Uno dei metodi di guadagno che si sta maggiormente diffondendo negli ultimi anni è sicuramente quello derivante dalla speculazione legata allo scambio di valute estere. Si tratta di il c.d. “mercato del Forex” o Forex Trading. Questo mercato si basa su piattaforme Factory che permettono a vari trader di effettuare operazioni di compravendita simultanea di valute. In pratica, il trader compra una valuta e contemporaneamente (nello stesso giorno) ne vende un’altra.
Il guadagno (o la perdita) per il trader avviene attraverso le variazioni del tasso di cambio tra le due valute. Naturalmente, un po’ come il mercato azionario, anche il trading delle valute presenta un certo grado di rischio. Infatti, il prezzo di ogni valuta tende a riflettere le opinioni e gli andamenti dell’economia di quel dato Paese. In ogni caso, qualora si riesca ad ottenere un guadagno è bene conoscere le modalità attraverso le quali lo si deve dichiarare all’Amministrazione finanziaria. Ed in questo caso si deve anche identificare il regime di tassazione, ai fini delle imposte dirette, da applicarvi. In questo report ho deciso di fornirti una breve e pratica guida per individuare come funziona il pagamento delle tasse sul forex trading online. Scoprirai le esenzioni e le modalità di dichiarazione delle plusvalenze derivanti da conti correnti in valuta.
Indice degli Argomenti
- Come funziona il trading di valute estere?
- Come funziona la tassazione sul Forex?
- Calcolo della base imponibile per la tassazione delle plusvalenze da forex
- Versamento dell’imposta sostitutiva per le plusvalenze
- Trading sul mercato forex e monitoraggio fiscale
- In quali Paesi non si pagano imposte sul capital gain?
- Che cosa accade se non riesco a pagare le imposte sulle plusvalenze?
- Consulenza fiscale
- Domande frequenti
Come funziona il trading di valute estere?
Il mercato delle valute, noto anche come mercato delle valute o FX (dall’inglese “Foreign Exchange“), è il mercato finanziario più grande e più liquido del mondo, dove vengono scambiate valute nazionali. Ecco una panoramica:
Caratteristiche principali del mercato delle valute
- Scambio di valute: Le valute vengono scambiate in coppie, ad esempio EUR/USD (Euro/Dollaro USA). Quando si effettua una transazione, si compra una valuta e si vende un’altra;
- Apertura 24 ore su 24: A differenza delle borse valori, il mercato è aperto 24 ore al giorno, cinque giorni alla settimana, a causa delle diverse zone orarie dei principali centri finanziari mondiali come Londra, New York, Tokyo e Sydney;
- Elevata liquidità: Grazie al suo enorme volume di scambi giornalieri, il mercato è estremamente liquido. Questo significa che, sotto condizioni normali di mercato, gli ordini vengono eseguiti immediatamente;
- Leva finanziaria: Il mercato offre una leva elevata, il che significa che gli investitori possono controllare posizioni di grande valore con un investimento iniziale relativamente piccolo. Tuttavia, ciò aumenta sia le potenziali perdite che i potenziali profitti;
- Partecipanti al mercato: I partecipanti al mercato includono banche, istituzioni finanziarie, governi, investitori istituzionali e al dettaglio, e trader di tutto il mondo;
- Finalità: Mentre alcune transazioni sono guidate da esigenze commerciali reali (ad esempio, una società che ha bisogno di convertire i proventi delle vendite internazionali nella propria valuta nazionale), molte operazioni sono speculative. Gli operatori cercano di trarre profitto dalle fluttuazioni dei tassi di cambio.
Fattori che influenzano il mercato
Il mercato è influenzato da una serie di fattori, tra cui:
- Politiche economiche dei paesi, come tassi di interesse e bilancia commerciale.
- Condizioni economiche, come inflazione, disoccupazione e produzione industriale.
- Eventi politici e geopolitici, come elezioni, instabilità politica e conflitti.
