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Prescrizione rimborsi IRPEF: quali sono i tempi?

Fisco NazionalePrescrizione rimborsi IRPEF: quali sono i tempi?

Il contribuente ha 10 anni di tempo per ottenere il rimborso di un credito IRPEF prima che vada in prescrizione. Se il rimborso da dichiarazione dei redditi non viene riconosciuto, è possibile presentare apposita istanza all’Agenzia delle Entrate, il cui termine di decadenza è di 48 mesi.

Tutto sulla prescrizione rimborsi IRPEF: la tassa sui redditi, l’IRPEF, in questi mesi è al centro dell’attenzione, sia perché è in atto una riforma fiscale che mette al centro proprio questa imposta, sia perché in questi mesi è possibile presentare il modello precompilato 730 per dichiarare i redditi, e accedere così ad importanti detrazioni fiscali IRPEF.

Tramite presentazione della dichiarazione dei redditi, è possibile sapere se ci si trova in una situazione di debito o di credito con il fisco, ed è previsto un conguaglio IRPEF nel caso in cui sono stati pagati più o meno contributi al fisco rispetto a quanto è necessario.

Il contribuente può presentarsi in una situazione di credito con il fisco nel momento in cui ha pagato più di quanto dovuto al fisco durante l’anno lavorativo. La tassazione è presente sia nel caso di lavoro dipendente, ovvero tramite un’azienda che funziona come sostituto di imposta, sia nel caso di lavoro autonomo con partita Iva.

Andiamo a vedere qual è la prescrizione dei rimborsi IRPEF e quali sono i tempi entro cui richiedere i rimborsi. Va ricordato che tutte le pratiche come il modello 730 possono essere effettuate in modo autonomo, tramite portale ufficiale dell’Agenzia delle Entrate, oppure rivolgendosi ad un professionista abilitato.


Modello 730 e rimborsi IRPEF

Per chiedere eventuali rimborsi IRPEF è necessario presentare correttamente la dichiarazione dei redditi. L’Agenzia delle Entrate mette a disposizione la dichiarazione dei redditi precompilata (modello 730 o modello redditi PF) che il contribuente può visionare (a partire dal 30 aprile), modificare, confermare e trasmettere a partire dal 20 maggio.

Il contribuente deve obbligatoriamente presentare questo tipo di documento entro il 30 settembre, in relazione ai redditi percepiti nell’anno precedente. La presentazione della dichiarazione serve per determinare eventuali posizioni di credito o debito nei confronti dello stato. Tramite presentazione del modello 730 è possibile ricevere eventuali rimborsi IRPEF in modo piuttosto semplice e veloce.

Per i lavoratori dipendenti si tratta di un rimborso che viene effettuato direttamente in busta paga, al primo mese disponibile. Nel caso in cui il contribuente invece si trovi in una situazione di debito con il fisco, dovrà provvedere in tempo utile al pagamento delle tasse non pagate.

Ma cosa accade nel momento in cui un credito IRPEF non sia stato erogato a favore del lavoratore in modo corretto? Quali sono i tempi di prescrizione rimborsi IRPEF?

Come si determina il credito IRPEF?

Qualora dalla predisposizione della dichiarazione dei redditi emerga per il contribuente un credito IRPEF questi ha la possibilità di:

  • Chiederlo a rimborso oppure
  • Di utilizzarlo in compensazione.

In linea generale possiamo dire che il credito IRPEF si determina quando vi è imposta versata (ad esempio per i lavoratori dipendenti quella trattenuta in busta paga dal datore di lavoro) in misura superiore rispetto a quella dovuta. La formazione del credito, qualora il contribuente scelga l’opzione del rimborso, consente di ottenere in busta paga o tramite bonifico (a seconda del modello dichiarativo presentato) l’importo del credito.  

Come chiedere il rimborso dell’IRPEF di anni precedenti?

L’istanza di rimborso relativa alle imposte dirette o a imposte sul reddito può essere presentata all’ufficio dell’Agenzia. Si tratta dell’ufficio competente in base al domicilio fiscale del contribuente. Questo, al momento in cui è stata (o avrebbe dovuto essere) presentata la dichiarazione dei redditi da cui si genera il rimborso.

Prescrizione rimborsi IRPEF e decadenza: quali sono i termini

Prescrizione del rimborso IRPEF in 10 anni

Quando si parla di rimborso IRPEF occorre tenere in considerazione il termine di prescrizione del rimborso che è pari a 10 anni (ex art. 38, DPR n. 602/73). Il termine di prescrizione decorre dal momento in cui il contribuente ha manifestato la volontà di chiedere il rimborso esercitando l’apposita opzione presente in dichiarazione dei redditi (modello 730 o Redditi P.F.). In alternativa, è sempre possibile presentare apposita istanza di rimborso cartacea presso l’Agenzia delle Entrate.

