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Come leggere un bilancio azienda ed interpretarlo

Fisco NazionaleBilancioCome leggere un bilancio azienda ed interpretarlo

Riuscire a leggere un bilancio d'esercizio non è difficile, ma riuscire ad interpretare i dati può rivelarsi anche molto complesso. Solo chi riesce ad interpretare correttamente i dati può capire che tipo di azienda ha di fronte.

Riuscire a leggere il bilancio d’esercizio di un’azienda è un’attività che, con gli strumenti di oggi, può rivelarsi piuttosto semplice. Tutte le società di capitali, infatti, sono tenute a redigere, approvare e depositare il proprio bilancio d’esercizio in Camera di Commercio. Questo significa che, chiunque, accedendo a specifiche banche dati ha la possibilità di andare a trovare e leggere il bilancio di ogni azienda.

A fronte di questa attività, piuttosto semplice, in pochi riescono davvero a capire come si devono interpretare i dati di bilancio. Questo strumento, non rappresenta più solamente l’output dell’area amministrativa dell’azienda. Nel tempo, questo strumento è diventato un elemento importante per l’impresa ed il suo top management prima di prendere decisioni importanti. Per questo motivo, riuscire a leggere, ma soprattutto, ad interpretare i dati del bilancio di un’azienda può aiutarci a capire alcuni aspetti importanti, come ad esempio:

  • Lo stato di “salute” di un’impresa;
  • La presenza di eventuali vantaggi competitivi dell’impresa sul mercato;
  • La capacità dell’impresa di generarecassa“, flussi finanziari costanti.

Per poter fare questo è necessario scomporre il fascicolo di bilancio nelle sue parti essenziali: il conto economico, lo stato patrimoniale, ed il rendiconto finanziario, assieme alla lettura della nota integrativa che va ad approfondire i dati indicati in questi prospetti.

Prima di proseguire è opportuno precisare che questo approfondimento non è destinato a consulenti ed addetti ai lavori, ma piuttosto, considerate le molte semplificazioni che andremo ad effettuare, agli imprenditori per permettere loro di capire quali elementi di un bilancio possono essergli di aiuto per prendere decisioni aziendali importanti.

Il bilancio come strumento per prendere decisioni aziendali

Il bilancio d’esercizio (composto dallo stato patrimoniale, conto economico e nota integrativa) è il fondamentale documento contabile che rappresenta la situazione patrimoniale, economica e finanziaria e il risultato economico dell’impresa al termine di un periodo amministrativo.

Il bilancio di esercizio è uno strumento che ha la funzione di informare i soggetti interessati (soci, dipendenti, clienti e fornitori, sistema creditizio, etc.) sulle condizioni di equilibrio dinamico della gestione d’impresa.

Il bilancio d’esercizio assolve alla funzione di fornire adeguata informazione patrimoniale, finanziaria ed economica dell’impresa in funzionamento, cioè di un’impresa caratterizzata da una continuità operativa, tale documento viene redatto secondo le norme del Codice Civile e dei principi contabili. Deve essere un prospetto di sintesi, idoneo a soddisfare contemporaneamente le esigenze informative: comuni a tutti gli utilizzatori destinatari e proprie di ciascun utilizzatore, come ad esempio, investitori (soci), lavoratori dipendenti e finanziatori come i fornitori, i clienti, il Fisco, il Governo ed enti pubblici. Infine, non si deve dimenticare che tale documento deve essere redatto secondo il principio di continuità aziendale, ovvero ipotizzando che l’impresa è in pieno funzionamento (e non in fase liquidatoria).

Perché è necessario analizzare un bilancio?

Secondo Warren Buffet, uno dei più grandi investitori del mondo, “la contabilità è il linguaggio degli affari“. Riuscire ad interpretare correttamente i dati contabili di un’azienda significa conoscere i principali indicatori di funzionamento di quell’azienda. Riuscire ad estrapolare queste informazioni può essere importante quando un soggetto si trova a doversi relazionare con questa azienda per motivi che possono essere molteplici e disparati, tra cui, ad esempio:

  • Valutare la sostenibilità delle scelte aziendali;
  • Valutare eventuali opportunità di investimento, come l’acquisto di azioni dell’azienda;
  • Valutare la possibilità di effettuare acquisizioni di azienda;
  • Valutare l’andamento di aziende competitor;
  • Misurare i margini di guadagno

Cosa cercare nell’analisi di un bilancio?

