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Come abbassare le tasse in busta paga: consigli

Fisco NazionaleFiscalità del lavoroCome abbassare le tasse in busta paga: consigli

Consigli utili per sfruttare tutte le possibilità offerte dalla normativa per ridurre la tassazione in busta paga del lavoratore dipendente.

Se sei un lavoratore dipendente, ti sarai accorto che, ogni mese, una parte della tua retribuzione viene trattenuta dal datore di lavoro. Si tratta di ritenute legate al pagamento delle imposte sui redditi e trattenute previdenziali, per la pensione. A provvedere nella pratica al versamento è il datore di lavoro, che deve obbligatoriamente procedere per tutti i dipendenti, in quanto assume il ruolo di sostituto di imposta

I lavoratori dipendenti, a differenza dei lavoratori autonomi, hanno la trattenuta delle tasse direttamente alla fonte, da parte del datore di lavoro in qualità di sostituto di imposta. Per i lavoratori dipendenti è possibile intervenire con alcuni accorgimenti per abbassare le tasse in busta paga, ovvero per ottenere alcuni sgravi fiscali sull’IRPEF. Si tratta principalmente delle detrazioni fiscali per le spese sostenute l’anno precedente, ma non solo.

Vediamo in questo articolo in quali modi, del tutto legali, è possibile per i lavoratori dipendenti abbassare le proprie tasse in busta paga.

Tasse in busta paga: quali sono

Prima di vedere come è possibile pagare meno tasse, vediamo quali sono quelle applicate in busta paga. Ogni anno con il proprio lavoro i dipendenti accantonano una certa somma di denaro da destinare all’INPS, sotto forma di contributi previdenziali per accedere alla pensione, e alle tasse.

È necessario sottolineare come le imposte ed i contributi previdenziali gravano sia sul lavoratore dipendente, ma anche sul datore di lavoro. Le trattenute che ogni lavoratore è obbligato a versare ogni mese sono le seguenti:

  • Contributi previdenziali INPS a carico del lavoratore;
  • Trattenute IRPEF;
  • Addizionali IRPEF regionali e comunali;
  • Contributi INAIL.

La tassazione del dipendente in busta paga: l’IRPEF e le addizionali

Come visto prima, la principale imposta in Italia è l’IRPEF, che viene applicata in diverse percentuali in base all’effettivo guadagno cumulato dal lavoratore durante l’anno. Nell’ultimo anno questa tassa ha subito alcune modifiche, soprattutto perché il vecchio sistema a 4 aliquote è stato sostituito da uno a 3 aliquote. Nel dettaglio, ogni aliquota corrisponde ad un certo tipo di reddito. Ai sensi dell’art. 11 co. 1 del TUIR, le aliquote IRPEF (per lavoro dipendente, autonomo, redditi diversi, etc) sono le seguenti:

SCAGLIONI DI REDDITOALIQUOTA IRPEF
Fino a 28.000 euro di reddito23%
Da 28.000 euro a 50.000 euro di reddito35%
Oltre 50.000 euro di reddito43%

Questo vuol dire che in base allo scaglione di reddito, ogni lavoratore dovrà versare allo stato una certa somma di denaro. Dato che se ne occupano i datori di lavoro, in busta paga il lavoratore riceverà lo stipendio netto, ovvero la cifra sottratta delle tasse e dei contributi INPS.

Inoltre, i Comuni e le Regioni possono introdurre una addizionale comunale e regionale all’IRPEF. Il lavoratore pagherà tale imposta sulla base del proprio Comune di residenza e delle aliquote fiscali deliberate dal Consiglio Comunale e dall’Assemblea Legislativa regionale.

Le trattenute previdenziali

Per quanto riguarda i contributi previdenziali da versare all’INPS, sono calcolati attraverso l’applicazione di un’aliquota sull’imponibile lordo. Si tratta di un contributo a carico, del datore di lavoro e del lavoratore dipendente. Il contributo a carico del lavoratore rappresenta la parte minore. La trattenuta varia a seconda della categoria di appartenenza del lavoratore, l’INPS mette a disposizione delle tabelle riassuntive, esse variano da un massimo di 9,49 punti percentuali, fino ad un minimo del 5,84%. Sul datore di lavoro grava la parte maggiore, ovvero circa il 33%.

