Come non pagare le imposte sul trading online (Forex, opzioni binarie, bitcoin, criptovalute) in Italia rimanendo nella legalità? Soluzioni possibili e alternative per pagare meno tasse, senza per forza emigrare in Paradisi fiscali.

Quando si parla di tassazione delle rendite finanziarie una delle domande che maggiormente mi vengono poste da broker o investitori professionali o meno, è il modo per non pagare le imposte sul trading online. Non importa quale sia l’ambito del trading di cui si parla. L’obiettivo, per la maggior parte degli investitori è evitare la tassazione sul capital gain, magari restando nella più completa legalità.

Per capire se esistono possibilità per non pagare imposte, o almeno ridurre il carico fiscale sulle rendite finanziarie derivanti dall’attività di trading dobbiamo prima capire come avviene la tassazione in Italia di questi redditi. Soltanto in questo modo è possibile capire se vi possono essere delle alternative praticabili, rimanendo nella legalità.

Attenzione però, quello che vi dirò di seguito non è un invito all’azione. Ma semplicemente una soluzione teorica, da applicare con cautela e soprattutto con l’assistenza di un Commercialista esperto in questo ambito. Questo articolo vuole essere solo un’indicazione generale, di base, legata alla situazione fiscale del nostro Paese, se paragonato con i regimi fiscali di altri paesi del mondo.

Per questo motivo, non siamo responsabili per le vostre scelte, e ricordatevi sempre di avere al vostro fianco (bravo) commercialista!

Tuttavia ci sono moltissimi trader che ancora oggi riescono ad evitare di pagare le imposte e nonostante questo vivono completamente impuniti. Ora visto che moltissimi lettori mi chiedono come fanno questi trader, spesso ricchissimi a non pagare nemmeno un centesimo di imposte, ti spiegherò una soluzione per non pagare le imposte sul trading online.

Come avviene la tassazione del trading online in Italia?

La tassazione delle rendite finanziarie in Italia è già stata oggetto di un nostro articolo. Articolo a cui vi rimandiamo per ogni approfondimento: “Rendite finanziarie e Trading: il regime di tassazione in Italia“. Quello che è importante sottolineare in questa sede è che sinteticamente, la tassazione delle rendite finanziarie è applicata con modalità diverse (regime del risparmio amministrato o regime della dichiarazione) a seconda del luogo ove è situato l’intermediario (società finanziaria di investimento), con il quale effettuate le operazioni di investimento.

Se la società finanziaria di investimento ha sede legale o operativa in Italia i proventi derivanti dall’attività di trading online sono tassati direttamente alla fonte attraverso il regime del risparmio amministrato. In questo modo il trader incassa il guadagno già netto, decurtato dalla tassazione italiana (che attualmente, per interessi e plusvalenze finanziarie e del 26%).

Al contrario, se la società di investimento ha sede legale o operativa all’estero (non anche in Italia), i proventi derivanti dall’attività di trading online sono tassati a cura dell’investitore stesso, attraverso il regime della dichiarazione. Il regime della dichiarazione permette all’investitore di inserire nella propria dichiarazione dei redditi (modello Redditi PF), di inserire nei vari quadri (RM, RT, o in alcuni casi RL), i redditi (interessi o plusvalenze), derivanti dall’attività di investimento effettuata per ciascun periodo di imposta.

Da questa analisi ti sarà evidente come vi sia una netta differenza nelle modalità con cui si viene tassati (alla fonte, o in dichiarazione), a seconda del luogo ove è situata la società di investimento (istituto finanziario o broker), con il quale effettuate i vostri investimenti finanziari di trading (Forex, opzioni binarie, bitcoin, criptovalute). Tuttavia, c’è un altro aspetto da tenere in considerazione, e che può modificare la tassazione dell’investitore, ma lo scopriremo più avanti!

