Le startup di successo degli ultimi anni presentano tutte un comune denominatore: un’idea innovativa, capace di anticipare il mercato. Una nuova azienda, infatti, è in grado di generare profitti nel tempo solo se in grado di soddisfare una domanda latente, oppure, ancora meglio di creare una domanda capace di soddisfare la propria offerta. Ma, come finanziare una startup?
Le più grandi aziende del mondo fanno questo, anticipano il mercato e creano una domanda, per i beni che stanno mettendo sul mercato. Volete un esempio: Apple su tutti. Milioni di persone in coda per ricevere la nuova versione di uno smartphone, senza nemmeno conoscere le novità rispetto alla versione precedente. Questo perché ormai le persone si fidano del marchi, dell’azienda, e del successo passato.
Cosa succede ad una buona idea senza il giusto finanziamento che possa portarla al successo?
La risposta a questa domanda sta nelle tantissime startup chiuse dopo pochi mesi anni, o addirittura mesi dalla loro apertura. Idee buone, ma che senza un adeguato finanziamento non sono riuscite a decollare.
Oggi una società , se funziona al meglio, è in grado di restituire moltiplicati tutti i fondi che sono stati spesi per crearli: ma il problema rimane quello di trovare questi fondi, soprattutto quando ancora non c’è un’azienda concreta e strutturata. Si tratta di una scommessa ad alto rischio e spesso non è facile trovare soggetti disposti ad affrontarla.
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Perché è importante finanziare una startup
Avere una potenziale idea di business vincente da sola non è sufficiente a garantire allo startupper gli strumenti utili per avviare la propria impresa. Senza un adeguato finanziamento l’idea è destinata a non trovare il successo che merita. L’errore più grande è pensare che i finanziamenti arrivino da soli solo perché l’idea è davvero innovativa.
Nella realtà delle cose, invece, finanziare una startup è il più grande problema pratico che un aspirante imprenditore si trova ad affrontare, nel momento in cui decide di mettere in pratica la sua idea. Il problema legato al reperimento di finanziamenti non riguarda soltanto la fase di nascita di un’impresa: anche aziende già in attività possono avere bisogno di finanziamenti nelle fasi di sviluppo, per espandere la loro attività .
Realizzare un’idea richiede tempo e denaro. Lo sviluppo richiede fondi che spesso nessuno startupper ha a disposizione. La ricerca delle migliori fonti di finanziamento diventa, quindi, una fase fondamentale per la crescita.
Vediamo, quindi, di conoscere meglio quali sono i canali cui una startup può rivolgersi per finanziare la sua idea di business. Naturalmente devi sempre tenere in considerazione che non esiste una fonte di finanziamento migliore in assoluto. Ogni azienda, infatti, ha le proprie caratteristiche che meglio si confanno ad uno strumento piuttosto che all’altro. Per questo devi conoscere tutti gli strumenti disponibili per individuare il migliore per la tua situazione.
Il canale bancario
Il punto di partenza è sempre la più classica fonte di finanziamento, ovvero il finanziamento bancario. Uno dei core business degli istituti di credito, infatti, dovrebbe essere quello di erogare finanziamenti a privati o alle imprese. Passare dalla teoria alla pratica però non è facile.
Finanziare qualcosa che ancora non esiste concretamente, per un istituto di credito rappresenta un investimento ad alto rischio, in quanto non è possibile fare una previsione certa sul successo dell’idea e quindi della startup che nascerà .
Le banche in questi casi sono restie a concedere un finanziamento. Riescono a farlo soltanto chiedendo in cambio:
- Garanzie reali (ipoteca su immobili di proprietà ), o
- Garanzie personali (fideiussioni da parte di soggetti solvibili).
L’obiettivo è quello di essere adeguatamente coperti dal rischio che la società diventi “insolvibile“. Nonostante ultimamente le cose sembra stiano cambiando, alcuni gruppi bancari hanno adottato appositi finanziamenti studiati per le startup, ma la situazione per chi si appresta a chiedere un finanziamento rimane sempre piuttosto complessa.
Per chi volesse prendere questo canale per ottenere un finanziamento dovrà prestare attenzione ai tassi di interesse applicati dai vari istituti di credito. Anche le imprese che sono riuscite ad ottenere un finanziamento, devono prestare attenzione al corretto adempimento dei vari rimborsi.