Come pagare meno tasse: sfruttare le detrazioni fiscali

Il modo principale per pagare meno tasse è quello di chiedere l’accesso alle detrazioni fiscali sull’IRPEF. I lavoratori dipendenti sono obbligati ogni anno a presentare una dichiarazione dei redditi che riporta tutte le informazioni sui guadagni percepiti l’anno precedente. Questi dati possono essere presentati in diversi modi: telematicamente tramite il sito dell’Agenzia delle Entrate, oppure con un intermediario abilitato, come un centro CAF o un commercialista.

Detrazioni per i lavoratori dipendenti

L’articolo 13 del TUIR (Testo Unico sulle Imposte e sui Redditi) stabilisce a quanto ammontino e le regole riguardanti le detrazioni spettanti, in caso di reddito da lavoro dipendente e assimilati. Si tratta di cifre che non riducono la base imponibile per il calcolo dell’IRPEF, ma vengono sottratte direttamente dal tributo da versare al Fisco attraverso le trattenute in busta paga.

L’art. 13 del TUIR, modificato dal D.Lgs. n. 216/23 prevede l’applicazione di una specifica detrazione per i soggetti che percepiscono redditi da lavoro dipendente. Si tratta di una detrazione inversamente proporzionale al reddito percepito sino ai 50.000 euro. Sopra questa soglia la detrazione non trova applicazione. Nella tabella seguente la misura della detrazione per i redditi da lavoro dipendente.

Tabella: calcolo detrazione redditi da lavoro dipendente

Reddito complessivo (*)Importo della detrazione spettante
Reddito complessivoDetrazione per reddito da lavoro dipendente e assimilato
Non superiore a 15.000 euro1.955 euro – la detrazione non può essere inferiore a 690 euro. Per i rapporti a tempo determinato e per compresenza nell’anno di rapporti a tempo determinato e indeterminato, la detrazione non può essere inferiore a 1.380 euro.
Da 15.000 a 28.000 euro1.910 + 1.190 * (28.000 – reddito complessivo) / 13.000
Da 28.000 a 50.000 euro1.910 * (50.000 – reddito complessivo) / 22.000
Oltre 50.000 euroNessuna detrazione spettante

(*) – Al netto dell’abitazione principale e le relative pertinenze.

L’importo della detrazione deve essere aumentato di 65 euro per i redditi complessivi superiori a 25.000 euro e fino a 35.000 euro. Gli importi fissati, devono essere rapportati al periodo di lavoro durante l’anno.

Per approfondire:
Detrazioni per redditi da lavoro dipendente e assimilato
Come si compila il modulo delle detrazioni di imposta?

Soggetti beneficiari

Le detrazioni per redditi da lavoro dipendente e assimilati, ai sensi dell’art. 13 co. 1 del TUIR spettano a coloro che producono, nel periodo d’imposta, uno o più redditi appartenenti a:

  • Redditi di lavoro dipendente;
  • Compensi percepiti, entro i limiti dei salari correnti maggiorati del 20%, dai lavoratori soci di cooperative di produzione e lavoro, cooperative di servizi, cooperative agricole e di prima trasformazione dei prodotti agricoli, cooperative della piccola pesca;
  • Indennità e compensi percepiti a carico di terzi dai lavoratori dipendenti, a seguito di incarichi svolti in relazione a tale qualità;
  • Somme da chiunque corrisposte a titolo di borsa di studio ovvero di assegno, premio o sussidio per fini di studio o di addestramento professionale;
  • Somme e valori in genere, a qualunque titolo percepiti nel periodo d’imposta, anche sotto forma di erogazioni liberali, in relazione agli uffici di amministratore, sindaco o revisore di società, associazioni e altri enti con o senza personalità giuridica, alla collaborazione a giornali, riviste, enciclopedie e simili, alla partecipazione a collegi e commissioni, nonché quelli percepiti in relazione a rapporti di collaborazione coordinata e continuativa;
  • Le remunerazioni dei sacerdoti;
  • Le prestazioni pensionistiche di cui al Decreto Legislativo 21 aprile 1993 numero 124, comunque erogate;
  • Gli altri assegni periodici, comunque denominati, alla cui produzione non concorrono attualmente né capitale né lavoro, compresi quelli indicati alle lettere c) e d) del comma 1 dell’articolo 10 tra gli oneri deducibili, esclusi quelli indicati alla lettera c) del comma 1 dell’articolo 41.

Detrazioni fiscali per oneri

Oltre alle detrazioni fiscali di base, i lavoratori dipendenti possono anche chiedere alcune detrazioni fiscali IRPEF per molte spese sostenute l’anno di imposta precedente. Si tratta di detrazioni fiscali accessibili tramite presentazione, in sede di dichiarazione dei redditi, dei documenti che attestano la spesa effettivamente saldata.

