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Lavoro dipendente e partita IVA: si può fare?

Fisco NazionaleProfessioniLavoro dipendente e partita IVA: si può fare?

È possibile esercitare contemporaneamente un'attività come lavoratore dipendente e come lavoratore autonomo con partita IVA. Tuttavia, è importante tener conto del contratto di lavoro per vedere che questo non precluda l'esercizio di attività professionale o clausole di non concorrenza e l'orario di lavoro, in quanto l'attività autonoma non potrà essere svolta nelle ore dove è svolto il lavoro dipendente.

In questo articolo vedremo insieme se i come i lavoratori dipendenti possono avere anche un’attività di lavoro autonomo. Ogni giorno sul sito sono tantissime le domande che mi arrivano su questo argomento, ovvero la possibilità di esercitare contemporaneamente attività di lavoro autonomo e dipendente.

“Posso svolgere contemporaneamente attività di lavoratore dipendente e avere una partita IVA?”

Se sei un lavoratore dipendente (del settore privato o pubblico) ed hai il sogno di avviare un’attività in proprio, ti consiglio di leggere questo articolo. Ti fornirò tutte le informazioni necessarie per valutare se e come potrai affiancare all’attività di lavoro dipendente un’attività:

  • Professionale, o
  • Imprenditoriale.

Al termine della lettura di questo articolo avrai a disposizione tutti gli strumenti per valutare una strategia fiscale utile a consentirti di valutare l’opportunità di avere una seconda attività in proprio. Ti consiglio, comunque, di prestare molta attenzione. La disciplina fiscale non è sempre, e riuscire a trovare informazioni attendibili online su questi argomenti lo è ancora di più. Per questo avere un punto di riferimento con informazioni attendibili è fondamentale. Al termine di questo articolo troverai le istruzioni per metterti in contatto con me e proseguire con una consulenza personalizzata.

Posso esercitare contemporaneamente un’attività di lavoro dipendente e autonomo?

La risposta a questa domanda non è mai univoca. Bisogna partire dal presupposto che ogni situazione personale può essere diversa dall’altra. Per questo la risposta esatta è: dipende. Ci sono tre variabili che devi prendere in considerazione. Mi riferisco alle seguenti:

  • La concreta possibilità di avviare una attività economica con partita IVA;
  • Eventuali obblighi contrattuali di comunicazione verso il tuo datore di lavoro;
  • Il fatto che tu operi:
    • Nel settore privato piuttosto che
    • Nel settore pubblico.

Proviamo, a questo punto, ad analizzare queste variabili con maggiore dettaglio.

Che cosa significa avviare un’attività professionale o imprenditoriale con partita IVA?

Il primo aspetto che devi verificare è se la tua attività che vuoi svolgere in proprio richiede necessariamente di operare con partita IVA. Dico questo in quanto in alcuni casi la partita IVA non è necessaria. Si tratta di poche casistiche, ma devono essere richiamate.

Il primo caso è quello delle prestazioni professionali non abituali. Si tratta di tutte quelle attività in cui l’aspetto intellettuale prevale sull’organizzazione del lavoro e sui mezzi. Ad esempio, se effettui una consulenza ad un amico per aiutarlo ad utilizzare un software allora puoi utilizzare le prestazioni di lavoro autonomo occasionale. Per poterle utilizzare la prestazione effettuata deve essere di tipo intellettuale e deve essere non continuativa nel tempo.

Altra situazione è quella che riguarda il percepimento di royalties per lo sfruttamento economico del diritto di autore. Mi riferisco, ad esempio, al caso dei giornalisti per gli articoli scritti per i giornali con cui collaborano, o i diritti per lo sfruttamento economico di marchi, brevetti opere dell’ingegno ed artistiche. Anche in questo caso la partita IVA non è obbligatoria per l’esercizio di questa attività.

In tutti gli altri casi, come le attività imprenditoriali o artigianali la partita IVA è sempre obbligatoria. Ad esempio, se vuoi avviare un business nelle affiliazioni commerciali, nel network marketing, oppure se vuoi avviare un E-commerce, la partita IVA è sempre obbligatoria. Infatti, devi sapere che l’esercizio di un’attività di impresa non può mai essere considerata occasionale.

