Le implicazioni fiscali del dropshipping: dal modello di business agli aspetti legati all’avvio dell’attività fino all’applicazione dell’IVA nelle operazioni di vendita a distanza di beni importati.


Il dropshipping è diventato una delle modalità più popolari per avviare un’attività commerciale online, grazie alla sua facilità di gestione e ai bassi costi iniziali. Tuttavia, come per ogni modello di business, il dropshipping porta con sé una serie di implicazioni fiscali che possono essere complesse e spesso trascurate da chi entra in questo settore senza adeguata preparazione. Capire le responsabilità fiscali connesse al dropshipping è fondamentale per assicurare la conformità alle leggi vigenti e per evitare potenziali problemi con le autorità fiscali. L’inosservanza delle regole può, infatti, comportare sanzioni pecuniarie, retroattività degli adempimenti fiscali e, nei casi più gravi, procedimenti legali.

Questo articolo si propone di esaminare il dropshipping sotto il profilo fiscale, fornendo una panoramica delle diverse tipologie di tassazione che possono interessare i venditori, sia a livello nazionale che internazionale. Esploreremo anche come strutturare adeguatamente un’attività di dropshipping per minimizzare gli oneri fiscali, senza incappare in violazioni della legge.

Che cos’è il dropshipping?

Il dropshipping è uno schema mediante il quale, generalmente, un soggetto vende tramite un sito internet o una piattaforma prodotti che non detiene fisicamente in un magazzino. In pratica, questi raccoglie gli ordini dei clienti e li inoltra a un soggetto terzo fornitore, il quale spedisce i prodotti direttamente al cliente finale.

Il dropshipping è un metodo di commercio al dettaglio, utilizzato prevalentemente nel mono ecommerce nel quale vi è un soggetto (imprenditore) che mette in contatto un potenziale acquirente con un fornitore (dropshipper) di beni e/o servizi. Si tratta di una metodologia di commercio online particolarmente diffusa negli ultimi anni caratterizzata dal fatto che l’imprenditore opera senza necessità di gestire un magazzino prodotti.

Si tratta di un sistema di vendita ove la merce viene spedita al cliente direttamente dal fornitore. Il rivenditore vende il prodotto senza avere la disponibilità dei beni, che vengono ordinati direttamente al fornitore. Sostanzialmente si vende qualcosa senza i costi legati alla gestione di un magazzino fisico. Come detto, l’elemento che contraddistingue questa metodologia di vendita è che il venditore non deve possedere un magazzino prodotti, non deve fare un inventario e quindi non deve immobilizzare la sua liquidità. La dinamicità di questo modello di vendita è data dalla possibilità di usufruire del magazzino di un grossista o di un produttore per evadere gli ordini. Oggi, i più famosi fornitori mondiali che permettono questo tipo di vendita sono: Amazon, Sopify, Alibaba, Aliexpress, etc.

Come funziona la vendita in private label?

L’ultima frontiera della vendita in dropshipping è legata all’utilizzo di un marchio proprio da apporre sui prodotti venduti. Si tratta della vendita di prodotti di terzi in private label. In pratica, l’imprenditore si accorda con un fornitore per la possibilità di spedire prodotti standardizzati, apponendo un brand creato dall’imprenditore. In questo modo il cliente finale acquista un prodotto brandizzato dall’imprenditore e non un prodotto a marchio del fornitore. Questa ulteriore modalità di vendita è particolarmente legata alla capacità di vendita del dropshipper e dalla sua capacità di attrarre potenziali clienti verso il brand che ha creato.

Come funziona la vendita in dropshipping?

Il dropshipping è una formula di vendita grazie alla quale l’impresa che svolge l’attività di ecommerce vende i  prodotti senza averli fisicamente in magazzino. Conclusa la vendita essa inoltra l’ordine al fornitore (c.d. “dropshipper“) convenzionato il quale provvede a:

  • Spedire i prodotti al cliente finale;
  • Emettere fattura nei confronti del dropshipper.

Le procedure da adottare dipendono, principalmente, dal Paese di stabilimento (di localizzazione) della società di E-commerce e dal Paese di invio dei beni. La logistica dell’operazione, ivi comprese le attività di stoccaggio, di imballo e di spedizione del prodotto sono a carico del fornitore (appunto il “dropshipper“). Questa modalità di vendita può rappresentare un grande vantaggio per il marketer (venditore). Infatti, non dover gestire direttamente il magazzino prodotti significa non dover immobilizzare liquidità. Come saprai, infatti, il magazzino rappresenta liquidità immobilizzata dell’azienda. Il fatto di non doversi occupare della gestione del magazzino semplifica l’attività: si evitano gli annosi problemi di rotazione dei prodotti ed invenduto. In pratica, grazie alle sue modalità di transazione, questa metodologia di vendita garantisce ai marketer che ne fanno uso, un notevole risparmio di tempo e denaro.

Il marketer che effettua vendita in dropshipping deve seguire l’applicazione di un preciso schema applicativo che prevede la redazione di un contratti di collaborazione commerciale. Si tratta di accordi tra il dropshipper (fornitore) e il marketer (gestore del sito di E-commerce). Questi contratti sono legati alla gestione ed evasione degli ordini, nonché alle commissioni applicabili dal gestore del portale sui prodotti da lui venduti. In particolare, lo schema è il seguente:

  • Il Marketer tramite il suo sito di E-commerce raccoglie l’ordine del cliente finale e il corrispettivo per il prodotto ordinato;
  • Il Marketer comunica telematicamente l’ordine ricevuto al proprio fornitore (Dropshipper);
  • Il Dropshipper prepara, imballa e invia le merci ordinate all’indirizzo dell’acquirente. L’invio avverrà indicando sulla confezione il nome o il logo dell’impresa di E-commerce, come se l’invio fosse stato effettuato direttamente dal Marketer;
  • Il Marketer pagherà al produttore il prezzo di listino\catalogo del bene, trattenendo per sé la differenza rispetto al prezzo di vendita al pubblico.
drop shipping

Il rapporto tra il venditore ed il dropshipper

Questa, infatti, risulta essere esonerata da una serie di adempimenti e responsabilità. Come contropartita, inevitabilmente, il Marketer rinuncia ad una parte degli introiti che potrebbe generare qualora decidesse di vendere in totale autonomia. Chi opera in dropshipping perde il controllo diretto di una parte importante dei passaggi di vendita. Con essi non vi è la possibilità di poter verificare direttamente i prodotti e la gestione dei resi. In ogni caso, a fare la differenza è il rapporto tra Marketer e Dropshipper. Più questo rapporto è stretto più sarà facile per il Marketer arrivare alla vendita dei prodotti.

La collaborazione costante tra questi due soggetti permette la rapida comunicazione di tutte le informazioni utili sul prodotto:

  • Codici di vendita;
  • Caratteristiche tecniche;
  • Metodi di conservazione;
  • Catalogo e foto dei prodotti;
  • Materiale pubblicitario;
  • Ogni altro elemento utile alla vendita del prodotto.

Gestione del software

Aspetto molto importante è la gestione del software. Avere un software di gestione integrato tra dropshipper e ed E-commerce è un aspetto fondamentale. Per l’esperienza dei clienti che seguo, avere un software preciso e performante è uno degli aspetti che portano al successo. Ricorda che il fornitore\produttore è direttamente responsabile per:

  • Danni dovuti a cose o persone dovuti a difetti del prodotto;
  • Danni dovuti all’utilizzo dello stesso da parte degli acquirenti o  consumatori finali.

Il contratto di dropship deve indicare come sono regolati questi aspetti ed in quali termini. In particolare:

  • Le tipologie di spedizione;
  • La tempistica e i costi indicativi, fissando dei termini, a carico del fornitore\produttore, per l’invio dei prodotti entro una certo tempo dal ricevimento dell’ordine.

Come trovare i fornitori?

Un aspetto solitamente problematico per chi effettua questo tipo di operazioni è individuare eventuali fornitori per la vendita dei prodotti. La problematica comune è che i fornitori sul mercato sono sempre gli stessi per tutti. Per questo motivo, spesso, l’unica alternativa a disposizione è la competizione sul prezzo. Per questo motivo trovare fornitori diversi dalla concorrenza può essere un elemento di vantaggio competitivo. Vediamo, quindi, alcuni consigli per individuare i tuoi fornitori.

  • UTILIZZA IN MODO PIENO I MOTORI DI RICERCA – Grossisti e dropshipper non si trovano guardando nella prima pagina di Google. Se digiti la parola “grossista abbigliamento“, sarà difficile riuscire a trovare il fornitore che fa al caso tuo se non cerchi in tutte le pagine offerte dalla ricerca.
  • NON FERMARTI ALL’APPARENZA – I fornitori tendono anche ad avere siti obsoleti, in stile “fine anni ’90”. Non farti spaventare se design e layout lasciano a desiderare. Se un sito elegante e moderno può essere indice della qualità del fornitore, per contro, non è detto che ad un sito scadente corrisponda un fornitore scadente.
  • UTILIZZA NELLA RICERCA SUL WEB TUTTI I TERMINI POSSIBILI – Quando cerchi i fornitori, non fermarti a ricerche generiche. Ad esempio non cercare su Google solo “grossista”. Assicurati, invece, di utilizzare altri possibili termini di ricerca, come “distributore”, “rivenditore”, “ingrosso”, “magazzino”, “fornitore”, ecc.

