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Sospensione partita IVA: è possibile?

Fisco NazionaleProfessioniSospensione partita IVA: è possibile?

Quando si avvia un’attività autonoma è obbligatorio aprire la partita IVA, e assolvere ad alcuni obblighi relativi al fisco e ai contributi previdenziali. Qualunque sia il tipo di regime fiscale scelto, può tuttavia accadere che il lavoratore autonomo abbia la necessità di effettuare la sospensione della partita IVA e della propria attività per un periodo.

Le motivazioni possono essere anche molto diverse: la necessità di svolgere un lavoro di tipo dipendente per un periodo, dover partire per un viaggio, sospendere l’attività per problemi personali oppure per altre motivazioni. Tuttavia come prevede la normativa in Italia, la sospensione della partita IVA non è possibile. Sia che si tratti di regime fiscale ordinario, oppure di regimi agevolati come il forfettario, di fatto è impossibile sospendere per un periodo la partita IVA e riprenderla in seguito.

Tuttavia esistono diverse possibilità per poter modificare la tipologia di attività svolta, in particolare in relazione al fisco, oppure ci sono diverse opportunità per interrompere le attività in corso e iniziarne un’altra, sempre autonoma o di tipo dipendente. Vediamo in questo articolo quali sono tutte le opportunità che si presentano ad un lavoratore autonomo con partita IVA.

Partita IVA e regime fiscale

Prima di vedere quali possibilità di scelta ha il lavoratore autonomo, bisogna prendere in considerazione che non tutte le Partite IVA sono uguali. Esistono infatti diversi regimi fiscali, ovvero diverse modalità per provvedere al pagamento delle imposte sui redditi percepiti della propria attività.

La differenza principale è quella che distingue il regime fiscale ordinario dal regime forfettario. Per quanto riguarda il regime ordinario per professionisti autonomi, le imposte si pagano in base all’IRPEF, la stessa tassa applicata anche sul lavoro di tipo dipendente.

Le modalità di applicazione e pagamento delle imposte quindi seguiranno le regole dell’Imposta sui Redditi delle Persone Fisiche, che per il 2024 prevede 3 scaglioni differenti, in base al fatturato prodotto durante l’anno. All’aumentare del reddito annuale aumentano quindi le aliquote di applicazione delle imposte. Per fare un esempio, chi guadagna meno di 15.000 euro avrà una percentuale di imposta del 23%, chi invece supera 50.000 euro di reddito annuale avrà un’imposizione fiscale che prevede il 43% di aliquota.

Per chi invece lavora con regime fiscale agevolato, ovvero forfettario, è prevista una aliquota fissa vantaggiosa del 15%, tuttavia è imposto il limite di fatturato annuo di 85.000 euro. Una agevolazione ulteriore è introdotta per le nuove attività, che nei primi 5 anni potranno pagare le imposte in modo agevolato al 5%.

Rispetto a quanto visto fino adesso, è ancora diversa la situazione di imprese e società, che dovranno provvedere a pagare anche altre tipologie di imposte, come IRES e IRAP.

Sospendere la partita IVA

Sia lavorando in regime fiscale ordinario, sia con regime fiscale agevolato forfettario, può essere necessario in un determinato momento interrompere o sospendere l’attività. Questa scelta può derivare da diverse motivazioni, tuttavia la normativa italiana non prevede la possibilità di interrompere la validità della partita IVA per un periodo.

Questo significa che se si desidera interrompere la propria attività è necessario chiudere la partita IVA aperta, e pensare eventualmente nel futuro di aprirne un’altra. Generalmente una delle preoccupazioni principali di chi desidera sospendere la partita IVA sono le spese: se in un determinato periodo è impossibile proseguire l’attività, per una qualsiasi ragione, viene meno l’entrata economica derivata dallo svolgimento della professione.

Tuttavia mantenere la partita IVA aperta ha comunque un costo, come ad esempio quello del commercialista che segue la contabilità, oppure i costi fissi che ne possono derivare, tra cui la contribuzione INPS. Anche se al momento risulta impossibile sospendere del tutto la partita IVA, questo non significa che non si possa sospendere per un periodo la propria attività.

Sono infatti possibili diversi scenari:

  • Chiusura definitiva della Partita IVA;
  • Chiusura della partita IVA per un periodo e riapertura di una nuova partita IVA successivamente;
  • Cambiamento del regime fiscale;
  • Ditta individuale che affitta un’azienda.

Si tratta di casi molto diversi tra loro, che è opportuno ponderare attentamente, prima di effettuare una scelta definitiva.

Chiusura definitiva della partita IVA

La scelta più drastica, quando si decide sospendere un’attività, è quella di provvedere alla chiusura definitiva della partita IVA. In questo caso si decide di porre un termine ultimo allo svolgimento della propria attività.