Un lavoratore dipendente del settore privato può aprire la partita IVA per avviare un’attività da freelance. Ad esempio, se sei sei segretaria di uno studio legale e vuoi aprire la partita IVA come web designer. Puoi farlo mantenendo il proprio lavoro dipendente a patto che non vi sia concorrenza tra il lavoro svolto come dipendente e quello a partita IVA e sempre che il contratto non lo vieti espressamente. Altrimenti potrebbero esserci fattispecie di licenziamento per giusta causa.

Se vuoi approfondire questo argomento ti lascio a questo articolo dedicato: “Apertura della partita IVA: guida alle casistiche“.

Obblighi di comunicazione verso il datore di lavoro e patto di non concorrenza

Per i lavoratori dipendenti del settore privato non vi è alcuna limitazione di legge all’apertura di una partita IVA per esercitare una seconda attività lavorativa. Lavoro dipendente e partita IVA, quindi, generalmente possono coesistere contemporaneamente.

Attenzione al rispetto del patto di non concorrenza

L’unico aspetto che ti invito a prendere in considerazione è una eventuale attenzione al patto di fedeltà all’azienda. Si tratta di un patto di non concorrenza. Infatti, è fatto divieto al lavoratore dipendente di svolgere attività in concorrenza al datore di lavoro, in proprio o per conto di terzi. Tale obbligo sussiste, generalmente, fino a quando il lavoratore è dipendente dell’azienda. Tuttavia, tale patto può prevedere anche un divieto anche successivo alla cessazione del rapporto lavorativo, anche in caso di licenziamento.

Attenzione!
Solitamente il patto di non concorrenza è inserito all’interno del contratto di lavoro dipendente. Nelle aziende con meno di 15 dipendenti vige una libertà di licenziamento. L’azienda può licenziare sostenendo il costo di un’indennità, il prestatore di lavoro ha l’obbligo di non concorrenza durante, e fino a tre anni dopo la cessazione del rapporto di lavoro. In presenza di patti di non concorrenza in aziende di queste dimensioni, detto obbligo di fedeltà sussiste in modo prevalente o esclusivo a carico del prestatore di lavoro.

Attenzione all’obbligo di riservatezza delle informazioni aziendali

Accanto a questo aspetto devi tenere in considerazione un obbligo di riservatezza delle informazioni.

Che cosa vuol dire?

Il lavoratore dipendente, anche dopo la sua fuoriuscita dall’azienda ha l’obbligo di non divulgare a terzi le informazioni ricevute durante il suo lavoro. Questo aspetto inserito in tutti i contratti di lavoro, serve per tutelare l’azienda, da possibili scambi di informazioni con concorrenti.

Attenzione!
L’articolo 2105 del codice civile prevede l’obbligo di fedeltà del lavoratore di non trattare affari, per conto proprio o di terzi, in concorrenza con l’imprenditore, né divulgare notizie attinenti all’organizzazione e ai metodi di produzione dell’impresa, o farne uso in modo da poter recare ad essa pregiudizio. Il mancato rispetto comporta sanzioni amministrative per il lavoratore.

Ciò che non devi dimenticare è che l’obbligo di riservatezza rimane in capo al lavoratore anche successivamente al termine del suo rapporto di lavoro dipendente.

Cosa rischio se non rispetto il patto di fedeltà?

Il lavoratore dipendente che non rispetta il patto di fedeltà al datore di lavoro può andare incontro a:

  • Licenziamento per giusta causa;
  • Richiesta di risarcimento per l’eventuale danno subito dal datore di lavoro.

Devo comunicare al datore di lavoro la presenza della mia partita IVA?

Questa domanda è collegata al punto precedente. Tantissime persone mi chiedono se dopo aver aperto partita IVA sono tenuti a comunicarlo al proprio datore di lavoro. Per i dipendenti del settore privato non vi è alcun obbligo di comunicazione al datore di lavoro in merito all’apertura di partita IVA. Questo sia per attività di lavoro autonomo di tipo professionale che imprenditoriale. Allo stesso modo, anche se si svolgono attività di lavoro autonomo occasionale o il percepimento di royalties.

Il consiglio che comunque mi sento di darti è quello di informare comunque il tuo datore di lavoro in merito all’attività che vuoi avviare. L’obiettivo è quello di andare a tutelarti al massimo, per evitare una possibile causa per danni o da un licenziamento. Infatti, i lavoratori dipendenti infedeli al patto di non concorrenza possono andare incontro al licenziamento per giusta causa, e al rimborso del danno al datore di lavoro.