Solo così potrai trovare il fornitore giusto per te!

Vantaggi e svantaggi del dropshipping

VANTAGGISVANTAGGI
FLESSIBILITA’ – Possibilità di poter testare contemporaneamente anche più prodotti o servizi in quanto il capitale richiesto per l’avvio dell’attività è inferiore rispetto ad un’attività commerciale ordinaria. Con il modello dropshipping, non è necessario acquistare un prodotto a meno che non si sia già effettuata la vendita e che non sia stato pagato dal cliente.BASSA MARGINALITA’ – La flessibilità ed i poco elevati costi di gestione si tramutano anche in una generalizzata bassa marginalità per ogni unità di prodotto venduta. Per questo spesso si tratta di un modello di business che richiede elevati volumi di vendita per essere realmente profittevole.
GESTIONE SEMPLIFICATA – Come detto la gestione dell’ecommerce è semplificata in quanto non occorre andare a costituire e gestire un magazzino prodotti, non ci si deve occupare della logistica, della gestione dei resi e del customer service. PROBLEMATICHE LEGATE ALLA GESTIONE DEGLI ORDINI – Il fatto di operare senza magazzino è sicuramente un vantaggio, specie per le piccole attività, ma può anche essere un problema. Questo nel momento in cui il magazzino di terzi opera con più imprenditori e non è semplice sapere gli aggiornamenti delle disponibilità di magazzino.
COSTI ANNUI DI GESTIONE BASSI – Senza la necessità del magazzino i costi di gestione annuali dell’attività sono relativamente bassi. PROBLEMI DI LOGISTICA – In alcuni casi, specie quando i fornitori sono situati in paesi extra-UE i tempi di consegna dei prodotti potrebbero dilatarsi nel tempo, creando problemi con i clienti acquirenti (vedi i casi di Alibaba ed Aliexpress).
ELEVATA SCALABILITA’ DEL BUSINESS – Essendoci per la maggior parte costi variabili da sostenere, ovvero quelli legati direttamente alla vendita del prodotto, è molto più facile arrivare a scalare il business in tempi rapidi. ERRORI DEL FORNITORE – Anche i migliori fornitori di dropshipping possono commettere errori nell’evasione degli ordini. In molti casi possono evidenziarsi casi di articoli mancanti, spedizioni sbagliate e imballaggi di bassa qualità, che possono danneggiare la reputazione dell’azienda.

Come fare dropshipping su Amazon?

Fare dropshipping su Amazon non è molto diverso dal farlo sul proprio store. Per prima cosa occorre aprire un account da venditore su Amazon e caricare i tuoi prodotti. Amazon ha una regolamentazione delle vendite, in particolare è vietato rivendere su Amazon prodotti acquistati da un altro rivenditore online e recapitarli al consumatore con le sue credenziali, così come non si possono spedire ordini con distinte d’imballaggio, fatture, confezioni esterne e qualsiasi altra documentazione che riporti informazioni di contatto diverse da quelle presenti all’interno del proprio profilo Amazon da venditore. 

Per le spedizioni dovrai utilizzare la Logistica di Amazon, in particolare, il prodotto deve arrivare a un centro logistico Amazon prima di essere spedito all’acquirente. Dopo aver creato il tuo account da venditore dovrai scegliere un piano di vendita adatto alle tue esigenze

  • Individuale da scegliere se prevedi di vendere meno di 40 prodotti al mese, senza particolari necessità logistiche. I costi legati a questo piano si limitano a una commissione di 0,99€ su ogni articolo venduto. Per pubblicare le tue offerte di vendita, potrai caricare un solo articolo per volta.
  • Professionale per coloro che hanno un business avviato. Il canone del piano Professionale è di 39 euro al mese, mentre non sono previste le commissioni di chiusura che Amazon richiede sui prodotti appartenenti alla categoria Media. Potrai caricare diverse offerte.

Le commissioni di Amazon variano a seconda del tipo di prodotto spedito, variano dal 10% al 15%.

  • A questo punto, puoi accedere al pannello Seller Central e inserire:
  • Carta di credito
  • Numero di telefono
  • Dati sulla tua azienda
  • Informazioni sulla persona di riferimento principale
  • Informazioni sui titolari effetivi
  • Dati bancari

Successivamente puoi caricare i tuoi prodotti.

Amazon quando riceve un ordine per un tuo prodotto ti invia una email e un notifica sul tuo pannello Seller Central. A quel punto tu dovrai contattare il tuo fornitore in dropshipping e far spedire la merce. Quando il cliente riceve la merce, l’importo che ti è dovuto viene depositato sul tuo conto bancario al netto delle commissioni di Amazon. Tra i vantaggi di fare dropshipping su Amazon c’è quello di poter svolgere la tua attività senza grandi costi, in primis quelli legati al possesso e gestione di un magazzino e sulla spedizione della merce. E’ un compito che svolgerà il grossista dei prodotti che deciderai di esporre all’interno del tuo profilo Amazon ma anche quello di poter sfruttare la visibilità di Amazon.


Come si avvia un’attività di dropshipping?


Il contratto di dropshipping da un punto di vista fiscale rientra nella più grande categoria dell’e-commerce. In pratica, per l’impresa di E-commerce, l’utilizzo del dropshipping diventa una modalità di vendita, che non influisce sulla normativa fiscale che è chiamata a rispettare, ovvero quella dell’e-commerce. Se desideri approfondire questo tipo di disciplina, troverà molto utile leggere la nostra guida: “E-commerce: guida alla disciplina fiscale“. In questa guida puoi trovare tutta la normativa fiscale aggiornata. In questa sede, invece, mi dedicherò a riassumere i passi da intraprendere per avviare questo tipo di attività, da parte dell’impresa di e-commerce. Se desideri avviare un’attività economica in dropshipping devi seguire la seguente procedura. I passi seguenti sono quelli previsti dalla normativa fiscale ed amministrativa sull’argomento.

Apertura della partita IVA

Il primo adempimento è l’apertura della partita IVA. Presta attenzione al fatto che questa attività non può essere gestita con prestazioni occasionali. La vendita online è sempre considerata attività imprenditoriale. Questo significa che sei obbligato ad operare con partita IVA. Il tutto, indipendentemente, dal volume di vendite che otterrai nell’anno. Nella partita IVA devi indicare il luogo ove eserciterai l’attività, ma soprattutto il codice attività. Il Codice Attività ATECO da utilizzare per il dropshipping è il seguente:

CODICE ATECO DROPSHIPPINGCodice Ateco 47.91.10 – “Commercio al dettaglio di prodotti via internet

Iscrizione al registro delle imprese presso la Camera di Commercio

Il secondo adempimento è l’iscrizione al Registro Imprese tenuto presso la Camera di Commercio della provincia competente. Questo obbligo comporta il pagamento di un diritto di iscrizione annuale di importo variabile.

Iscrizione dell’imprenditore alla gestione commercianti INPS

L’attività di E-commerce in Dropshipping è considerata attività commerciale. Per questo motivo l’INPS richiede obbligatoriamente l’iscrizione alla gestione previdenziale dei Commercianti.

Presentazione della SCIA in Comune

La SCIA è la segnalazione certificata di inizio attività. Senza questo documento non è possibile avviare concretamente l’attività. La SCIA si presenta allo sportello delle attività produttive (SUAP) del tuo Comune. Ovvero il Comune ove hai deciso di operare. La pratica si presenta con modalità telematiche e comporta il pagamento di diritti e bolli.

La scelta del regime fiscale da applicare

Con l’apertura della partita IVA sei chiamato anche a scegliere il tuo regime fiscale. Solitamente se avvii una nuova attività economica può essere conveniente operare con il cd “Regime forfettario“. Si tratta di un regime fiscale di vantaggio introdotto dalla Legge n. 190/14. Questo regime fiscale ha il vantaggio di avere una tassazione ridotta ed anche una contribuzione molto vantaggiosa. Tuttavia, non è possibile dedurre analiticamente i costi sostenuti. Questo significa che tutte le fatture dei fornitori non potranno essere dedotte dal tuo reddito. Quello che voglio farti capire è che operando in dropshipping la scelta del regime fiscale Forfettario non è sempre la migliore. Anzi, molto spesso il regime fiscale ordinario è più conveniente. Questo in quanto tale regime consente la deduzione analitica dei costi.

Tantissimi software di gestione del dropshipping mettono a disposizione servizi di fatturazione. Quello che ti consiglio è di fare attenzione! Questi servizi devono essere gestiti con l’ausilio del tuo consulente fiscale di fiducia. Senza un consulente fiscale (dottore commercialista) rischierai di commettere errori. L’attività dell’E-commerce in dropshipping deve essere gestita fiscalmente in modo automatico, ma in relazione al regime fiscale migliore per te.

Per questo motivo, la prima cosa da fare è scegliere assieme al tuo consulente il tuo regime fiscale. Successivamente potrai capire la corretta modalità di fatturazione. Se hai bisogno di un consulente fiscale che abbia esperienza in questo settore, non esitare, al termine della guida troverai il link per metterti in contatto con me! Assieme al mio staff potrai avere consigli, consulenza, e realizzazione di un business plan per l’avvio della tua attività di E-commerce.

Dropshipping senza partita IVA è possibile?

