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Schema di atto: cosa sapere e come gestirlo

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Scopri tutto sullo schema di atto: cos'è, come funziona e quali sono le tue opzioni per controdedurre o ricorrere al ravvedimento operoso. Approfondimenti pratici, novità normative e strategie difensive.

Lo schema di atto rappresenta una fase cruciale nelle procedure di accertamento tributario. Questa comunicazione preliminare consente al contribuente di esercitare il proprio diritto al contraddittorio, proponendo controdeduzioni prima dell’emissione dell’atto definitivo. È una fase delicata, in cui ogni azione o omissione può influire significativamente sull’esito della procedura accertativa. Comprendere a fondo il significato e l’importanza dello schema di atto è essenziale per evitare errori e sanzioni inutili.

In questo articolo approfondiremo il significato, la funzione e le implicazioni dello schema di atto, includendo le novità normative, i casi pratici e le opportunità di ravvedimento operoso. Scoprirai inoltre come agire per evitare sanzioni, formulare controdeduzioni efficaci e gestire al meglio il rapporto con l’Agenzia delle Entrate. Al termine dell’articolo le modalità per contattarci se desideri assistenza.

Cos’’è lo schema di atto?

Lo schema di atto è una comunicazione preliminare che precede l’avviso di accertamento tributario, introdotta per garantire il principio del contraddittorio tra contribuente e Amministrazione Finanziaria. Introdotto dall’articolo 6-bis della Legge n. 212/2000, è obbligatorio per la maggior parte degli atti impugnabili, con alcune eccezioni come gli atti automatizzati o di pronta liquidazione.

Questa fase assume un’importanza particolare perché rappresenta l’ultima opportunità per il contribuente di chiarire la propria posizione prima che venga emesso un atto definitivo. Lo schema di atto, infatti, è un documento che elenca le contestazioni e fornisce la possibilità di replicare con argomenti difensivi e prove documentali.

Funzioni principali dello schema di atto

Questo documento è stato introdotto nell’attività di accertamento tributario per assolvere le seguenti funzioni:

  • Prevenzione delle contestazioni future: Permette al contribuente di esporre le proprie ragioni, prevenendo eventuali contenziosi futuri;
  • Opportunità di ravvedimento operoso: Il contribuente può regolarizzare la propria posizione con sanzioni ridotte;
  • Garantire la correttezza procedurale: In assenza dello schema di atto, l’atto definitivo rischia di essere annullato per violazione del principio del contraddittorio;
  • Riduzione del rischio contenzioso: Molte contestazioni si risolvono già in questa fase, evitando procedure lunghe e costose.

Contenuto del documento

Lo schema di atto deve contenere dettagli chiari e specifici su:

  • I motivi della pretesa fiscale;
  • Le violazioni rilevate;
  • I termini entro cui il contribuente può presentare controdeduzioni;
  • Le conseguenze in caso di inerzia.

La normativa di riferimento

L’art. 6-bis della Legge n. 212/2000 regola il processo di notifica dello schema di atto, che deve:

  • Essere inviato almeno 60 giorni prima dell’avviso di accertamento;
  • Contenere tutti gli elementi utili al contribuente per formulare controdeduzioni.

Questa norma sancisce il diritto del contribuente a un dialogo preventivo con l’Amministrazione Finanziaria, in linea con il principio del contraddittorio, fondamentale nel nostro sistema tributario.

Tempistiche e scadenze

Tipologia di DichiarazioneScadenza Notifica Schema di AttoProroghe Possibili
Presentata regolarmente31 dicembre del 5° anno successivoFino a 120 giorni
Non presentata31 dicembre del 7° anno successivoFino a 120 giorni

Le proroghe in caso di notifica a fine anno

Quando lo schema di atto viene notificato negli ultimi mesi dell’anno, la legge prevede delle proroghe. Ai sensi dell’art. 6-bis, se i termini di accertamento coincidono o si sovrappongono con i 60 giorni concessi per le deduzioni difensive, la scadenza viene posticipata al 120° giorno successivo alla scadenza del termine per le deduzioni. Questo meccanismo garantisce un margine temporale adeguato sia all’Amministrazione Finanziaria per esaminare le deduzioni, sia al contribuente per presentarle.

