Uno dei metodi più famosi per fare investimenti sui mercati finanziari è sicuramente quello delle “opzioni binarie“. Si tratta di metodo assai semplice da applicare, quindi alla portata di tutti. Per questo motivo negli ultimi anni ha riscontrato molto successo, anche in persone che non conoscono bene il mondo degli investimenti finanziari.
Non è mia intenzione, in questo articolo, entrare nel merito se questo tipo di investimenti sia remunerativo o meno. Ci sono tantissimi siti web che si occupano di questi aspetti ai quali ti rimando per approfondimenti di natura finanziaria. Sicuramente, trattandosi di investimenti in strumenti finanziari derivati è necessario, in ogni caso, prestare la dovuta cautela, ma sono sicuro che, se stai leggendo questo articolo, conosci già tutte le caratteristiche delle opzioni binarie.
L’aspetto importante su cui intendo soffermarmi riguarda il fatto che chiunque effettui questo tipo di attività (investimento finanziario) lo faccia attraverso l’ausilio di intermediari che rispettino le normative imposte dalle autorità competenti in materia. In un precedente contributo abbiamo affrontato le modalità di tassazione dei guadagni derivanti dal mercato del “Forex“. In questo articolo, invece, intendo andare ad approfondire i criteri di collegamento per la tassazione dei profitti ottenuti tramite l’utilizzo del trading.
Indice degli Argomenti
Cosa sono le “opzioni binarie”?
Le opzioni binarie sono strumenti finanziari derivati che consentono agli investitori di scommettere sull’andamento (al rialzo o al ribasso) del prezzo di un asset in un periodo di tempo prestabilito. La caratteristica distintiva è che hanno solo due possibili esiti al termine del periodo di tempo: un guadagno fisso o una perdita fissa.
Le “opzioni binarie” sono strumenti finanziari complessi, equiparabili ai contratti finanziari derivati. Il loro funzionamento è legato all’andamento di variabili di diversa natura, come:
- Le quotazioni azionare;
- I tassi di interesse;
- L’andamento dei tassi di cambio;
- Il valore delle c.d. “commodities” (petrolio, oro, merci, materie prime, etc).
Le “opzioni binarie“, sono state introdotte nei mercati finanziari nel 2008, nel Chicago board options exchange (CBOE). Sino da allora hanno avuto molto successo come strumento speculativo di facile utilizzo ed idoneo a conseguire laute plusvalenze, in periodi molto brevi. In pratica, il trading rappresenta una sorta di “scommessa” nella quale se l’evento sul quale si scommette si avvera, il capitale investito aumenta con percentuali vicine al 90%, viceversa lo si perde del tutto.
La Commissione Europea, con parere del 17 settembre 2010, ha stabilito che le società che offrono servizi di trading devono essere dotate di autorizzazione all’esercizio come società di investimento rientranti sotto la direttiva Mifid.
Come funzionano le opzioni binarie?
Di seguito uno schema di funzionamento di questi strumenti finanziari:
- Sottostante: L’investitore sceglie un asset sottostante su cui speculare. Questo può essere una valuta, una materia prima, un indice azionario o un’azione;
- Direzione: L’investitore decide se il prezzo dell’asset sottostante salirà o scenderà entro la scadenza dell’opzione;
- Scadenza: Viene stabilito un periodo di tempo dopo il quale l’opzione scadrà. Questo può variare da pochi minuti a diversi giorni;
- Investimento: L’investitore decide quanto denaro investire nell’opzione binaria.
Se, alla scadenza, la previsione dell’investitore si rivela corretta, riceverà un rendimento fisso, che solitamente varia tra il 70% e l’85% dell’investimento iniziale. Se la previsione si rivela errata, l’investitore perderà l’intero importo investito.
Esempio: Supponiamo che un investitore acquisti un’opzione binaria basata sull’andamento del prezzo dell’oro, prevedendo che il prezzo salirà nella prossima ora. Se, dopo un’ora, il prezzo dell’oro è effettivamente aumentato, l’investitore riceverà un rendimento fisso. Se il prezzo dell’oro è diminuito, l’investitore perderà l’intero importo investito.