- Disastri naturali o eventi imprevisti che possono avere un impatto sull’economia di un paese.
- Speculazione e sentiment del mercato.
In sintesi, il mercato delle valute è un mercato dinamico e complesso, dove le valute vengono scambiate in base a una serie di fattori economici, politici e speculativi. È essenziale per gli investitori comprendere i rischi associati e avere una strategia ben definita prima di partecipare attivamente agli scambi.
Le operazioni di compravendita di valuta vengono effettuate direttamente online attraverso una piattaforma dedicata. Generalmente per l’effettuazione di queste operazioni gli intermediari finanziari (solitamente portali online non residenti), richiedono l’apertura di un conto corrente dedicato. Si tratta di un conto corrente sul quale viene depositata una somma di denaro vincolata a favore dell’intermediario che sarà sfruttata per il trading giornaliero.
Le somme in giacenza sono a cauzione delle operazioni che l’intermediario svolge per conto del cliente, o che il trader stesso effettua autonomamente. Le operazioni sono effettuate nel termine giornaliero (c.d. “contratti spot“). Ne consegue che al termine della giornata lavorativa il trader non potrà mai avere sul conto una giacenza di valuta estera. Tutti gli importi investiti in valuta al termine della giornata sono tornati nella valuta di partenza.
Come funziona la tassazione sul Forex?
L’Amministrazione Finanziaria è intervenuta per la prima volta a disciplinare i guadagni derivanti dal mercato del forex trading nel 2010, con la pubblicazione della Risoluzione n. 67/E/2010. In questo documento di prassi è stato chiarito che i guadagni derivanti dalla compravendita di valute, qualora superino determinate soglie, debbano essere riportati in dichiarazione dei redditi. Questo in quanto il guadagno generato ha natura di reddito, e per questo deve trovare collocazione in dichiarazione dei redditi.
Più precisamente, i guadagni devono essere riportati nel modello Redditi Persone Fisiche. Più precisamente, la sezione dedicata è quella del quadro RT, sezione II-B. Ovvero, il quadro dedicato alla tassazione separata delle plusvalenze.
La soglia di esenzione da verificare
La normativa fiscale che riguarda le plusvalenze da compravendita di valute è contenuta nell’articolo 67 del DPR n. 917/86. Questa è la norma di riferimento per la determinazione delle tasse sul forex. In particolare, questa norma, al fine di non attrarre a tassazione fattispecie di guadano non significative, al comma 1, prevede quanto segue.
Articolo 67, comma 1, DPR n 917/86 |
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“la tassazione delle plusvalenze derivanti dalla cessione di valute provenienti da depositi e conti correnti si ha solo nel caso in cui la giacenza in valuta nei depositi e conti correnti complessivamente sia superiore a 51.645,69 euro per almeno 7 giorni lavorativi continui nel periodo d’imposta in cui la plusvalenza è stata realizzata” |
In pratica, ogni trader deve tenere bene a mente questa soglia. Questo in quanto restando al di sotto nel corso dell’anno, non è necessario dichiarare alcunché in dichiarazione dei redditi. Questo significa che tutti i piccoli trader che non gestiscono somme superiori alla soglia non hanno obblighi fiscali ai dini della tassazione delle plusvalenze generate dalla compravendita di valute virtuali.
Per il calcolo della giacenza complessiva devono essere sommati tutti i controvalori dei depositi e conti correnti intrattenuti anche di valute diverse e su diversi intermediari. Tieni presente che devi considerare tutte le valute estere che detieni, tra cui anche le valute virtuali, che per l’Amministrazione finanziaria sono considerate valute virtuali. Tieni presente che effettuare questo calcolo relativo alla giacenza media delle valute estere deve essere richiede tempo per recuperare tutte le informazioni utili (dai vari intermediari) per poterlo effettuare.
