Atteso come ogni anno entro il 10 aprile il Documento di Economia e Finanza (Def). Il Governo sta lavorando alla sua stesura, complicata maggiormente da un deficit ancora troppo elevato, posizionato sul 7,2%.
Il ministero dell’Economia lavora al Def, il Documento di economia e finanza atteso al varo in Consiglio dei ministri intorno al 10 aprile. Si tratta del principale documento di programmazione della politica economica e di bilancio, nell’ambito del processo di coordinamento delle politiche economiche degli Stati membri dell’UE. Il documento conterrà le nuove stime su crescita e conti pubblici aggiornate alla luce di variabili endogene ed esogene.
Non aiuta la situazione internazionale, con le crescenti tensioni geopolitiche dal Medio Oriente, aggravato dalla crisi nel Mar Rosso e col rischio di recrudescenze nella crisi russo-ucraina a causa del recente attentato a Mosca.
Ma più che sulla stima della crescita del Pil di quest’anno, che secondo indiscrezioni riportate da Bloomberg potrebbe essere fissata all’1%, sopra lo 0,7% previsto dalla Commissione europea, il confronto tra Roma e Bruxelles, potrebbe farsi più accesso sul fronte del deficit. Al riguardo l’ex direttore del Sole 24 Ore Guido Gentili ha commentato: “Penso, come è stato fatto notare anche da altri osservatori, che la stesura di questo Def per il ministro dell’Economia Giorgetti sarà particolarmente complicata.“
Vediamo di seguito le prime indiscrezioni sulle previsioni che interesseranno il Def.
Iter di approvazione del Def
La redazione del Documento di Economia e Finanza è appannaggio del Ministero dell’Economia e delle Finanze, in collaborazione con gli altri ministeri del governo. La presentazione del DEF alle Camere spetta al Ministro dell’Economia, che ha tempo ogni anno fino al 10 aprile.
Da quel momento parte l’iter di approvazione da parte di Senato e Camera dei Deputati, che deve avvenire in tempo utile per consentire l’invio al Consiglio dell’Unione Europea, da effettuarsi entro il 30 aprile, delle sezioni relative al Programma di Stabilità (PS) e al Piano Nazionale di Riforma (PNR).
L’esame parlamentare da parte delle Camere si conclude con l’approvazione di una risoluzione che indica gli obiettivi di finanza pubblica per gli esercizi successivi (minimo tre) e le linee di intervento prioritario della politica di bilancio, che poi troveranno attuazione con la Legge di Bilancio (presentazione alle Camere entro il 20 ottobre e approvazione entro il 31 dicembre). In allegato al DEF vengono indicati i disegni di legge collegati alla manovra di bilancio.
Def: stime sul Pil ottimistiche
Nonostante una cornice internazionale caratterizzata dall’instabilità le previsioni sulla crescita italiana sembrano essere discrete. Il nostro Paese infatti dovrebbe mettere a segno un incremento dell’1% nel 2024, “modesto” ma che “rispetto alla Germania in recessione rappresenta tanto”, come ha dichiarato le scorse ore il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti. Il pil verrebbe quindi limato di due decimali di punto rispetto alla Nota di aggiornamento al Def (Nadef) dello scorso autunno che stimava +1,2% per quest’anno, ma risulterebbe comunque in salita rispetto +0,8% del 2023.
Una previsione per il 2024 dunque più ottimistica di quelle delle principali istituzioni nazionali ed internazionali: la Banca d’Italia ha infatti stimato una crescita del +0,6%; la Commissione europea e il Fondo monetario prevedono entrambi +0,7%. L’Italia inoltre farà meglio della Germania che per Bruxelles quest’anno si fermerà a +0,3%, dopo la recessione del 2023 (-0,3%).
Le stime del governo saranno comunque rivolte come di consueto al cauto realismo, approccio che ha pagato in termini di fiducia dei mercati e degli investitori con la conferma dei rating delle agenzie internazionali e il tutto esaurito dei titoli di stato italiani.
Def: il principale nodo con la Commissione UE riguarda il deficit
La redazione del Def dovrà tenere conto di alcuni nodi importanti. Pensiamo ad alcune spese indifferibili, come il rifinanziamento delle missioni internazionali, che generalmente aumentano di anno in anno. E il nodo più complicato è rappresentato dalla conferma per il 2025 del taglio del cuneo fiscale e delle aliquote Irpef, per la quale occorrono circa 15 miliardi di euro. A complicare ulteriormente il quadro della finanza pubblica c’è poi l’intenzione, recentemente ribadita dal viceministro Leo, di ridurre l’Irpef per il ceto medio, che rientrano cioè tra i redditi fino a 50-55.000 euro l’anno. Il che ha un costo variabile, a seconda dell’intervento sull’aliquota e sugli scaglioni, ma comunque non indifferente. Le risorse riguardo quest’ultimo aspetto dovrebbero essere ricavate dagli introiti che deriveranno dal concordato preventivo.
Per questi interventi sul fisco occorrono almeno 20 miliardi di euro. E partendo da un deficit/Pil al 7,2% rispetto al 5,3% programmato, il compito per il Mef resta sicuramente intricato.
Il punto caldo della trattativa con la Commissione europea sul Def riguarderà proprio il deficit/Pil. Nell’ultimo Documento di Economia e Finanza l’indebitamento per il 2023 era previsto al 4,5% del PIL; poi nella Nota di Aggiornamento al DEF di settembre era salito al 5,3%, fino a quando a inizio marzo l’ISTAT l’ha rivisto al 7,2%. Attestandosi a questa percentuale si rende quasi scontata una procedura d’infrazione, che però difficilmente verrà aperta prima delle elezioni europee.
Insomma la coperta è piuttosto corta, e questo lascerebbe presagire che ci sia poco margine per poter intervenire.
La stretta sul Superbonus in vista del Def
Il 26 marzo il Governo, inaspettatamente, ha approvato un decreto in Consiglio dei Ministri, che pone fine allo sconto in fattura e alla cessione del credito, ampliando la stretta sul Superbonus. Dietro questa decisione ci sarebbe stato lo spettro proprio del Def.
Del resto da luglio del 2020 alla fine di febbraio del 2024 il Superbonus è costato allo Stato 114 miliardi di euro, quasi 2mila euro per ogni residente in Italia, ma per una serie di ragioni è difficile capire come evolverà ancora la spesa nei prossimi anni, tra abusi e truffe la spesa per il Superbonus sembra essere diventata incontenibile: nonostante tutte le limitazioni introdotte continua a rivelarsi molto più alta delle previsioni.
Per approfondire: “Bonus edilizi: stop a sconto in fattura e cessione del credito“.
Conclusioni
Il Documento di Economia e Finanze (Def) contiene gli elementi per pianificare le strategie economiche e finanziarie e deve essere presentato al Parlamento ogni anno entro i primi dieci giorni di aprile. Anche quest’anno dunque è atteso entro il 10 aprile.
Il Def tra gli altri dati indica le stime sul Prodotto Interno Lordo, PIL, e sul deficit. Ed è proprio quest’ultimo il tema caldo che rende più complicata la stesura del documento in oggetto. La coperta è troppo corta, per cui il Ministero dell’Economia dovrà trovare uno spazio d’intervento rischiando comunque una procedura d’infrazione con la Commissione UE.