La scelta del broker estero

Come avete avuto modo di notare, la scelta del broker con cui andare ad operare è importante anche ai fini della tassazione del vostro capital gain. Il primo consiglio che posso darti è quello di affidarti sempre ad intermediari che operino con autorizzazione a livello europeo. Questo aspetto ti farà riconoscere subito intermediari seri ed affidabili, in quanto soggetti costantemente a controlli da parte delle autorità UE. In secondo luogo, il modo migliore per avere il controllo diretto dei vostri guadagni, e quindi della loro tassazione, è quello di scegliere un broker o intermediario avente sede in Paese estero.

Non è necessario scegliere un broker residente in un Paradiso fiscale. Anzi è meglio affidarsi ad intermediari con sede in UE, e con autorizzazione, ma con sede fuori dal territorio italiano (non c’è alcuna preclusione nella scelta del broker, ricordate che avvalersi di un intermediario estero, non significa andare incontro ad evasione fiscale).

La CONSOB pubblica ed aggiorna la lista degli intermediari autorizzati ad operare in Italia. Ti lascio di seguito il link con cui puoi verificare se il tuo intermediario è tra quelli autorizzati ad operare dalla CONSOB:

Rendicontazione dell’intermediario estero

In questo caso gli intermediari esteri si limitano a inviare la rendicontazione relativa a interessi, plusvalenze e minusvalenze dell’anno precedente, lasciando poi al trader il compito di andare a compilare la propria dichiarazione dei redditi. Includendovi anche i redditi derivanti da capital gain. Quindi, tecnicamente, anche in questo modo non è possibile, fare trading online senza pagare le tasse, direttamente o indirettamente.

Per quanti di voi, ingenuamente, pensassero che per non pagare le imposte sul trading sia sufficiente evitare di inserire in dichiarazione dei redditi i prospetti riguardanti interessi e plusvalenze, forniti dal broker estero, devo dirvi che non è così semplice.

L’Agenzia delle Entrate ha a disposizione sia i dati derivanti dai vostri conti correnti, che i dati derivati dall’incrocio delle proprie banche dati (vedi redditometro), per capire se ci sono stati evidenti cambiamenti, non dichiarati, della vostra situazione finanziaria personale. Quindi, fai molta attenzione nel compilare correttamente la tua dichiarazione dei redditi, inserendo anche i dati dei prospetti riepilogativi rilasciati dall’intermediario di cui ti sei avvalso per gli investimenti.

Il trasferimento della residenza fiscale

Accanto alla scelta del broker migliore per le tue esigenze diventa fondamentale, per riuscire a non pagare le imposte sul capital gain, focalizzarsi sull’aspetto della residenza fiscale. Ai sensi dell’articolo 3 del DPR n. 917/86 (TUIR) i soggetti fiscalmente residenti in Italia sono tenuti a dichiarare in Italia i propri redditi. Ovunque essi siano stati percepiti. Mentre i soggetti non residenti in Italia, sono tenuti a dichiarare soltanto i redditi percepiti in Italia.

Come avrai capito è sulla base di questo principio generale che si è tenuti a dichiarare in Italia i redditi derivanti da capital gain percepiti all’estero. L’aspetto importante, per la tassazione, è quindi quello di residenza fiscale (concetto diverso dalla residenza civilistica, attenzione!). Per chi volesse approfondire: “Residenza fiscale delle persone: guida“. Trasferire la propria residenza all’estero permette all’investitore di evitare di dover dichiarare in Italia i propri redditi esteri percepiti. Come ad esempio quelli derivanti dal capial gain, effettuati attraverso il broker estero. Sembrerebbe tutto semplice, ma invece non lo è affatto.

Trasferimento fittizio di residenza all’estero

Portare la propria residenza fiscale all’estero non è semplice. E’ necessario seguire un preciso iter (guardate “Trasferimento di residenza all’estero: la guida“), per evitare di incorrere nella c.d. “residenza estera fittizia“. Ovvero una residenza all’estero fatta appositamente ed esclusivamente per non pagare le imposte in Italia. In pratica, in questa fattispecie, che può portare fino a commettere un reato (penalmente rilevante) si incappa nel caso in cui si dichiari di vivere fuori Italia pur rimanendo a fare la propria vita in Italia. Si è iscritti a circoli sportivi o palestre, si hanno i bambini iscritti ad una scuola italiana, si hanno utenze domestiche attive e si passa la maggior parte dell’anno in Italia e non all’estero. Ecco, questo fa rischiare di incorrere in accertamenti fiscali che possono portare a sanzioni molto pesanti. Per questo motivo, ti consiglio, ancora una volta, di affidarti all’esperienza di un commercialista esperto in questo ambito, prima di commettere incresciosi errori.