Questo aspetto è di fondamentale importanza. Ogni anno mi contattano moltissimi trader che magari convinti di non dover dichiarare niente, si sono visti recapitare una lettera di compliance da parte delle Entrate. Quello che devi monitorare, quindi, sono tutti i conti correnti intrattenuti nel corso dell’anno con tutti gli intermediari.
Cosa fare se invece superi la soglia di esenzione?
Qualora, invece, il trader superi la soglia della giacenza superiore a 51.645,69 euro per almeno 7 giorni lavorativi nel periodo d’imposta, è soggetto alla tassazione dei guadagni. Come detto, solo in questo caso, la plusvalenza generata nel corso del periodo di imposta deve essere assoggettata a tassazione. Andiamo ad analizzare, di seguito, come si applicano le tasse sul forex trading.
Plusvalenze forex con imposta sostitutiva al 26%
Le plusvalenze realizzate dal mercato del forex, non confluiscono nel reddito imponibile ai fini IRPEF. Tali plusvalenze sono soggette ad imposta sostitutiva del 26% (ex D.L. n. 44/14). La non assoggettabilità ad IRPEF delle plusvalenze è confermata dalla Circolare n. 102/E/2011 dell’Agenzia delle Entrate.
La ritenuta del 26% a titolo di imposta si applica genericamente ai redditi di natura finanziaria. Dunque anche alle plusvalenze derivanti dal trading, riguardanti compravendite di valuta estera. Vediamo adesso come avviene l’applicazione della ritenuta e quindi. In particolare, occorre distinguere se l’attività di compravendita di valute è effettuata attraverso un intermediario finanziario italiano o estero.
Tassazione con intermediario finanziario italiano
Qualora il trader operi con l’utilizzo di un intermediario finanziario italiano l’imposta sostitutiva è direttamente applicata da questi. L’intermediario trattiene il 26% delle plusvalenze incassate nell’anno dal trader in qualità di sostituto d’imposta. Avviene, quindi, una tassazione alla fonte delle plusvalenze (in caso di superamento della soglia di esenzione). Questo determina l’esonero dall’obbligo di presentare la dichiarazione dei redditi. L’esonero, naturalmente, riguarda questo specifico reddito finanziario.
Tassazione con intermediario finanziario non residente
La presenza di un intermediario finanziario estero è sicuramente quella più diffusa sul mercato. In questo caso non vi può essere l’applicazione di alcuna imposta alla fonte sulle plusvalenze da Forex. L’intermediario finanziario estero non è sostituto di imposta in Italia. Questo significa che se il trader supera la soglia di esenzione di cui all’articolo 67 del TUIR, ha l’obbligo di presentare la dichiarazione dei redditi. Nella dichiarazione il trader deve individuare il risultato annuo della gestione ed inserirlo nel quadro RT del modello Redditi P.F. per la determinazione della tassazione.
Calcolo della base imponibile per la tassazione delle plusvalenze da forex
L’aspetto su cui prestare la maggiore attenzione è sicuramente quello legato alla determinazione della base imponibile su cui applicare la tassazione. L’imposta sostitutiva del 26%, infatti, deve colpire le plusvalenze maturate nell’anno oggetto di dichiarazione.
La determinazione della base imponibile è data dall’applicazione dell’articolo 68, comma 8, del DPR n 917/86. Questo è stato chiarito anche dalla Risoluzione n 71/E/2016 dell’Agenzia delle Entrate. Articolo secondo il quale:
Articolo 68, comma 8, DPR n 917/86 |
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“i redditi di cui alla lettera c-quater) del comma 1 dell’articolo 67 (sui quali applicare l’imposta sostitutiva sopra citata), sono costituiti dalla somma algebrica dei differenziali positivi o negativi, nonché degli altri proventi od oneri, percepiti o sostenuti, in relazione a ciascuno dei rapporti ivi indicati” |
Da un punto di vista pratico, per prima cosa, al termine di ogni periodo d’imposta il trader è chiamato sommare algebricamente tutte le vendite e tutti gli acquisti effettuati di valuta estera. La somma algebrica di vendite e acquisti deve essere effettuata al cambio di ogni valuta nel giorno nel quale ogni singola operazione è stata effettuata. In presenza di più movimenti di acquisto e di vendita, si deve applicare il criterio del “LIFO” (Last In First Out). Con questo metodo si considerano cedute per prime le valute acquisite in data più recente.
