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Protezione del patrimonio: 5 fattori da valutare

Protezione del patrimonio: 5 fattori da valutare

I principali elementi che un imprenditore deve valutare per valutare la propria situazione in ottima di protezione patrimoniale, al fine di limitare i propri rischi prima che si possano verificare situazioni di crisi o debitorie che sono insite in una attività di impresa.

La protezione del patrimonio personale ed aziendale dell’imprenditore deve iniziare prima di qualsiasi periodo di crisi, pericolo, o avvenimento che possa anche solo potenzialmente avere delle conseguenze. La mia esperienza professionale mi porta a ritenere fondamentale agire per tempo, attraverso l’applicazione di strategie collaudate, semplici e di facile applicazione concreta.

Nella protezione patrimoniale non deve inventare niente di nuovo. Esistono, infatti, numerosi strumenti giuridici che possono essere sfruttati ed implementati, in grado di fornirti un ampia protezione contro possibili aggressioni da parte di terzi. Per questo motivo, quando mi trovo di fronte clienti che intendono effettuare attività di investimento patrimoniale o che intendono tutelare il proprio patrimonio personale o aziendale, indico sempre alcuni fattori che devono valutare preventivamente. Attraverso l’analisi di questi fattori è possibile arrivare a delineare a giusta attività di pianificazione patrimoniale per mettere in atto una e propria strategia per tutelare al meglio i propri beni dalle azioni di terzi.

In particolare, sono 5 i fattori che ritengo essere di fondamentale importanza per ogni soggetto, privato o imprenditore che vuole investire in modo sicuro o che vuole tutelare i propri beni. Mi riferisco ai seguenti:

  1. Valutazione della corretta forma giuridica per l’esercizio dell’attività di impresa;
  2. Separazione dei beni personali da quelli aziendali;
  3. Valutazione del corretto strumento giuridico per la tutela e la protezione dei tuoi beni;
  4. Valuta il regime patrimoniale del matrimonio;
  5. Pensa in anticipo al passaggio generazionale.

Andiamo a vedere questi fattori con maggiore dettaglio.

Valutazione della corretta forma giuridica per l’esercizio dell’attività di impresa

Il primo fattore da considerare se sei un imprenditore è valutare, assieme ad un dottore commercialista esperto, la forma giuridica migliore per la tua attività. Anche se la tua attività è di piccole dimensioni operare come ditta individuale o come società di persone può non essere la scelta migliore per la tutela del tuo patrimonio. Devi sapere, infatti, che come ditta individuale o società di persone i tuoi beni personali sono completamente esposti ai creditori della tua impresa. Questo significa che in caso di situazione di insolvenza potresti perdere tutti i tuoi beni, anche personali.

In quest’ottica, la creazione di una società di capitali, tipicamente una SRL, è un passo importante nello sviluppo della tua attività e nella protezione dei tuoi beni. Le società di capitali, infatti, garantiscono una separazione tra patrimonio personale e patrimonio della società (almeno in condizioni generali). Questo significa che, eventuali creditori sociali, possono aggredire esclusivamente i beni aziendali senza potersi rivalere sui beni personali dell’imprenditore. Naturalmente, è opportuno entrare nel dettaglio di come sarà sviluppata l’organizzazione della tua società di capitali, anche in relazione alle responsabilità personali dell’amministratore nel caso in cui si verifichi una fattispecie di crisi.

Come regola generale ricorda che le società di capitali sono in grado di tutelare l’imprenditore da possibili aggressioni da parte di creditori della società, mentre le società di persone sono in grado di tutela meglio l’imprenditore dalla possibile aggressione da parte del creditore particolare (limitatamente alla quota societaria), mentre vi è responsabilità illimitata e personale per i debiti contratti dalla società per l’esercizio della sua attività.