Se ti stai chiedendo se è possibile fare dropshipping senza partita IVA, devi sapere che per essere in regola bisogna aprire la partita IVA prima di iniziare a vendere. Occorre prestare sempre la dovuta attenzione alle informazioni che si trovano in rete e verificarle sempre. L’attività di ecommerce è un’attività commerciale che deve essere gestita con partita IVA in quanto esercitata in modo abituale e continuativo nel tempo. Anzi, se non puoi operare in regime forfettario (magari perché non rispetti le condizioni di ingresso o permanenza) aprire la partita IVA immediatamente ti permette la deduzione di tutti i costi legati all’avvio dell’attività.

Quali rischi per chi opera senza partita IVA?

Per chi decide di vendere dal proprio sito senza la partita IVA occorre tenere presti le problematiche che si vengono a creare. Come prima cosa vendendo si genera del reddito, e non potendolo dichiarare si realizza una fattispecie di evasione fiscale. In questo caso, infatti, non vengono versate imposte, contributi, ed IVA, che verranno richieste con una maggiorazione a titolo di sanzione oltre agli interessi. Oltre alle sanzioni legate all’evasione vi sono da aggiungere le sanzioni amministrative legate alle pratiche obbligatorie non evase. In modo schematico, possiamo avere:

  • Sanzione per mancato invio della comunicazione di apertura della partita IVA all’Agenzia delle Entrate. Sanzione amministrativa che va da un minimo di 516 a 2.064 euro;
  • Sanzione per la mancata presentazione della pratica in Camera di Commercio. Sanzione amministrativa che va da un minimo di 103 ad un massimo di 1.032 euro;
  • Sanzioni amministrative legate all’esercizio abusivo di attività commerciale.

La fatturazione delle vendite in dropshipping

La modalità di fatturazione delle operazioni nel dropshipping avviene con le stesse modalità di un negozio di E-commerce. In questo caso il dropshipper (fornitore dei beni), emette fattura per i propri prodotti venduti all’impresa di E-commerce. L’E-commerce registra la fattura di acquisto, ed allo stesso tempo emetterà le fatture per le cessioni ai clienti finali. Vediamo di seguito, con maggiore dettaglio, le principali casistiche che si possono presentare nella pratica.

Localizzazione del consumatore finale e del produttore in Italia

Procedura di fatturazione:

  • La società di E-commerce cede la merce al consumatore finale italiano e applica l’Iva italiana (emissione di fattura elettronica con Iva o semplice annotazione nel registro dei corrispettivi);
  • L’impresa produttrice italiana emette fattura elettronica con Iva nei confronti della società di E-commerce italiana e invia la merce al consumatore finale italiano.

Localizzazione del consumatore finale: altro Paese Ue (ad esempio: Germania) e produttore in Italia

La Direttiva 2017/2455/Ue del 5 dicembre 2017, con effetto a partire dal 1° luglio 2021, ha esteso il sistema OSS – One Stop Shop, già operante per i servizi elettronici B2C, alla vendita on line di beni fisici. In virtù di tale sistema, l’impresa italiana venditrice:

  • Emette fattura nei confronti dei consumatori di altro Paese UE applicando l’Iva del Paese di residenza degli stessi;
  • Presenta all’Agenzia delle Entrate italiana una dichiarazione Iva trimestrale, distinguendo i corrispettivi e l’Iva a seconda del Paese Ue di riferimento;
  • Versa l’Iva così applicata all’Agenzia delle Entrate italiana, la quale provvede a rigirarla ai Paesi di spettanza (al netto di un eventuale compenso a titolo di rimborso delle spese di riscossione).

È stata fissata una soglia minima comunitaria di euro 10.000, sino alla quale il venditore è abilitato ad applicare  l’Iva del proprio Paese, salvo rinuncia a tale agevolazione e esercizio dell’opzione per l’applicazione dell’Iva del Paese del consumatore finale.

Caso sotto soglia

  • La società di E-commerce cede la merce al consumatore finale tedesco e applica l’Iva italiana (emissione di fattura con Iva o semplice annotazione nel registro dei corrispettivi);
  • L’impresa produttrice italiana, in tale evenienza non sarebbe abilitata ad emettere fattura elettronica per operazione non imponibile articolo 58 del D.L. n. 331/93. Essa dovrebbe emettere fattura elettronica con Iva. Tale interpretazione è basata sull’opinione che l’applicazione dell’articolo 58 del Dl n. 331/1993 nei confronti del soggetto promotore dell’operazione triangolare sia condizionata al fatto che quest’ultimo possa applicare l’articolo 41 del Dl n. 331/1993 nei confronti del cliente finale. La formulazione letterale dell’articolo 58 porterebbe invece a una diversa interpretazione. In conclusione, l’interpretazione sopra formulata, pur discutibile,  è indubbiamente impostata a criteri di prudenza ed quindi da preferire. In tale ambito, l’impresa produttrice italiana emette fattura elettronica nei confronti della società di E-commerce, con applicazione dell’Iva italiana.

Caso sopra soglia

  • La società di E-commerce apre una posizione Iva in Germania e invita l’impresa produttrice italiana a emettere fattura nei confronti della società di E-commerce – posizione Iva tedesca;
  • La società di E-commerce – posizione Iva tedesca, cede la merce al consumatore finale tedesco e applica l’Iva tedesca (in base alla normativa interna di tale Paese);
  • L’impresa produttrice italiana emette fattura per operazione non imponibile articolo 41, co. 1, lett. a)  del D.L. n. 331/93 nei confronti della società di e-commerce – posizione Iva tedesca, invia la merce al consumatore finale tedesco e svolge la procedura cessioni intracomunitarie (annotando la fattura sul registro fatture emesse, presentando il Modello Intra cessioni; inserendo l’operazione nella comunicazione mensile delle operazioni transfrontaliere (“esterometro”) o trasmettendo la fattura allo SDI con il codice destinatario XXXXXXX, reperendo e tenendo agli atti le prove di cessione intracomunitaria.

Localizzazione del consumatore finale in Paese extra Ue (ad esempio: Svizzera)

  • La società di E-commerce cede la merce al consumatore finale svizzero e dichiara la stessa per l’esportazione definitiva dall’Italia, sulla base di fattura per operazione non imponibile articolo 8, co.1, lett. a) del DPR n. 633/72;
  • L’impresa produttrice italiana emette fattura elettronica per operazione non imponibile articolo 8, co. 1, lett. a) del DPR n. 633/72 – operazione triangolare, nei confronti della società di e-commerce e invia la merce al consumatore finale svizzero;
  • Entrambe le imprese italiane devono comprovare che la merce è effettivamente uscita dal territorio comunitario (a mezzo risultato di uscita ottenuto accedendo al sito dell’Agenzia delle Dogane ed eseguendo la prevista interrogazione a mezzo MRN; l’impresa produttrice italiana potrebbe provare l’esportazione a mezzo fattura vistata dalla Dogana di esportazione).
  • L’ operazione di importazione definitiva in Svizzera sarà eseguita a spese di uno dei due ultimi soggetti intervenuti nell’operazione, in base alle condizioni di resa Incoterms pattuite tra le parti. In genere, l’impresa produttrice italiana vende con la condizione di resa DAP (reso NON sdoganato all’importazione) e la società di e-commerce vende con la condizione di resa DAP o DDP (sdoganato all’importazione).
  • L’operazione di importazione in Svizzera viene eseguita in base alla fattura emessa dalla società di e-commerce.

Al riguardo occorre tenere presente che, a partire dal 1° gennaio 2019,  la normativa Iva svizzera prevede che nel caso di operatori economici esteri che importano in Svizzera beni di esiguo valore e cioè beni che all’atto dell’importazione in Svizzera generano un’Iva svizzera non superiore a 5 franchi svizzeri, ove il valore complessivo di tali importazioni superi la soglia di 100.000 franchi svizzeri l’anno, l’operatore economico estero deve aprire una posizione Iva in Svizzera a mezzo di rappresentante fiscale. In caso di supero della soglia di 100.000 franchi svizzeri / anno per l’importazione di beni di valore irrisorio:

  • La Dogana svizzera continua a non applicare l’Iva;
  • L’impresa italiana, mediante la partita Iva aperta in Svizzera, deve provvedere ad applicare l’Iva svizzera nei confronti dei clienti svizzeri.

Le operazioni triangolari IVA

Quando l’operazione di dropshipping viene eseguita tra soggetti residenti in Stati diversi, la stessa può essere ricondotta nel novero delle  “operazioni triangolari IVA“. Un’operazione triangolare è un’operazione nella quale:

  • Intervengono contemporaneamente tre operatori economici diversi, situati in diversi Stati comunitari o extra-comunitari;
  • I beni sono oggetto di due distinti contratti di cessione;
  • Per realizzare le due diverse cessioni si effettua un unico movimento di beni.

La particolarità delle operazioni triangolari, quindi, riguarda l’unicità dell’operazione rispetto a tutti i soggetti coinvolti. E’ fondamentale, quindi, che il bene oggetto delle vendita sia consegnato direttamente dal primo cedente al cessionario o destinatario finale. Per esserci operazione triangolare il bene deve transitare senza entrare nella disponibilità materiale del primo cessionario (ovvero il sito di E-commerce).

Per una visione complessiva delle operazioni triangolari Iva ti lascio a questo articolo: “Operazioni triangolari IVA: guida“.

