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Guida fiscale per Hobbisti: come vendere prodotti home made

Fisco NazionaleProfessioniGuida fiscale per Hobbisti: come vendere prodotti home made

Guida fiscale all'apertura della partita Iva per hobbisti e la possibilità di operare non professionalmente solo per la partecipazione ai mercatini territoriali.

Hobbisti: se vendo le mie creazioni come devo regolarmi da un punto di vista fiscale? Quali sono gli adempimenti per partecipare ad un mercatino per vendere le mie creazioni? Queste sono alcune delle principali domande che ci rivolgono gli hobbisti che voglio vendere prodotti fatti a mano che hanno realizzato. Di seguito la guida per vendere i propri oggetti home made.

Questo contributo è dedicato a fare chiarezza in merito alla disciplina fiscale che gli hobbisti devono rispettare per la vendita dei propri realizzati home-made. Nella mia attività online mi sto rendendo conto che tantissime persone realizzano prodotti fatti a mano come passione. Passione che spesso porta alla vendita di questi oggetti, quando si incontra un potenziale acquirente.

Le tantissime richieste che mi arrivano ogni giorno mi hanno spinto a fornire alcuni chiarimenti riguardanti l’obbligo di aprire la partita IVA nel caso di piccole attività. Ci sono tantissimi articoli online, ne ho letti molti, prima di scrivere questo articolo. Posso assicurarti che molti di questi non sono scritti da veri addetti ai lavori. Questo, inevitabilmente, ha portato molta confusione. Devo premettere che la normativa da rispettare è molto variegata (oltre alla normativa nazionale vi sono poi i vari regolamenti regionali). Per il quadro della situazione non può che essere complesso.

Riepilogando, quindi, di seguito troverai una breve e semplice guida agli adempimenti civilistici fiscali ed amministrativi. Guida utile a tutti gli hobbisti che vogliono provare a vendere i propri prodotti fatti a mano. L’obiettivo è quello di farti essere in regola e non incorrere problemi con l’Amministrazione finanziaria.


Come e quando è possibile vendere oggetti fatti a mano?

Se le domande che ti stai facendo sono le seguenti, in questo contributo troverai le corrette risposte. È necessario aprire la partita IVA per realizzare e vendere beni nuovi frutto della propria manualità ed estro? E per vendere oggetti vintage nei mercatini, su eBay, su Etsy e altri siti simili? Oppure per dare lezioni di matematica o per collaborare alla gestione di una Pagina Facebook?

La risposta a queste domande è: dipende.

Vendere prodotti fatti a mano: chi è l’hobbista?

Prima di entrare nel vivo della disciplina è opportuno andare a chiarire, chi sono i soggetti che possono essere considerati hobbisti? e come si differenziano dai venditori professionisti?

In Italia non esiste una disciplina nazionale che regolamenti l’hobbistica. Infatti, l’articolo 28 del D.Lgs. n 114/98 rimanda alle varie disposizioni regionali che a loro volta definiscono gli hobbisti come:

“operatori non professionali che vendono, propongono, espongono, o barattano, in modo sporadico ed occasionale, prodotti di modico valore, per lo più opere della propria creatività o del proprio ingegno”

In pratica, gli elementi che caratterizzano un hobbista, sono i seguenti:

  • Vendita, baratto o scambio di prodotti di modico valore, cioè prodotti che non possono in ogni caso avere un valore superiore a 250 euro (il limite in alcune regioni scende fino a 100 euro);
  • Svolge l’attività in modo occasionale. Attività di partecipazione e vendita svolta in modo del tutto saltuario, in modo non professionale, senza vincolo di subordinazione e senza vincolo di mezzi. Ad esempio, rispetto il limite se decido di partecipare a uno/due mercatini l’anno, ma non se pratico tutti i mercatini della regione, ogni settimana;
  • I ricavi derivanti dall’attività, che devono essere certificati dal rilascio di una ricevuta non fiscale.

Se ti rispecchi in questi requisiti allora rientri nella categoria degli hobbisti. Ovvero, dei soggetti che vendono prodotti realizzati in home made, in maniera non professionale.

Che differenza c’è tra hobbisti e creativi?

Una delle difficoltà che riscontro in tante domande che ricevo è che non si riscontra una differenza tra l’hobbista ed il creativo. In generale possiamo dire che esiste una differenza tra hobbisti e creativi.