Lavoratori dipendenti del pubblico impiego e apertura della partita IVA

Quella che ti ho spiegato sino ad ora è la disciplina che riguarda i lavoratori dipendenti del settore privato. Le cose cambiano se il lavoratore dipendente è nel settore pubblico. Nel pubblico impiego lavoro dipendente e partita IVA possono coesistere molto più difficilmente. Tutti i lavoratori della Pubblica Amministrazione sono vincolati dall’obbligo di esclusività. Si tratta di un vincolo ulteriore rispetto a quelli che ti ho indicato per il settore privato (patto di fedeltà e di riservatezza).

Il dipendente pubblico, infatti, è chiamato a svolgere il proprio lavoro in maniera esclusiva per la Amministrazione a cui appartiene. Questo obbligo, non consente, quindi, al lavoratore dipendente che opera nel pubblico impiego di operare anche in forma autonoma. In linea generare, quindi, per i lavoratori del pubblico impiego lavoro dipendente e partita IVA non possono coesistere.

Obbligo di esclusività nelle aziende a partecipazione pubblica

Esistono, tuttavia, alcune eccezioni all’obbligo di esclusività. Mi riferisco, ad esempio, ai docenti e agli insegnanti pubblici. Questi lavoratori, infatti, possono esercitare senza problemi anche la libera professione. La stessa possibilità è concessa anche al personale assunto con contratto part-time con prestazione lavorativa non superiore al 50%.

L’obbligo di esclusività è riservato ai soli dipendenti della pubblica amministrazione. I lavoratori assunti in aziende a partecipazioni pubbliche, invece, non sono soggetti a questa disposizione. Per questi lavoratori si applicano le stesse disposizioni previste per i lavoratori del settore privato. Questo, in virtù del fatto che le aziende a partecipazione pubblica rappresentano a tutti gli effetti delle normali aziende private nelle quali però uno dei soci è lo Stato.

Come verificare se sei un dipendente pubblico?

Se hai il dubbio sul considerarti o meno un dipendente pubblico verifica dal tuo contratto di lavoro se c’è un riferimento al D.Lgs. n. 165/2001. Nel caso negli allegati A, B e C al D.Lgs. n. 165/2001 è presente la lista completa di tutti gli Enti Pubblici. Se appartieni ad uno di questi enti devi sottostare al patto di esclusività. Solo in alcuni casi il dipendente pubblico, può svolgere un incarico di tipo diverso e percepire quindi redditi da lavoro autonomo. Questo solo se autorizzato dalla propria Amministrazione a patto che:

  • Sia un incarico temporaneo e occasionale e non interferisca con l’impiego presso la pubblica amministrazione;
  • Non vi sia un conflitto di interessi con gli interessi della Pubblica amministrazione;
  • L’attività sia svolta al di fuori dell’orario di servizio.

Ad esempio, in base a questi criteri sono da considerarsi inderogabilmente come attività incompatibili:

  • L’esercizio di qualsiasi attività commerciale, industriale o di tipo professionale che non prevedono uno specifico albo (ad esempio istruttore di scuola guida);
  • L’impiego alle dipendenze sia di privati che di enti pubblici;
  • L’incarico in società costituite a fini di lucro, tranne che si tratti di cariche in società od enti per i quali la nomina è riservata allo Stato.

Le eccezioni al patto di esclusività nel pubblico impiego

In alcuni casi lavoro dipendente e partita IVa nel settore pubblico possono coesistere. Si tratta delle esclusioni al patto di esclusività. La prima eccezione riguarda l’orario di lavoro che svolgi presso la Pubblica Amministrazione. Il dipendente pubblico part-time con al massimo 18 ore di servizio (e cioè il 50% di ore stabilite per legge come orario pieno) può sempre aprire una propria partita IVA. Questo proprio perché la parzialità dell’orario di lavoro genera la non applicabilità del divieto totale. Ovviamente tale situazione viene a cessare quando il Lavoratore a tempo parziale diventa a tempo pieno, con contestuale obbligo di cessazione dell’attività e chiusura della partita IVA.

La seconda eccezione riguarda gli insegnati. Un insegnante con contratto a tempo pieno infatti può aprire una partita IVA ma solo per svolgere una libera professione regolamentata (avvocato, commercialista, medico, etc.) e solo se in armonia con le materie insegnate a scuola. Ad esempio se sei un insegnante di economia potrai svolgere l’attività di Commercialista mentre se sei un insegnante di matematica non potrai svolgere l’attività di ingegnere, anche se abilitato.