Fatturazione di operazione triangolare extracomunitaria

Ipotizziamo che una società italiana (IT1) stipuli un contratto di dropshipping con una società avente sede in Cina (CN1). La società cinese si occuperà di spedire i prodotti ai clienti della società italiana. Ipotizziamo anche che la società italiana venda un bene ad un soggetto tedesco (DE1). La società italiana, quindi, da ordine al soggetto cinese di inviare la merce in Germania a mezzo corriere.

Triangolazione dropshipping
Triangolazione dropshipping

Per quanto riguarda gli obblighi di fatturazione la società italiana non realizza un’operazione intracomunitaria. Infatti, la merce non proviene da uno Stato membro.

La società italiana non compie nemmeno una cessione all’esportazione (non imponibile ai sensi dell’articolo 8 del DPR n 633/72), poiché la merce non è comunitaria. Da un punto di vista IVA la società italiana realizza un’operazione “fuori campo Iva“.

La società è tenuta ad emettere una fattura al soggetto tedesco, ai sensi dell’articolo 7 del DPR n. 633/72. Questo in quanto la merce è situata al di fuori dello Stato. Sarà, quindi, il soggetto tedesco ad assolvere l’IVA all’atto dell’importazione della merce.

Il soggetto italiano riceverà poi la fattura dal soggetto cinese che dovrà registrare esclusivamente in contabilità generale, non essendo, questa fattura un documento valido ai fini IVA in Italia, non essendoci alcuna importazione dei beni nel nostro Paese.

Piattaforma di dropshipping fornitore presunto: identificazione IOSS

In un’operazione di dropshipping dove l’acquirente finale è un privato consumatore UE ed i beni, al momento della cessione, si trovano in un paese extra UE siamo di fronte alla disciplina delle vendite a distanza di beni importati (art. 38-bis, co. 2 e 3 D.L. n. 331/93). Si tratta di operazioni dove i beni vengono spediti o trasportati dal fornitore a partire da un Paese extra-UE con arrivo nella UE verso privati consumatori. Sotto il profilo IVA devono essere tenute in considerazione le indicazioni del regime IOSS. In questo scenario, quando la vendita a distanza riguarda beni importati in spedizioni di valore intrinseco non superiore a 150 euro, il fornitore può avvalersi del regime di cui all’art. 74-sexies1 del DPR n. 633/72 per dichiarare e versare l’IVA mensilmente e tramite un’unica posizione IVA (nello Stato membro di identificazione). Tuttavia, nel caso in cui vi sia l’intervengo di un portale web (piattaforma di e-commerce) che svolge la funzione di fornitore presunto, quest’ultimo può utilizzare il regime IOSS per determinare e versare l’IVA. Vediamo con maggiore dettaglio questa casistica in relazione alle risposte ad interpello n. 74 e 77 del 2023.

Il caso è quello di una piattaforma di e-commerce gestita da società italiana che raccoglie ordini da clienti in Italia o in altri Stati UE sulla propria piattaforma e li inoltra ai fornitori, i quali trasportano o spediscono i beni da Stato extra-Ue direttamente a destinazione degli acquirenti. Il modello di business della piattaforma di e-commerce è quello di anticipare le provviste finanziarie al fornitore estero al netto delle proprie commissioni e incassa il corrispettivo dal cliente finale. Secondo l’Amministrazione finanziaria la piattaforma funge da “fornitore presunto“, facilitando l’operazione di vendita a distanza di beni importati. Il fornitore presunto facilita vendite a distanza di beni importati. Quando questi sono di valore intrinseco non superiore a 150 euro, opera una finzione giuridica secondo la quale è la piattaforma che diventa acquirente e rivenditore dei beni. Di fatto, questo significa che l’operazione di vendita dal fornitore al cliente, ai fini IVA, deve essere suddivisa in due operazioni:

  • L’acquisto del bene da parte della piattaforma presso il fornitore extra-Ue: considerata una cessione di beni senza trasporto che è fuori campo IVA per carenza del presupposto territoriale
  • La rivendita del bene medesimo all’acquirente finale da parte della stessa piattaforma: considerata una cessione con trasporto, soggetta a IVA nello Stato di destinazione dei beni.

Per assolvere l’IVA sulla seconda operazione la piattaforma e-commerce può aderire al regime IOSS, dichiarando e versando l’IVA nello Stato UE di identificazione. IVA che deve essere calcolata sul prezzo pagato dall’acquirente finale, comprensivo del ricarico applicato dalla piattaforma di e-commerce (e non al netto dello stesso).


Consulenza fiscale online

In questo articolo ho cercato di indicarti tutta la normativa civilistica e fiscale che riguarda l’attività di E-commerce in dropshipping. Operare in dropshipping non è semplice. Oggi il mercato è pieno di concorrenza, quindi riuscire a trovare una nicchia di mercato profittevole è difficile. Per questo motivo tantissime attività hanno vita breve. Il consiglio che posso darti è quello di affidarti sempre a professionisti esperti in vari settori che possano aiutarti a gestire la meglio l’attività.

Se cerchi un commercialista che possa aiutarti a gestire al meglio la tua attività, contattami! Segui il link seguente per metterti in contatto con me! Analizzerò la tua situazione per una consulenza e successivamente se vorrai potrai avere una consulenza fiscale continuativa annuale!

Domande frequenti

Devo registrare un’impresa per avviare un’attività di dropshipping?

Dipende dal paese in cui risiedi e dalle leggi locali. In molti casi, è necessario registrare un’impresa per poter operare legalmente e per poter gestire le questioni fiscali come IVA, tasse sul reddito e altre obbligazioni tributarie.

Come funziona la tassazione nel dropshipping?

Generalmente, i ricavi generati sono soggetti a tasse sul reddito. Inoltre, potrebbero esserci altre tasse come l’IVA o altre tasse sulle vendite che dovrai riscuotere dai clienti e versare alle autorità fiscali.

Sono responsabile dell’IVA sulle vendite internazionali?

L’IVA (o una tassa simile sulle vendite) è spesso applicabile alle vendite internazionali e le responsabilità dipendono da diversi fattori come il luogo di residenza del venditore e dell’acquirente, e il tipo di prodotto venduto. Assicurati di comprendere le leggi applicabili.

Posso dedurre le spese aziendali?

Sì, in genere è possibile dedurre le spese aziendali legittime, come i costi per la pubblicità, il software, e altre spese operative. Consulta un consulente fiscale per assicurarti di gestire correttamente queste deduzioni.

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  1. L’articolo è fatto molto bene e rispecchia la trafila che ho dovuto seguire io per l’apertura della mia attività. La mia esperienza con il dropshipping è stata molto positiva, anche se in un settore particolare come quello per adulti e anche se ero abbastanza dubbiosa all’inizio ho avviato il mio sexy shop online in dropshipping, fortunatamente ho trovato una società seria con cui collaborare in franchising sexxxyshop.it , mi hanno fornito tutti gli strumenti di vendita, prodotti e supporto informatico essendo più una commerciale che non un informatica :)) ho aperto la società e la mia posizione alla camera di commercio e ora grazie anche ad amazon, groupon e ebani mi sono attestata sui 15 ordini giornalieri e riesco a guadagnare pur applicando un ricarico minimo 230€ al giorno.

  2. Salve, la ringrazio per aver lasciato il suo commento e la sua esperienza personale. Potrebbe essere interessante sapere se il ricarico che applica sui prodotti è deciso da lei oppure se è imposto dalla società che le fornisce i prodotti.

  3. Riguardo questa modalità di vendita vorrei sapere come comportarsi nei casi in cui il mio fornitore all’ingrosso sia residente fuori dall’ UE.

    Le mie perplessità riguardano principalmente l’assolvimento degli obblighi iva.

    La mia circostanza sarà la seguente:

    Io società italiana che vende ad altri paesi della CE ed extra CE .
    Vendendo in paese dell’ UE e non in Italia dovrei emettere fattura senza iva perchè poi l’obbligo di eventuali dazi e iva sarebbero da attribuire al cliente finale?

    si tratterebbe di prodotti che non vengono spediti con corrieri espresso ma con posta di stato economica ma comunque tracciabile.

    nel caso dovessi esser io ad occuparmi degli obblighi iva come dovrei gestirla ?

    I commercialisti che ho consultato affermano che per esser in regola con gli obblighi iva dovrei procurarmi la bolla doganale di ogni transazione per dimostrare che l’iva su quei prodotti sia state effettivamente corrisposta. è un’affermazione corretta?
    mi sembra un adempimento impossibile .

    ed in piu’ come potrei io dimostrare o procurarmi questa bolla doganale per ogni singolo stato , e come dovrei comportarmi per quei pacchi che passano senza imposizioni in quanto considerati sotto franchigia?

    vorrei intraprendere questo genere di attività , ma non prima di essermi adeguatamente informato per far tutto in regola.

  4. Salve, quello che le hanno detto i commercialisti che ha consultato è corretto. Quando si effettua la cessione di un bene in E-commerce indiretto in altro Paese UE è necessario avere prova (sufficiente una comunicazione dell’acquirente che accerti che la merce è arrivata nel suo stato di destinazione) che il bene è uscito dai confini nazionali, in modo da poter emettere fattura non imponibile ai sensi dell’articolo 41 del D.L. n. 331/93. Mentre quando la vendita è verso Paese Extra-UE è necessario avere prova della bolla doganale, in modo da emettere fattura non imponibile articolo 8 del DPR n. 633/72. In mancanza di questi elementi la fattura deve essere emessa con Iva. Questa disciplina riguarda la vendita verso altri operatori economici.
    Quando, invece, la vendita riguarda privati, deve essere emessa fattura con Iva Italiana. Tuttavia, se si superano alcuni limiti di vendita stabiliti da ciascun Paese, è necessario identificarsi in quel Paese per emettere fattura con Iva di quel Paese. Per approfondire le consiglio di leggere questo nostro contributo dedicato alla disciplina dell’E-commerce (Disciplina fiscale dell’E-commerce). Se vuole avviare questa attività chieda il consulto di un commercialista esperto di ecommerce.