ATTENZIONE! |
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Le opzioni binarie sono strumenti altamente speculativi e comportano un elevato rischio di perdita. Molti regolatori finanziari in vari paesi hanno messo in guardia gli investitori riguardo ai rischi associati dalle stesse e, in alcuni casi, hanno proibito o limitato la loro commercializzazione. |
Regime fiscale del trading in opzioni binarie
Sotto il profilo della disciplina tributaria nazionale, i contratti di trading legati alle “opzioni binarie” sono riconducibili alle attività finanziarie disciplinate dall’articolo 67, comma 1, lettera c)-quater del DPR n. 917/86 (TUIR), se percepiti da persona fisica non esercente attività d’impresa (privato). Pertanto, le eventuali plusvalenze generate da questo tipo di investimento devono essere assoggettate a tassazione tramite imposta sostitutiva. Questo è quanto prevede l’articolo 5 del D.Lgs. n. 461/97.
Base imponibile e imposta sostitutiva
La base imponibile, su cui applicare l’imposta sostitutiva è costituita, ai sensi dell’articolo 68, comma 8, del DPR n. 917/86, dalla somma algebrica dei differenziali, positivi o negativi, percepiti o sostenuti, in relazione a ciascuno dei rapporti ivi indicati. Quindi, riassumendo, un soggetto che ha effettuato nel corso del periodo di imposta operazioni relative ad investimenti in “opzioni binarie” è tenuto a versare un’imposta sostitutiva (del 26%).
Imposta applicabile sulle plusvalenze eventualmente generate da questo tipo di attività di investimento. Chi opera attraverso il trading solitamente sceglie l’applicazione del regime dichiarativo. Questo significa che è compito dello stesso investitore determinare la base imponibile fiscale da assoggettare a tassazione e provvedere alla presentazione della propria dichiarazione dei redditi, per versare l’imposta sostitutiva del 26%.
Modalità di dichiarazione delle plusvalenze
Per capire come deve essere effettuata la dichiarazione delle plusvalenze derivanti dai contratti in “opzioni binarie” è necessario capire se il broker di cui ci si avvale, ha sede stabile in Italia o meno. Di fatto, la Consob non ha ancora autorizzato i brokers esteri ad operare in Italia con sede stabile. Quindi, come anticipato, l’investitore che ha effettuato investimenti si trova di fronte due diverse alternative, a seconda che il broker abbia o meno una sede stabile in Italia.
Broker con sede in Italia
Se il broker che funge da intermediario per l’esercizio dell’attività di investimento ha una sede stabile in Italia (non importa che sia la sede legale, è sufficiente che vi sia una stabile organizzazione nel nostro Paese), è tenuto a rilasciare all’investitore un prospetto nel quale sono evidenziate plusvalenze e minusvalenze derivanti dagli investimenti effettuati durante l’anno.
Il broker residente ha la possibilità di operare fungendo da sostituto di imposta (nel regime del risparmio amministrato). Tale intermediario, quindi, determina l’imponibile fiscale e trattiene l’imposta sostitutiva all’investitore che si vede bonificare gli importi al netto della tassazione dovuta. Alla fine di ciascun periodo di imposta il broker è tenuto a rilasciare uno specifico prospetto riassuntivo.
Questo documento contiene un elenco dettagliato di ogni plusvalenza eventualmente generata dall’attività di investimento e la relativa imposta sostitutiva applicata. Il broker con sede stabile in Italia, quindi, è tenuto ad operare come sostituto di imposta. In pratica deve trattenere e versare all’Erario l’imposta sostitutiva dovuta dall’investitore italiano. Ebbene, in questo caso l’investitore non è tenuto ad effettuare alcun adempimento fiscale (dichiarazione dei redditi). Questo in quanto l’onere del versamento all’Erario dell’eventuale imposta sostitutiva è già stato assolto dal broker, che ha trattenuto e versato l’imposta, per conto dell’investitore.
Per verificare se il broker con cui operi ha sede in Italia il consiglio è quello di verificare attraverso la consultazione del sito della Banca d’Italia, che contiene l’elenco degli operatori finanziari che hanno sede in Italia (e che hanno le autorizzazioni per operare in Italia).
Broker con sede estera
Al contrario, se tutta l’attività di trading è effettuata esclusivamente da broker esteri, con disponibilità di conti correnti detenuti presso Paesi esteri, ecco che la situazione per l’investitore residente in Italia cambia radicalmente. Sotto il profilo fiscale. infatti, operare con broker esteri significa che le eventuali plusvalenze generate devono essere dichiarate direttamente dall’investitore (e non dal broker), attraverso il regime dichiarativo.