Quando ci si trova ad analizzare il bilancio di un’azienda la domanda che ci dobbiamo porre è, cosa si deve cercare nella moltitudine di informazioni che sono presenti nei documenti aziendali. La risposta è tanto semplice quanto complessa, ovvero la “cassa“. Non questo termine non intendo fare riferimento alle disponibilità liquide dell’azienda (cassa contante e depositi bancari o investimenti immediatamente liquidabili) ma, piuttosto, all’andamento dei flussi di cassa.

In particolare, è importante capire grazie a quali processi l’azienda è in grado di generare flussi di cassa ed i vari passaggi che quei flussi di cassa passano (es. pagamento di fornitori, stipendi, oneri bancari, etc) per arrivare a costituire patrimonio liquido dell’azienda. Individuare questo processo a prima vista può sembrare semplice ma le cose si complicano all’aumentare dei processi aziendali. Per questo motivo, di seguito andiamo ad analizzare i principali elementi che compongono il bilancio cercando di capire come ciascun elemento può aiutarci a ricavare informazioni sulla società, il suo funzionamento e la sua capacità di generare flussi di cassa costanti nel tempo per il raggiungimento del suo oggetto sociale.

I principali elementi che compongono il bilancio

I bilanci d’esercizio sono composti da alcuni documenti fondamentali, che costituiscono il c.d. fascicolo di bilancio, ovvero:

  • Il conto economico. Questo prospetto ci dice quando denaro ha guadagnato la società durante un determinato periodo di tempo (esercizio sociale). Analizzando questo elemento si è in grado di determinare i margini dell’impresa, il rendimento del capitale e soprattutto gli utili che l’impresa ha generato. Tutti questi elementi sono necessari per stabili re se una società gode di un vantaggio competitivo durevole;
  • Lo stato patrimoniale. Questo prospetto ci dice a quanto ammontano le attività che la società possiede e quali sono le fonti di finanziamento a cui ha attinto per finanziare la propria attività, tra mezzi propri e mezzi di terzi. Sottraendo dal valore economico delle attività il valore delle passività di terzi si ottiene il patrimonio netto. Naturalmente, la liquidità ed i debiti a medio lungo termine rappresentano elementi da tenere in considerazione nell’analisi dell’azienda;
  • Il rendiconto finanziario. Questo prospetto traccia il denaro liquido in ingresso ed in uscita dalla società. È un ottimo strumento per capire quanto denaro la società sta riversando in incrementi di capitale, rimborso di oneri, investimenti, distribuzione ai soci, etc. Come vedremo non tutte le società sono tenute alla redazione di questo documento, tuttavia, quando si analizza un bilancio sarebbe comunque opportuno predisporre (anche in forma semplificata) questo strumento per valutare l’andamento dei flussi di cassa generati dall’azienda da un periodo di imposta all’altro.

Oltre ai seguenti documenti deve essere menzionata anche la nota integrativa. Si tratta di un documento descrittivo e fondamentale per la lettura di un bilancio, in quanto assolve l’importante funzione di dettagliare alcune voci e spiegare i criteri di redazione di bilancio utilizzati. In questo documento si trovano tutte le informazioni che dettagliano le singole voci di bilancio, i fatti di rilievo avvenuti nel corso dell’esercizio, ed anche i fatti avvenuti successivamente. Solo attraverso la lettura della nota integrativa e delle sue tabelle è possibile capire i dati esposti negli altri prospetti. Possiamo definirlo, in sintesi, un documento di raccordo rispetto a tutti gli altri.

Tieni presente che l’obbligo di predisporre tutti questi documenti di bilancio non è identico per tutte le aziende. Esistono, infatti, delle differenze in relazione alle dimensioni aziendali. Il prospetto seguente (tabella 1) suddivide le imprese in base alla dimensione mentre il secondo (tabella 2) presenta gli obblighi legati alla predisposizione dei documenti di bilancio.

Tabella 1: classificazione delle imprese per dimensione

– EUROAddetti mediRicaviTotale attivo
MICRO IMPRESA 10900.000450.000
PICCOLA IMPRESA5010.000.0005.000.000
MEDIA IMPRESA25050.000.00025.000.000

Deve essere tenuto presente che per definire la corretta dimensione aziendale occorre la presenza di almeno due parametri verificati per due periodi di imposta consecutivi.