  5. salve innanzitutto grazie per la risposta, ma rileggendo la mia richiesta mi sono reso conto di non aver specificato bene la mia richiesta.
    La mia vendita e’ in modalità dropshipping.
    io vendo il prodotto sul mio sito (in italia), il compratore diciamo tedesco o francesce compra il mio prodotto;io compro ed affido la spedizione al mio dropshipper in China o comunque fornitore extra UE.
    Non posso emettere fattura con iva altrimenti alla dogana il mio cliente pagherebbe per una seconda volta quest’imposta.

  6. In questo caso sarà il soggetto francese o tedesco, in quanto acquirente, a pagare l’Iva in dogana, al momento dell’importazione dei beni dalla Cina. Lei dovrà emettere al soggetto acquirente (francese o tedesco), una fattura fuori dal campo di applicazione dell’Iva, ai sensi dell’articolo 7, e riceverà una fattura dal dproshipper cinese che dovrà semplicemente annotare in contabilità generale (non essendoci importazione del bene in Italia, non ci sono documenti rilevanti ai fini Iva).

  7. Salve, ho letto i vostri articoli ben fatti, ma che comunque non hanno risolto i miei dubbi e perplessità che già tre consulenti a cui mi sono rivolto non sono stati in grado di fare dandomi tre risposte e soluzioni differenti, il che mi sembra alquanto strano non trovare un punto d’intesa su tre diverse consultazioni, mi spiego e vado al dunque della mia esigenza e dubbio che riquarda i contributi INPS se obbligato a versarli oppure no, reggime fiscale a parte.
    Bene detto questo la mia richiesta è scaturita da un idea di due progetti differenti tra di loro da avviare entrambi o solo uno dei due ossia:

    1) Sito di e-commerce solo on-line con la modalità dropshipping con fonitori esteri prevalentemente EU e clienti finali in EU quindi negozio virtuale senza nessuna sede per la vendita se non quella legale;

    2) Sito internet che ospita diversi venditori, i quali pagano un abbonamento più una commissione sulle vendite, stile Amazon.

    La mia posizione attuale contributiva e fiscale è di dipendente a tempo pieno ed a tempo indeterminato di una società privata nazionale dalla quale ho già ricevuto il nulla osta per intraprendere questo tipo di seconda attività lavorativa.

    Quindi con dette premesse sono obbligato ad aprire un’altra posizione contributiva all’INPS?

    In attesa Cordiali saluti.

    Vincenzo

  8. Salve, non vedo perché a questa domanda trova dubbi o perplessità. Se lei è lavoratore dipendente a tempo pieno, quando avvia un’attività commerciale, come gli esempi che ha citato, non è tenuto alla contribuzione Inps per gli artigiani e i commercianti. A questo link del sito Inps trova direttamente il riferimento a quanto le ho detto.

  9. Quindi come contribuzione INPS non devo versare nulla sotto nessuna forma ed aliquota qualunque sia la dimensione del fatturato?
    Inoltre chiedevo se era possibile conoscere punto per punto con eventuali codici merciologici o simili i passi da fare per aprire un’attività di commercio on-line con modalità Dropshipping e se è necessario recarsi da un commercialista per farlo.
    Ultima cosa se potete farmi un preventivo di consulenza e gestione fiscale a distanza se è possibile farlo con i registri fiscali presso il vostro studio di consulenza?
    In attesa porgo cordiali saluti.
    Vincenzo

  10. Come le dicevo se lei è un lavoratore dipendente, ha già una contribuzione Inps, quindi non è tenuto a versare alla Gestione commercianti. Per tutto il resto le serve la consulenza di un Commercialista, per l’avvio dell’attività e per la gestione contabile. Vi servirà un budget per programmare la fase di start-up, la decisione se avviare in forma individuale o societaria, il regime fiscale da avviare, l’apertura del sito web e la gestione di tutta la regolamentazione, insomma non si tratta di aspetti che possono essere improvvisati. Per quanto riguarda questi aspetti siamo a disposizione per approfondimenti, ma non ci occupiamo di gestione contabile.

  11. Ok grazie di tutto il supporto, avevo capito che facevate anche da consulenti fiscali per la contabilità.
    Grazie ancora

  12. Quale tipo di regime fiscale consigliate di adottare per un e-commerce in dropshipping?

    cordiali saluti

  13. E’ necessaria una consulenza, è impossibile dare una risposta precisa senza elementi su cui valutare.

  14. Buongiorno,
    riguardi il dropshipping avrei una domanda a cui non sono ancora riuscito a trovare risposta. Sono in regime dei minimi, posso vendere in dropship dal mio sito in tutto il mondo? Intendo, in area UE so che non è un problema (almeno così credo) ma in area extra UE? Grazie, cordiali saluti.

  15. Il dropshipping ha un meccanismo particolare di funzionamento e di fatturazione, come avrà letto, tutto dipende da dove è situato il soggetto che gestisce il magazzino. Se il soggetto che gestisce il magazzino è in Cina, non ci sarà per lei nessuna cessione all’esportazione, visto che i beni si trovano già in Paese extra-UE.

  16. Il soggetto che ha il magazzino e spedisce è in Cina.
    Io, tra l’altro, acquisterei solo prodotti al di sotto dei €20 che, se non sbaglio, è il limite su cui non viene applicata la tassa doganale.

    In questo caso il dropship è fattibile in regime minimi, vendendo in area UE?

    Grazie

  17. Certamente, lei può vendere in tutto il mondo, in quanto non si realizza mai una cessione all’esportazione (vietata per i contribuenti minimi). La merce è spedita direttamente dal dropshipper al cliente finale, quindi, come indicato nell’esempio, lei emetterà una fattura non soggetta ad Iva al cliente finale e riceverà una fattura dal fornitore extra-UE che non avrà rilevanza ai fini Iva.

  18. Ottimo articolo, nel mio caso volevo sapere alcune cose in merito al dropshipping.
    Faccio un esempio, il produttore mi fornisce un listino di cellulari che mi venderà con fattura con il reverse charge, io come devo comportarmi per il prezzo da proporre ai miei clienti? Chi pagherà l’iva? Se il cliente finale vuole la fattura, devo applicare l’aliquota iva ordinaria? Sinceramente ho un pò di difficoltà a capire questo meccanismo del reverse charge applicato al dropshipping.
    Attendo anche un esempio chiarificatore. Grazie

  19. Se i cellulari li acquista lei e li rivende non è dropshipping. Per esserlo il cliente ordina dal suo catalogo a €.100, dove 90 è il prezzo del fornitore e €.10 la sua commissione. Il fornitore invia il bene e l’acquirente paga a lei i €. 100 della vendita. Poi lei riceverà fattura dal fornitore per i €. 90 di sua spettanza. Spero sia tutto chiaro adesso.

  20. Salve,innanzitutto volevo complimentarmi con le spiegazioni chiare che date,molto meglio di tanti commercialisti,con questo avrei due domande da fare diverse tra loro,ho il regime forfettario e sono venditore solo online, la prima domanda è la seguente:
    So che non sono soggetto ad iva,non la pago e non la scarico,acquisto in Francia dove il fornitore mi vende i prodotti senza iva,sul mio sito al mio cliente italiano devo presentare il prodotto con l’aggiunta dell’iva oppure no? Se la devo presentare e quindi fare pagare, nel registro dei corrispettivi devo inserire il totale della vendita prodotto più iva? Poi a fine anno come funziona quando presento quella vendita a livello fiscale? Quell’iva mi viene poi tolta o mi resta in tasca? Capisco la mia totale ignoranza e spero di una vostra delucidazione.
    Seconda domanda:
    A livello di dropshipping se il mio fornitore è ITALIANO mi presenterà i suoi prodotti da vendere ai miei clienti con l’IVA,una volta effettuata la vendita al mio cliente del prodotto,quindi prodotto+iva+commissione per me,a livello fiscale visto che c’è di mezzo l’IVA io come mi devo comportare?
    Grazie di cuore.

  21. Lei deve fare fattura al suo cliente finale, senza Iva, è in regime forfettario. Dovrà ricevere poi fattura dal fornitore francese, che non deve riportare Iva fino a quando lei non raggiunge la soglia di €. 10.000 di acquisti annui. La procedura indicata con fornitore italiano non è corretta. Lei ha seriamente bisogno di un commercialista che le indichi la corretta procedura da seguire in questi casi. Mi contatti in privato.

  22. Buongiorno,

    Grazie per eventuali risposte. Ecco la mia situazione di dropshipping:

    -Fornitore in Francia
    -Mia società in Spagna (di diritto spagnolo)
    -Miei clienti in Italia (privati)

    La merce va direttamente dal fornitore (Francia) al cliente (Italia).