Il trasferimento di residenza all’estero

L’unica alternativa possibile è quella di andare stabilmente a vivere all’estero, spostando tutta la famiglia (gli affetti) e il proprio lavoro (c.d. “centro degli interessi vitali“). Soltanto in questo modo è possibile evitare contestazioni fiscali legati alla residenza estera fittizia. Potrete vivere serenamente all’estero, senza più dover dichiarare i propri redditi in Italia. Spostare la tua residenza fiscale all’estero, quindi, ti permetterà di evitare di dover dichiarare in Italia i redditi da capital gain, tassati con imposta sostitutiva al 26%. Tali redditi, infatti, saranno dichiarati nel tuo nuovo Paese di residenza fiscale. Per evitare di pagare imposte sul capital gain, o quanto meno ridurle, quindi, non è necessario per forza trasferirsi stabilmente in un paese che si trova in Black List. Può essere sufficiente scegliere un paese dove le imposte sul capital gain sono meno elevate rispetto all’Italia.

Vediamo quali potrebbero essere alcune alternative plausibili!

Come scegliere il Paese estero dove trasferirti?

Abbiamo visto come il trasferimento di residenza fiscale possa permettere, a determinate condizioni, di evitare la tassazione italiana sul capital gain. Certamente, non è semplice lasciare tutto e partire, ma per chi volesse farlo, ecco alcune indicazioni di possibili mete. Restando in Europa Paesi che possono contare di una tassazione meno elevata rispetto all’Italia sono: il Regno Unito, l’Irlanda, alcune zone della Spagna, come ad esempio le isole Canarie, ed infine Malta. In questi Paesi è presente la tassazione sul capital gain, ma trasferirvi in uno di questi Paesi, non ti permetterà di evitare totalmente la tassazione, ma quantomeno di ridurla considerevolmente.

Se desideri0 un esempio concreto, pensa alla Bulgaria. In questo Stato è in vigore un’imposta sul capital gain con aliquota pari al 10%, che corrisponde anche all’aliquota dell’imposta sul reddito delle persone fisiche. Altro esempio può essere l’Ungheria, con un aliquota sul capital gain del 15%. Altro esempio, Malta che prevede una aliquota pari al 12% sui trasferimenti di assets. Per quanti di voi, invece, volessero arrivare ad azzerare la tassazione sul capital gain ecco che diventa necessario trasferirsi in Paesi sicuramente più esotici (o più distanti).

Paesi dove non si pagano imposte sul capital gain

Se gli esempi di Paesi europei dove trasferirti non ti hanno convinto vediamo alcuni Paesi ove non esiste imposta sul trading. Si tratta di Paesi dove poter godere totalmente del tuo capital gain senza dover pagare un soldo di imposte.

Ecco una lista di Paesi esteri che possono sicuramente fare al caso tuo:

  • Cancun: città del Messico nota per le spiagge, ma anche per il business. L’imposta sul capital gain è solo del 10%;
  • Andorra: l’imposta sul capital gain è anche in questo caso del 10%, ma è pari a zero se possiedi meno del 25% dell’asset venduto. Ad esempio se vendi delle azioni, di cui detieni meno del 25% del capitale, non devi pagare alcuna imposta sulla plusvalenza maturata;
  • Nuova Zelanda: La Nuova Zelanda non prevede l’applicazione di alcuna imposta sui guadagni da capital gain;
  • Hong Kong: Ad Hong Kong, ovviamente, non è prevista l’applicazione di alcuna imposta il capital gain;
  • Malesia: Anche in Malesia non esiste un imposta sui guadagni derivanti dagli investimenti finanziari;
  • Singapore: A Singapore non è prevista l’applicazione di alcuna imposta il capital gain.