Tabella 2: classificazione delle imprese in relazione ai documenti obbligatori di bilancio

MICRO IMPRESAPICCOLA IMPRESAMEDIA IMPRESA
CONTO ECONOMICOSISISI
STATO PATRIMONIALESISISI
NOTA INTEGRATIVANO SISI
RENDICONTO FINANZIARIONONOSI

Di seguito, senza alcuna pretesa di esaustività andiamo ad analizzare i principali elementi che sono contenuti nei prospetti di bilancio sopra indicati al fine di determinare i principali indicatori legati all’interpretazione dei dati di bilancio.

Il conto economico

Il primo passo è quello di andare a riclassificare i dati del conto economico per ottenere un prospetto che nelle discipline aziendali viene definito “a valore aggiunto” come quello indicato (schematicamente) nella tabella seguente.

Tabella 3: conto economico a valore aggiunto

RICAVI OPERATIVI
+/-VARIAZIONE DELLE RIMANENZE
COSTI ESTERNI (materie prime, servizi, spese generali, etc)
= VALORE AGGIUNTO
COSTI DEL PERSONALE
=MARGINE OPERATIVO LORDO (EBITDA)
AMMORTAMENTI E SVALUTAZIONI
=REDDITO OPERATIVO (EBIT)
+/-PROVENTI E ONERI FINANZIARI
IMPOSTE
=RISULTATO DELL’ESERCIZIO

L’analisi del bilancio deve sempre partire dal conto economico. Il conto economico mostra i risultati delle operazioni esterne (verso i terzi) di un’azienda in un determinato esercizio (solitamente coincidente con l’anno solare). Il prospetto così riclassificato a valore aggiunto mostra la presenza di tre margini importanti da analizzare, ovvero:

  • Il valore aggiunto, è un margine che si ricava dalla differenza tra i ricavi operativi ed i costi della gestione operativa. Tale margine misura la capacità dell’azienda di generare reddito dalla gestione operativa;
  • Il margine operativo lordo (EBITDA), è un margine che si ricava dalla differenza tra il valore aggiunto ed i costi del personale. Tale margine misura la capacità dell’azienda di riuscire a remunerare con l’attività operativa i costi del personale impiegato nell’azienda. In altre partole indica il profitto dell’impresa prima di onorare il pagamento di interessi, tasse, svalutazioni e ammortamenti;
  • Il margine operativo netto (EBIT), ovvero il margine operativo lordo al netto dei costi non monetari come ammortamenti e svalutazioni dei beni ammortizzabili. Si tratta dell’indicatore maggiormente importante per valutare l’andamento della gestione operativa di un’azienda e rappresenta l’utile operativo prima degli oneri finanziari e delle imposte .

Ricavi delle vendite

La prima sezione del conto economico riguarda sempre i ricavi lordi. Si tratta dell’importo di competenza dell’esercizio legato alla cessione dei beni e servizi legati all’attività caratteristica dell’impresa. L’aspetto su cui prestare attenzione è che il valore dei ricavi non è legato al valore dei profitti. Il fatto che una società abbia molti ricavi non significa che stia ottenendo profitti. Il profitto, infatti, deriva dalla differenza tra i ricavi lordi e tutte le tipologie di oneri che l’azienda sostiene e che ho riepilogato nella tabella precedente di conto economico. Su questo punto l’aspetto da tenere presente è che il profitto molto spesso non è legato all’aumento dei ricavi ma, piuttosto, alla riduzione dei costi a parità di volume di ricavo.

Il valore aggiunto

Il primo indicatore importante del conto economico è il valore aggiunto che si ottiene sottraendo dai ricavi lordi i costi legati alla produzione e commercializzazione dei beni e servizi aziendali. Esso rappresenta quindi il valore che i fattori produttivi utilizzati dall’impresa, capitale e lavoro, hanno “aggiunto” agli input acquistati dall’esterno, in modo da ottenere una data produzione. In pratica, il valore aggiunto misura l’esito dell’attività caratteristica di un’impresa.

Per capire come arrivare alla determinazione più corretta di questo indicatore ti lascio a questo articolo di approfondimento dedicato: “Economic Value Added (Eva): indicatore di performance“.