HobbistiGli hobbisti sono coloro che vendono, barattano, assemblano beni già esistenti. Creano qualcosa di nuovo partendo da beni già esistenti.
CreativiI creativi, invece, sono coloro che realizzano beni nuovi con la loro manualità e ingegno. In pratica i creativi sono quei soggetti che creano nuovi oggetti su cui possono vantare la paternità dell’opera. I creativi possono vantare il diritto di autore sull’opera.

Da un punto di vista fiscale vi sono delle differenze sostanziali tra hobbisti e creativi. I primi, sostanzialmente sono degli artigiani che difettano del requisito della abitualità dell’attività. I secondi, invece, possono sfruttare la disciplina legata allo sfruttamento del diritto di autore. Se sei interessato alla disciplina sugli hobbisti leggi di seguito. Altrimenti, per la disciplina fiscale dei creativi ti lascio questo link: “Sfruttamento del diritto di autore: normativa“.


Hobbisti: quando è necessario aprire partita Iva?

Gli articoli 4 e 5 del DPR n. 633/72 dicono rispettivamente:

Per esercizio di imprese si intende l’esercizio per professione abituale, ancorché non esclusiva, delle attività commerciali o agricole di cui agli articoli 2135 e 2195 del codice civile, anche se non organizzate in forma di impresa. Nonché l’esercizio di attività, organizzate in forma di impresa, dirette alla prestazione di servizi che non rientrano nell’articolo 2195 del codice civile.”
Per esercizio di arti e professioni si intende l’esercizio per professione abituale, ancorché non esclusiva, di qualsiasi attività di lavoro autonomo da parte di persone fisiche. ovvero da parte di società semplici o di associazioni senza personalità giuridica costituite tra persone fisiche per l’esercizio in forma associata delle attività stesse.”

Quindi il termine su cui devi porre la massima attenzione è abituale. Quando un’impresa, un’arte o professione è abituale occorre aprire la partiva IVA. E che cosa significa abituale? Senza dubbio significa continuativa e non occasionale.

Inoltre, nel lontano 1977, la circolare delle Finanze 7/1946  aveva stabilito che:

“l’attività svolta in forma abituale deve intendersi un normale e costante indirizzo dell’attività del soggetto che viene attuato in modo continuativo: deve cioè trattarsi di un’attività che abbia il particolare carattere della professionalità.

Continuativa e professionale. Deve anche essere l’unica attività esercitata?

No, perché gli articoli 4 e 5 dicono espressamente ancorché non esclusiva”. Di seguito ti propongo qualche esempio per rendere tutto più chiaro.

Per approfondire: “Hobbista e partita Iva: quando è conveniente?“.

Esempi di attività occasionali ed abituali

Realizzazione occasionale di oggetti home made


Chiara è una lavoratrice dipendente. Nel tempo libero realizza piccole bomboniere fatte a mano che espone e a volte vende ad amici e conoscenti. 
La sua attività è saltuaria in quanto viene svolta senza abitualità, né continuità.
Inoltre questi introiti non rappresentano per lei la fonte principale di reddito, ma un piccolo arrotondamento.
In questo caso  Siamo nel caso di NON obbligo di Partita IVA.

Partecipazione e vendita a mercatini e su portali Web


Cristina è un lavoratore nell’azienda familiare. Ha la passione per la realizzazione di braccialetti fatti a mano acquistando materiali assemblandoli e rivendendo gli oggetti.
Partecipa con molta frequenza nei mercatini della sua regione, ed opera anche su portali di vendita online.
Il tempo che Cristina dedica a questa attività è sicuramente costante e rilevante nel suo tempo.
In questo caso è necessario essere in possesso della Partita IVA. Questo in quanto l’attività di Cristina presenta caratteristiche di abitualità.

Erogazione di lezioni private a studenti


Francesco è uno studente di economia a Milano. Impartisce occasionalmente lezioni private a studenti delle superiori. L’occasionalità gli permette sicuramente di operare senza obbligo di Partita IVA.

Attività artistica


Sara è disoccupata ed impiega il suo tempo per dipingere quadri, che espone settimanalmente in spazi espositivi e che espone sui suoi profili social e su marketplace online. Ha l’obbligo di partita IVA.

Che cosa faranno Francesco e Chiara che non hanno l’obbligo di partita IVA? Emetteranno una semplice ricevuta ad ogni incasso e dichiareranno il loro reddito nel quadro RL del Modello Redditi (o quadro equivalente del 730) ai sensi dell’articolo articolo 67 DPR n 917/86 lettere i) ed l). Di seguito maggiori dettagli.