È su questo valore che si applicano le tasse sul forex. Ovvero, l’imposta sostitutiva del 26%. Questo calcolo deve poi essere riportato correttamente nella sezione II-B del quadro RT del modello Redditi Persone Fisiche. Questa modalità dichiarativa è quella prevista dall’articolo 5, del D.Lgs. n. 461/97 (Regime dichiarativo). Si tratta di un regime fiscale che prevede l’autoliquidazione dell’imposta eventualmente dovuta. Sarà il trader, quindi, a dover calcolare e versare l’imposta sostitutiva dovuta sulle plusvalenze generate.
La gestione delle minusvalenze
Che cosa accade, invece, se il trader percepisce delle minusvalenze?
Come detto, il trader, in regime dichiarativo è chiamato a determinare il valore (positivo o negativo) della gestione. Il valore positivo è chiamato plusvalenza, mentre quello negativo minusvalenza. La plusvalenza rappresenta un reddito tassabile per il trader, mentre la minusvalenza è un costo deducibile dal reddito.
Cosa vuol dire minusvalenza deducibile?
Minusvalenza deducibile vuole dire che tale valore potrà essere portato in deduzione delle plusvalenze realizzate nei quattro periodi d’imposta successivi. Quindi, se stai pensando di non dichiarare le minusvalenze stai commettendo un errore. Rischi di perderti un beneficio futuro.
Per approfondire la gestione delle minusvalenze in questo articolo: “Minusvalenze dal mercato del Forex: come dichiararle?“.
L’importanza delle certificazioni rilasciate dagli intermediari finanziari
Ai fini del calcolo delle pusvalenze/minusvalenze, il trader si deve avvalere delle certificazioni rilasciate dai broker non residenti. Senza certificazione da parte degli intermediari è molto difficile effettuare i calcoli per determinare i valori di plusvalenze/minusvalenze generate. Per questo motivo, anche se i broker sono restii nell’offrire questi report cerca di ottenerli. Ricorda poi che questi documenti devono essere conservate dal contribuente ai fini di un eventuale riscontro richiesto dagli organi dell’Amministrazione Finanziaria. In ogni caso ricorda che tutti i conteggi effettuati devono trovare un riscontro documentale, ed il responsabile di tutto è proprio il trader.
Valore di costo e valore di cambio
Altro aspetto importante che spesso è fonte di dubbi riguarda i tassi di cambio da applicare nei conteggi. In prima battuta si deve sempre fare riferimento al tasso di cambio giornaliero. Tuttavia, quando questo non sia rintracciabile per il calcolo si deve far riferimento al minore dei cambi mensili determinati con decreto del Ministero delle Finanze. Decreto pubblicato mensilmente e relativo al periodo d’imposta in cui la plusvalenza è stata conseguita.
Il regime del risparmio amministrato
Quando si effettuano operazioni sul mercato del forex, l’opzione per il regime del risparmio amministrato di cui all’articolo 6 del D.Lgs. n. 461/97 può essere vantaggiosa. Si tratta di una opzione che può essere esercitata soltanto in presenza di uno stabile rapporto di mandato, di deposito, custodia o amministrazione presso banche, società di intermediazione mobiliare, società fiduciarie e società di gestione del risparmio residenti in Italia.
Nonché presso stabili organizzazioni in Italia dei medesimi soggetti non residenti, Poste Italiane S.p.A. e agenti di cambio. Tale opzione può essere esercitata anche in relazione ai redditi di cui all’articolo 67, comma 1, lettera c-quater), del DPR n. 917/86. Questo con l’ulteriore condizione che i predetti soggetti intervengano in tali rapporti come intermediari professionali o come controparti.