Separazione dei bei personali da quelli di impresa

Una volta che si è effettuata una corretta procedura di pianificazione del business dell’imprenditore è necessario pensare alla separazione dei beni di impresa da quelli personali. Mi riferisco, in particolare, alla separazione che devi esserci tra i beni strutturali per la produzione dell’attività della società ed i beni che sono strettamente legati alla produzione. Ad esempio, se la tua azienda detiene marchi, brevetti, o altri intangibles assets, oppure beni materiali come gli immobili è sicuramente opportuno pensare ad una separazione di questi beni dagli altri presenti nell’impresa.

Questa separazione, nelle aziende già costituite, può essere effettuata, ad esempio, attraverso un’operazione di scissione. Si tratta di un’operazione straordinaria con cui da un impresa vengono separati alcuni beni per essere inseriti in una società di nuova costituzione. A questo punto i soci possono conferire le proprie quote di partecipazione nella società operativa in questa nuova società che detiene già i beni di impresa.

In questo modo viene a crearsi quella che comunemente viene chiamata “holding“, ovvero una società che detiene assets, come immobili o partecipazioni societarie. Con questa struttura un eventuale creditore della società operativa non potrà rivalersi sui beni della holding, ma soltanto su quelli della società operativa. In questo modo si assicura una maggiore tutela ai beni aziendali. Inoltre, in situazioni maggiormente complesse è possibile ipotizzare anche più di una holding con struttura diversa, ad esempio, quella della società semplice, per segregare maggiormente i beni ivi detenuti (che in questo scenario possono anche essere non produttivi di reddito)

Altro aspetto importante sulla separazione patrimoniale è non commettere mai commistioni non permesse. Mi riferisco alla necessità di evitare che l’imprenditore possa effettuare prelievi e/o versamenti tra il conto corrente personale e quello societario senza preventiva delibera assembleare. Inoltre, altro errore che spesso vedo commettere è quello di utilizzare il nome dell’azienda per scopi personali, soprattutto se non si dispone della rappresentanza legale della società (magari perché affidata ad altri componenti della famiglia). Il rischio in questi casi è quello di essere chiamati a rispondere personalmente dei danni derivanti dalle operazioni che avete concluso (senza averne le autorizzazioni necessarie).

Per approfondire: “I rischi penali per gli amministratori di SRL e SPA“.

Valutazione del corretto strumento giuridico di protezione

Una volta pianificati gli aspetti che riguardano la separazione dei beni aziendali da quelli personali occorre capire come tutelare gli assets personali da possibili aggressioni di creditori particolari personali. Tra gli strumenti di tutela del patrimonio, anche immobiliare, maggiormente utilizzati segnalo i seguenti:

  • Il fondo patrimoniale;
  • Il trust;
  • La donazione;
  • Le polizze vita;
  • Conferimento di immobili a società estera.

Andiamo ad analizzarli meglio di seguito.

Il fondo patrimoniale

Il più tradizionale strumento di protezione patrimoniale è il fondo patrimoniale. Fino a qualche anno fa, era uno degli strumenti meno costosi e più sfruttati per proteggere i propri averi in caso di:

  • Futuri debiti e, addirittura, di
  • Un eventuale fallimento.

Questo strumento giuridico è costituito da un vincolo posto da uno o entrambi i coniugi, ovvero da un soggetto terzo, su determinati beni (anche immobili), nell’interesse della famiglia. Lo scopo è quello di creare un patrimonio “separato”,

  • Non aggredibile, e
  • Non pignorabile,

rivolto a soddisfare i bisogni familiari.

Il fondo patrimoniale è costituito per atto pubblico o per testamento. Oggetto del fondo può essere la proprietà, ma anche diritti reali quali l’usufrutto. La costituzione del fondo determina solo un vincolo di destinazione sui beni. Tuttavia, non incide sulla proprietà dei beni stessi che rimane in capo ai coniugi ovvero ad uno di essi. I beni costituenti il fondo sono vincolati al soddisfacimento dei bisogni della famiglia. Pertanto i creditori possono aggredire i beni del fondo solo per debiti contratti per per soddisfare i bisogni della famiglia. Tuttavia, come vedremo tra poco, questa distinzione tra creditori della famiglia e creditori commerciali è molto labile.