La scelta di un Paese di residenza estero, ovviamente non può essere determinato solamente dalla modalità o assenza di tassazione. Stile di vita, condizioni economiche, sociali e politiche sono elementi che devono essere presi in considerazione, con pari importanza. Per questo motivo, valuta bene il Paese del tuo trasferimento, sotto tutti i punti di vista.

Per approfondire: “Dove non si paga capital gain in Europa?“.

Conclusioni e consulenza fiscale online

Quello che ti ho mostrato non è il modo con cui tantissimi investitori evitano di pagare le imposte sui loro guadagni, in quanto quei metodi sono totalmente fuori dalla legalità. Per questo motivo si tratta di attività perseguibili dalle autorità fiscali, che potrebbero applicare anche la normativa penale, nei casi più gravi di evasione fiscale.

Il trasferimento di residenza all’estero, tuttavia, rappresenta un buon strumento, totalmente legale, se effettuato seguendo il giusto iter. Procedura che potrebbe portarti a risparmiare molto sui tuoi guadagni netti da capital gain. Per questo motivo, se i tuoi guadagni iniziano a diventare consistenti e il trasferimento all’estero non ti spaventa, consultati con un commercialista esperto nel settore. In questo modo potrai pianificare il tuo trasferimento di residenza.

Consultando un commercialista esperto in fiscalità internazionale sarà possibile anche pianificare il trasferimento scegliendo magari un Paese che vi consenta di non tassare i redditi esteri. Questo a patto che restino al di fuori dei loro confini (grazie a regimi fiscali particolari).

I più esperti di voi avranno sicuramente capito di quali regimi fiscali sto parlando.

Intanto, in bocca al lupo per il vostro trading, in Italia o all’estero!

Trading e Bitcoin

Se ti è piaciuto questo articolo voglio darti un ulteriore consiglio. Sicuramente so che ti sei già immerso nel mondo dei Bitcoin e ne sei rimasto piacevolmente colpito. Per questo motivo voglio indicarti un libro che per me è stato importante per capire le basi di funzionamento di questa forma di trading. Il libro è:

Bitcoin – Manuale alla portata di tutti sull’oro del 21° secolo

In questo libro troverai spiegato tutto il necessario, andando dritti al punto, con esempi concreti e istruzioni dirette sul da farsi: imparerai cosa significano Bitcoin, Blockchain, wallet, exchange e molto altro. Capirai come usarli nella maniera più profittevole per te. Esplorerai la storia precedente e le dinamiche future su cui si affaccia il mondo di domani per non restare impreparato.

33 COMMENTI

  1. Salve, vedo che cita i guadagni da bitcoin o comunque cryptovalute in generale direi come guadagni da trading.
    Al di l’ha del fatto che può sicuramente esserci della speculazione su queste monete virtuali tuttavia sapevo che al momento l’ADE non prevede tassazione per le persone fisiche. Questo a seguito della Ris. 2 settembre 2016 n. 72/E
    E’ veramente così oppure se uno fa dei guadagni da cryptovalute si trova a pagare tasse?

  2. Nella Risoluzione si fa riferimento al fatto che, nel caso prospettato, non c’è alcun fine specultativo da parte della clientela della società che chiede l’acquisto o la vendita di bitcoin. Come dice anche la circolare, i bitcoin sono considerati mezzi finanziari, quindi se dietro le operazioni di acquisto e vendita non c’è la regolazione di una transazione, quindi un pagamento, ma l’intento è quello di acquistare e vendere ai soli fini speculativi, ecco che allora anche il guadagno da bitcoin deve essere tassato.

  3. E cpme si fa a stabilire se l’intento è speculativo o no?
    Insomma che vuol dire “non c’è regolazione di una transazione”?
    È un qualcosa che ha a che fare con la famosa regola dei 7 giorni e 51000 euro circa forse. Ad esempio se uno ha comprato bitcoin o altra valuta l’anno scorso e oggi la vende, è speculazione?

