Scopri quando il regime forfettario conviene davvero per il dropshipping: calcolo imposte, coefficienti di redditività e confronto con il regime ordinari.
Il dropshipping in regime forfettario rappresenta una delle scelte fiscali più discusse per chi avvia un’attività di commercio online. Come commercialista con esperienza in questo settore, posso affermare che la decisione tra regime forfettario e ordinario nel dropshipping richiede un’analisi accurata che va oltre la semplice attrattiva dell’aliquota agevolata del 15% (o 5% per i primi cinque anni). La vera convenienza dipende da fattori specifici come i margini commerciali, i volumi di vendita e la capacità di generare costi deducibili.
Indice degli argomenti
- Requisiti e caratteristiche del regime forfettario per il dropshipping
- Quando il regime forfettario non conviene nel dropshipping
- Passaggi per avviare l’attivitÃ
- Fatturazione delle operazioni in regime forfettario
- Confronto regime forfettario vs ordinario: casi pratici
- Conclusioni e consulenza fiscale online
Requisiti e caratteristiche del regime forfettario per il dropshipping
Per accedere al regime forfettario nel 2025, è necessario rispettare precisi parametri dimensionali:
- Ricavi annui: non superiori a 85.000 euro nell’anno precedente;
- Spese per lavoro dipendente: massimo 20.000 euro annui;
- Redditi da lavoro dipendente: non oltre 35.000 euro se si mantiene un rapporto subordinato.
Vantaggi del regime forfettario
L’utilizzo del regime forfettario comporta dei vantaggi (rispetto al regime ordinario), che ho riassunto di seguito:
- Aliquota di tassazione fissa: L’imposta sostitutiva è fissata al 15% (ridotta al 5% per i primi cinque anni per le nuove attività ), che sostituisce IRPEF, addizionali regionali e comunali;
- Esenzione IVA: I soggetti in regime forfettario non applicano l’IVA sulle vendite e non possono detrarla sugli acquisti;
- Semplificazioni contabili: Le attività in regime forfettario non sono tenute alla tenuta delle scritture contabili obbligatorie (registro IVA, libro giornale, ecc.);
- Contributi previdenziali: Per chi è iscritto alla gestione commercianti INPS, è prevista una riduzione del 35% dei contributi previdenziali;
- Riduzione dei costi fissi: l’utilizzo del dropshipping consente di non dover gestire il magazzino merci, andando a ridurre i costi fissi aziendali.
Quando il regime forfettario non conviene nel dropshipping
In questo tipo di analisi vi sono anche degli aspetti critici che devono essere tenuti in considerazione e che devono essere gestiti per valutare al meglio la propria situazione. Si tratta dei seguenti:
Problematica dell’IVA Indetraibile
Nel regime forfettario non è possibile detrarre l’IVA sugli acquisti. Questo aspetto diventa critico nel dropshipping quando:
- Si acquista da fornitori italiani con IVA al 22%;
- I margini commerciali sono contenuti (sotto il 30-40%);
- Si sostengono costi significativi per marketing e pubblicità .
Margini ridotti e costi elevati
Il dropshipping genera spesso margini minimi per sua natura. Non potendo beneficiare di economie di scala come i produttori, i dropshipper subiscono i prezzi imposti dai fornitori. In presenza di:
- Costi di marketing superiori al 20% del fatturato;
- Spese per servizi digitali (software, hosting, pubblicità ) elevate;
- Margini lordi inferiori al 40%.
Tali costi sono deducibili nei limiti del coefficiente di redditività applicabile (40%). Il regime ordinario può risultare più conveniente grazie alla deducibilità integrale dei costi.
Per approfondire:
Passaggi per avviare l’attivitÃ
Per avviare un’attività di commercio online è necessario effettuare le seguenti operazioni obbligatorie, in modo diretto, o attraverso l’ausilio di un commercialista esperto.
- Apertura della partita IVA: È necessario aprire una partita IVA indicando l’attività di dropshipping. È possibile utilizzare il codice ATECO dedicato alla vendita online. In questa sede deve effettuata la scelta legata all’applicazione del regime forfettario;
- Iscrizione al Registro delle Imprese: È necessario registrarsi presso la Camera di Commercio competente, ed effettuare il versamento del diritto annuale;
- Scelta del regime fiscale: Optare, nel modello di apertura della partita IVA per il regime forfettario durante la registrazione;
- Gestione degli ordini e dei pagamenti: Utilizzare una piattaforma di e-commerce integrata con fornitori, che possa essere utilizzata anche per l’emissione della fattura elettronica.
Codice ATECO e Coefficiente di RedditivitÃ
L’attività di dropshipping rientra nel codice ATECO 47.91.10 – commercio al dettaglio via internet. Questo codice prevede un coefficiente di redditività del 40%, significando che l’imponibile fiscale si calcola applicando questa percentuale ai ricavi totali.
Registro dei corrispettivi
Anche in regime forfettario è obbligatorio tenere il registro dei corrispettivi dove annotare ogni vendita effettuata. Le transazioni devono essere registrate in euro, indipendentemente dalla valuta di incasso originale.
Contributi INPS per Commercianti
I titolari di partita IVA in dropshipping sono soggetti alla Gestione Commercianti INPS. Nel regime forfettario si beneficia di una riduzione del 35% sui contributi previdenziali.