    Devo applicare l’IVA?
    Oltre i €35.000 cambia qualcosa?

    grazie mille, siete i migliori
    Marco

  23. Salve Marco, lei ha due possibilità: 1) Identificarsi fiscalmente in Italia e applicare l’Iva italiana alle transazioni che effettua. 2) Aderire al Regime del Moss dalla Spagna, allo stesso modo dovrà pagare l’Iva in Italia per ogni cessione, ma con questo regime evita di doversi identificare in Italia, farà tutto in Spagna.

  24. Buongiorno, sono in procinto di avviare un’attività online che ricorda molto il modello da voi descritto di DROP-SHIPPING ma che a mio parere non vi rientra:
    – la società erogherà servizi B2B di promozione su piattaforma e-commerce di prodotti, gestione vendite, gestione spedizioni, gestione riscossioni
    – sul portale il prezzo del prodotto (PREZZO B) è dato dal ricavo del produttore (PREZZO A) + costo dei miei servizi al produttore e costi di spedizione (che sostengo io)
    – una volta ricevuto ordine da un cliente finale (e relativo pagamento PREZZO B) innesco il produttore
    – retrocedo al produttore ricavo di sua competenza (PREZZO A)
    – mando il corriere dal produttore a ritirare il prodotto per farlo recapitare all’acquirente finale
    – il produttore (è lui che vende il prodotto e NON io) fattura al cliente finale l’intero PREZZO B = PREZZO A + miei costi + spese di spedizione
    – fatturo al produttore la differenza PREZZO B – PREZZO A

    A vostro parere, il modello si addice a quello da voi descritto non essendo io un rivenditore?

  25. Il modello che lei descrive non è dropshipping. Il fornitore vende un bene ad un prezzo maggiorato delle sue commissioni? non vedo perché dovrebbe farlo, sinceramente. Se trova un fornitore disposto ad accettare l’operazione può farlo, ma non è dropshipping. Lei sta facendo un contratto di agenzia, ovvero un mandato senza rappresentanza, dovrebbe essere inquadrato come un agente di commercio. Faccia attenzione.

  26. Grazie. Esatto, il fornitore vende il bene ad un prezzo maggiorato delle mie commissioni e lo fa (sto trovando riscontri positivi) in quanto mi rivolgo a fornitori molto piccoli, che non hanno il tempo materiale per gestire spedizioni e per allargare il proprio mercato. Il modello mira ad espandere il loro mercato in altre regioni e non cannibalizzare il loro. Mi conferma dunque che l’inquadramento è quello di agente di commercio? Grazie mille

  27. Assolutamente si, lei deve stipulare con le aziende contratti di mandato senza rappresentanza.

  28. Buongiorno sono Maurizio e mi complimento per l’ottimo servizio di consulenza da voi offerto .
    Nel mio caso faccio produrre e spedire dalla China i miei prodotti, quest’ ultimi verranno spediti negli USA dove una società americana gestirà la logistica,spediezioni e resi.
    I miei prodotti verranno venduti negli Stati Uniti .
    In questo caso come devo gestire l’Iva?
    Grazie mille per il vostro tempo

    Cordialmente
    Maurizio

  29. Deve emettere fattura fuori campo Iva ai sensi dell’articolo 7-bis del DPR n. 633/72.

  30. Complimenti per l’ottimo articolo.

    Approfitto della competenza e della cortesia per un paio di domande.

    Io ho partita iva come ditta individuale artigiana ed ho regime forfettario. Nel caso volessi aggiungere l’ateco 47.91.10 per vendere in dropshipping, cosa comporterebbe ciò da un punto di vista contributivo, visto che già pago i contributi come artigiana?

    Da un punto di vista fiscale invece? Attualmente l’ndice di redditività del mio ATECO è del 67%, come coesisterebbe con la indice di redditività del nuovo ATECO?

    Nel caso il mio fornitore fosse cinese ed i miei clienti italiani, come mi dovrei comportare con l’IVA?
    Io al cliente non dovrei metterla in fattura. Leggevo però che il fornitore cinese dovrebbe versare l’IVA, cosa che difficilmente succede, e che se il fornitore non la versa può essere richiesta dall’agenzia Delle entrate a me…Ho le idee un po’confuse a riguardo.

    Potrebbe chiarire la gestione dell’IVA in questo caso specifico, fornitore cinese e spedizione Delle merci in Italia, sia per chi come me è in regime forfettario sia per chi si trova in regime ordinario?

    Grazie

  31. Se la prevalenza della sua attività è quella artigianale, rispetto a commercio, rispetto a quella del commercio, non deve fare niente, altrimenti dovrà pagare i contributi alla gestione commercianti. Da un punto di vista fiscale dovrebbe separare i redditi delle due attività.

    In caso di regime forfettario lei fa fattura al cliente italiano senza iva in virtù dell’esenzione data dal regime. Riceverà fattura dal cliente cinese per la merce, che comprenderà anche l’Iva che il fornitore cinese paga alla dogana italiana quando importa la merce.

    Il procedimento è identico anche in regime ordinario, solo che la fattura al cliente italiano va con Iva.

    Sicuramente ha bisogno della consulenza di un Commercialista, se fa questo tipo di operazioni.

  32. Per attività prevalente si intende quella che fattura di più?
    Nel caso l’attività prevalente divenisse poi quella da commerciante dovrei versare alla cassa commercianti invece che artigiana?

    Come si può verificare che il fornitore cinese assolva realmente al pagamento dell’iva? si tratta di prodotti del valore di pochi euro (3/10 €) .
    Nel caso il fornitore cinese non assolva al pagamento, può essere un problema anche mio?
    grazie

  33. Nel momento in cui i beni passano la dogana lo spedizioniere per il fornitore o il fornitore stesso devono pagare l’Iva italiana, altrimenti i beni restano in dogana e non passano la frontiera. L’Iva è a carico del fornitore, che poi la riaddebita a lei nella sua fattura.

  34. Ma sicuro che pacchetti del peso di 100g con merce del valore di 3€ passino per la dogana?

    Nella fattura del fornitore Cinese deve essere espressamente indicata l’iva?

    in definitiva, se in qualche modo il cinese evade l’iva, io ci posso andare di mezzo?

  35. Tutti i beni che arrivano in Europa devono passare la dogana. Se ha bisogno di ulteriori spiegazioni mi contatti in privato.

  36. salve! sono residente italiano(non cittadino) e vorrei avviare un’attivita dropshipping utilizzando vari fornitori statunitensi che spediscono all’interno degli USA e non solo. specifico che l’attivita sara svolta attraverso uno semplice store ebay sul domenio .com ; adesso i dubbi sono:
    1-che tipo di partita iva aprire? ordinario? capisco che ha dei costi di mantenimento e tasse(quali saranno?) ma se l’attivita non rende? ; o forfettario? capisco che ci sono dei limiti ma riguardanti che cosa? la cifra d’affari o il guadagno? perche un primo buon anno e se generi 100.000$(che supererebbe i limiti del regime forfettario) di vendite cosa che ti portera un profitto di piu o meno 10.000$(che non supererebbe i limiti) dopo le commissioni
    2-come si pagano le tasse su questa attivita? l’operazione sarebbe: cliente mi paga attraverso paypal; io vado dal fornitore e acquisto il prodotto attraverso gift card e da la si avvia la spedizione.
    Non sono informato al 100% in campo legale in italia ma gli americani lo fanno senza problemmi

  37. Lei ha bisogno di una consulenza più approfondita di quanto si possa fare con un semplice commento. Nel caso mi contatti in privato.

  38. Buonasera e complimenti per l’articolo esaustivo.

    Una domanda relativa ai contributi INPS : io sono lavoratore autonomo in partita iva (Agente di Commercio) , pertanto iscritto alla Gestione Commercianti INPS

    Devo tener conto di una nuova posizione contributiva, oppure no in questo caso specifico?
    Grazie

    Roberto

  39. Buonasera a tutti, appuriamo questa cosa: Io azienda italiana, se emetto fattura ad un cliente privato situato in germania di un articolo spedito da un dropshipper spagnolo , devo inserire l’IVA ?

    Grazie

  40. C’è una regola precisa che dice come lei deve emettere l’Iva ad un cliente privato UE. Per la risposta a quesiti di carattere personale c’è l’apposito servizio di consulenza online dedicato all’Iva, a questo link

  41. buongiorno,
    ho un quesito diverso da quelli sopra. Tramite Amazon ho acquistato per la mia società un computer da una società di Hong Kong ed ho ricevuto la fattura direttamente dal fornitore con addebito dell’iva italiana. Il mio commercialista, interpellato, non è riuscito a darmi una risposta su come registrare la fattura stessa in contabilità, lei mi può dare un’indicazione sulla procedura corretta?. (anche Amazon non mi ha dato risposta esaustiva).
    Grazie e cordiali saluti

  42. La fattura molto probabilmente riporta Iva italiana perché il fornitore ha stabile organizzazione in Italia. La fattura si registra come una qualsiasi fattura nazionale.

  43. Marco
    febbraio 27, 2017 at 14:55

    Buongiorno,
    Grazie per eventuali risposte. Ecco la mia situazione di dropshipping:
    -Fornitore Olandese
    -Mia società olandese(stabile organizzazione) con rappresentaza iva italiana
    -Miei clienti in Italia (privati)
    La merce va direttamente dal fornitore (olandese) al cliente (Italia).
    Il mio fornitore olandese deve applicarmi l’iva anche se la merce va un altro stato visto che il cliente finale e’ un privato?
    grazie mille, siete i migliori
    Alberto

  44. Il fornitore olandese emetterà fattura per la cessione intracomuniaria del bene effettuata. Il cliente italiano, invece, riceverà fattura con Iva 22% perché trattasi di cessione nazionale.