Le problematiche del fondo patrimoniale

Il problema principale del fondo patrimoniale è che, essendo a titolo gratuito, l’atto di costituzione può subire le azioni revocatorie entro il termine di cinque anni. In caso di fallimento del coniuge, anche azioni revocatorie fallimentari proponibili però in termini più ristretti. Se il debito è preesistente alla costituzione del fondo, i beni possono subire un’esecuzione diretta in base all’art. 2929-bis c.c.

Il fondo patrimoniale è uno strumento semplice ed economico, che necessita però di 5 anni per consolidarsi ed è purtroppo provvisorio. Infatti, il fondo patrimoniale si estingue in caso di annullamento, scioglimento o cessazione degli effetti civili del matrimonio. Non è sufficiente la semplice separazione. Può essere sciolto anche per volontà delle parti.

Anche la giurisprudenza è intervenuta con numerose sentenze, anche della Cassazione, che hanno finito per limitare, di molto, la portata di questo strumento giuridico. Questo strumento, infatti, rende più incerta o difficile la soddisfazione del credito, riducendo, conseguentemente, la garanzia generale ex art. 2740 c.c. spettante ai creditori. Inoltre, questo strumento può essere considerato obsoleto soprattutto per il fatto che secondo la giurisprudenza la differenza tra:

  • Creditore “commerciale” (che non può aggredire i beni del fondo), e
  • Creditore della “famiglia” (che non può aggredire i beni del fondo)

è divenuta molto labile. Sono da ritenere compresi tra i debiti legati ad esigenze familiari, anche quelli lavorativi. Tutti questi motivi, collegati tra di loro portano, nella maggior parte delle ipotesi, a non prendere in considerazione il fondo patrimoniale per la tutela del patrimonio immobiliare.

Il trust 

Il trust è uno strumento di origine anglosassone, che può essere utilizzato per la protezione del patrimonio. In Italia, il trust si è diffuso dopo la ratifica di una convenzione internazionale (Aia del 1985). In Italia il trust è stato riconosciuto dalla Legge n. 364/89. Una persona chiamata trustee gestisce il patrimonio ricevuto da un altro soggetto, denominato disponente (o settlor). La gestione avviene a beneficio di un soggetto (beneficiary) oppure per uno scopo prestabilito. Ad esempio, un trust può essere costituito per far giungere il patrimonio agli eredi. Il patrimonio oggetto del trust può comprendere beni immobili o beni mobili, e quindi anche tutti i beni di una persona.

L’effetto che ci interessa, per la protezione patrimoniale, è che il trust produce lo spossessamento dei beni conferiti. Ciò  significa che i beni vanno a costituire un patrimonio separato rispetto agli altri beni del disponente, del trustee e dei beneficiari. La conseguenza più importante e che i creditori di costoro non possono aggredire i beni in trust. Tale effetto si chiama segregazione. In conclusione, il trust è un istituto molto sofisticato. Pertanto, deve essere maneggiato con attenzione per evitare violazioni della normativa italiana. Permette una enorme personalizzazione e risposta alle più varie esigenze.

Le problematiche del trust

La principale problematica del trust è che si tratta di uno strumento revocabile. La revocabilità di questo istituto si ha in tutte quelle casistiche in cui non vi è la separazione tra i ruoli indicati in precedenza. Questa fattispecie si può verificare nel caso in cui, ad esempio, il disponente sia il medesimo soggetto rispetto al trustee, nonché il beneficiario. Si parla, in questi casi di trust autodichiarato.