Le regole da seguire per il dipendente pubblico che svolge attività di lavoro dipendente e partita IVA

Il dipendente pubblico con partita IVA deve sempre rispettare tre regole fondamentali:

  1. L’attività svolta non deve essere in conflitto d’interessi con la funzione pubblica esercitata come dipendente dello Stato;
  2. L’attività svolta non deve recare pregiudizio (creare problemi) allo svolgimento del lavoro svolto come dipendente dello Stato;
  3. Infine, l’attività deve essere svolta al di fuori dall’orario di servizio e compatibilmente con lo stesso.

I lavoratori del pubblico impiego sono obbligati a comunicare al proprio ente la volontà di intraprendere una determinata attività economica. Essi, infatti, devono obbligatoriamente ricevere anche un’apposita autorizzazione allo svolgimento della attività economica, anche se si tratta di prestazioni occasionali. Insomma se sei un dipendente pubblico quasi sicuramente avrai molta difficoltà ad aprire partita IVA . Per chiarire al meglio la tua situazione dovresti parlarne con il tuo dirigente di competenza, anche solo per fare delle prestazioni occasionali che non sono vietate ma vanno comunque autorizzate.

Lavoro dipendente e partita IVA: disciplina fiscale e previdenziale

Una volta verificato che la tua attività di imprenditore o lavoratore autonomo non sia incompatibile e non crei concorrenza con la tua attività di lavoro dipendente, non resta che aprire partita IVA. Non spaventarti da quello che senti dire in giro, aprire partita IVA comporta dei costi certo, ma ci sono anche molti vantaggi. Svolgendo contemporaneamente un lavoro dipendente e un’attività economica con partita IVA percepirai due redditi distinti e separati. Questi redditi devono essere indicati in maniera autonoma nella tua dichiarazione dei redditi e che si comporteranno diversamente in base al regime fiscale della tua partita IVA. Se vuoi aprire una partita IVA individuale, per la tua attività puoi scegliere tra due regimi diversi:

  • Il regime forfettario e
  • Il regime ordinario (c.d. “contabilità semplificata“).

Vediamo questi due regimi fiscali per la partita IVA con maggiore dettaglio.

Il regime forfettario per la partita IVA con lavoro dipendente

I soggetti che desiderano svolgere attività di lavoro dipendente e partita IVA, possono applicare il regime forfettario. Tuttavia, a partire dal 2020 è stata reintrodotta la limitazione riguardante il lavoro dipendente. I soggetti che intendono utilizzare il regime forfettario, infatti, non devono aver percepito nell’anno precedente redditi da lavoro dipendente con RAL annua superiore a 30.000 euro. La verifica deve essere sempre effettuata sull’anno precedente a quello in cui si intende aprire partita IVA.

I soggetti che intendono utilizzare il regime forfettario, infatti, non devono aver percepito nell’anno precedente redditi da lavoro dipendente con RAL annua superiore a 30.000 euro. La verifica deve essere sempre effettuata sull’anno precedente a quello in cui si intende aprire partita IVA.

Esempio:
Immagina un soggetto che nell’anno “n” ha percepito redditi da lavoro dipendente per 35.000 euro. Nell’anno “n+1” tale soggetto, se intende aprire partita Iva non potrà utilizzare il Regime Forfettario. Tale soggetto potrà rientrare nel regime forfettario nell’anno “n+2” se rispetta tutti gli altri requisiti previsti dalla norma.

Per poter utilizzare il regime forfettario, oltre al limite dettato dal reddito da lavoro dipendente devi verificare anche gli ulteriori requisiti:

  • Volume massimo di fatturato di 85.000 euro annui rapportati ad anno;
  • Nessuna partecipazione in società di persone, capitali o studi professionali.

I vantaggi del regime forfettario

Il regime forfettario è il regime fiscale naturale per i soggetti che presentano tutti i requisiti indicati. I vantaggi di questo regime fiscale è quello di:

  • Avere una tassazione con aliquota 5% per i primi cinque anni (rispettando i requisiti di attività “nuova“). Successivamente si applica l’aliquota ordinaria del 15%;
  • Durata del regime potenzialmente illimitata rispettandone i requisiti;
  • Il fatto di essere esonerati dall’applicazione dell’IVA, delle ritenute di acconto, dagli Isa e dall’IRAP.
  • La possibilità di essere esonerati dalla fatturazione elettronica. Tuttavia, chi decide di aderirvi ha diritto ad un anno in meno dei termini di accertamento.