Per questo un piano finanziario prospettico diventa fondamentale per evitare di trovarsi in situazioni di mancanza di liquidità . Altro aspetto da considerare è quello legato alla possibilità di trovare qualcuno disposto a mettere sul piatto per voi una garanzia reale o personale. Tuttavia, una volta ottenuto il finanziamento l’istituto di credito non potrà vantare alcun controllo sull’utilizzo che ne sarà effettuato.
La finanza agevolata
Quando parliamo di finanza agevolata facciamo riferimento a tutte quelle iniziative, previste da enti pubblici (Stato, province, Regioni, Comuni ed Unione Europea), che prevedono l’erogazione di contributi a tasso agevolato alle imprese.
Si tratta di finanziamenti non erogati “a pioggia“, ma piuttosto ad aziende che presentano precise caratteristiche. Molto spesso l’erogazione di contributi è finanziata anche da enti o istituti privati (fondazioni o enti culturali). Questi enti operano in base ad appositi bandi di concorso e mettono in palio premi o contributi in denaro, per i soggetti o le imprese migliori in determinati ambiti o settori.
Le caratteristiche richieste per accedere a questi contributi di finanza agevolata sono individuate dai relativi bandi e possono riguardare aspetti diversi, come ad esempio: l’età dell’imprenditore, il sesso, la tipologia di attività , il territorio su cui viene svolta.
Vantaggi e svantaggi
Il vantaggio di questo canale di finanziamento è sicuramente quello legato ai bassi tassi di interesse. Questo significa che il volume di denaro che la società dovrà restituire nel tempo sarà più bassa rispetto a quella di un normale finanziamento bancario. Inoltre, come per il finanziamento bancario, il controllo sull’attività rimane pienamente nelle mani dello startupper, che deve solo preoccuparsi di restituire il prestito nei termini previsti.
Non è facile individuare degli svantaggi evidenti nella finanza agevolata come strumento di finanziamento. Il problema può essere piuttosto quello relativo alle caratteristiche che una società deve possedere per accedere a questi bandi, che spesso sono molto stringenti. Anche in questo caso deve essere tenuto in considerazione il rischio relativo alla necessità di ottenere, nella maggior parte dei casi, una fideiussione bancaria per poter essere ammessi a questo tipo di finanziamento.
Bandi di finanza agevolata
Inoltre, deve essere considerato il fatto che nell’ultimo periodo i bandi di finanza agevolata, soprattutto a livello nazionale, sono diminuiti: i fondi pubblici messi a disposizione delle startup e delle imprese in generale sono sempre meno e sempre più agguerrita è la concorrenza per accaparrarseli.
Le società di venture capital
Le società di venture capital hanno lo scopo di investire in aziende ai primi passi del loro sviluppo e ad alto potenziale di crescita. Tradizionalmente, i venture capital chiedono quote di proprietà in cambio dei loro finanziamenti. L’idea alla base del venture capital è quella di scommettere su più progetti, tra i quali scovare quello di successo. Tuttavia, generalmente, i venture capital investono su startup che operano in settori ad alto potenziale di crescita.
Una volta che l’impresa avrà avuto il successo sperato il venture capital esce di scena vendendo le sue quote, naturalmente ad un valore più elevato rispetto al prezzo di acquisto, remunerando così l’investimento effettuato.
In pratica, i venture capital rappresentano una ulteriore forma di investitori non istituzionali: questi soggetti, di solito società e fondi di investimento, sono alla ricerca di ampi margini di guadagno in tempi relativamente brevi. Per questo, ad attirare la loro attenzione sono startup fortemente innovative in fase di sviluppo ed espansione. Non lo sono quasi mai invece quelle nella fase di creazione.
I venture capital non concedono un finanziamento, ma immettono capitali di rischio direttamente nella società : il metodo più utilizzato è quello dell’aumento di capitale, acquisendo delle quote della stessa, che rivenderanno nel momento in cui si sarà apprezzata a sufficienza da produrre il guadagno previsto.