Decadenza di 48 mesi in caso di istanza di rimborso IRPEF per eccedenza di versamento

Quando il rimborso IRPEF non passa da dichiarazione ma da istanza di rimborso (magari perché dalla dichiarazione il credito non è stato riconosciuto), vi sono delle peculiarità. Infatti, è necessario tenere presente il termine decadenziale di 48 mesi dal versamento dell’eccedenza di IRPEF, per la richiesta di rimborso. Questo significa che se la richiesta di rimborso arriva dopo 48 mesi dal versamento dell’imposta, il rimborso non opera per decadenza dei termini. Qualora, invece, la richiesta venga presentata nei termini decadenziali (ovvero in tempo utile), inizia a decorrere da questo momento il termine di prescrizione decennale. Tale termine può essere fatto decorrere da capo attraverso la presentazione (ove necessario) di solleciti o con la proposizione di un ricorso tributario.

Di fatto, quindi, entro 48 mesi è possibile richiedere il pagamento di un eventuale credito IRPEF mai utilizzato o ricevuto.

Superati i 48 mesi, è possibile perdere qualsiasi diritto sui crediti stessi. Per presentare la domanda è necessario rivolgersi all’Agenzia delle Entrate, che può confermare la sussistenza del credito, dandone disponibilità al cittadino, oppure rifiutarlo.

Tuttavia se il cittadino presenta richiesta entro i 48 mesi stabiliti per poter accedere al credito, si attiva la prescrizione rimborsi IRPEF decennale. In questo caso, l’arco temporale per cui si può ricevere il credito sale a 10 anni. In ogni caso si può procedere con un ricorso se ancora la risposta non arriva, o non si ottiene l’accoglimento.

Rimborsi IRPEF e sostituto di imposta

Il sostituto di imposta solitamente si occupa della gestione fiscale dei lavoratori dipendenti. Per sostituto di imposta si intende un soggetto, che solitamente è un’azienda o un ente previdenziale, che sostituisce il contribuente nei rapporti con l’amministrazione finanziaria.

La presenza di un sostituto di imposta, a differenza dei casi in cui il cittadino lavora come autonomo e procede da sé, garantisce che vengano applicate le normative fiscali sui lavoratori dipendenti da parte del sostituto stesso.

Nel caso in cui il lavoratore dipendente si trova in una situazione di credito con il fisco, riceverà direttamente in busta paga il credito stesso. Il sostituto di imposta è anche colui che presenta la certificazione unica al dipendente, un documento che attesta i redditi del lavoratore dipendente.

Nel caso in cui sia presente un sostituto di imposta, è raro che il credito non venga erogato al lavoratore dipendente, e possa essere destinato a prescrizione.

IRPEF, aliquote e partita Iva

L’imposta sui redditi, ovvero l’IRPEF, viene applicata su diversi tipi di redditi. Al momento è presente in Italia un sistema a 3 aliquote (in vigore dal 2024), che si differenzia per percentuali differenti, da applicare sugli scaglioni di reddito.

Le aliquote al momento risultano così suddivise:

Ai sensi dell’art. 11 co. 1 del TUIR, le aliquote IRPEF (per lavoro dipendente, autonomo, redditi diversi, etc) sono le seguenti:

Scaglioni di redditoAliquota IRPEF
Fino a 28.000 euro di reddito23%
Da 28.000 euro a 50.000 euro di reddito35%
Oltre 50.000 euro di reddito43%

La tassazione riguarda non solo i lavoratori dipendenti, ma in generale i redditi percepiti da lavoro dipendente, autonomo, da redditi di impresa e redditi fondiari.

Per chi ha partita Iva, l’IRPEF è applicato, come per un lavoratore dipendente. Il lavoratore autonomo deve gestire in autonomia, senza sostituto di imposta, la tassazione. Per farlo può avvalersi dell’ausilio di un professionista.

Partita Iva a regime forfettario e IRPEF

Un’eccezione riguarda la Partita Iva a regime forfettario, che non è soggetto a tassazione IRPEF. Chi lavora in autonomia tramite regime forfettario infatti presenta un altro tipo di tassazione, che grava meno al lavoratore, perché si tratta di una Partita Iva agevolata.

Il regime forfettario è particolarmente vantaggioso proprio perché non è tassato allo stesso modo rispetto ad un regime ordinario. Il regime forfettario presenta, oltre che un’esenzione dall’IRPEF, una tassazione molto bassa (5% o 15%), non sono presenti ISA, e non viene applicata l’IVA.

In questo caso è impossibile trovarsi nella situazione in cui si ha un credito nei confronti del fisco, e non si può parlare di prescrizione rimborsi IRPEF, proprio perché questo tipo di imposta non è applicata. Un regime agevolato di questo tipo si sposa molto bene con alcune tipologie di lavoro, nel commercio e nel digitale.

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    Andrea Baldini
    Andrea Baldinihttps://fiscomania.com/
    Laurea in Economia Aziendale nel 2014 presso l'Università degli Studi di Firenze. Collabora stabilmente nella redazione di Fiscomania nel ambito fiscale. Appassionato da sempre di Start-up, ha il sogno di diventare business angel per il momento opera come consulente azienda nel mondo delle Start up. [email protected]
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