Esempio: Se uno schema di atto viene notificato il 15 dicembre 2024, i 60 giorni scadranno il 13 febbraio 2025, e il termine di decadenza per l’accertamento slitterà al 13 giugno 2025.

Come agire dopo la notifica

Ricevere lo schema di atto non deve spaventare, ma va affrontato con tempestività e metodo. Ogni opzione disponibile per il contribuente ha implicazioni precise e richiede un’attenta analisi della situazione fiscale. Il mio consiglio è quello di valutare sempre la situazione con l’ausilio di un Dottore commercialista esperto, ed anche con un legale che si occupi di diritto tributario (al termine dell’articolo il riferimento al nostro servizio di assistenza).

Di seguito, esaminiamo le scelte possibili con esempi pratici per aiutarti a comprendere al meglio quale percorso intraprendere.


Presentare controdeduzioni

La prima opzione per il contribuente è quello di presentare delle controdeduzioni, rispetto alle motivazioni dell’atto. Il termine di presentazione è di 60 giorni dalla notifica dell’atto. Questo passo è fondamentale per contrastare le contestazioni formulate dall’Agenzia delle Entrate.

Le controdeduzioni consistono in una risposta formale, ben documentata, che mira a confutare le pretese contenute nello schema di atto. Esse possono riguardare sia errori materiali, sia questioni di merito. La predisposizione di questo documento è importante, in quanto consente di far sapere, da subito, la posizione del contribuente nei confronti delle pretese dell’Amministrazione finanziaria. La cosa principale da valutare è che queste indicazioni devono essere poi corroborate da:

  • Documentazione probatoria: Ricevute, fatture, contratti, e qualsiasi prova idonea a supportare la posizione del contribuente;
  • Argomentazioni tecniche e giuridiche: Richiamo alle normative vigenti, giurisprudenza favorevole o interpretazioni corrette delle norme fiscali;
  • Chiarimenti dettagliati: Spiegazione di eventuali errori nella dichiarazione, chiarimenti su operazioni complesse o dati contestati.

Esempio pratico

Supponiamo che l’Agenzia delle Entrate contesti un conto corrente estero detenuto in paese black list e mai dichiarato. In questo caso, la pretesa deriva dalla violazione delle normative sul monitoraggio fiscale e dalle presunzioni legate ai redditi.

Il contribuente, in questo caso, può presentare una controdeduzione spiegando la propria situazione. Ad esempio, il caso potrebbe essere quello di:

  • Un funzionario che opera per organizzazioni internazionali e che, come tale, gode di esenzione da tassazione dei redditi e dal monitoraggio fiscale per il conto corrente utilizzato per la sua attività;
  • Che la dichiarazione dei redditi non è stata presentata perché non vi erano altri redditi da dichiarare.
  • Argomentazioni giuridiche che confermino l’inerenza delle spese all’attività svolta.

Se le controdeduzioni vengono accettate, l’accertamento può essere annullato o ridotto. Nell’esempio l’accertamento potrebbe essere ridotto per ricomprendere solo l’IVAFE dovuta.


Richiedere l’accertamento con adesione

Una seconda opzione da valutare è quella dell’accertamento con adesione. Si tratta dell’opzione da prendere in considerazione quanto si riconosce in parte la validità delle contestazioni ma vuole evitare un contenzioso lungo e costoso. La procedura di opzione, deve avvenire entro 30 giorni dalla notifica dello schema di atto.