Questo regime comporta l’applicazione e il versamento dell’imposta sostitutiva del 26% sui predetti redditi da parte dei suddetti intermediari abilitati. Conseguentemente, solleva i contribuenti dall’obbligo di includere i redditi diversi di natura finanziaria nella propria dichiarazione dei redditi (Circolare n. 165/E/1998). Nel caso di specie, tenuto conto che i broker esteri non sono uno dei soggetti previsti dalla norma che possono agire come sostituti d’imposta in Italia, il contribuente è chiamato indicare i redditi diversi derivanti dai rapporti in oggetto nel quadro RT. Quadro denominato “Plusvalenze di natura finanziaria“, sezione II, rigo 41, alla voce “altri redditi diversi di natura finanziaria” del modello Redditi Persone Fisiche per la cui compilazione si rinvia alle relative istruzioni (Regime dichiarativo).
Versamento dell’imposta sostitutiva per le plusvalenze
Una volta determinata l’imposta sostitutiva sulle plusvalenze realizzate dal mercato del Forex è necessario provvedere al versamento della stessa. Per farlo è necessario compilare il modello F24 dell’Agenzia delle Entrate, inserendo i propri dati personali e indicando il codice tributo relativo al trading on-line:
Codice tributo | Descrizione |
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1100 | Imposta sostitutiva su plusvalenze per cessione a titolo oneroso di partecipazioni non qualificate |
Deve essere indicato come anno di imposta quello di riferimento delle operazioni. Il versamento deve essere effettuato con la stessa scadenza del versamento del saldo delle imposte sui redditi. Ovvero entro il 30 giugno dell’anno successivo a quello in cui le plusvalenze si sono realizzate. Il versamento può essere comunque posticipato di 30 giorni, aggiungendo all’importo dovuto la maggiorazione dello 0,40% a titolo di interesse.
Quando si effettua il pagamento delle imposte?
Il versamento deve essere effettuato con la scadenza per il pagamento delle imposte sui redditi, ovvero il 30 giugno, con riferimento all’anno precedente in cui le plusvalenze sono state realizzate. Il pagamento deve essere effettuato con modello F24 utilizzando il codice tributo 1100 con l’indicazione dell’anno di imposta in cui le plusvalenze sono state realizzate.
Trading sul mercato forex e monitoraggio fiscale
I rapporti finanziari che il Trader italiano detiene con i broker esteri rientrano tra i contratti derivati e altri rapporti finanziari stipulati al di fuori del territorio dello Stato. Pertanto tali rapporti devono essere:
- Indicati, ai sensi dell’articolo 4, comma 1, del Decreto Legge, n. 167/90, convertito con modificazioni dalla Legge, n. 227/90, nel quadro RW della propria dichiarazione annuale dei redditi. Questo in quanto tali rapporti sono suscettibili di produrre redditi imponibili in Italia (Circolare n. 38/E/2013);
- Assoggettati all’imposta sul valore delle attività finanziarie detenute all’estero IVAFE (Circolare n. 28/E/2012).
Per approfondire: “Monitoraggio fiscale delle attività estere“.
In quali Paesi non si pagano imposte sul capital gain?
Un certo numero di paesi europei non riscuote tasse sulle plusvalenze. Questi includono Belgio, Lussemburgo, Slovacchia, Svizzera e Turchia. Tra i paesi che impongono un’imposta sulle plusvalenze, Repubblica Ceca, Grecia e Ungheria hanno le aliquote più basse, al 15%. Oltre a questi paesi vi sono anche i c.d. “paradisi fiscali” che non prevedono alcun tipo di tassazione sui redditi percepiti dai soggetti ivi residenti. L’unica modalità utile per usufruire di questi regimi fiscali di favore è quello di effettuare un trasferimento di residenza all’estero. Solo dopo aver ottenuto la residenza fiscale nel Paese prescelto si potrà usufruire della tassazione ridotta.