Mentre Sara e Cristina dovranno emettere regolare fattura con tutti gli elementi obbligatori. Al termine di questo contributo ci saranno maggiori informazioni anche per loro. Altrimenti puoi trovare maggiori informazioni consultando questo contributo: “Aprire Partita IVA: consigli, costi e suggerimenti“. Potrai verificare se rientri nei requisiti per applicare il regime forfettario e potrai fare le opportuna valutazioni in merito alla tua iscrizione INPS.


Hobbisti come venditori occasionali: adempimenti

Come visto dalla definizione l’hobbista è un venditore occasionale. Si tratta di un soggetto che per diletto decide di vendere un prodotto che ha realizzato, effettuando un’attività del tutto artigianale (non in serie), e con compensi limitati nel corso dell’anno. Ti consiglio di fare molta attenzione e non sottovalutare la tua situazione, approfondendo la tua situazione personale con un commercialista esperto.

Al termine della guida troverai come potermi contattare. Dico questo anche guardando la sentenza della Cassazione 15031/2014. Sentenza che ha affermato che anche un’attività esigua può comportare l’obbligo di partita IVA. Nella fattispecie si trattava di un falegname con fatturato inferiore a 5.000 euro. Soggetto che effettuava preventivi, disegni, costi di trasporto ecc. che hanno evidenziato, secondo la sentenza, abitualità e professionalità.

Quindi attenzione!

Una volta verificato che sei tra i soggetti non obbligati alla partita IVA, la normativa fiscale è piuttosto semplice. È sufficiente rispettare poche semplici regole per essere in regola con l’Amministrazione finanziaria.

Emissione della ricevuta non fiscale

La prima regola riguarda l’emissione della ricevuta non fiscale. La ricevuta non fiscale è la ricevuta che viene emessa da parte dei privati (non titolari di partita IVA), quando effettuano la cessione di un bene. La ricevuta deve essere emessa al momento di incasso del corrispettivo di vendita, e sulla stessa deve essere sempre apposta una marca da bollo da 2 euro, quando l’importo della vendita supera le 77,47 euro. La marca da bollo è a carico del cedente, ma può essere addebitata all’acquirente. Per maggiori informazioni sulla compilazione della ricevuta non fiscale e per scaricare una bozza di ricevuta, ti riamando a questo articolo: “Ricevuta: istruzioni per l’uso“. Cosa importante da ricordare è che la ricevuta non fiscale non deve essere pre-numerata in origine. Per questo potete utilizzare anche modelli da stampare di volta in volta.

La seconda regola riguarda la conservazione delle ricevute emesse. Le ricevute, oltre che per attestare l’avvenuta transazione di denaro, rappresentano un documento che ti sarà utile per capire se dovete predisporre la dichiarazione dei redditi. Quello che voglio dire che non avere obbligo di aprire partita Iva non significa non avere l’obbligo di dichiarare questi redditi. Si tratta di redditi che devono essere sempre dichiarati. In questa sede non è possibile trattare tutti i casi, ma vi basti sapere che se non avete altri redditi nell’anno, se avete effettuato cessioni sino 4.800 euro, siete esonerati dalla presentazione della dichiarazione dei redditi.

In caso contrario (se ad esempio sei anche lavoratore dipendente) dovrai indicare il reddito nel quadro dei redditi diversi. redditi di cui all’articolo 67, comma 1, lettera i) del DPR n. 917/86, (quadro D del modello 730 o quadro RL del modello Redditi PF), i compensi percepiti dalle vendite di oggetti home made.


Partecipazione a mercatini e vendita di oggetti

Solitamente gli hobbisti che desiderano vendere i propri prodotti, partecipano a mercatini occasionali. Si tratta di piccole manifestazioni organizzate da varie associazioni presenti nei vari comuni. Oppure in alcuni casi è direttamente lo stesso Comune che organizza appositi mercatini hobbisti. Per vendere nei mercatini hobbisti è necessario essere in possesso di tutta la documentazione necessaria per la “vendita temporanea“. Documentazione da esibire in caso di possibili controlli da parte delle forze dell’ordine, polizia municipale o Guardia di Finanza:

  • Dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà. Dichiarazione che l’hobbista deve presentare presso il Comune dove si svolge, in cui si dichiara di esercitare l’attività di esposizione e vendita di oggetti. Stessa cosa per le opere dell’ingegno a carattere creativo senza necessità di autorizzazione amministrativa (articolo 4, comma 2, lettera h), D.Lgs. n. 114/98). Non vi è un modello standard, ma puoi trovare il modello di tuo interesse presso la pro loco competente per ogni Comune. Oppure presso le varie associazioni che si occupano di promuovere i vari mercatini locali;
  • Tesserino degli hobbisti. Varie normative regionali o comunali prevedono il rilascio di un tesserino degli hobbisti obbligatorio per esporre le proprie creazioni nei mercatini. Il tesserino ha un costo variabile da Comune a Comune;
  • Eventuale altra documentazione aggiuntiva richiesta dai singoli Comuni. Come ad esempio, il pagamento della tassa legata all’occupazione di suolo pubblico. Anche in questo caso la normativa varia da Comune a Comune.

Attenzione alle normative territoriali

Come ti sarai accorto è impossibile riassumere tuta la normativa regionale o comunale in dettaglio. Ogni regione e più in dettaglio ogni Comune ha regole proprie. Per questo motivo è sempre opportuno informarsi presso il Comune ove si svolge la manifestazione, oppure presso l’ente che organizza il mercatino. Ricordo agli hobbisti che è possibile partecipare anche a più mercatini durante l’anno. A condizione però che non si superino limiti per identificare come abituale e continuativa la propria attività di esposizione e vendita.

In alternativa alla vendita nei mercatini è possibile utilizzare la formula dei temporary shop. Si tratta di avviare un vero e proprio negozio temporaneo dove esporre le proprie creazioni. Questo negozio, tuttavia, per poter essere avviato in modo non professionale deve necessariamente restane aperto per meno di 30 giorni all’anno. In questo caso gli adempimenti amministrativi e fiscali sono molto ridotti. Per maggiori informazioni su questo tipo di attività vi rimando a questo contributo: “Temporary store: guida all’apertura e adempimenti“.


La vendita su internet per hobbisti e creativi

Accanto alla tradizionale vendita dei prodotti nei mercatini, molti hobbisti preferiscono provare a vendere sfruttando internet. Ebbene, in questo caso le cose si complicano, ed è necessario prestare molta attenzione. In linea generale, ad un hobbista non è consentito avere un proprio sito internet dove si espongono i propri prodotti se sugli stessi vi sono applicati prezzi di vendita. In questo caso, infatti si rende obbligatorio l’esercizio con partita IVA.

Attenzione!

Questo non vuol dire che un hobbista non possa avere un proprio sito dove espone le proprie creazioni. Deve trattarsi però di un mero sito vetrina. Si tratta di un sito o di una pagina di social network in cui si espongono foto e descrizioni di oggetti, senza che siano visibili ed esposti prezzi di vendita.

Per l’Amministrazione finanziaria l’hobbista o il creativo che apre un proprio sito internet per la pubblicizzazione o la vendita di prodotti, e considerato a tutti gli effetti un commerciante o un artigiano, a seconda dei casi. Questo significa inevitabilmente dover sottostare a tutti gli obblighi fiscali, contabili e amministrativi visti sopra, per i soggetti che devono aprire partita Iva. Se sei interessato ad avere maggiori informazioni su questa disciplina, può trovare aiuto da questo contributo: “Aprire partita Iva per la vendita di beni in e-commerce“.

I marketplace

Per tutti gli altri hobbisti, che invece, non ritengono opportuno, o non sono interessati, alla vendita professionale, è possibile ovviare a tutti questi adempimenti. Nel caso puoi farti i ospitare da altri siti web, come vetrina per le tue creazioni di oggetti fatti a mano. Infatti, l’hobbista che desidera vendere le proprie creazioni online senza possedere partita IVA, può avvalersi di uno dei tantissimi marketplace, dove esporre i propri prodotti. Vi possono essere marketplace dedicati esclusivamente ad uno specifico settore merceologico.

Mi riferisco ad esempio a siti come misshobby.com, etsy.com, e molti altri. Oppure vi sono marketplace generalisti, destinati ad ospitare vari prodotti e servizi, come e-bay.it, subito.it, ecc.

Attenzione!
La possibilità di essere ospitati su questi portali e rimanere classificati come hobbisti o creativi dipende dalla possibilità di non vedere esposti i prezzi di vendita degli oggetti. Se promuovi continuativamente le tue creazioni su questi portali ed esponi i prezzi di vendita sei automaticamente considerato un imprenditore, commerciante o artigiano. Insomma, un soggetto che deve operare obbligatoriamente con partita Iva.