L’accertamento con adesione è una procedura conciliativa che consente al contribuente e all’Agenzia delle Entrate di concordare una soluzione in via amministrativa. Come detto, è la soluzione migliore nei casi in cui si riconosce, anche solo, parzialmente la pretesa fiscale. I vantaggi di questo elemento deflattivo del contenzioso sono:

  • Riduzione delle sanzioni: Fino a 1/3 del minimo previsto dalla legge per la violazione/i contestata/e;
  • Tempi più rapidi: La controversia si risolve senza ricorrere al contenzioso tributario, ed in tempi rapidi;
  • Costi contenuti: Evita spese legali e procedurali tipiche di un ricorso in Corte di Giustizia Tributaria.

La procedura per attivare questa opzione è la seguente:

  1. Presentazione della domanda di accertamento con adesione;
  2. Convocazione del contribuente da parte dell’Ufficio per un incontro;
  3. Discussione e definizione di un accordo che riduca la pretesa fiscale;
  4. Pagamento dell’importo concordato entro i termini stabiliti.

Esempio pratico

Un contribuente riceve uno schema di atto che contesta redditi esteri non dichiarati per 50.000 euro, con sanzioni pari al 120% (60.000 euro). Se richiede l’accertamento con adesione e raggiunge un accordo:

  • I ricavi accertati potrebbero ridursi a 35.000 euro, spiegando le ragioni della parziale esenzione;
  • La sanzione ridotta al 40% ammonta a 20.000 euro.
  • Risultato: risparmio significativo e risoluzione della controversia.

Procedere con il ravvedimento operoso

Se il contribuente riconosce integralmente la validità delle contestazioni e desidera sanare la propria posizione in maniera rapida e conveniente, può avvalersi del ravvedimento operoso. Questa procedura, consente di regolarizzare le violazioni fiscali con il pagamento di sanzioni ridotte e degli interessi. Il vantaggio di questo strumento è quello di poter intervenire in autonomia, andando a sanare la situazione di irregolarità, beneficiando di sanzioni ridotte in modo più vantaggioso rispetto a quelle applicabili in caso di intervento dell’Amministrazione finanziaria.

Procedura da seguire

L’applicazione del ravvedimento operoso passa attraverso la presentazione della dichiarazione dei redditi integrativa dell’anno contestato, andando a correggere gli errori rilevati. Le fasi da seguire riguardano:

  1. Calcolo dell’importo dovuto, inclusivo di imposta, sanzione ridotta e interessi:
  2. Pagamento tramite modello F24 con i codici tributo appropriati;
  3. Conservazione della quietanza di pagamento come prova della regolarizzazione.

Esempio pratico

Un contribuente riceve uno schema di atto per un’imposta evasa di 10.000 euro:

  • Sanzione minima: 90% = 9.000 euro.
  • Con ravvedimento dopo lo schema di atto (1/6), la sanzione si riduce a 1.500 euro.
  • Importo totale dovuto: 10.000 euro (imposta) + 1.5500 euro (sanzione) + interessi calcolati.

Il ravvedimento operoso è particolarmente vantaggioso quando il contribuente vuole evitare ulteriori sanzioni e chiudere la pendenza rapidamente.

Considerazioni finali e servizio di assistenza fiscale online

Ogni opzione possibile quando si riceve lo schema di atto deve essere valutata con attenzione in base alla situazione specifica del contribuente. Presentare controdeduzioni è la scelta ideale quando si possiedono prove solide per contestare le pretese fiscali. Richiedere l’accertamento con adesione è consigliato per chi cerca un accordo rapido e conveniente. Infine, il ravvedimento operoso è la soluzione più vantaggiosa quando si vuole sanare la posizione senza ulteriori complicazioni.

Il consiglio fondamentale è non perdere tempo: ogni giorno è prezioso per agire con tempestività. Contatta subito un professionista per ricevere assistenza mirata e affrontare la notifica dello schema di atto con sicurezza e competenza. Noi mettiamo a disposizione un servizio di assistenza dovete potete contare sulla mia assistenza e quella di uno studio legale tributario. Potete trovare assistenza e comprendere il modo migliore per agire e comprendere le vostre possibilità.

Affrontiamo insieme ogni fase del processo per garantirti una gestione ottimale della tua posizione tributaria. Contattaci!

Assistenza accertamento|Fiscomania.com

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