Questa scelta può essere presa in base a diverse motivazioni, ad esempio a causa di un cambiamento di professione svolta, oppure la volontà di terminare un’attività che non ha generato i fatturati desiderati. Un’altra motivazione è quella di passare da un lavoro di tipo autonomo ad uno di tipo dipendente, per un periodo più o meno determinato.

Quando si decide di chiudere la partita IVA è necessario compilare un preciso modello ufficiale per la richiesta della chiusura, relativamente alla cessazione dell’attività. Si tratta del modello AA 9/12 che va presentato all’Agenzia delle Entrate entro 30 giorni dal momento in cui termina l’attività. Questo documento deve essere inviato in modo telematico oppure di persona, indicando la data della chiusura dell’attività autonoma.

Nel momento in cui si sceglie di chiudere definitivamente la partita IVA bisogna provvedere anche a comunicare questo cambiamento al Registro delle Imprese, all’INPS oppure un’altra cassa previdenziale, e terminare tutti i rapporti lavorativi in essere con eventuali clienti o fornitori. Questo se si opera come ditta individuale, mentre se si è un professionista occorre comunicare anche al proprio ordine professionale la situazione.

Chiusura e riapertura della partita IVA

La possibilità di chiudere una partita IVA e riaprirla successivamente è ciò che più si avvicina ad una vera e propria sospensione dell’attività autonoma. In particolare è possibile infatti, sia in regime ordinario che forfettario, procedere la chiusura per poi aprire un’altra posizione IVA successivamente.

In questo caso bisogna ricordare che la partita IVA che si riapre in un secondo momento non sarà la stessa utilizzata in precedenza, in quanto cambierà il numero, e potrebbero variare anche il codice Ateco e altre caratteristiche, tra cui quelle fiscali.

Quando si sceglie di chiudere una attività e riaprirne un’altra successivamente, vanno svolte tutte le azioni necessarie a chiudere la partita IVA viste sopra, e successivamente si deve procedere per l’avvio di una nuova attività autonoma da zero.

Bisogna tenere presente anche che nel caso in cui un’attività risulti fallita, quindi la partita IVA si chiude per fallimento, è necessario attendere che venga conclusa la procedura amministrativa della prima attività prima di procedere ad aprirne un’altra.

Cambiamento del regime fiscale

In alcuni casi non è necessario procedere alla chiusura della partita IVA e ad una sua riapertura, perché potrebbe essere sufficiente cambiare il regime fiscale adottato. Come visto prima è possibile lavorare in autonomia con il regime fiscale ordinario, forfettario, oppure aderire alla modalità semplificata.

Questi regimi fiscali prevedono specifiche regole per il pagamento delle imposte e per il calcolo delle stesse, in base al fatturato cumulato durante l’anno. Per questo motivo, quando si devono effettuare delle modifiche di carattere fiscale, non è necessario procedere la chiusura della Partita IVA.

Basterà infatti aderire al nuovo regime fiscale e procedere normalmente con lo svolgimento dell’attività. Per fare un esempio pratico, quando si aderisce al regime forfettario è necessario rimanere entro gli 85.000 euro di fatturato annuale. Se viene superata questa soglia è obbligatorio passare al regime fiscale ordinario (dall’anno successivo se resto, comunque, entro i 100.000 euro, mentre se vengono superati si cambia regime in corso d’anno).

Quando si sceglie di passare da regime forfettario a quello ordinario non è necessario effettuare comunicazioni particolari, tuttavia è possibile richiedere l’appoggio di un commercialista. Dal primo gennaio dell’anno successivo si deve proseguire al cambiamento delle fatture, indicando l’IVA all’interno delle stesse, che non è prevista nel forfettario. 

Si tratta di una procedura piuttosto semplice che non comporta ulteriori azioni o adempimenti burocratici. Lo stesso è valido al contrario, ovvero se si desidera passare da una partita IVA a regime ordinario ad una di tipo forfettario.

Per approfondire:
Uscita dal forfettario e passaggio ad SRL: come funziona?
Contabilità Semplificata: cos’è e come funziona?
Passaggio al regime forfettario con rettifica della detrazione Iva

Ditta individuale che affitta un’azienda

Un’eccezione per cui è possibile sospendere la partita IVA è quella dell’affitto di un’azienda. Tramite questa procedura è possibile infatti che un’impresa paghi un canone di affitto per utilizzare l’azienda di un’altra impresa. Esiste un vero e proprio contratto di affitto d’azienda per regolarizzare questa procedura.

Questa è l’unica casistica in cui la partita IVA viene sospesa, ovvero congelata. È previsto infatti che se ad affittare è un imprenditore individuale, ovvero ha una attività considerata come ditta individuale, e procede ad affittare l’unica azienda posseduta, può conservare la partita IVA.

Deve essere tenuto in considerazione che quando si procede con l’affitto dell’unica azienda potrebbe essere necessario pagare ulteriori imposte, come quella di registro per il passaggio.

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