L’unico svantaggio di questo regime e la non possibilità di dedurre i costi dell’attività in modo analitico. I costi dell’attività, infatti, sono determinati in modo “forfettario“, per legge, a seconda dell’attività esercitata. Un aspetto importante, come vedremo meglio in seguito riguarda il fatto che il reddito derivante dal Regime Forfettario rimane sempre separato dal tuo reddito da lavoro dipendente. Questi due redditi, quindi, non si cumuleranno mai e resteranno sempre separati fiscalmente. Nel caso in cui non trovino verifica i requisiti previsti per il Regime Forfettario si deve applicare il regime ordinario (“contabilità semplificata“). In ogni caso per avere maggiori informazioni sul Regime Forfettario puoi consultare questo contributo: “Regime forfettario: requisiti e vantaggi“.

Il regime ordinario per la partita IVA con attività di lavoro dipendente

Nel caso, infine, si opti per l’apertura di una partita IVA con regime ordinario non sussistono i limiti di cui sopra. La contabilità semplificata rappresenta, infatti, il regime fiscale naturale per i professionisti ed imprenditori che fatturano annualmente oltre la soglia di 65.000 euro annue. Tale regime a differenza del regime forfettario, permette la determinazione del reddito attraverso la differenza tra ricavi imponibili e costi deducibili, prevede l’applicazione dell’IVA e delle ritenute di acconto. Si tratta di un regime più complesso che prevede la tenuta dei registri IVA, e quindi, costi di gestione più elevati. In ogni casi, se percepisci sia redditi da lavoro dipendente che redditi da lavoro autonomo sei obbligato a presentare il modello “Redditi” e non più il modello 730.

Per avere maggiori informazioni sul regime ordinario: “Regime contabile: come scegliere il migliore“.

Contabilità semplificata e redditi imponibili IRPEF cumulati

Abbiamo parlato prima di come il reddito derivante dalla partita IVA in regime forfettario non si cumuli mai con il reddito da lavoro dipendente. Se, invece, si opera con la partita IVA in contabilità semplificata, trattandosi di regime imponibile IRPEF vi è una conseguenza importante da tenere presente. Mi riferisco al cumulo tra reddito da lavoro autonomo e dipendente per la tassazione IRPEF. Proviamo a fare un esempio.

Ipotizziamo che tu abbia percepito un reddito da lavoro dipendente di 32.000 euro lordi, ed un fatturato con la tua partita IVA individuale il di 15.000 euro, con costi per 4.000 euro. Il reddito da lavoro dipendente ha già subito ritenute fiscali ai fini IRPEF, trattenute dal datore di lavoro e certificate nel modello CU. Ipotizziamo ritenute per 8.480 euro. Ebbene, se non ci fosse il reddito da lavoro autonomo questo soggetto avrebbe già subito la sua tassazione, senza obbligo di versamenti in dichiarazione dei redditi. Vediamo adesso cosa succede se si aggiunge il reddito da lavoro autonomo.

Il reddito generato dalla partita IVA è di 11.000 euro (15.000 euro – 4.000 euro). Tale reddito essendo sempre imponibile IRPEF deve essere sommato, in dichiarazione dei redditi, con il reddito da lavoro dipendente. Il reddito imponibile complessivo ai fini IRPEF è di 43.000 euro (32.000 euro + 11.000 euro). Le imposte da pagare sono pari a 11.690 euro (6.440 euro del I° scaglione + 5.250 euro del II° scaglione).

Il reddito da lavoro autonomo sconta l’aliquota marginale

Questo significa che l’importo trattenuto dal datore di lavoro dipendente, nell’esempio pari a 7.840 euro non è più sufficiente a coprire tutte le imposte dovute. La differenza, per 3.850 euro deve essere versata con modello F24 dal contribuente. Sostanzialmente il reddito generato dalla partita IVA ha subito una tassazione marginale del 35%, perché si è andato a cumulare con il reddito da lavoro dipendente.

Tabella: scaglioni IRPEF

Per aiutarti ad effettuare qualche calcolo ho deciso di indicarti, nella tabella sottostante, le aliquote IRPEF in vigore.