È, quindi, dovere di ogni trader, andare a dichiarare le plusvalenze legate alle proprie attività di trading all’Amministrazione finanziaria italiana. L’investitore deve adempiere a questo obbligo attraverso l’obbligatoria presentazione della dichiarazione dei redditi (modello Redditi Persone Fisiche).
Sotto il profilo operativo, i redditi da trading ottenuti con le “opzioni binarie” devono essere indicati dal contribuente all’interno del quadro RT del modello Redditi persone fisiche. Per la compilazione del quadro RT è di fondamentale importanza essere in possesso della certificazione delle plusvalenze/minusvalenze generate durante il periodo di imposta. Documento che, deve essere chiesto al broker estero con cui l’investitore residente ha operato. In assenza di questo documento la compilazione della dichiarazione dei redditi diventa impossibile per mancanza di dati a disposizione e questo può comportare problematiche fiscali importanti.
Per questo motivo, il consigli che posso darti è quello di informarti sempre in anticipo presso il broker sulla tipologia di documentazione che rilascia per verificarne la rispondenza alle esigenze fiscali dell’investitore.
Ulteriore obbligo tributario per l’investitore residente che si avvale di broker esteri, per la sua attività di trading, è relativo al monitoraggio fiscale delle attività finanziarie estere detenute. Infatti, detenere conti deposito esteri, o investimenti finanziari esteri obbliga il contribuente alla segnalazione dell’investimento all’interno del quadro RW del modello Redditi PF.
Tale quadro consente di adempiere agli obblighi di monitoraggio dell’investimento e permettere di determinare e liquidare l’imposta patrimoniale dovuta dal contribuente, denominata IVAFE (Imposta sul Valore delle Attività Finanziarie Estere). Anche in questo caso è di fondamentale importanza il documento riassuntivo della posizione rilasciato dal broker estero. E’ opportuno ribadirlo ancora una volta, la documentazione rilasciata dal broker è di fondamentale importanza per il corretto adempimento degli obblighi fiscali a carico dell’investitore.
Compilazione del quadro RT del modello Redditi PF per le plusvalenze finanziarie
Per dichiarare le plusvalenze di natura finanziaria derivanti dal trading in “opzioni binarie“, è necessario compilare il quadro RT del modello Redditi P.F., con riferimento all’anno precedente. Ogni investitore è chiamato, prima di compilare la propria dichiarazione dei redditi a farsi rilasciare dal proprio broker il prospetto con l’andamento degli investimenti e delle operazioni effettuate nel corso dell’anno oggetto di dichiarazione, in modo da trovare certificate le plusvalenze o minusvalenze maturate. Gli importi derivanti da questo prospetto sono fondamentali per la corretta compilazione della dichiarazione dei redditi. Non dimenticare, quindi, di farti rilasciare questo prospetto dal broker e diffida dai broker che non consegnano questo tipo di documentazione.
L’importo delle plusvalenze generate dagli investimenti effettuati deve essere indicato al rigo RT41 della sezione II-B del quadro. Allo stesso modo le minusvalenze devono essere indicate al rigo RT45 del quadro. Il valore complessivo delle plusvalenze generate costituisce, al netto, delle minusvalenze eventualmente riportabili dagli anni precedenti, costituisce la base imponibile su cui applicare l’imposta sostitutiva del 26%. Le minusvalenze maturate, sono deducibili nell’esercizio in corso e nei quattro successivi.
Tale imposta sostitutiva sulle plusvalenze deve essere versata utilizzando il modello F24 dal contribuente entro la data di versamento del saldo delle imposte sui redditi (30 giugno di ogni anno).
Quadro RW del modello Redditi PF
Un aspetto particolare legato ai soggetti che si avvalgono di broker esteri è legato al fatto che operare con questi intermediari comporta necessariamente l’apertura di un conto corrente estero per poter operare. Da un punto di vista fiscale, aprire un conto corrente estero comporta il fatto di dover rispettare la disciplina legata al monitoraggio fiscale delle attività finanziarie detenute all’estero. In pratica, un investitore italiano che apre un conto corrente all’estero è tenuto a dichiararlo, nel quadro RW del modello redditi P.F., se rispetta i requisiti prescritti da questa particolare normativa.