In questa particolare fattispecie si assiste al fatto che il beneficiario è lo stesso soggetto disponente. Pertanto, appare evidente la natura non trasparente dell’istituto messo in piedi. Tra l’altro, lo scopo della segregazione del patrimonio che confluisce in un trust dovrebbe essere meritevole e degno di tutela e, in un caso come quello di questo esempio appare, invece, soltanto essere un pretesto per mettere il disponente al riparo, in modo anche pretestuoso, dalle possibili richieste dei creditori. In questo caso, quindi, il trust può essere revocato, se non risulta esserci un motivo valido e degno di tutela per istituirlo. Questo, ancor più facilmente, quando il disponente è la medesima persona di beneficiario e, addirittura, il trustee. Inoltre, anche il trust è un atto a titolo gratuito come il fondo patrimoniale. Quindi, per consolidarsi, rispetto alle azioni revocatorie richiede che venga trascorso un termine di 5 anni dalla sua costituzione.

La donazione alla famiglia (moglie e figli)

Una soluzione spesso sfruttata al momento sbagliato, dopo il verificarsi delle prime difficoltà, è lo spossessamento degli immobili a favore di moglie e figli. Credere che cedere la propria abitazione o la seconda casa a moglie e figli sia la soluzione di tutti i problemi è sbagliato. Sostanzialmente, lo spossessamento, a livello giuridico avviene ma di fatto non è così. In presenza di situazioni debitorie già in essere, la donazione risulta inefficace in quanto effettuata il chiaro intento di procurare un danno al soggetto che si trova in credito con il donatore. Inoltre, i creditori stessi, entro il termine del primo anno dalla donazione, hanno la possibilità di aggredire l’immobile oggetto di donazione. Il tutto, senza necessità predisporre una apposita azione revocatoria.

Trascorso il termine di un anno, ogni azione revocatoria, comunque si rivelerebbe difficilmente opponibile. Questo, in quanto sarebbe oltremodo evidente che il principale scopo della donazione sarebbe stato quello di aggirare la situazione debitoria in essere e le proprie responsabilità.

Come nei casi precedenti la donazione, così come il trust e il fondo patrimoniale, è un atto di disposizione che viene effettuato a titolo gratuito e, pertanto, facilmente revocabile. -Completamente altro scenario sarebbe quello legato all’effettuazione di una operazione di vendita vera e propria che, a quel punto, sarebbe un atto a titolo oneroso e, pertanto, sicuramente più difficile da opporre. Tuttavia, deve essere detto che andare a predisporre un negozio giuridico di questo tipo, all’interno di una situazione di fatto già compromessa, specie con parenti stretti, presenta comunque profili di rischio rilevanti e pertanto difficilmente consigliabile.

Ulteriore problematica per la donazione di immobili

La problematiche principale connessa alla donazione riguarda soprattutto i beni immobili. In questo caso, infatti, si riscontra la problematica della rivendita dell’immobile pervenuto in donazione. Questo a causa delle tutele che la legge ha previsto per gli eredi del donante. Al momento del decesso del donante si viene ad aprire la sua successione. A questo punto possono verificarsi due scenari per la donanzione:

  • Se la donazione è stata effettuata a favore di un soggetto che non è uno dei legittimari ma lede i diritti di questi ultimi (sottraendo loro una parte del patrimonio del parente che, altrimenti, gli spetterebbe di diritto), i predetti legittimari possono agire contro il donatario con quella che si chiama azione di riduzione;
  • Se, invece, la donazione è stata effettuata a favore di uno dei legittimari, questa è considerata come un anticipo sulla successione. La donazione può quindi creare problemi anche nella successione del donante (ad esempio se il donatario non imputa il bene oggetto della donazione alla propria quota ereditaria).

Che cos’è l’azione di riduzione?
L’azione di riduzione è una procedura volta ad annullare la donazione e può essere fatta addirittura fino a 10 anni dall’apertura della successione, il che significa rendere la donazione instabile per tutto questo tempo.