Per il 2025, i contributi minimi si aggirano intorno ai 4.500 euro annui per ricavi inferiori a 18.415 euro. Superata questa soglia, si applica un’aliquota aggiuntiva del 24,09% sulle eccedenze.
Fatturazione delle operazioni in regime forfettario
Aspetto importante riguarda la gestione delle operazioni attive per la fatturazione delle vendite. In particolare, è necessario tenere in considerazione aspetti diversi a seconda che il cliente finale sia nazionale, UE o extra-UE. Vediamole.
Cliente residente in Italia
Nel caso in cui il cliente sia residente in Italia il dropshipper in regime forfettario deve emettere fattura senza l’applicazione dell’IVA. Questo in caso di operazione B2B, ovvero tra operatori economici. Per le operazioni B2C, invece, può essere sempre emessa la fattura elettronica, ma è anche possibile annotare l’operazione direttamente nel registro dei corrispettivi (“Corrispettivi in regime forfettario“). Questo, a meno che il cliente non chieda la fattura, nel caso è obbligatoria l’emissione.
Cliente residente UE
Nel caso in cui la vendita avvenga verso un soggetto passivo residente in Stato UE, deve essere comunque emessa fattura elettronica (operazione non imponibile ai sensi dell’art. 41 co.2 del D.L. n. 331/93). In caso, invece, di vendita a privati UE la situazione si complica in quanto è possibile versare l’IVA in Italia (per il forfettario non applica l’IVA) sino alla soglia di 10.000 euro. Superato questo limite si rende necessaria l’indicazione dell’IVA del Paese UE in cui si trova il cliente privato. Per superare questa problematiche è utile aderire il regime IVA OSS.
Regime IVA OSS
Una volta superata la soglia di 10.000 euro di vendite verso privati residenti UE, si rende necessario andare ad effettuare una identificazione diretta ai fini IVA in ogni Stato Ue in cui si vende. Questo, al fine di versare l’IVA in ogni Paese. In alternativa, è possibile utilizzare il regime IVA OSS (One Stop Shop). Con questo regime, al quale si può aderire direttamente in Italia, è possibile semplificare questo meccanismo versando l’IVA dovuta nei vari Paesi UE direttamente in Italia.
Cliente residente extra-UE
Nel caso in cui vi siano vendite verso clienti residenti extra UE, sia per privati che per aziende la fatturazione deve avvenire sempre in assenza di IVA. Infatti, si tratta sempre di operazione non imponibile, ex art. 8 del DPR n. 633/72, per mancanza del requisito di territorialità . Per rendicontare l’operazione è necessario andare ad emettere fattura elettronica.
Confronto regime forfettario vs ordinario: casi pratici
Vediamo, di seguito, due esempi pratici che mettono a confronto il regime forfettario con quello ordinario per il commercio online per aiutarti ad effettuare le analisi di convenienza.
Scenario A: e-commerce con bassi costi
Profilo aziendale:
- Fatturato: 50.000 euro
- Costi prodotto: 30.000 euro
- Costi marketing: 5.000 euro
- Altri costi: 3.000 euro
Regime forfettario:
- Imponibile: 50.000 × 40% = 20.000 euro
- Imposte: 20.000 × 15% = 3.000 euro
Regime ordinario:
- Reddito netto: 50.000 – 38.000 = 12.000 euro
- IRPEF (23%): 12.000 × 23% = 2.760 euro
- Plus IVA recuperabile sui costi
Scenario B: e-commerce ad alto investimento
Profilo aziendale:
- Fatturato: 80.000 euro
- Costi prodotto: 45.000 euro
- Costi marketing: 20.000 euro
- Altri costi: 8.000 euro
Regime forfettario:
- Imponibile: 80.000 × 40% = 32.000 euro
- Imposte: 32.000 × 15% = 4.800 euro
Regime ordinario:
- Reddito netto: 80.000 – 73.000 = 7.000 euro
- IRPEF (23%): 7.000 × 23% = 1.610 euro
- Plus recupero IVA significativo
Conclusioni e consulenza fiscale online
Il regime forfettario offre numerosi vantaggi per chi desidera avviare un’attività , grazie a un’imposizione fiscale agevolata e a semplificazioni contabili. Tuttavia, è importante valutare attentamente le specifiche esigenze del proprio business e considerare l’assistenza di un commercialista per ottimizzare la gestione fiscale e normativa.
Non sempre, infatti, il regime forfettario è il regime migliore per il dropshipping in quanto i costi sostenuti non possono essere dedotti dal reddito. Inoltre, l’indetraibilità dell’IVA in acquisto può andare a ridurre i margini di vendita (che in generale non sono mai molto ampi). Per questo è importante effettuare sempre una simulazione numerica dei vari regimi fiscali applicabili (forfettario o ordinario) al fine di individuare il migliore per la propria situazione.
Come commercialista specializzato in e-commerce, offro consulenze personalizzate per simulare entrambi i regimi fiscali e identificare la soluzione più conveniente per la tua specifica situazione di dropshipping. Una corretta pianificazione fiscale può liberare risorse significative da reinvestire nella crescita del business.