Il margine operativo lordo (EBITDA)

Il margine operativo lordo si ottiene sottraendo dal valore aggiunto il costo del personale. In economia aziendale viene definito con l’acronimo EBITDA, ovvero “Earnings before interest, taxes, depreciation, and amortization“. Di fatto, indica il profitto dell’impresa prima di onorare il pagamento di interessi, tasse, svalutazioni e ammortamenti. L’importanza di questo indicatore è legato alla sua facilità di determinazione, in quanto è un metodo per valutare velocemente il business di un’azienda. L’EBITDA è spesso più utile per confrontare due attività simili o per cercare di determinare il potenziale del flusso di cassa di un’azienda. Per questo motivo, se stai valutando due aziende, confrontare il margine operativo lordo è un primo indicatore per confrontare la redditività della gestione caratteristica delle due aziende.

Si tratta di un dato più importante dell’utile per gli analisti finanziari perché permette di valutare chiaramente se l’azienda è in grado di generare ricchezza tramite la gestione operativa, escludendo quindi le manovre operate dagli amministratori dell’azienda (ammortamenti e accantonamenti, ma anche la gestione finanziaria) che non sempre danno una visione corretta dell’andamento aziendale.

Il reddito operativo (EBIT)

Earnings Before Interest and Taxes (EBIT) rappresenta una misura di risultato operativo prima della deduzione degli oneri finanziari e delle imposte. Esso è anche detto Operating Income Before Taxes. Si tratta di una misura utilizzata nel calcolo dei flussi di cassa dell’impresa, in quanto rappresenta una misura di utile operativo prima degli oneri finanziari e delle imposte. L’importanza di questo indicatore è dirimente in quanto permette di individuare la redditività generata complessivamente dall’attività caratteristica.

Pur essendo indicatori di redditività, l’indice EBIT fornisce il risultato delle operazioni in basa alla competenza, l’indice EBITDA in base ai flussi di cassa. Gli indici, ottenuti riclassificando il conto economico a valore aggiunto, aiutano gli analisti e gli imprenditori ad attribuire il giusto valore ad un’impresa per scegliere i migliori investimenti. È consigliabile utilizzare l’indice EBITDA in casi di azienda con valore di capitale basso; se dobbiamo analizzare imprese con ampio sfruttamento di capitali è meglio utilizzare l’indice EBIT perché gli ammortamenti sono compresi nel conto capitale.

Il risultato dell’esercizio

Il risultato d’esercizio è la differenza tra ricavi e costi di una azienda. Il risultato d’esercizio può essere positivo (utile) se i ricavi sono maggiori del totale dei costi o negativo (perdita) se i costi superano i ricavi. Tale valore essendo il risultato di molti aspetti può non portare a valutazioni importanti. L’aspetto che, eventualmente, deve essere tenuto in considerazione è lo studio dell’andamento nel tempo del risultato d’esercizio e della percentuale di utile spettante a ciascun azionista.

La presenza di utili continui è, generalmente, un segno che la società vende un prodotto o un insieme di prodotti e servizi che non necessitano di un costoso processo di rinnovamento. Il trend in ascesa degli utili indica che l’economia dell’azienda è sufficientemente forte per consentirle di compiere le spese necessarie per accrescere la quota di mercato attraverso la pubblicità o il marketing. Quando siamo di fronte ad un trend al ribasso, con perdite d’esercizio ripetute, siamo di fronte ad un segnale che l’impresa opera in un mercato caratterizzato da una concorrenza accanita, con periodi di forte espansione ed altrettanti periodi di contrazione.

Lo stato patrimoniale

Il passo successivo per valutare il bilancio di un’azienda è analizzare il suo stato patrimoniale. Questo significa individuare le attività aziendali (disponibilità liquide, beni strumentali, etc) e quanto deve ai suoi investitori (banche, fornitori, etc). Mentre il conto economico è il riassunto dell’andamento dell’azienda nell’esercizio lo stato patrimoniale lo dobbiamo immaginare come una fotografia dell’azienda in un dato momento (il termine dell’esercizio).

Lo stato patrimoniale è suddiviso in due parti: la prima comprende tutte le diverse attività, vale a dire la cassa, i crediti, le rimanenze e le immobilizzazioni. La seconda parte, invece, è dedicata alle passività ed al patrimonio netto. Le passività si suddividono in due categorie: il passivo circolante e le passività a lungo termine. Il passivo circolante è il denaro dovuto entro l’anno e comprende i debiti verso fornitori, i ratei e risconti passivi ed il debito a breve termine. Le passività a lungo termine sono quelle con scadenza oltre l’anno ed includono il denaro dovuto a coloro che hanno venduto le merci, le imposte dell’esercizio (e quelle pregresse non pagate), i prestiti bancari ed il debito a lungo termine. Sottraendo dal valore delle attività le passività troviamo il patrimonio netto dell’azienda.

