Si può aprire partita IVA in Italia con residenza all’estero

HomeFisco NazionaleProfessioniSi può aprire partita IVA in Italia con residenza all'estero

Un soggetto trasferito all'estero ed ivi stabilmente residente ha la possibilità di aprire una partita IVA in Italia per esercitare la propria attività professionale. Nel caso deve utilizzare il modello AA9/12 ed indicare il proprio domicilio fiscale italiano (se non svolge anche altra attività professionale all'estero).

Un soggetto fiscalmente residente all’estero ha la possibilità di aprire una partita IVA in Italia, per svolgervi attività libero professionale. Potrebbe essere il caso di un professionista che ha trasferito la propria residenza in un Paese estero ove svolge la propria professione intellettuale (es. medico, architetto, etc), e desidera svolgere stabilmente questa attività anche in Italia.

Ad ammettere la possibilità di poter operare con partita IVA anche in presenza di residenza fiscale estera è stata anche l’Amministrazione finanziaria con la risposta ad interpello n. 429/E/22. Questa ha chiarito che un soggetto iscritto AIRE ha la possibilità di svolgere attività professionale in Italia indicando come domicilio fiscale quello di esercizio dell’attività. Su questo punto grosse perplessità non ve sono. Tuttavia, l’aspetto da attenzione in questa fattispecie riguarda la presenza di un domicilio italiano dell’espatriato. Aspetto, questo, che potrebbe essere valutato in caso di accertamento in merito alla residenza fiscale.

Professionista residente all’estero con partita IVA italiana

L’aspetto principale da prendere in considerazione riguarda gli elementi che possono portare l’espatriato a diventare soggetto passivo d’imposta in Italia. In particolare, secondo quanto previsto dall’art. 7, co. 1, lett. d) del DPR n. 633/72, il soggetto che presta servizi si considera soggetto passivo di imposta nel territo dello Stato, nel caso in cui, (alternativamente):

  • È domiciliato, anche se residente all’estero;
  • Risulta essere residente, senza essere domiciliato all’estero;
  • Possiede una stabile organizzazione (base fissa), anche se è domiciliato o residente all’estero.

Questi elementi sono stati indicati dall’Amministrazione finanziaria in relazione alla situazione di una cittadina italiana, residente all’estero ed iscritta AIRE, intenzionata ad avviare una attività professionale in Italia. Questa persona non era dotata di identificativo IVA estero la sua intenzione è di avviare l’attività in Italia.

Residenza estera non ostacola l’attività professionale in Italia

Secondo l’Amministrazione finanziaria, considerato che il soggetto ha intenzione di avviare in Italia la sede dei propri interessi, la residenza all’estero non ostacola la possibilità di considerare tale soggetto alla stregua di una persona fisica residente, come soggetto passivo di imposta. Pertanto, non svolgendo nel Paese di residenza alcuna attività, questi ha la possibilità di presentare il modello AA9/12 per la richiesta di apertura della partita IVA in Italia, indicando il proprio domicilio fiscale, ovvero il luogo in cui l’attività lavorativa verrà svolta.

Non v’è dubbio che l’intenzione dell’interpellante sia quella di costituire nel territorio italiano il centro dei propri interessi, ed ivi svolgere l’attività lavorativa. Pertanto, la circostanza che nel territorio italiano venga costituito il domicilio fiscale, pur in presenza della residenza in un paese terzo non è di ostacolo a considerare l’istante quale soggetto passivo di imposta alla stregua di un soggetto residente“.

Risposta ad interpello n. 429/E/22 Agenzia delle Entrate

I concetti di residenza e domicilio

ResidenzaÈ determinata dall’abituale volontaria dimora di una persona in un dato luogo” – C.M. 2 dicembre 1997 n. 304
DomicilioCostituisce una situazione giuridica, caratterizzata dalla volontà di stabilire in un determinato sito il centro dei propri affari, prescindendo “dalla presenza effettiva” in detto luogo (Risposta a interpello n. 429/2022).

Secondo l’Amministrazione finanziaria la residenza all’estero e l’iscrizione nell’anagrafe della popolazione residente non sono sufficienti al fine di determinare se il soggetto sia passivo dell’imposta in Italia. Diventa determinante, invece, la volontà del soggetto di voler stabilire e conservare il domicilio nel Paese, inteso come centro dei propri interessi in un determinato luogo. Pertanto, è determinante il domicilio e la sua corretta individuazione per individuare la residenza fiscale del lavoratore estero con partita IVA in Italia (ed attività svolta esclusivamente in Italia).

Territorialità imposte dirette: articolo 14 modello OCSE

Per quanto riguarda le imposte dirette, prescindendo da considerazioni relative all’individuazione del luogo di residenza fiscale, l’Agenzia evidenzia che, a fronte della costituzione della base fissa in Italia, i redditi di lavoro autonomo ad essa riconducibili sono assoggettati ad imposizione concorrente, fatta salva la fruizione del credito per imposte assolte all’estero nello Stato di residenza. Se i due stati seguono le disposizioni presenti nel modello OCSE di convenzione contro le doppie imposizioni si devono seguire le disposizioni dettate dall’art. 14 (professioni indipendenti), ove presente, oppure dall’art. 7 (redditi di impresa).

Aprire partita IVA da residente all’estero: come fare?

Secondo l’Amministrazione finanziaria il contribuente che ha residenza all’estero e non ivi svolge alcuna attività imprenditoriale o professionale deve, al momento di compilazione del modello AA9/12, deve indicare il proprio domicilio fiscale italiano, ovvero il luogo ove si svolge la propria attività lavorativa. Questo significa, in altre parole, che il lavoratore indica che la propria attività economica viene svolta esclusivamente in Italia.