Vantaggi e svantaggi
Il vantaggio di questo tipo di canale di finanziamento è che, se una startup risulta appetibile per un venture capital,  cioè dispone di un progetto che promette grandi guadagni, è possibile ottenere finanziamenti anche per somme molto elevate e superiori a quelle offerte da istituti di credito. Questo, in quanto i venture capital sono maggiormente propensi a finanziari progetti ad elevato livello di rischio. Finanziamenti che, probabilmente, non sarebbero finanziati dai canali tradizionali.
Lo svantaggio di questo canale di finanziamento è dato dal potere di controllo (determinato da appositi accordi) sulla gestione della società stessa, che il venture capital si riserva. Questo, in modo da poter intervenire in caso di errori di gestione. L’obiettivo del venture capital è quello di assicurarsi che la società abbia successo, e quindi vuole intervenire nella gestione per assicurarsi che tutto proceda per il meglio.
Il crowdfunding
Il crowdfunding indica un metodo innovativo di finanziamento di progetti da parte di un ampio numero di investitori (“crowd“), tramite elargizioni in denaro (“funding“) effettuate attraverso internet. Si tratta di una realtà in profonda espansione nel mondo del Web, costituita da gruppi di investitori non professionali che si impegnano a sostenere un progetto o molto spesso una società , dotata di un progetto creativo ed innovativo, ma che non ha a disposizione i fondi necessari alla sua realizzazione.
Il crowdfunding è diventato sicuramente uno dei canali più in voga per raccogliere capitali, specialmente progetti legati ad applicazioni o al mondo del Web. Il concetto di base di questa forma di finanziamento è relativamente semplice: esistono diverse piattaforme (Kickstarter, Eppela, etc) in cui è possibile mettere in mostra il progetto e, nel caso questo venga apprezzato, raccogliere risorse finanziate dai sostenitori del progetto.
I metodi principali di crowdfunding sono: il reward-base e l’equity-base. Il primo consiste nel ripagare i propri investitori con un premio (che può consistere in un prodotto, un invito, un ringraziamento o qualsivoglia ricompensa). Il secondo implica una cessione di una parte della proprietà del progetto all’investitore, ovviamente in modo proporzionale al capitale investito.
Per approfondire: Crowdfunding: guida civilistica e fiscale.
Il bootstrap
Il bootstrap indica un processo che riesce ad avviarsi da se stesso: è inteso metaforicamente per indicare il processo di autosostenibilità che anima lo spirito del progetto. L’obiettivo generale, in questo caso è quello di riuscire a farcela da soli, senza ricorrere all’aiuto altrui, sfruttando le proprie risorse, seppur esigue.
Cercare finanziamenti attraverso questa modalità ha il vantaggio di spingere il team a massimizzare i propri investimenti e porre il focus sulle decisione veramente urgenti e quindi concentrarsi sul mercato, sui clienti e sullo sviluppo del prodotto/servizio.
Se da una parte consente di sviluppare sin da subito un maggior senso di responsabilità e priorità , dall’altra sono ben pochi coloro che hanno la possibilità di autofinanziarsi. Scatta così la ricerca dei fondi, spesso attraverso l’aiuto di amici e parenti.
Il vantaggio di questa forma di ricerca di finanziamenti è quello di non avere rapporti con enti esterni, e quindi di poter gestire il rientro dal finanziamento in modo del tutto autonomo. Non ci sono ingerenze sulla gestione o particolari scadenze da rispettare. Finanziare una piccola società con il bootstrap è possibile: un buon numero di aziende di successo hanno iniziato con un prestito da amici e parenti. Tuttavia, è importante essere consapevoli circa le insidie e gli oneri che possono sorgere in tempi difficili. Il rischio di rovinare rapporti personali è alto, così come tuttavia la ricompensa, nel caso si riuscisse ad accrescere non solo la propria ricchezza, ma anche quella di amici e famiglia.
Il work for equity
Il work for equity si configura come un meccanismo alternativo di remunerazione e, indirettamente, di finanziamento, particolarmente rilevante per le startup nelle loro fasi iniziali. In sostanza, anziché pagare in denaro contante per servizi professionali, consulenze, o anche per l’apporto di lavoro dipendente o parasubordinato, l’azienda offre una partecipazione al proprio capitale sociale.