Tabella 4: stato patrimoniale

ATTIVITA’PASSIVITA’
Cassa e disponibilità liquideDebiti
RimanenzeFondi
Immobilizzazioni immaterialiPATRIMONIO NETTO
Immobilizzazioni materialiUTILE/PERDITA D’ESERCIZIO
TOTALE ATTIVOTOTALE PASSIVO

Le attività

La sezione dedicata alle attività comprende tutti gli assets aziendali come la cassa, le immobilizzazioni, i brevetti e tutti gli elementi che formano la “ricchezza” aziendale. Tra le attività possiamo distinguere il c.d. “attivo circolante“, costituito dalle disponibilità liquide, investimenti a breve termine, crediti e rimanenze. Queste voci rappresentano denaro liquido o comunque attività che possono essere trasformate in liquidità nel breve periodo. Tutte le altre voci dell’attivo rappresentano l’attivo immobilizzato, in quanto non destinato nel breve termine a trasformarsi in liquidità. Si tratta degli investimenti aziendali a lungo termine, tra cui rientrano le immobilizzazioni materiali e immateriali, l’avviamento ed i risconti attivi pluriennali.

Quando si analizzano le attività dello stato patrimoniale occorre prestare attenzione alle disponibilità liquide. Le disponibilità liquide, infatti, qualora siano di valore elevato possono far capire che l’azienda può aver venduto un’attività immobilizzata oppure riesce a generare flussi di cassa positivi dalla sua attività (aspetto davvero importante). Solitamente, infatti, le aziende che dispongono di surplus di denaro liquido derivante dall’attività imprenditoriale possono godere di un vantaggio competitivo rispetto ai concorrenti.

Rimanenze

Sempre nell’attivo circolante troviamo le rimanenze, ovvero prodotti pronti per essere venduti. Quando si analizza il bilancio occorre valutare bene l’andamento nel tempo delle rimanenze. In generale, possiamo dire che nelle aziende manifatturiere le rimanenze e l’utile netto dell’esercizio devono aumentare di pari passo. Questo trend, infatti, sta ad indicare che la società ha trovato sistemi redditizi per incrementare le vendite e che tale incremento ha determinato un incremento delle rimanenze per far fronte agli ordini in modo puntuale. Questo è semplicemente un esempio che riguarda uno specifico settore ma non è affatto detto che tale equazione sia realizzabile in ogni altro mercato (anzi è molto probabile che non sia così).

Crediti

Altro aspetto da analizzare nell’attivo riguarda i crediti, ovvero la liquidità che l’impresa conta di ricevere da terzi. Ebbene, è opportuno analizzare il trend di andamento del rapporto tra crediti netti (crediti totali al netto dei crediti inesigibili) in rapporto al fatturato lordo. Un trend che mostra una riduzione dei crediti nei confronti del fatturato è in grado di generare liquidità in modo durevole. Al contrario un andamento anomalo dei crediti o un aumento dei crediti inesigibili può voler dire che l’azienda presenta delle problematiche importanti di liquidità.

Le immobilizzazioni

Le immobilizzazioni sono delle attività in grado di rilasciare la loro utilità in più esercizi e per questo motivo il loro valore non passa a conto economico ma viene capitalizzato tra le attività. Si tratta di immobili, terreni, impianti, macchinari, automezzi, macchine d’ufficio, etc. Si tratta di cespiti che, solitamente, vengono registrate al costo di acquisto, al netto degli ammortamenti accumulati. La quota di ammortamento annuale è un costo deriva dall’usura delle immobilizzazioni avvenuta nell’esercizio. Menzione deve essere fatta anche per le immobilizzazioni immateriali. Si tratta di attività non tangibili che includono brevetti, copyright, marchi industriali, etc. Le attività immateriali che troviamo in bilancio sono, essenzialmente, quelle acquisite da terzi o anche realizzate internamente. Tuttavia, possono capitare casi dove le attività immateriali hanno un valore intrinseco molto superiore rispetto al loro valore contabile. Il caso classico è quello dei marchi delle grandi imprese multinazionali.