Per quest’anno è possibile quindi presentare tutte le spese relative all’anno precedente, anche per i soggetti a carico fiscale, come coniugi e figli. Per procedere è indispensabile avere traccia di queste spese: non è ammesso il pagamento in contanti, se non per gli acquisti di farmaci e per il pagamento di visite mediche.

Tramite detrazioni fiscali, il lavoratore può ottenere uno sconto sulle tasse, e potrebbe anche ricevere un credito aggiuntivo in busta paga quest’anno. Con queste detrazioni fiscali è possibile accedere ad una grande quantità di sconti, per diverse spese. In particolare, è possibile chiedere di detrarre le seguenti spese:

Data la necessità di rendere tracciabili i pagamenti, è necessario provare queste spese presentando tutta la documentazione che attesta chi ha sostenuto il pagamento, per quale servizio, e quando. Presentare queste spese equivale a pagare meno tasse in busta paga, e in alcuni casi è possibile anche ricevere un credito aggiuntivo.

Trattamento integrativo sui redditi

Il trattamento integrativo è una integrazione salariale che viene erogata fino a un massimo di 1.200 euro all’anno ed è destinato ai lavoratori dipendenti e assimilati. La modalità di erogazione prevede che il contributo venga sostenuto dallo Stato, ma anticipato dai datori di lavoro. Quest’ultimi riconoscono mensilmente al dipendente una somma massima di 100 euro in busta paga.

Questo trattamento integrativo viene riconosciuto a coloro che non superino un reddito annuo lordo di 28.000 euro. Ecco come si applicano i limiti:

  • I lavoratori che percepiscono un reddito fino a 15.000 euro hanno diritto alla misura massima del bonus;
  • I lavoratori il cui reddito è compreso tra 15.000 euro e 28.000 euro hanno diritto al bonus in misura parziale, calcolato in base alle detrazioni fiscali;
  • i lavoratori che superano i 28.000 euro di reddito non possono accedere al bonus.

In particolare, il trattamento viene riconosciuto a condizione che l’IRPEF lorda sia inferiore alla somma:

  • Delle detrazioni per familiari a carico, di cui all’art. 12 del TUIR;
  • Delle detrazioni per redditi da lavoro dipendente (escluse le pensioni) e redditi assimilati ex art. 13, co. 1 TUIR;
  • Delle detrazioni per gli interessi pagati su prestiti o mutui agrari o per gli interessi pagati su mutui ipotecari per l’acquisto o la costruzione dell’unità immobiliare da adibire ad abitazione principale;
  • Delle rate relative alle detrazioni per spese sanitarie, per interventi di recupero del patrimonio edilizio.

Al verificarsi di una di queste condizioni il trattamento integrativo viene erogato in una misura pari alla differenza tra la somma delle detrazioni e l’imposta lorda e comunque fino al limite di 1.200 euro annue. Chi ha un reddito compreso tra i 15.001 ed i 28.000 euro saprà se spetta o meno il trattamento integrativo in sede di dichiarazione dei redditi.

La previdenza complementare

La previdenza complementare offre una modalità efficace per ridurre la tassazione in busta paga attraverso il sistema di contribuzione a fondi pensione supplementari. Questi fondi sono strumenti che consentono ai lavoratori di accumulare risparmi per la pensione, beneficiando contemporaneamente di vantaggi fiscali significativi.

Quando un lavoratore decide di versare una parte del proprio stipendio in un fondo pensione complementare, tale contributo viene dedotto dal reddito imponibile. In pratica, ciò significa che i soldi versati nel fondo pensione non sono soggetti a tassazione al momento del versamento, ma solo al momento del prelievo durante la pensione. Poiché i contributi sono detraibili, la riduzione del reddito imponibile porta a una diminuzione dell’IRPEF dovuta, alleggerendo il carico fiscale mensile del lavoratore.

 I contributi versati dai soggetti a forme di previdenza complementare consentono la deducibilità dal reddito complessivo dichiarato ai fini IRPEF per un importo massimo annuo di 5.164,57 euro. Gli strumenti di previdenza che consentono di beneficiare dell’agevolazione fiscale sono:

La contribuzione a una di queste forme pensionistiche può avvenire sia attraverso contributi propri, contributi versati dal datore di lavoro e con il versamento del Trattamento di Fine Rapporto (TFR). Ognuna di queste modalità è valida al fine di ottenere la deduzione fiscale. È possibile dedurre i contributi versati direttamente. I lavoratori dipendenti privati possono dedurre anche i contributi eventualmente versati dal datore di lavoro.