In questo ambito non vogliamo entrare nel merito di questi requisiti, già ampiamente dettagliati in questo nostro contributo “Il quadro RW del modello Redditi“. Voglio, tuttavia, ricordarti che il mancato rispetto di questa disciplina comporta l’applicazione di sanzioni amministrative, per questo vi invito a prestare la massima attenzione, quando aprire un conto corrente estero. In questo ambito il quadro RW è destinato ad accogliere le attività estere di natura finanziaria da cui derivano redditi di capitale o redditi diversi di natura finanziaria di fonte estera.
In particolare se l’investitore si avvale di un broker con sede all’estero, ed apre un conto corrente in un Paese estero, è tenuto a riportare il valore del conto corrente nel quadro RW. Allo stesso modo deve essere indicato il deposito titoli, qualora l’investitore ne disponga uno. Per ognuno degli investimenti finanziari esteri è necessario verificare l’assoggettamento ad IVAFE, che è fissa di 34,20 euro per i conti correnti esteri (con giacenza media superiore a 5.000 euro) e del 2 per mille per gli altri investimenti finanziari. La liquidazione dell’IVAFE avviene alla scadenza per il versamento delle imposte sui redditi.
Versamento dell’imposta sostitutiva sulle plusvalenze finanziarie
Una volta determinata la plusvalenza derivante dal trading in opzioni binarie, detenuti da broker esteri (che non fungono da sostituti di imposta), la stessa deve essere versata utilizzando il modello F24. Il modello deve essere compilato inserendo lo specifico codice tributo predisposto dall’Agenzia delle Entrate:
Codice tributo | Descrizione |
---|---|
1100 | Imposta sostitutiva plusvalenze finanziarie |
Nel modello F24 deve essere indicato l’anno di imposta nel quale si è percepita la plusvalenza. Queste plusvalenze devono derivare da cessione a titolo oneroso di partecipazioni non qualificate. Rientrano in questo codice tributo anche le plusvalenze derivanti dal trading online. Il versamento deve essere effettuato con la stessa scadenza del versamento del saldo delle imposte sui redditi. Ovvero entro il 30 giugno dell’anno successivo a quello in cui le plusvalenze si sono realizzate. Il versamento può essere comunque posticipato di 30 giorni. Aggiungendo all’importo dovuto la maggiorazione dello 0,40% a titolo di interesse.
Consulenza fiscale online
Le opzioni binarie rappresentano uno degli strumenti finanziari più controversi nel panorama degli investimenti. Se da un lato offrono la possibilità di ottenere rendimenti elevati in tempi brevi, dall’altro comportano un alto rischio di perdita, che può equivalere all’intero capitale investito. La loro semplicità può attrarre investitori inesperti, ma è essenziale approcciarsi a questo strumento con prudenza e consapevolezza. Prima di considerare queste operazioni come un’opzione di investimento, è fondamentale informarsi adeguatamente, valutare i rischi associati e, possibilmente, consultare un esperto finanziario.
Se hai letto questo articolo significa che probabilmente hai effettuato nell’anno almeno un investimento nel mondo delle “opzioni binarie“. Molto probabilmente vuoi essere sicuro di come devi comportarti con la dichiarazione dei redditi, relativamente ai proventi che hai ottenuto.
Il consiglio che posso darti è quello di verificare sempre l’affidabilità degli intermediari con cui si investe. È fondamentale poi avvalersi sempre dell’ausilio di un dottore Commercialista. Questo per capire se e come è necessario andare a compilare la propria dichiarazione dei redditi. Per questo motivo se hai dubbi o vuoi avere un consulto con noi, puoi avvalerti del nostro servizio di consulenza. Potrai trovare risposta alle tue domanda, ma soprattutto eviterai di commettere errori. Segui il link sottostante per metterti in contatto con noi e ricevere una consulenza personalizzata.
Domande frequenti
Il rendimento è predeterminato e varia in base alla piattaforma di trading, all’asset sottostante e alla scadenza dell’opzione.
Dipende dalla piattaforma di trading. Alcune piattaforme offrono la possibilità di vendere l’opzione prima della scadenza, ma potrebbe esserci una riduzione del rendimento.
No, non tutti i broker sono regolamentati. È essenziale scegliere broker regolamentati da autorità finanziarie riconosciute per garantire trasparenza e sicurezza.
Per iniziare, è necessario aprire un conto con un broker depositare del capitale e selezionare l’asset su cui si desidera speculare.
Gli asset più comuni sono valute, materie prime, indici azionari e azioni di grandi aziende.