  4. Se il bitcoin lo usa come moneta di pagamento, e può dimostrarlo, non c’è intento speculativo, ma se nell’anno effettua ripetute operazioni di acquisto e vendita senza transazioni economiche collegate ecco che c’è intento speculativo. In questo caso, c’è da verificare la disciplina sui proventi derivanti dalla compravendita di valuta, come ha giustamente affermato. Per rispondere alla sua domanda, si è speculazione se non vi è collegato l’acquisto di un bene.

  5. Io ho un broker estero ( stati uniti) che mi da un bancomat con cui posso prelevare dagli sportelli italiani direttamente dal conto del broker senza passare per banche italiane. Se io non faccio mai arrivare i soldi sul mio conto corrente ma vado avanti facendo prelevamenti, il fisco italiano si accorge dei miei guadagni?
    Quale è la pena per omessa Dichiarazione del capital gain?

  6. Lei è tenuto sia a dichiarare le plusvalenze che il conto estero in dichiarazione. Il CRS obbliga gli istituti a comunicare i dati bancari, quindi l’Agenzia se vuole può comunque arrivare a carire se e dove ha il conto all’estero. Per maggiori info mi contatti in privato.

  7. Giusto per curiosità o diciamo per iniziare la mia esperienza di trading vorrei fare qualche trade usando un broker estero (tipo Plus500 o similare). Ho notato che in fase di registrazione é stato chiesto il codice fiscale, nonostante viene precisate che sono responsabile io per il pagamento delle tasse nel mio paese.

    Vorrei fare dei trade cfd su indici come per esempio il dax tedesco.

    Documentandomi sul web mi vengono principalmente due dubbi:
    1. Plusvalenze/minusvalenze: va bene. Mi toccherà pagare le tasse allo stato italiano per i trade andati a buon fine. Ma se tutti i trade cfd gli faccio sullo stesso indice e faccio 10 trade con un totale di 1.000 euro di minus (10 * 100euro) e poi ne faccio uno giusto che mi da 1.500euro di plus, le tasse le pago solo sui 500euro, vero? A prescindere dal fatto dell’ordine cronologico dei trade in minus e del trade in plus? Si guarda solo il totale dal 1.1.2018 al 31.12.2018?
    2. Tobin tax: se andrei a fare dei trade cfd sull’indice italiano dovrei pagare la tobin tax tutte le volte che apro e chiudo un trade. La mia idea è quella di fare tanti trade piccoli intraday e quindi la tobin tax é un disastro. Facendo dei trade cfd sul dax tedesco questa problematica non dovrebbe esserci più. Non devo pagare la Tobin tax allo stato italiano, vero? Ma ora leggo dappertutto che la Tobin tax esiste anche in Germania ed in tanti altri paesi europei. Ma allora come persona fisicamente e fiscalmente residente in Italia magari dovrei comunque pagare la tobin tax allo stato tedesco? Mi sembra assurdo, visto che non ho nulla a che fare con la Germania

  8. Salve, mi chiedevo se è possibile aprire una SL alle Canarie mentre si ha la residenza fiscale in Spagna penisola. Soprattutto se esiste un ghiotto vantaggio o se comporta solo rischi e fastidi. Inoltre possedendo degli immobili in Italia è complicato avere la residenza fiscale all’estero (Europa)?

  9. Avere uns SL alle Canarie è possibile, certamente. Bisogna però valutare la situazione in dettaglio per capire come operare in modo corretto. Se vuole mi contatti per una consulenza.

  10. Buongiorno. Io faccio trading online su un broker esterno che ovviamente mi fornisce tutti i dati sulle transazioni che ho fatto per poter effettuare la denuncia dei redditi. Vorrei sapere se i broker esterni sono tenuti a comunicare tali dati anche all’agenzia delle entrate o se, in caso di richiesta da parte della agenzia delle entrate, il broker è tenuto a fornire questi dati oppure se non può farlo.