Implicazioni legate alla residenza fiscale del lavoratore

La possibilità di operare in Italia come professionista, senza essere in possesso di identificativo IVA estero è possibile. Tuttavia, questa casistica deve essere analizzata anche tenendo in considerazione le implicazioni legate alla residenza fiscale del lavoratore. Infatti, l’art. 2 del TUIR, nel determinare i criteri utili ad individuare la residenza fiscale prevede che anche il solo domicilio in Italia possa essere considerato come elemento dirimente. L’attuale formulazione della disposizione, individua come domicilio il luogo dove si sviluppano principalmente le relazioni personali e familiari del soggetto, di fatto, prescindendo dalle relazioni economiche dello stesso.

Sembrerebbe possibile ritenere, quindi, che non vi sia un’impatto diretto tra partita IVA italiana e residenza fiscale in Italia da parte dell’espatriato. In ogni caso, in assenza di chiarimenti utili, appare opportuno prestare comunque attenzione a fare in modo che la maggior parte degli interessi economici del soggetto rimangano ancorati al Paese estero di espatrio e che, ivi siano situate anche le sue relazioni personali e familiari principali. Solo in questo, infatti, è possibile superare possibili riqualificazioni della residenza fiscale in caso di un accertamento.

Proprio in fase di controllo, come più volte ribadito dalla stesse Amministrazione finanziaria, la posizione del contribuente deve essere analizzata nel suo complesso prendendo a riferimento tutti gli elementi che possono individuare in modo complessivo il centro dei suoi interessi principali.

L’importanza di una valutazione preventiva

Prima di ipotizzare un’attività professionale da svolgere solo sul suolo italiano per l’espatriato è importante valutare bene tutte le implicazioni. Non mi riferisco soltanto ai criteri di tassazione del reddito ma, anche alle valutazioni connesse al suo “centro degli interessi vitali“, al fine di superare nel migliore dei modi un eventuale accertamento. Per questo motivo, se cerchi un professionista esperto che possa aiutarti a valutare la tua posizione, puoi contattarmi per una consulenza online.

Consulenza fiscale online

La possibilità di poter aprire una partita IVA in Italia per svolgere un’attività professionale è concessa anche ai soggetti trasferiti all’estero ed iscritti AIRE. Per aprire la posizione IVA non è necessario essere in possesso di un identificativo estero, quindi possono operare in Italia anche i soggetti che all’estero non svolgono alcuna attività imprenditoriale o professionale. In questo caso secondo l’Amministrazione finanziaria la partita IVA in Italia comporta indicazione del domicilio italiano, ovvero il luogo dove viene svolta l’attività in Italia.

Pertanto, secondo l’Agenzia tale elemento è determinate per individuare come soggetto passivo di imposta il professionista. Naturalmente, questo tipo di situazione deve essere analizzata anche in merito all’identificazione della residenza fiscale del lavoratore, il quale si trova ad avere un domicilio in Italia, un’attività professionale e probabilmente giorni di presenza in Italia per lo svolgimento dell’attività. Pertanto, occorre prestare sicuramente attenzione verso questo tipo di situazioni in quanto potrebbero avere conseguenze lato identificazione della residenza fiscale.

Modulo di contatto

    Ho letto l’informativa Privacy e autorizzo il trattamento dei miei dati personali per le finalità ivi indicate.

    I più letti della settimana

    Abbonati a Fiscomania

    Oltre 1.000, tra studi, professionisti e imprese che hanno scelto di abbonarsi per non perdere i contenuti riservati e beneficiare dei vantaggi. Abbonati anche tu a Fiscomania.com oppure Accedi con il tuo account.

    I nostri tools

     

    Federico Migliorini
    Federico Migliorinihttps://fiscomania.com/federico-migliorini/
    Dottore Commercialista, Tax Advisor, Revisore Legale. Aiuto imprenditori e professionisti nella pianificazione fiscale. La Fiscalità internazionale le convenzioni internazionali e l'internazionalizzazione di impresa sono la mia quotidianità. Continuo a studiare perché nella vita non si finisce mai di imparare. Se hai un dubbio o una questione da risolvere, contattami, troverò le risposte. Richiedi una consulenza personalizzata con me.
    Leggi anche

    ISA 2025: revisione di 100 indici in linea con la classificazione ATECo

    Con il decreto 31 marzo 2025 del ministero dell’Economia e delle Finanze, pubblicato il 18 aprile in Gazzetta Ufficiale, è stato...

    Omessa fatturazione: le sanzioni amministrative

    Che cosa succede quando un operatore economico obbligato ad emettere fattura elettronica, emette fatture in formati diversi non validi? In...

    Detrazione spese scolastiche e di istruzione

    Tipologia di oneredetraibile IRPEFMisura detrazione19%Limite di spesa€ 1.000 dal 2025Indicazione nel quadro ERighi generici, codice 12 per scuole dell'infanzia,...

    Imposta di successione e donazione: i chiarimenti delle Entrate

    Con la Circolare n. 3 del 16 aprile 2025, l'Agenzia delle Entrate chiarisce quali sono le principali novità riguardanti l’imposta sulle...

    Patto di non concorrenza: tassazione

    Il patto di non concorrenza rappresenta uno strumento contrattuale sempre più diffuso, specialmente al termine di rapporti di lavoro...

    Reso merce UE in caso di riparazione: territorialità IVA

    In questo articolo affrontiamo una caso pratico di applicazione dell'IVA in ambito internazionale. In particolare si tratta di una...