Le polizze vita

La caratteristica di impignorabilità ed insequestrabilità delle polizze vita ha portato questo strumento ad essere molto utilizzato negli ultimi anni. Sono soprattutto gli assicuratori a proporre questo tipo di strumento giuridico, ma il loro fine è diverso, molto spesso, rispetto a quello che crede il sottoscrittore. Per poter garantire le caratteristiche di protezione sopra indicate le polizze vita devono essere piani di accumulo non a titolo speculativo e sottoscritti in bonis. La sottoscrizione della polizza, di fatto, deve essere effettuata in un momento in cui lo stato debitorio del contraente non sia rilevante ed è dirimente il fatto che questo tipo di contratto finanziario non possa in alcun modo creare discapito ai creditori del sottoscrittore.

Una polizza vita, o un fondo pensione integrativo, o qualsiasi strumento finanziario con queste caratteristiche, sottoscritto in un momento di stabilità finanziaria e senza presenza di debiti rilevanti, potrebbe concretamente fornire, in futuro, una protezione patrimoniale in caso di problemi personali o della propria impresa. Altra fattispecie, invece, è quella che si può venire a creare in caso di sottoscrizione di polizza vita stipulata con il chiaro e preciso intendo di proteggere il patrimonio personale verso situazioni debitore già gravi o quando il soggetto si trova già in una situazione di forte esposizione finanziaria.

Polizza vita speculativa sempre aggredibile

Una polizza vita a premio unico, ad esempio, o che presenti rilevanti caratteristiche legate ad attività finanziaria speculativa, ha la possibilità di poter essere in futuro oggetto di pignoramento da parte di eventuali creditori. Ad esempio, quando un imprenditore crede di trovare riparo andando ad effettuare una cessione dei beni immobili di proprietà per ricavare finanza da destinare alla sottoscrizione di una polizza vita, sta sottovalutando la situazione. Credere che la polizza vita non possa mai essere né revocata, né pignorata non è corretto in assoluto.

Tutto questo è valido soltanto sotto il profilo teorico, in quanto una polizza vita (solitamente impignorabile e insequestrabile), qualora venga sottoscritta in una situazione finanziaria precaria, potrebbe essere vista come azione effettuata in danno ai creditori e quindi potrebbe essere aggredita o revocata da parte dei creditori stessi. Per poter garantire le caratteristiche di protezione sopra indicate le polizze vita devono essere piani di accumulo da sottoscrivere in una situazione ove non sono presenti situazioni debitorie rilevantiLa sottoscrizione deve avvenire non in un periodo in cui lo stato debitorio del contraente sia già elevato ma, soprattutto, è fondamentale che questi contratti non vadano a discapito dei creditori.

Conferimento immobiliare a società estera

Un altro metodo molto spesso utilizzato, a mio avviso in modo improprio, per tutelare il patrimonio dell’imprenditore riguarda l’utilizzo di una società non residente. L’operazione è legata al conferimento di immobili siti in Italia in una società costituita all’estero. Prendiamo, ad esempio, il caso di una LTD inglese in cui l’imprenditore italiano conferisce i propri immobili.

Come detto, il modo migliore per proteggere il patrimonio immobiliare è quello di spossessarsene. In questo contesto, molto spesso viene consigliato il conferimento degli immobili in società estera al fine di ottenere un regime di tassazione agevolato, se parliamo di immobili che saranno poi ceduti in locazione, possiamo pensare al conferimento immobiliare presso una società non residente. Quello che spesso non viene considerato è che questo tipo di soluzione è costosa e rischiosa.

Il conferimento presso una società estera è un atto a titolo oneroso e non gratuito. Infatti, a fronte del trasferimento di proprietà dell’immobile presso la società oltre confine, il proprietario riceve in cambio una quantità di azioni equivalente al valore dell’immobile conferito. Oltre, all’onere tributario connesso al conferimento degli immobili, devono essere evidenziate anche le possibili problematiche connesse a profili di esterovestizione societaria nel caso in cui quest’ultima fosse gestita o amministrata (anche di fatto) da parte di amministratori residenti in Italia (come ad esempio lo stesso imprenditore).