Scaglioni di redditoAliquota IRPEF
Fino a 28.000 euro di reddito23%
Da 28.000 euro a 50.000 euro di reddito35%
Oltre 50.000 euro di reddito43%

I contributi previdenziali INPS nel lavoro dipendente e partita IVA

Aspetto di particolare interesse è quello che riguarda il rapporto con i contributi INPS. Ogni soggetto con partita IVA individuale deve obbligatoriamente versare i contributi previdenziali. Contributi dovuti iscrivendosi alla gestione INPS di competenza. La gestione dei Contributi per la pensione è infatti gestita, ad eccezione che per i professionisti iscritti ad un Ordine professionale, dall’INPS tramite tre canali distinti:

La gestione separata INPS

La gestione separata si rivolge a tutti i Professionisti “senza Albo”. quei soggetti che svolgono una Professione per la quale non esiste un Albo stabilito dalla legge. Per verificare se appartieni a questa categoria puoi consultare una tabella fornita dall’INPS dove sono segnalati tutti i codici ATECO che possono iscriversi alla gestione separata. Puoi trovare questa tabella sul sito INPS.

Il metodo di calcolo dei contributi per la gestione separata è molto semplice. È necessario moltiplicare il reddito imponibile del Professionista per l’aliquota di contribuzione fissata per legge. Chi svolge contemporaneamente un lavoro dipendente e partita IVA deve necessariamente iscriversi e pagare con l’aliquota del 24% sul reddito imponibile.

La gestione artigiani e commercianti INPS

La gestione commercianti e la gestione artigiani si rivolgono ai soggetti che decidono di intraprendere un’attività imprenditoriale o un’attività artigiana. Gli iscritti alla gestione commercianti e alla gestione artigiani sono obbligati, nonostante abbiano anche loro una percentuale di contribuzione stabilita per legge, a versare una somma fissa a prescindere dal reddito percepito: il cosiddetto minimale IVS.

I lavoratori dipendenti che contemporaneamente hanno una partita IVA possono essere esonerati dall’iscrizione alla gestione commercianti. In questo modo possono non pagare nessun ulteriore contributo, se si verificano contemporaneamente due presupposti:

  1. Il reddito da lavoro dipendente è prevalente su quello da impresa/artigiano. Tale prevalenza va valutata sia in termini economici (guadagni di più) che che temporali (occupa una maggior parte del tuo tempo lavorativo);
  2. Il contratto di lavoro è a tempo indeterminato e full time. In realtà l’INPS potrebbe sancire l’esonero anche per casi di contratto di part-time ma è un caso molto complesso da gestire e dipende fondamentalmente da quanto stabilito dalla Direzione Provinciale INPS. Purtroppo per quanto riguarda gli artigiani questa possibilità non è prevista in nessun caso, in quanto l’attività artigiana è sempre considerata prevalente.

Conclusioni e consulenza fiscale online

Soltanto attraverso l’ausilio di un Dottore Commercialista esperto potrai iniziare ad operare in tranquillità nel tuo nuovo business online. Ogni anno aiuto tantissimi imprenditori del web nella loro pianificazione fiscale. Per questo motivo avere a disposizione un consulente che conosca bene l’ambito in cui stai lavorando è di fondamentale importanza per il tuo business.

Utilizza il servizio di consulenza fiscale online. Potrai metterti in contatto con me e contare sull’assistenza di un professionista preparato che saprà aiutarti capire se e come avviare la tua attività da freelance nel migliore dei modi. Ricorda sempre che una adeguata attività di Pianificazione Fiscale costa meno rispetto al dover intervenire successivamente su una situazione non corretta in partenza.

Domande frequenti

È possibile avere sia un lavoro dipendente che una partita IVA?

Sì, è possibile, ma ci sono delle implicazioni fiscali e normative da considerare.

Cos’è una partita IVA?

È un codice fiscale che permette di svolgere un’attività in forma autonoma o come imprenditore.

Posso passare da lavoro dipendente a partita IVA o viceversa facilmente?

È possibile, ma bisogna considerare le implicazioni fiscali, i contributi pensionistici e altri fattori.

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Federico Migliorini
Federico Migliorinihttps://fiscomania.com/federico-migliorini/
Dottore Commercialista, Tax Advisor, Revisore Legale. Aiuto imprenditori e professionisti nella pianificazione fiscale. La Fiscalità internazionale le convenzioni internazionali e l'internazionalizzazione di impresa sono la mia quotidianità. Continuo a studiare perché nella vita non si finisce mai di imparare. Se hai un dubbio o una questione da risolvere, contattami, troverò le risposte. Richiedi una consulenza personalizzata con me.
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