Anche in questo caso, quindi, è necessario prestare la dovuta attenzione. La vendita per gli hobbisti e i creativi deve essere occasionale. Esattamente come visto per i mercatini reali (non virtuali). Se l’attività di vendita online è organizzata, abituale (si lasciano prodotti in vetrina sul sito per settimane), allora anche in questo caso è necessario l’avvio di un’attività professionale. L’Agenzia delle Entrate coadiuvata dalla Guardia di Finanza effettua controlli ogni anno sui vari portali per verificare il rispetto di questi requisiti da parte dei venditori.

L’attività di controllo sui venditori da parte dell’agenzia delle entrate

Con l’art. 13, comma 1, D.L. n. 34/2019 ha previsto l’obbligo a carico dei marketplace online (come Etsy, ma anche molti altri), ovvero degli operatori che, avvalendosi di piattaforme elettroniche facilitano la vendita a distanza, di trasmettere i flussi di vendita dei propri iscritti all’Agenzia delle Entrate. Si tratta della comunicazione c.d. “DAC7

A cosa serve tale monitoraggio? L’Agenzia delle Entrate dichiara, nella propria pagina dedicata all’adempimento, che tali dati verranno utilizzati per monitorare il volume delle vendite a distanza dei beni. Di fatto, non esistendo un regime di vendita occasionale per artigiani e commercianti, questo permetterà la segnalazione di diverse posizioni irregolari presenti sui marketplace anche da diversi anni. Come abbiamo detto più volte in vari articoli, la vendita occasionale di beni non esiste, chi vende online deve farlo con partita IVA.

Lo stesso portale Etsy, ha reso noto che tutti gli operatori che vendono con il loro portale devono obbligatoriamente indicare il numero di partita Iva, invitandoli a registrare tale dato per procedere con la comunicazione dei dati delle vendite all’Agenzia delle Entrate.

Controlli dell’Agenzia sulle attività senza partita Iva

Quello che possiamo dire è che la comunicazione dei dati delle transazioni effettuate da parte dei vari marketplace online permetterà di effettuare dei controlli incrociati da parte dell’Agenzia delle Entrate.

I controlli riguarderanno l’incrocio tra i dati presenti in dichiarazione dei redditi e quelli trasmessi dai marketplace. In questo modo le Entrate potranno verificare la corretta indicazione dei redditi percepiti in dichiarazione. In questo modo tutti gli operatori che vendono (irregolarmente) senza partita Iva rischieranno un accertamento fiscale, con sanzioni importanti. Inoltre, tali dati verranno condivisi con il Registro delle Imprese, con l’Inps e l’Inail, che potrebbero a loro volta volta far partire accertamenti per l’iscrizione d’ufficio a tali enti. Per questo motivo il consiglio non può che essere quello di regolarizzare immediatamente la propria posizione con tutti gli enti coinvolti.


I vantaggi del contratto di conto vendita

Uno degli strumenti che consiglio sempre di utilizzare a tutti gli hobbisti che mi contattano è il contratto di conto vendita. Il contratto estimatorio o di conto vendita è disciplinato dagli articoli 1556 e seguenti del codice civile, secondo il quali:

Art. 1556 c.c.
con il contratto estimatorio una parte (denominata tradens) consegna una o più cose mobili all’altra (denominata accipiens) e questa si obbliga a pagare il prezzo. Salvo che restituisca le cose nel termine stabilito

In pratica, con questo tipo di contratto, un soggetto cedente consegna una fornitura di beni, ad un altro soggetto cessionario. Soggetto che contrarrà l’obbligo di pagarne il prezzo d’acquisto soltanto nell’ipotesi in cui, entro un dato periodo di tempo, riesca ad effettuare la vendita della merce affidata.

Il contratto estimatorio può essere utilizzato anche dagli hobbisti, che possono sfruttarlo per trovare potenziali negozianti che possano mettere in vetrina i loro prodotti. Per maggiori informazioni sul contratto di conto vendita potete consultare questo articolo: “Contratto estimatorio: disciplina civilistica e fiscale“. In conclusione, possiamo dire che per effettuare la vendita di prodotti realizzati home made è necessario prestare molta attenzione alla normativa civilistica e fiscale in vigore. Per questo motivo, quanti di voi avessero ancora qualche dubbio in merito, possono contattarmi tramite i commenti.