Per approfondire: “Trasferimento di residenza all’estero: guida“.
Che cosa accade se non riesco a pagare le imposte sulle plusvalenze?
Il contribuente che non paga le imposte sui redditi rischia di subire un accertamento fiscale da parte dell’Agenzia delle Entrate o della Guardia di Finanza. L’obiettivo è quello di individuare le imposte dovute ed assoggettarle a tassazione, rendendo automaticamente il contribuente debitore dello Stato. Le sanzioni che possono essere applicate sono quelle di infedele dichiarazione o di omessa dichiarazione, a seconda dei casi. L’evasione può portare anche all’emersione di reato nel momento in cui l’imposta evasa supera la soglia di 50.000 euro (per ciascuna annualità). Inoltre, devono essere considerate anche le sanzioni legate al mancato rispetto della normativa sul monitoraggio fiscale delle attività patrimoniali e finanziarie estere.
Consulenza fiscale
La tassazione delle plusvalenze in Italia rappresenta un argomento di fondamentale importanza per tutti gli investitori che operano in questo settore. In Italia, come in molti altri paesi, le plusvalenze realizzate attraverso il trading sono soggette a tassazione. Tuttavia, la complessità delle normative fiscali e le continue modifiche possono rendere difficile per gli investitori mantenere una chiara comprensione delle loro obbligazioni fiscali. È essenziale, quindi, tenersi costantemente aggiornati e, se necessario, consultare un esperto in materia fiscale per garantire la corretta dichiarazione e il pagamento delle tasse. La chiarezza in materia di tassazione non solo garantisce la conformità alle leggi, ma permette anche agli investitori di pianificare meglio le loro strategie di investimento, tenendo conto dell’impatto fiscale.
In questo articolo ho cercato di riassumere tutte le informazioni utili riguardanti la tassazione delle plusvalenze. Stai investendo nel mercato delle valute e vuoi sapere come devi procedere per sapere se devi o meno pagare le imposte in Italia? Operi con un broker estero e vuoi conoscere se sei tenuto a presentare la dichiarazione dei redditi in Italia?
Se hai dei dubbi riguardanti la tua situazione personale o vuoi sapere come devi compilare la tua dichiarazione dei redditi, contattami! Segui il link seguente per metterti direttamente in contatto con me e programmare una consulenza.
Potrai contare sulla consulenza di un professionista preparato, che ti aiuterà a sciogliere tutti i tuoi dubbi.
Domande frequenti
Le plusvalenze sono generalmente considerate reddito diverso di natura finanziaria sono tassate con imposta sostitutiva con aliquota 26%.
La tassazione delle plusvalenze derivanti dalla cessione di valute provenienti da depositi e conti correnti si ha solo nel caso in cui la giacenza in valuta nei depositi e conti correnti complessivamente sia superiore a 51.645,69 euro per almeno 7 giorni lavorativi continui nel periodo d’imposta in cui la plusvalenza è stata realizzata.
Sì, le minusvalenze possono essere detratte dalle plusvalenze nello stesso anno fiscale. Se le minusvalenze superano le plusvalenze, possono essere portate avanti negli anni successivi.
No, l’IVA non si applica alle plusvalenze.
Deve essere conservata la documentazione rilasciata dall’intermediario (broker) con cui si opera. È consigliabile mantenere un registro dettagliato di tutte le operazioni, compresi i dettagli di acquisto, vendita, date, profitti e perdite.
Non dichiarare le plusvalenze può portare a sanzioni e penalità. È sempre consigliabile essere trasparenti e dichiarare tutte le entrate.
L’Agenzia delle Entrate fornisce linee guida e informazioni dettagliate sulla tassazione delle plusvalenze. In alternativa, è possibile consultare un commercialista.