Il totale dell’attivo circolante

Il totale dell’attivo circolante rappresenta un valore che esercita un ruolo importante all’interno di ogni analisi finanziaria. Tale valore, infatti, è opportuno che venga confrontato con il passivo circolante. Per valutare questa capacità dell’impresa di essere solvibile è stato sviluppato il coefficiente di liquidità che si ottiene dividendo l’attivo circolante per il passivo circolante: maggiore è rapporto che si ottiene più la società è liquida. Un quoziente di liquidità superiore a 1 è considerato buono, mentre se inferiore a 1 è negativo.

Il totale attivo

Sommando all’attivo circolante le attività immobilizzate si ottiene il totale attivo. Per misurare il grado di efficienza con cui le società utilizza le proprie attività immobilizzate è stato sviluppato il coefficiente di redditività del capitale investito che si calcola suddividendo l’utile netto per il totale attivo. Questo indicatore è molto importante per individuare il capitale necessario all’ingresso in un mercato. Il capitale costituisce sempre una barriera all’ingresso in qualsiasi mercato ed uno degli elementi che possono aiutare alla determinazione di un vantaggio competitivo.

Le passività

Le passività sono debiti o obbligazioni contratte durante l’esercizio dell’attività per il finanziamento delle operazioni dell’azienda e devono essere restituite ai creditori entro un determinato periodo di tempo. Le passività si trovano nella parte destra dello stato patrimoniale, si contrappongono alle attività e possono avere tempi di restituzione più o meno lunghi che dipendono dai termini stabiliti.

Le passività sono indicate sul lato destro di un bilancio e mostrano da dove provengono le risorse di un’azienda. In generale i fondi di cui l’ente o azienda dispone sono classificate in modo da distinguere i mezzi propri (che confluiscono nel patrimonio netto) da quelli provenienti da terzi. Le passività di un bilancio possono essere suddivise nelle seguenti voci principali:

  • Patrimonio netto, costituito a sua volta dalle seguenti voci: capitale sociale, riserva da sovrapprezzo azioni, riserve di rivalutazione, riserva legale, riserve statutarie, altre riserve (distintamente indicate), riserva per operazioni di copertura dei flussi finanziari attesi, utili (perdite) portati a nuovo, utile (perdita) dell’esercizio, riserva negativa per azioni proprie in portafoglio;
  • Fondo per rischi e oneri;
  • Trattamento di fine rapporto (TFR);
  • Debiti;
  • Ratei e risconti.

Patrimonio netto

Per patrimonio netto si intendono il capitale sociale sottoscritto dai soci, le riserve, gli utili e le perdite riportati a nuovo, nonché l’utile e la perdita dell’esercizio. Il patrimonio netto è la differenza tra attività e passività e l’insieme delle risorse di cui l’azienda dispone come forma di finanziamento interno. Viene anche chiamato capitale proprio o mezzi propri.

Fondi per rischi ed oneri

I fondi per rischi ed oneri sono costituiti appunto da fondi destinati a coprire debiti o perdite certe o probabili, il cui ammontare o la cui data di sopravvenienza però non siano ancora noti alla chiusura dell’esercizio. I fondi per rischi e oneri rappresentano passività di natura determinata, certe o probabili, con data di sopravvenienza o ammontare indeterminati. I fondi per rischi rappresentano passività di natura determinata ed esistenza probabile, i cui valori sono stimati.

Trattamento di fine rapporto di lavoro subordinato

Il trattamento di fine rapporto (TFR) rappresenta un fondo in cui confluiscono i debiti contratti nei confronti dei dipendenti per l’indennità di fine rapporto, che saranno sborsati al termine del contratto. Si tratta di una somma che il datore di lavoro deve corrispondere al proprio dipendente alla cessazione del rapporto, corrispondente alla sommatoria delle quote di retribuzione accantonate e rivalutate annualmente. In pratica è l’erogazione posticipata di una quota di retribuzione del lavoratore corrisposta al momento del cessato impiego.

Debiti

La voce dei debiti è suddivisa in 14 ulteriori sezioni in cui iscrivere i vari tipi di debiti a seconda dell’ente con cui si è contratto il debito (banche, fornitori, ecc.). Occorre iscrivere a ogni voce gli importi esigibili oltre il termine dell’esercizio successivo. In questa voce troviamo sia i debiti verso i fornitori per l’acquisto di beni o servizi legati all’attività caratteristica sia l’indebitamento bancario destinato a finanziaria sia la parte ordinaria che straordinaria dell’attività.