    Grazie in anticipo

  11. Salve Manuel, l’Agenzia delle Entrate se vuole può chiedere al broker di fornire tutte le informazioni, che comunque è in grado di verificare anche attraverso gli istituti bancari attraverso il quale il broker si appoggia per operare. Ad oggi, è molto difficile operare senza che l’Agenzia possa avere un riscontro delle attività finanziarie all’estero di ogni soggetto.

  12. Ho solo un ultimo dubbio. L’agenzia delle entrate può vedere sia quanto deposito, sia quanto prelevo dal broker online controllando i miei movimenti bancari, ecc. Però non può sapere io, con il capitale che ho depositato nel broker, che transazioni sto facendo (per assurdo potrei anche lasciarli fermi). Il broker, su richiesta dell’agenzia delle entrate, è tenuto a dire anche quali transazioni effettuo?

    Grazie in anticipo

  13. Buongiorno, volevo chiedere se fare trading su broker non regolamentati dall’UE potrebbe automaticamente causare problemi fiscali o incappare in sanzioni per un cittadino residente in Italia.

    grazie

  14. Le problematiche sono legate alla tassazione dei redditi percepiti e al monitoraggio fiscale delle attività finanziarie estere. Altro aspetto poi riguarda il fatto che tale attività non è regolamentata quindi non soggetta a tutele in caso di frodi.

  15. Buongiorno,
    mi sono affidato a un broker con sede all’estero ( facente parte dell’ EU) che opera nel settore del forex. Durante l’anno appena trascorso ho avuto dei rendimenti, ma ho prelevato solo una piccola parte di questi rendimenti, il resto è rimasto tutto all’estero. Nella dichiarazione dei redditi devo dichiarare solo il prelevato o tutto il guadagno? é possibile pagare le tasse solo sul prelevato verso l’Italia e qual’è l’eventuale sanzione da pagare nel caso in cui si debba pagare sull’intero guadagno anche se detenuto all’estero?Grazie

  16. Salve Riccardo, ci sono diversi aspetti da tenere presenti sia quello reddituale legato alle plusvalenze generate, sia quello legato al monitoraggio fiscale. Se vuole ne parliamo in privato tramite consulenza, in modo che possa darle riposte soggettive sulla base della sua situazione.

  17. Salve, io vivo e lavoro a Singapore con regolare residenza estera e non faccio dichiarazione dei redditi in Italia visto che non ho nessun reddito in Italia.
    Ho un conto in banca in Italia come non-residente, se faccio trading dal conto italiano, devo dichiarare le eventuali plusvalenze in Italia?

  18. La risposta dipende se opera o meno con un intermediario finanziario italiano che opera le ritenute sui guadagni di capitale che percepisce.

  19. L’intermediario e’ italiano ma ho optato per il regime fiscale dichiarativo, quindi l’intermediario non applica ritenuta alla fonte.
    Sono tenuto comunque a dichiarare le plusvalenze in Italia?

  20. Avendo optato per il regime dichiarativo dovrà dichiarare in Italia i capital gain generati.

  21. Grazie per le informazioni! E’ un ottimo articolo. Voglio fare trading online. Per questo leggo molte quide. Ho scoperto anche un servizio interessante utile per tutte le persone che fanno trading.

  22. Una precisazione: in Irlanda la tassa sul capital gain é molto più alta che in Italia. Si parla di un 33% per tutti gli assets acquistati dopo il 2012. Molto meglio aprire un conto ISA in UK dove non si pagano alcune tasse e si possono versare fino a 20000 sterline l’anno

  23. Salve, interessante articolo, io invece vorrei sapere una cosa, ho le mie azioni “cassetto” su fineco su mercato Americano ed in guadagno.
    Oramai sono bloccato e mi tocca pagare il capital gain in caso di vendita, oppure ancora si può fare qualcosa?
    Grazie per la risposta.

  24. L’unica cosa che mi viene da pensare è che, come al solito, se perdo ci perdo da solo mentre se guadagno lo stato si prende la sua fetta.
    Però figuriamoci se lo stato ci mette la sua componente di rischio nelle mie transazioni, il rischio è solo mio, il guadagno è di entrambi. UFF… il Banco vince sempre….!!!

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