Per approfondire: “Conferimento di immobili in società estera: aspetti fiscali“.

Il regime patrimoniale del matrimonio

Un altro elemento da valutare in un processo legato alla tutela del patrimonio riguarda il regime patrimoniale della famiglia legata da matrimonio. Mi riferisco, in particolare, alla scelta legata alla separazione dei beni. Infatti, se un coniuge ha una occupazione o uno stile di vita più rischioso, può essere estremamente pericoloso per i beni dell’altro coniuge. In genere, in questo caso, i creditori di un coniuge possono raggiungere i beni dell’altro. Pertanto, la protezione patrimoniale nel contesto del matrimonio richiede una strategia, prematrimoniale o post-nuziale.

La separazione dei beni come regime matrimoniale è un’opzione che potrebbe essere presa in considerazione da coppie che desiderano proteggere i loro beni personali da eventuali creditori. In questo tipo di regime matrimoniale, ogni coniuge mantiene il proprio patrimonio personale e ha il controllo esclusivo dei propri beni, redditi e passività.

Ciò significa che se un coniuge dovesse trovarsi in difficoltà finanziarie o affrontare una causa legale, i creditori non sarebbero in grado di aggredire i beni dell’altro coniuge per soddisfare i debiti. Inoltre, se un coniuge dovesse morire, i suoi beni personali sarebbero distribuiti in base alla volontà testamentaria del coniuge defunto o, in assenza di un testamento, in base alle leggi sulla successione.

Tuttavia, è importante notare che la separazione dei beni come regime matrimoniale non offre una protezione totale contro i creditori. se i coniugi hanno beni in comproprietà, questi beni possono essere messi a rischio anche in caso di separazione dei beni. In ogni caso non voglio entrare nel dettaglio di questa variabile in quanto è opportuno che sia un legale specializzato in questo ambito a pianificare con i coniugi questo aspetto.

Pensa al passaggio generazionale

La prima cosa da dire è che sicuramente nella normativa tributaria italiana ci sono delle disposizioni di favore per i passaggi generazionali di aziende. Sul punto, l’articolo 3 comma 4-ter del Testo Unico successioni e donazioni è norma di fondamentale importanza nel c.d. “passaggio generazionale“ di azienda. In particolare mi riferisco al fatto che il legislatore ha previsto che in presenza di determinate condizioni i trasferimenti di aziende, rami di azienda, quote e azioni sociali a favore dei discendenti e del coniuge non sono soggetti all’imposta sulle successioni e donazioni.

Attraverso questa disposizione è possibile arrivare alla totale esenzione fiscale, ai fini delle imposte indirette dei passaggi generazionali aziendali. Possiamo dire, inoltre, che a fianco di questa disposizione, ma anche sfruttando altre disposizioni, oggi l’imprenditore ha a disposizione una serie di strumenti utili per pianificare al meglio la gestione futura della propria azienda.

Come anticipato, l’articolo 3 comma 4-ter del Testo Unico successioni e donazioni è norma di fondamentale importanza nel passaggio generazionale d’azienda. L’obiettivo è quello di favorire il passaggio generazionale delle aziende di famiglia.

Art. co. 4-ter Testo unico successioni
I trasferimenti a favore dei discendenti e del coniuge di aziende o di rami di esse, così come di quote sociali e di azioni, non sono soggetti ad imposizione fiscale indiretta. Questo, a condizione che gli aventi causa proseguano l’esercizio dell’attività d’impresa o detengano il controllo per un periodo non inferiore a cinque anni dalla data di trasferimento, rendendo apposita dichiarazione in tal senso.

Attraverso questa disposizione, rispettando alcuni requisiti (che vedremo) è possibile arrivare alla totale esenzione fiscale, ai fini delle imposte indirette dei passaggi generazionali aziendali. L’agevolazione riguarda qualsiasi tipologia di trasferimento che rispetti le condizioni fissate dalla disposizione per beneficiare dell’esenzione. L’agevolazione, da un punto di vista soggettivo, riguarda le aziende ed i rami aziendali ed anche le quote sociali e le azioni.