Oltre alla riduzione immediata delle tasse, i fondi di previdenza complementare in Italia godono di un regime fiscale agevolato anche in fase di accumulo. I rendimenti generati dagli investimenti all’interno di questi fondi sono infatti soggetti a una tassazione ridotta rispetto a quella applicabile agli investimenti più tradizionali. Questo favorisce una crescita più rapida del capitale accumulato.

Fringe benefit e detassazione

fringe benefit (c.d. “benefici accessori“) rappresentano degli elementi aggiuntivi della retribuzione vera e propria dei lavoratori dipendenti. In linea generale, ex art. 51 del TUIR, questi benefit concorrono alla formazione del reddito da lavoro dipendente del lavoratore. Infatti, il reddito di lavoro dipendente è costituito da tutte le somme e i valori in genere, a qualunque titolo percepiti nel periodo d’imposta, anche sotto forma di erogazioni liberali, in relazione al rapporto di lavoro.

L’art. 5 co. 1 lett. e) della Legge n. 111/23 prevede la revisione della disciplina dei fringe benefit. In particolare poi, l’articolo 6 della Legge di Bilancio 2024 ha modificato l’art. 51, co. 3, del TUIR per il periodo d’imposta 2024. Tale disposizione prevede che il valore dei beni e servizi offerti ai lavoratori dipendenti, escluso dal reddito di lavoro, è pari a 1.000 euro (al posto di 258,23), con la possibilità di salire a 2.000 euro per i dipendenti con figli a carico, ma a condizioni ben specifiche.

Un ulteriore cambiamento riguarda la categoria di valori esenti da contributi e imposte, purché rientrino entro la soglia stabilita. Tra i fringe benefit, vanno inclusi non solo beni e servizi, ma anche il rimborso delle bollette per l’energia elettrica, il servizio idrico integrato e il gas. Una novità per il 2024 riguarda l’estensione alle quote di canone d’affitto della prima casa e agli interessi del mutuo ad essa associata. Questa evoluzione aggiuntiva amplia il panorama delle agevolazioni per i dipendenti, contribuendo a creare un ambiente più favorevole in ambito di fringe benefit.

Erogazione di buoni pasto

Oltre alle varie detrazioni fiscali, esistono anche, alcuni metodi che le imprese possono adottare per pagare meno tasse. Partiamo dai buoni pasto che possono essere rilasciati in formato cartaceo o elettronico. Essi sono totalmente esenti sia dall’IRPEF che dall’INPS, purché l’importo giornaliero per il singolo lavoratore non superi:

  • 5,29 euro per buoni pasto cartacei;
  • 7,00 euro per buoni pasto telematici.

Nel caso in cui gli importi siano superiori, l’eccedenza sarà tassata secondo quanto previsto dalla normativa. Il buono pasto è nominativo, e può essere beneficiato dai dipendenti con qualsiasi tipologia di contratto di lavoro, potrà essere consumato interamente, solo dall’intestatario.

Conclusioni

In conclusione, abbassare le tasse sulla busta paga è una strategia che può portare notevoli benefici sia ai lavoratori che ai datori di lavoro. Attraverso l’approfondimento delle varie detrazioni fiscali disponibili, l’ottimizzazione dei benefit aziendali e l’efficiente utilizzo dei piani di previdenza complementare, è possibile ridurre significativamente il carico fiscale mensile. È fondamentale, tuttavia, che ogni azione intrapresa sia in linea con le normative vigenti e si basi su una solida pianificazione finanziaria.

Le strategie esposte in questo articolo rappresentano solo una parte delle opzioni disponibili per ottimizzare la tassazione in busta paga. Consigliamo sempre di consultare un esperto fiscale o un consulente del lavoro che possa offrire una guida personalizzata e aggiornata, adatta alle specifiche circostanze del singolo lavoratore o dell’ente imprenditoriale.

Ricordiamo inoltre l’importanza di un aggiornamento continuo sulle eventuali nuove disposizioni legislative che possono influenzare le tasse e le detrazioni applicabili.

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    Elisa Migliorini
    Elisa Migliorinihttps://www.linkedin.com/in/elisa-migliorini-0024a4171/
    Laureata in Giurisprudenza presso l'Università di Firenze. Approfondisce i temi legati all'IVA ed alla normativa fiscale domestica oltre ad approfondire aspetti legati al diritto societario.
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