Ratei e risconti

Anche nella parte passiva del bilancio sono presenti i ratei e i risconti. Mentre però i ratei e risconti attivi si riferivano ai proventi esigibili negli anni successivi e ai costi sostenuti entro la chiusura dell’esercizio, qui al contrario i ratei riguardano i costi esigibili in esercizi successivi (ma di competenza dell’esercizio) e i proventi percepiti entro la chiusura dell’esercizio (ma di competenza di esercizi successivi).

Il debito a breve e lungo termine

Quando si analizza il passivo occorre prestare attenzione alla composizione del debito a breve e a lungo termine. Il debito a breve è costituito da denaro dovuto dall’azienda entro l’anno (debiti verso fornitori, scoperti di conto, prestiti, etc), mentre il debito a lungo termine è dovuto oltre l’anno dall’azienda ed è legato ai finanziamenti ottenuti. Solitamente si parla di equilibrio finanziario quando l’impresa riesce con le proprie attività circolanti a coprire il proprio indebitamento a breve e quando i finanziamenti sono legati alla copertura delle immobilizzazioni. Questa correlazione che, a prima vista appare semplice da verificare può complicarsi. Infatti, occorre sempre tenere in considerazione il costo del denaro. Per un’impresa finanziarsi a breve “costa” meno che finanziarsi nel medio lungo termine. Tuttavia, quando ci si trova in situazioni dove i tassi a breve termine superano quelli a lungo l’impresa potrebbe andare a trovarsi in situazioni di squilibrio finanziario. Per questo l’analisi dell’equilibrio finanziario è bene che venga effettuata in arco temporale consistente.

In questi termini può essere opportuno calcolare il quoziente di liquidità che si ottiene dividendo il totale dell’attivo circolante per il totale del passivo circolante. Maggiore è il risultato più la società è liquida e in grado di far fronte al passivo circolante quando questo diviene esigibile. Un risultato maggiore di 1 è considerato positivo e inferiore ad 1 negativo.

Sempre guardando all’equilibrio finanziario è necessario valutare la correlazione tra finanziamenti a lungo termine ed immobilizzazioni. Quando siamo di fronte ad imprese con un vantaggio competitivo rispetto alle altre spesso troviamo indebitamenti a lungo termine ridotti. Infatti, queste società sono talmente redditizie che sono in grado di autofinanziarsi quando necessitano di espandere l’attività o effettuare acquisizioni. Tuttavia, è sempre opportuno guardare con attenzione al settore ed al mercato in cui l’impresa opera.

Il quoziente di indebitamento

Il rapporto di indebitamento è un indice che pone in relazione il capitale preso in prestito da terzi con i mezzi propri. Il rapporto di indebitamento è calcolato come quoziente tra capitale di terzi e capitale proprio: questo indice rappresenta il grado di indebitamento verso terzi, tenuto conto dei mezzi propri.

L’indice di indebitamento è una misura del tasso di indebitamento dell’azienda come misura del rapporto tra il totale di risorse e il capitale proprio. Per capitale proprio si intende il valore delle risorse di finanziamento di cui l’azienda dispone nel lungo periodo e senza scadenza.

Il rendiconto finanziario

Il rendiconto finanziario è un documento di sintesi, che si ottiene dalla rielaborazione dei prospetti del bilancio d’esercizio. Esso è in grado di andare a raccordare le variazioni intervenute nel corso dell’esercizio nello stato patrimoniale e nel conto economico, attraverso l’analisi dei flussi di cassa, intesi come entrate e uscite di liquidità, che si sono manifestati nell’esercizio raggruppati per aree gestionali.

Il documento include tutti i flussi finanziari in uscita e in entrata delle disponibilità liquide avvenute nell’esercizio ed è in grado di evidenziare come le diverse aree gestionali contribuiscono alla generazione o all’assorbimento di liquidità aziendale. Questo strumento, in particolare, è in grado di fornire una spiegazione del motivo per cui le disponibilità liquide (rappresentate dai depositi bancari e postali, dagli assegni e dal denaro e valori in cassa, anche se denominati in valuta estera) variano di importo nel bilancio da un anno all’altro.

