investimenti in beni...