Abbiamo parlato in precedenza di riforma fiscale e di IRPEF, e delle motivazioni per cui il governo sta decidendo di attuare delle importanti modifiche sul piano delle tasse, per il 2021 e per i prossimi anni. Nella riforma fiscale sono previsti particolari sgravi, al fine di supportare la ripresa economica del paese, ma non solo.
Di pari passo con la riforma fiscale, continua anche la lotta all’evasione, che detiene in Italia primati da record. Per le casse dello stato la situazione che riguarda pagamenti in nero, redditi non dichiarati o errati, risulta un vero e proprio problema pubblico.
Nella riforma fiscale 2021 è prevista una lotta all’evasione proposta prima di tutto tramite la telematizzazione di moltissime procedure, che oltre a snellire il sistema, garantisce una trasparenza maggiore.
Oltre alla lotta all’evasione, la riforma fiscale del 2021 prevede anche novità interessanti a proposito della tassa sui redditi da lavoro, l’IRPEF.
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IRPEF: la tassa sui redditi al centro della riforma
La riforma sull’IRPEF è ritenuta dal governo come fondamentale per poter equilibrare il sistema di tassazione italiano, e a cambiare con molta probabilità saranno le aliquote di cui la stessa è interessata. La tassa sul lavoro è una delle maggiori presenti in Italia, tant’è che moltissime imprese, soprattutto complice la crisi dell’ultimo periodo, si sono trovate in non poche difficoltà a coprire i costi fissi delle attività stesse e le tasse presenti.
Bisogna ricordare che l’IRPEF è l’imposta sul reddito delle persone fisiche, un’imposta diretta, che al momento si presenta con aliquote scaglionate in cinque diverse percentuali. Le aliquote vengono stabilite in base al reddito. Ma su quali redditi viene applicato l’IRPEF?
- • Redditi di lavoro dipendente: sono i redditi cumulati durante l’anno derivati da lavori svolti alle dipendenze di un’attività, impresa o azienda;
- • Redditi di impresa: reddito derivato dalla produzione e dalla vendita di beni o servizi;
- • Redditi di capitale: derivate da rendite finanziarie;
- • Redditi di lavoro autonomo: sono i redditi derivanti dal lavoro di professionisti e freelance che utilizzano Partita Iva;
- • Redditi fondiari: redditi derivati da immobili o fabbricati, o redditi di tipo agrario.
Trattandosi di una tassa progressiva, l’IRPEF viene calcolata in base al reddito annuale, e l’aliquota varia dal 23% al 43% in base ai diversi scaglioni di reddito.
Flat tax e IRPEF: cosa potrebbe cambiare
Quando si parla di flat tax si fa riferimento alla possibilità di introdurre un’aliquota unica per la tassazione sui redditi, una tassa piatta. La flat tax è stata introdotta in molti paesi, e più volte ipotizzata anche in Italia, senza però effettive applicazioni.
Una flat tax determinerebbe l’applicazione di una tassa unica per i redditi sotto una certa soglia, escludendo la possibilità dell’attuale suddivisione in modo progressivo.
Di fatto la flat tax implicherebbe una minore pressione fiscale, perché la tassa sarebbe universale, uguale per tutti. Per questo è considerata vantaggiosa da molti, e potrebbe favorire la ripresa economica. Di fatto però, questa imposta non avrebbe solo vantaggi, ma anche svantaggi. Diminuendo la tassazione in modo globale, si provocherebbe un sistema a vantaggio delle fasce di popolazione più ricche.
Una delle ipotesi della riforma fiscale, che coinvolge l’IRPEF riguarda proprio l’introduzione di una flat tax al 23%, ed è una delle tante proposte attualmente al vaglio. Sicuramente la riforma fiscale provvederà a modificare l’IRPEF, ma non è ancora ben chiara la direzione che questa tassa prenderà nei prossimi mesi.
C’è chi ipotizza una flat tax minore, al 15%, per favorire la ripresa, almeno per i redditi inferiori a 65.000 euro. La riforma fiscale dovrà muoversi anche tenendo conto degli sgravi fiscali attualmente presenti, a cui anche il mercato del lavoro può attingere. Oltre all’ipotesi di una flax tax, possiamo parlare anche dell’introduzione di una tassa IRPEF a tre aliquote anziché a cinque come avviene tutt’ora.
IRPEF a tre aliquote: cosa cambierebbe
L’ipotesi di introdurre un’IRPEF a tre aliquote potrebbe essere una soluzione intermedia tra le attuali cinque aliquote e la flat tax, perché ribilancerebbe l’intero sistema di tassazione sui redditi, scaglionando le cifre a tre percentuali anziché 5. Come avevamo visto anche in questo articolo al momento attuale, l’IRPEF viene così ripartito:
- • Fino a 15.000 euro: aliquota al 23%;
- • Da 15.000 a 28.000 euro: aliquota al 27%;
- • Da 28.000 a 55.000 euro: aliquota al 38%;
- • Da 55.000 a 75.000 euro: aliquota al 41%;
- • Oltre 75.000 euro: aliquota al 43%.
La riforma fiscale che prevede l’introduzione di tre aliquote, porterebbe l’attuale sistema a questi numeri:
- • Fino a 25.000 euro: aliquota al 23%;
- • Da 25.000 euro a 55.000 euro: aliquota al 33%;
- • Oltre i 55.000 euro: aliquota al 43%.
Al momento il sistema fiscale italiano è considerato non equilibrato da molti punti di vista, e la pressione fiscale a carico del mercato del lavoro è decisamente elevata. Da qui, l’evasione fiscale risulta notevole, e l’obiettivo di una nuova riduzione delle aliquote è proprio una maggiore trasparenza e equità nella tassazione.
Riforma fiscale: necessaria per la ripresa economica post Covid-19
La ripresa economica è l’obiettivo principale del Recovery Plan, il piano presentato dall’attuale governo Draghi e approvato dall’Europa. Al momento tutti i partiti politici stanno presentando ipotesi e proposte per la nuova riforma, e ad inizio estate si potrà avere un riscontro anche sulla situazione attuale, con dati aggiornati.
Flat tax al 15%, divisione dell’IRPEF in tre aliquote, ma anche un’ipotesi di assenza totale di tassazione nel caso di redditi particolarmente bassi. Queste sono le ipotesi più dibattute al momento che vedono l’IRPEF al centro della scena.
Si ipotizza anche che la tassazione sul reddito venga applicata non più al singolo soggetto, ma all’intero nucleo famigliare, includendo più redditi e anche di diverso tipo. Anche per questo punto si attendono ancora conferme ufficiali.
La riforma fiscale è necessaria alla ripresa economica del paese, e questo è un punto che l’attuale governo ha voluto sottolineare più volte. Un’altra questione riguarda la tassazione IMU, che l’Europa preme per applicare anche agli italiani come imposta sulla prima casa, dato che al momento è esente.
E non sono mancate anche le ipotesi di patrimoniale, soprattutto per rientrare delle spese necessarie a coprire i costi della gestione dell’emergenza e dei sussidi economici che lo stato ha erogato e sta erogando ad imprese e famiglie.