  45. Buonasera, propongo una piccola variazione alla domanda formulata dal sig. Marco:
    – Fornitore in Francia;
    – Mia società in Italia;
    – Miei clienti in Italia (privati);
    la merce va direttamente dalla Francia ai miei clienti in Italia.

    Come vanno trattate le due operazioni (due operazioni solo sulla carta)? sono entrambe non imponibili?
    La mia cessione è non imponibile ex-art 7- bis DPR633/72?

  46. Si tratta di due diverse operazioni Iva, la prima non imponibile Iva, in quanto acquisto intracomunitario, mentre la seconda è una cessione nazionale del bene da assoggettare ad Iva.

  47. Salve, complimenti per l’articolo.

    il mio caso:

    Sono residente a Londra.

    Marketer: Londra
    Dropshipping / Fornitore: Italia
    Clienti e Consegne: Italia

    come funziona in questo caso? Tasse in Italia? E p.iva inps etc?

    grazie

  48. Buonasera,
    leggevo questa risposta… e anche io sono nella situazione Dropshipping con fornitore Italiano.
    Vorrei meglio comprendere il discorso iva, quando faccio fattura ad un cliente PIVA (al privato è facile). Il Cliente PIVA, mi “contesta” la fattura in quanto non riportando l’indicazione dell’IVA non potrà portarla in detrazione, e quando rivenderà prodotto da me acquistato invece farà fattura (o scontrino o altro) su cui invece verserà IVa.
    Si può, in regime forfettario, ecommerce in dropshipping, fare fattura ad un cliente PIVA indicando l’iva?
    Grazie.

  49. Questo problema non dipende dal dropshipping, ma dal suo regime fiscale. Non è possibile con il regime forfettario emettere fatture con Iva. Questo è un problema per i suoi clienti aziende che non possono detrarsi l’Iva in acquisto. Dovrà fare una valutazione di convenienza e valutare di cambiare regime fiscale.

  50. Buongiorno,
    la mia domanda è molto semplice, nel sistema di e-commerce in DROPSHIPPING (vendita di alimenti) sono necessari requisiti che comprendono qualche attestato di corso? per esempio haccp o SAB?
    Grazie in anticipo.

  51. Per la risposta deve chiedere al Suap del Comune ove intende operare. Sono loro che richiedono la presenza di queste certificazioni.

  52. Buonasera, i commercialisti mi stanno facendo impazzire, pare che pochissimi conoscano i contratti di dropshipping.
    Mia azienda . Italiana – Marketer
    Dropshipper: italiano (fornitore)
    Cliente – B2C comunitario e extracomunitario
    Quindi i commercialisti insistono di applicare quanto segue ai fini iva:
    – vendita a chiunque in italia – si applica IVA italiana
    – vendita in europa a privati – si applica IVA italiana
    – vendita in europa a privati – si applica IVA del paese se si superano alcuni limiti di fatturato
    – vendita in europa ad aziende – non si applica IVA (intrastat)
    – vendita extra ue – non si applica iva in quanto si parla di esportazione

    Mi pare molto diverso da quanto spiegato in questo sito così chiaro e lineare.
    Che mi suggerisci?

  53. Le regole che lei mi dice sono corrette, ma come indicato nell’articolo devono essere applicate correttamente nel rapporto tra fornitore/venditore/cliente finale, secono lo schema della triangolazione. Ogni caso deve essere valutato a se, quindi le consiglio di affidarsi ad un Commercialista esperto di questo ambito. Se desidera possiamo essere a sua disposizione.

  54. Salve, veramente complimenti per la consulenza che offrite.
    il mio caso di droship:
    sono residente a Malta.
    fornitore italiano e clienti per lo più privati italiani.
    Per cui il mio fornitore mi emette fatture senza iva (operazione intracomunitaria)
    io come devo fatturare con o senza iva ai clienti privati italiani?

    grazie in anticipo.

  55. Lei dovrà fatturare con Iva italiana. Le consiglio però di farsi seguire da un Commercialista esperto in quanto ogni vendita può avere delle particolarità. Se vuole siamo a disposizione.

  56. Buongiorno,
    la mia attività online di dropshipping è in Italia. I miei fornitori sono in Olanda e Germania e i clienti finali sono in Italia e Francia
    Come è possibile vendere col sistema Dropshipping?
    Se ad esempio
    Incasso € 100 dal cliente.
    Pago € 90 al fornitore che spedisce il prodotto al ciente.
    La mia commissione è € 10
    La fattura rilasciata a me dal fornitore Olanda/Germania è senza IVA.
    Sul mio incasso di 100 € devo pagare € 22,0 di IVA mentre il mio guadagno è € 10.
    Grazie mille

  57. Salve,

    ho un caso analogo a uno già esposto:

    Società di capitale Olandese che vende in dropshipping con fornitore in Italia e clienti privati prevalentemente in Italia; immagino che io riceverò fattura senza Iva e dovrò fatturare con Iva italiana; è corretto ?

  58. Salve Marco, lei dovrà integrare la fattura ricevuta per prima cosa secondo le regole Iva. Senza un consulente che la segua su questi aspetti rischia di commettere errori. Se vuole siamo a disposizione.

  59. Bell’articolo! Avrei una domanda:

    Nel caso di Operazione triangolare extracomunitaria, cioè società italiana (IT) stipula un contratto di dropshipping con una società avente sede in Cina (CN), che si occuperà di spedire i prodotti direttamente ai clienti della società italiana. I clienti finali saranno in Europa o USA.

    Per una società italiana, quando si acquista da un paese extra UE, non è la bolla doganale l’unico documento che ha valore fiscale per dedurre i costi? Il problema in questo caso è che le singole bolle sono intestate ai singoli clienti e inviate ai singoli clienti.

    Oppure la fattura che rilascia il fornitore cinese può essere utilizzata fiscalmente dalla società Italiana per dedurre i costi?

  60. Questo esempio è riportato nell’articolo. Non ci sarà bolletta doganale in quanto i beni non arrivano in Italia. Il costo si deduce tramite fattura del fornitore cinese.

  61. Ok, grazie. E nel caso di triangolazione CINA-ITA-ITA? Quindi con fornitore Cinese, azienda italiana e cliente finale italiano? In questo caso i beni arriverebbero in Italia. ll costo si deduce sempre tramite fattura del fornitore cinese?

  62. Per il costo funziona allo stesso modo, ma in questo caso c’è anche la questione dell’Iva da analizzare. Se vuole mi contatti per una consulenza, o se vuole per la gestione della sua contabilità.

  63. Buonasera. Innanzitutto complimenti per il vostro sito! Vorrei porVi il seguente quesito.
    Ho una pagina Facebook ( non sito web o affini ) in cui propongo cellulari e accessori ( che io acquisto tramite il wholesale market DHGATE.IT ) ai potenziali clienti i quali, in seguito a campagne pubblicitarie FACEBOOK ADS ec.. da me pagate, mi contattano privatamente tramite la stessa pagina e, in seguito ad accordo telefonico, accreditano sullla mia carta ricaricabile POSTEPAY EVOLUTION ( non mediante bonifico IBAN ma mediante RICARICA DIRETTA ) il pagamento del prodotto da loro scelto, avente il costo finale da me specificato ( maggiorato con il mio ” compenso ” ). La mia domanda è la seguente: dal momento che il cliente finale risulta essere la persona che ordina in modo diretto sul sito di wholesale DHGATE, e quindi io figuro semplicemente come colui che paga tramite propria carta di debito la merce sul sito con i dati di spedizione del cliente finale, le mie entrate Postepay giornaliere ( mediante ricariche e non bonifico IBAN ordinario ) sono da dichiarare? Oppure vengono intesi, ai fini fiscali e legali, come semplici ricariche volontarie? Ragion per cui, dunque, non sarei tenuto a dichiarare? Vi ringrazio per l’attenzione ed attendo una vostra gentile risposta! 🙂

  64. L’attività che lei sta facendo è un acquisto per conto del cliente finale. Lei è un soggetto che opera come intermediario tra il portale di e-commerce e il cliente finale. Per come è gestita la sua attività non è regolare. Occorre un contratto di mandato con l’acquirente che la autorizzi e da qui deriva la percentuale che trattiene, come compenso. La sua attività è quella tipica di un agente di commercio. Attività regolamentata e per la quale occorrono autorizzazioni per poterla svolgere. Operare in questo modo la espone a forti rischi sotto vati punti di vista. Se vuole ne parliamo meglio in privato, e se vorrà potrà contare su di noi, per regolarizzare la sua posizione e per gestire la sua attività da un punto di vista fiscale.

  65. Buonasera, il mio caso è questo:
    Sono un venditore Amazon è mi è stato proposto di vendere un prodotto in dropshipping.
    La situazione è la seguente:
    – Possiedo società italiana
    – Il fornitore ha sede a Malta e merce stoccata nelle Canarie, dalle quali partono le spedizioni
    – Clienti finali: Regno Unito

    Come mi devo comportare con il fornitore? Quali sono i miei adempimenti? Devo avere VAT inglese?

    Grazie mille

  66. Per questi aspetti che richiedono una analisi più approfondita della propria situazione personale se vuole sono a disposizione per aiutarla tramite consulenza. Nel caso mi faccia sapere.