Questo approccio rappresenta una leva strategica fondamentale quando la liquidità è scarsa, come spesso accade nelle prime fasi di vita di una nuova impresa. Permette alla startup di accedere a competenze qualificate, servizi essenziali (legali, marketing, sviluppo tecnologico, ecc.) o al lavoro di figure chiave, senza dover sostenere un immediato esborso finanziario che potrebbe compromettere la sua sostenibilità operativa. Di fatto, si posticipa l’uscita di cassa, trasformandola in un investimento sul futuro valore dell’impresa stessa.
Dal lato del prestatore d’opera (consulente, professionista, dipendente), accettare una remunerazione basata sull’equity significa scommettere sul potenziale di crescita della startup. Rinunciando a un compenso certo e immediato, egli acquisisce quote o azioni (o strumenti finanziari partecipativi come le stock option) che potrebbero rivalutarsi significativamente in caso di successo dell’iniziativa imprenditoriale (ad esempio, tramite una exit o una quotazione in borsa). Questo crea anche un forte allineamento di interessi tra il management/fondatori e chi apporta le proprie competenze, poiché tutti condividono l’obiettivo di incrementare il valore aziendale.
Come si struttura
L’implementazione del work for equity richiede però attenzione e strutturazione. È cruciale definire chiaramente in un accordo scritto i seguenti aspetti:
- La valutazione pre-money: per determinare quante quote o azioni corrispondono al valore del servizio reso. Questa è spesso una negoziazione delicata;
- La tipologia di partecipazione offerta: quote dirette, azioni, stock option con piani di vesting (maturazione del diritto nel tempo o al raggiungimento di obiettivi), ecc;
- Le condizioni e tempistiche di assegnazione dell’equity (ad esempio, tramite piani di vesting per incentivare la permanenza a lungo termine);
- Gli aspetti legali e fiscali, che possono variare e prevedono specifiche normative, specialmente in Italia per le startup innovative dove esistono agevolazioni.
Sebbene rappresenti un’opportunità preziosa per superare le barriere finanziarie iniziali e attrarre talento motivato, il work for equity comporta anche delle complessità . Per la società , significa diluire la proprietà dei soci fondatori. Per chi accetta l’equity, comporta l’assunzione di un rischio imprenditoriale, poiché il valore futuro della partecipazione è incerto e dipende dal successo dell’azienda.
Business plan: perché è fondamentale?
Qualunque sia il metodo o i metodi che avete scelto per finanziare la vostra idea di business e quindi la vostra start up, l’obiettivo deve essere quello di mettere subito a conoscenza il potenziale investitore, sia esso una banca, un venture capitale, piuttosto che ente, qual’è il vostro modello di business. Devono essere in grado di capire, perché la vostra idea è diversa dalle altre, a chi si rivolge ed in quale mercato. Per fare questo avrete pochi minuti a disposizione, per questo motivo due strumenti vi saranno indispensabili:
- Il sales pitch e
- Il business plan.
Il sales pitch
Il sales pitch, è una presentazione in cui si evidenziano, in maniera sintetica e con grande enfasi comunicativa, gli aspetti chiave che saranno dettagliatamente illustrati nel business plan. In particolare:
- L’idea, la value proposition;
- Il modello di business;
- Gli obiettivi, le ambizioni e le competenze in gioco sono gli elementi su cui concentrarsi.
Questo strumento deve avere una elevata valenza comunicativa in quanto ha il dichiarato obiettivo di convincere e coinvolgere potenziali soggetti ad investire nella propria iniziativa di business. Una volta che il potenziale investitore avrà valutato con successo questo documento sarà invogliato ad andare a leggere il business plan.
Il business plan
A sua volta il business plan, è fondamentale. Si tratta di uno strumento che deve essere in grado di racchiudere al suo interno un quadro di dettaglio su:
- Come la start up si organizza,
- Come si differenzia e si colloca sul mercato.
Le aree di approfondimento interessano la descrizione dell’azienda e del prodotto/servizio da sviluppare, l’analisi di mercato e il piano di marketing, il vantaggio competitivo e l’analisi dei rischi, l’organizzazione del management e le competenze in gioco. Infine, nel business plan non si può dimenticare la stima di costi e il piano economico-finanziario.
Per approfondire: Business plan per start-up.
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Soltanto in questo modo, infatti, potrai essere sicuro di evitare di commettere errori, che in futuro possono esserti contestati e quindi sanzionati.