Conclusioni

L’esperienza maturata in questi ultimi anni attraverso la gestione fiscale di molti ex hobbisti, diventati alcuni artigiani, altri ancora commercianti, insegna che il momento che desta maggiori criticità è quello iniziale. Molti di voi, infatti, si trovano nella situazione di effettuare qualche vendita durante l’anno, ma considerato anche il fatto che per restare in regola come hobbisti non è possibile farsi pubblicità in alcun modo, le cose non migliorano. Quello che consiglio sempre in questi casi è valutare bene la vostra attività.

So bene che sia difficile, ma quello che dovete capire è quanto credete in quello che fate e capire quanto riscontro potrete avere. Provate con i vostri amici, vicini di casa o parenti. Provate a proporre loro la vostra idea o qualche prodotto home made che avete realizzato. In questo modo avrete un primo riscontro. Quello che posso fare per voi, invece, è affiancare questo riscontro ad un primo business plan dell’attività. Prima faremo il punto della situazione, analizzando la vostra situazione personale. Successivamente, inquadrerò l’attività da un punto di vista fiscale e con il tuo aiuto realizzerò per voi un business plan personalizzato. Dove potrete trovare i principali costi dell’attività e potrete capire meglio la fattibilità dell’operazione. Poi faremo una valutazione assieme per capire se proseguire o meno verso l’avvio di un’attività professionale. Se sei interessato a questo tipo di analisi contattatemi in privato, oppure nei commenti.

Se credi in quello che fai non perdere quest’occasione!

Consulenza fiscale online

In caso contrario, se non rientri nei requisiti per operare come hobbista sei un imprenditore. Ovvero un soggetto che pur realizzando i propri prodotti in maniera autonoma e artigianale, effettua un’attività di vendita continuativa ed organizzata. Questo a prescindere dalla natura dei beni commercializzati. Se la tua attività di vendita è continuativa (ad esempio vendi in e-commerce), se vendi in maniera professionale con un marchio, oppure con un’organizzazione di mezzi (hai un locale, usi pubblicità, cartellonistica, ecc), allora sei un commerciante.

Come tale sei soggetto all’obbligo di apertura della partita IVA, all’iscrizione alla Camera di Commercio (sezione commercianti o artigiani). Inoltre, è dovuta la presentazione della Segnalazione certificata di inizio attività (SCIA) al vostro Comune. E’ poi obbligatoria la tenuta delle scritture contabili (quest’ultimo obbligo peraltro ha un contenuto differente a seconda del regime fiscale al quale si è assoggettati). Naturalmente in questo caso è indispensabile la consulenza di un dottore commercialista. Un valido professionista che si occupi di affiancarvi sia per gli adempimenti fiscali (dichiarazione dei redditi e tenuta della contabilità). Sia per i vari adempimenti amministrativi. Per chi volesse maggiori informazioni mi contatti pure nei commenti.


Come trovare un’idea da un milione di dollari?

Uno degli aspetti che maggiormente interessa i creativi, una volta chiarito l’aspetto fiscale, è capire se la loro idea possa funzionare sul mercato. Ovvero se la stessa possa essere considerata un’idea da “un milione di dollari“. Per questo motivo ho deciso di consigliarti un libro che ho letto recentemente. Si chiama:

Come avere un’idea da un milione di dollari: … e trarre il massimo anche da quelle da cinque centesimi!

Il libro è di Takumi Yamada, una scrittrice Giapponese, che ha tratto il suo libro dal lavoro quinquennale di due ingegneri studiosi di psicologia, filosofia e mistica orientale. Dal mio punto di vista leggerlo ti aiuterà a capire se davvero la tua idea che coltivi come hobby può diventare un prodotto di successo nel business.

Domande frequenti

Devo pagare le tasse sul denaro che guadagno dalle mie attività di hobby?

Sì, se guadagni denaro dalle tue attività di hobby, devi pagare le tasse su quel reddito.

Quali tipi di attività di hobby sono soggetti a tassazione?

Tutti i tipi di attività di hobby che generano un reddito sono soggetti a tassazione, come ad esempio la vendita di oggetti fatti a mano o l’organizzazione di corsi di formazione.

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    Dottore Commercialista, Tax Advisor, Revisore Legale. Aiuto imprenditori e professionisti nella pianificazione fiscale. La Fiscalità internazionale le convenzioni internazionali e l'internazionalizzazione di impresa sono la mia quotidianità. Continuo a studiare perché nella vita non si finisce mai di imparare. Se hai un dubbio o una questione da risolvere, contattami, troverò le risposte. Richiedi una consulenza personalizzata con me.
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