  67. Buonasera ! Innanzitutto complimenti per il vostro sito !

    La mia domanda è : siccome io sono all’estero, posso attuare tutta questa procedura ( cioè apertura della partita iva, iscrizioni della gestione IPNS, presentazione SCIA ecc) dall’estero ? solo online ? oppure è necessario la mia presenza in Italia ?

    Grazie mille !

  68. Salve Sarah e grazie per i complimenti. Se vive all’estero, bisogna capire prima perché operare in Italia, ci sono vari aspetti da tenere in considerazione altrimenti rischia di trovarsi in situazioni di doppia imposizione che è preferibile evitare. Le serve sicuramente un commercialista che la aiuti nella sua attività. Se vuole ne parliamo in dettaglio in privato tramite consulenza. La aiuterò a risolvere il suo problema e nel caso ad avviare nel migliore dei modi la sua impresa in Italia.

  69. Salve !
    Grazie per sua risposta. Si, vorrei parlarne direttamente con lei in privato. Come fare ?
    Comunque sono fuori Italia solo per qualche mesi…

    Grazie mille !

  70. Buonasera, complimenti per l’articolo, davvero ben fatto.

    Mi sorge un dubbio: Ipotizzando che un cliente IT acquisti un prodotto da un e-commerce IT che ha il fornitore CN, per quanto riguarda l’applicazione dei dazi e dell’IVA ad assolverli sarà il cliente finale, ma nel caso la dogana gli richieda documenti del pagamento, il cliente mostrandogli il pagamento effettuato all’ e-commerce IT, quindi comprensivo di maggiorazione, andrà a pagare i dazi e l’IVA su questo?

  71. Ad assolvere dazi e dogana è il soggetto che sdogana la merce. Tali costi poi saranno fatturati al cliente finale. A meno che non sia direttamente il cliente finale a sdoganare la merce.

  72. Buongiorno
    avrei una domanda.
    Sarei interessato ad avviare un’ attività in drop shipping rifornendo il mio catalogo da Aliexpress e vendendo i prodotti tramite un sito fuori dall’ Italia, sarebbe quindi una Operazione triangolare extracomunitaria.
    Il mio dubbio è questo:
    Aliexpress non fornisce nessuna fattura e ad ogni vendita sarei costretto a richiedere l’invio della fattura ad i vari commercianti presenti su questa piattaforma.
    Questo documento è realmente cosi’ necessario o posso ovviare all’ assenza di quest’ultimo in qualche modo ?
    Grazie

  73. Salve Marco, quando si avvia questo tipo di attività è di suo interesse ricevere le fatture dei fornitori, perché è un costo che riduce il suo reddito imponibile.

  74. Buongiorno,
    vorrei iniziare un’attività di droppshiping con Shopify + Oberlo.
    Vorrei sapere se devo prima aprire la partita iva e sbrigare tutti gli altri adempimenti burocratici o se posso partire direttamente con l’implementazione dello store.
    Nel caso di necessità di apertura partita iva, devo effettuarla a titolo personale (persona fisica) o devo considerare il nome del sito ecommerce?
    Inoltre, per quanto riguarda la fatturazione, bisogna munirsi di apposito software o avviene direttamente attraverso la piattaforma ( in questo caso Shopify)?

    Grazie

    Rocco

  75. Salve Rocco, prima che il sito sia reso pubblico servono tutte le autorizzazioni amministrative e l’apertura della Partita IVA. Per la fatturazione serve apposito software ma per quello potrò affidarsi a quello del Commercialista che la seguirà. Se non ne ha uno di riferimento posso aiutarla, mi contatti in privato per una consulenza, le indicherò il nostro servizio di consulenza continuativo e riceverà un preventivo.

  76. Salve, anch’io sono interessata ad aprire una partita iva italiana e un sito e-commerce. Voglio fare Dropshipping con prodotti della Cina e vendere in tutto il mondo (se possibile) Ma il calcolo del iva dipendendo del paese mi spaventa un po. Vorrei fare tutto giusto e allo stesso tempo che sia lo più conveniente per me. Grazie

  77. Buongiorno volevo sapere se l’attività di drop shipping è soggetta alla comunicazione vendite a distanza tramite marketplace in scadenza il 31.10.19. Grazie

  78. Buongiorno,

    complimenti per l’articolo.

    Avrei una domanda: nel caso di Consumatore, Fornitore e Marketplace (eCommerce) in Italia, come viene rapportata l’IVA nelle fatturazioni tra i 3 attori?
    Mi spiego meglio:
    1. Il Consumatore acquista un bene ad un prezzo X comprensivo di IVA sul Marketplace
    2. Il Marketplace riceve tale importo, scorpora l’IVA e da questa cifra ricava la percentuale per il Fornitore (ad esempio 90%)
    3. Ora, il Marketplace deve inviare al Fornitore il 90% con o senza IVA calcolata sul 90%? E di conseguenza il Fornitore emetterà fattura verso il Marketplace per il valore del 90% del bene + IVA?

    Grazie,
    Andrea

  79. Buongiorno e complimenti per il bell’articolo.
    Avrei una curiosità relativa ai dati personali dei consumatori.
    Ammesso che il consumatore che effettua l’acquisto dia il consenso a farlo, il Dropshipper acquisisce il diritto ad utilizzare i dati personali per fini commerciali o tale diritto rimane in capo solamente al Marketer che ha effettuato la vendita? E se fosse quest’ultimo il caso, il Marketerer può cederne l’uso al Dropshipper?

    Grazie
    Simone

  80. Buongiorno bell’articolo molto esaustivo, mi viene solo un dubbio.
    Ho una partita iva italiana, risiedo in Italia. Acquisto oggetti da un fornitore UE che però provvede a spedire direttamente al consumatore finale UE. Io come venditore, essendo il cliente finale un privato, sono esentato da emissione fattura e scontrino, ma annoto solo sul registro corrispettivi l’importo visto che l’ammontare delle vendite è inferiore alle soglie previste.
    Ma nel caso in cui la spedizione al cliente finale privato, non sia fatta verso un privato UE ma ad un privato extra UE, la spedizione viene sempre fatta dal mio fornitore UE direttamente quindi la merce non entra in Italia, ma da paese UE finisce in un paese Extra UE (cliente privato senza p.iva) sono sempre esentato dall’emissione dello scontrino e della fattura oppure devo emettere fattura non imponibile art. 8, oppure f.c. iva art 7?

  81. Complimenti per l’esaustivo articolo e la chiarezza espositiva, ma mi è rimasto solamente un dubbio in termini di triangolazione extra UE!
    Quando scrive: “La società è tenuta ad emettere una fattura al soggetto tedesco, ai sensi dell’articolo 7 del DPR n. 633/72. Questo in quanto la merce è situata al di fuori dello Stato. Sarà, quindi, il soggetto tedesco ad assolvere l’IVA all’atto dell’importazione della merce”
    essendo nella maggior parte dei casi l’utente finale un PRIVATO, come potrà lui, il nostro cliente finale privato, ad assolvere all’IVA all’atto dell’importazione? Non siamo noi a questo punto a dover assolvere all’iva al 22% includendola nel prezzo del prodotto?!
    La ringrazio anticipatamente.
    Un saluto

  82. In caso di cliente finale privato, occorre verificare le soglie Iva di ogni Paese che da luglio 2021 saranno unificate a 10.000 euro per l’identificazione Iva nel paese dell’acquirente.

  83. Salve, ho un azienda con sede alle Isole Canarie, vorrei fare dropshipping con un grossista italiano sul territorio italiano quindi spedizione Italia-Italia come mi devo comportare con le fatture in entrata ed in uscita visto che qui non abbiamo L iva? Grazie mille e complimenti per il suo lavoro.

  84. Ottimo articolo.
    Ho solo una perplessità.
    Avendo un sito web in dropshipping, una volta che vendo il mio prodotto ,ipotizzando, a 100 euro con profitto di 50 euro, la fattura che andrò a emettere al privato sarà di 100 euro oppure di 50?, dato dal fatto che 50 euro andranno al fornitore per il costo del suo prodotto e 50 andranno a me.

    Nel caso la risposta fosse affermativa, se fatturo 100 Mila e me ne entrano 50 mila, andrò a pagare le tasse per 100 Mila euro oppure 50 Mila?
    Sarei felice potessi risolvermi questo dubbio.

  85. La fattura è sempre dell’importo che si incassa. Detto questo le consiglio di approfondire bene il funzionamento della fatturazione della sua azienda con il Commercialista che la segue, perché ha dei dubbi molto importanti che deve risolvere e che dipendono anche dal regime fiscale adottato. Inoltre, deve considerare gli aspetti legati all’IVA. Se desidera approfondire siamo a disposizione per una consulenza, nel caso ci contatti in privato per un preventivo.

  86. Buongiorno, ho contattato un dropshipper che oltre a fornire abbigliamento esegue la stampa sui capi scelti del mio marchio, e cura la spedizione al cliente, tramite una propria piattaforma e-commerce. Al cliente fattura il dropshipper, io riceverei mensilmente un compenso su ogni singola vendita. Come si inquadra giuridicamente e fiscalmente la mia figura? Io provvederei a curare il marketing su mie pagine social. Grazie

  87. Per analizzare situazioni personali è opportuno che ci contatti in privato per una consulenza, non abbiamo tutte le informazioni necessarie, in questa sede per poterle rispondere.

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