I requisiti per l’esenzione fiscale del passaggio generazionale d’azienda

La disposizione in commento, per ottenere l’esenzione fiscale dalle imposte di successione prevede il rispetto di una serie di requisiti. In particolare, i requisiti necessari variano in base all’oggetto di trasferimento:

  1. Se vengono cedute quote o azioni di società di capitali è necessario che per effetto del trasferimento l’acquirente acquisisca o integri il controllo della società. È necessario, inoltre, che l’acquirente conservi il controllo della società per un periodo di almeno 5 anni;
  2. Se invece vengono cedute quote di società di persone è necessario che l’acquirente prosegua l’attività per almeno 5 anni. In questo caso non è necessario il requisito del controllo;
  3. Se, infine, la società o un ramo viene ceduta è necessario che l’acquirente prosegua l’esercizio dell’attività per almeno 5 anni.

A corollario di questi requisiti si deve considerare anche un altro aspetto. Infatti, chi beneficia dell’acquisto gratuito della società è tenuto a presentare, oltre che la dichiarazione di successione o l’atto di donazione anche (in base ai casi) la dichiarazione di prosecuzione dell’attività per almeno 5 anni.

Per approfondire: “Come pagare meno tasse nel passaggio generazionale d’azienda?“.

Conclusioni e consulenza online

Sono sicuro che ogni imprenditore, almeno una volta, ha avuto il pensiero di perdere il proprio patrimonio aziendale e familiare. Il rischio di impresa è insito in ogni attività e per questo motivo devi pianificare per tempo le azioni che puoi intraprendere per farti trovare preparato nelle peggiori delle ipotesi. Oggi essere soci di società di capitali non garantisce più automaticamente la separazione tra i debiti della società ed il patrimonio personale del socio.

Questo può accadere a causa di responsabilità dirette del socio nella gestione societaria, ma anche a causa di fideiussioni bancarie sempre più spesso richieste per ogni tipo di finanziamento societario, ai singoli soci. Oltre a questo non si deve dimenticare il fatto che il Codice della Crisi di Impresa (D.Lgs. n. 14/2019) ha espressamente previsto un’ipotesi di responsabilità patrimoniale personale per gli amministratori di società di capitali, nel caso in cui si verifichi una situazione di crisi per l’impresa.

Per questo motivo l’imprenditore deve entrare nell’ottica che la pianificazione e la protezione del patrimonio deve essere effettuata per tempo. Questo significa che occorre agire prima che si verifichino i primi sintomi che qualcosa non va. Solo in questo modo gli strumenti utilizzati possono essere davvero efficaci nel perseguire l’obiettivo della protezione dei beni dell’imprenditore.

Per essere sicuri di agire nel miglior modo possibile ed evitare di trovarsi, in futuro, in situazioni spiacevoli per aver messo in piedi fattispecie non ottimali o fraudolente, è necessario affidarsi a professionisti esperti in questo ambito. Mi riferisco, in particolare, ad avvocati e commercialisti esperti in tutela del patrimonio. Se desideri che dei professionisti analizzino la tua situazione personale per valutare le possibili azioni da intraprendere per tutelare i tuoi beni, contattami. Segui il link sottostante per metterti in contatto con me e ricevere il preventivo personalizzato per una consulenza in grado di risolvere i tuoi dubbi.

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    Dottore Commercialista, Tax Advisor, Revisore Legale. Aiuto imprenditori e professionisti nella pianificazione fiscale. La Fiscalità internazionale le convenzioni internazionali e l'internazionalizzazione di impresa sono la mia quotidianità. Continuo a studiare perché nella vita non si finisce mai di imparare. Se hai un dubbio o una questione da risolvere, contattami, troverò le risposte. Richiedi una consulenza personalizzata con me.
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