Il rendiconto finanziario è un prospetto contabile che presenta le variazioni, positive o negative, delle disponibilità liquide avvenute in un determinato esercizio. I flussi finanziari evidenziati nel prospetto rappresentano un aumento o una diminuzione dell’ammontare delle disponibilità liquide dell’azienda. I flussi finanziari presentati nel rendiconto finanziario derivano dall’attività operativa, dall’attività di investimento e dall’attività di finanziamento.

Le disponibilità liquide sono rappresentate dai depositi bancari e postali, dagli assegni e dal denaro e valori in cassa. L’attività operativa comprende generalmente le operazioni connesse all’acquisizione, produzione e distribuzione di beni e alla fornitura di servizi, anche se riferibili a gestioni accessorie, nonché le altre operazioni non ricomprese nell’attività di investimento e di finanziamento. L’attività di investimento comprende le operazioni di acquisto e di vendita delle immobilizzazioni materiali, immateriali e finanziarie e delle attività finanziarie non immobilizzate. L’attività di finanziamento comprende le operazioni di ottenimento e di restituzione delle disponibilità liquide sotto forma di capitale di rischio o di capitale di debito. Le variazioni del capitale circolante netto sono rappresentate dalle variazioni di rimanenze, crediti, debiti, ratei e risconti connesse ai ricavi e oneri di natura operativa.

Schema di rendiconto finanziario sintetico

OPERAZIONI DI GESTIONE REDDITUALE
(+)Risultato di esercizio
(-)Voci che non hanno effetto sulla liquidità: costi e ricavi non monetari
=TOTALE Flusso di Capitale Circolante Netto della gestione corrente
ATotale operazioni di gestione reddituale
BTotale attività di investimento
CTotale attività di finanziamento
(A+B+C)FLUSSO DI CASSA COMPLESSIVO
Delta liquidità tra inizio e fine esercizio (al netto dei conti bancari passivi)

Lo schema permette sia di valutare i flussi di disponibilità liquide prodotte o assorbite dall’attività operativa, sia di spiegare le modalità di impiego dei mezzi finanziari nell’attività di investimento finanziari stessi

Che informazioni può dare?

Il rendiconto finanziario è un prospetto in grado di fornire informazioni utili per valutare la situazione finanziaria di una società, o di un gruppo, nell’esercizio di riferimento e, se redatto in termini prospettici, anche la sua presumibile evoluzione negli esercizi successivi. Tale documento ha lo scopo di presentare le variazioni dei flussi finanziari (entrate e uscite di disponibilità liquide e mezzi equivalenti), avvenute nel corso dell’esercizio, distinguendo tali flussi a seconda che derivino dall’attività operativa, di investimento e finanziaria. In pratica, possiamo riassumere che tale documento è in grado di permettere ai lettori del bilancio di ricavare:

  • Informazioni particolarmente accurate in relazione alla struttura finanziaria dell’impresa (compresa la sua liquidità e solvibilità). Infatti, in alcuni casi, le informazioni presentate nel rendiconto non sono ricavabili (o immediatamente ricavabili) dallo stato patrimoniale, dal conto economico o dalla nota integrativa;
  • Informazioni aggiuntive che sono in grado di chiarire, da un punto di vista finanziario, le variazioni intervenute in alcune voci dello stato patrimoniale;
  • Indicazioni significative per quanto riguarda l’ammontare, tempistica e incertezza dei futuri flussi finanziari dell’azienda.

La forma

La forma di presentazione del rendiconto finanziario è di tipo scalare ed i singoli flussi finanziari sono presentati distintamente in una delle seguenti categorie:

  • Gestione operativa: comprende le variazioni monetarie che derivano dall’acquisizione, nonché produzione e distribuzione di beni e dalla fornitura di servizi, anche se riferibili a gestioni accessorie, gli altri flussi non ricompresi nell’attività di investimento e finanziamento ( tra cui le imposte sul reddito). Il flusso finanziario dell’attività operativa può essere determinato gestione sia con il metodo indiretto sia con il metodo degli investimenti diretto;
  • Gestione degli investimenti: comprende i flussi che derivano dall’acquisto e dalla vendita delle immobilizzazioni finanziarie non immobilizzate. Il flusso finanziario delle attività di investimento include anche i flussi derivanti dagli strumenti finanziari derivati.
  • Gestione dei finanziamenti: comprende i flussi che derivano dall’ottenimento o dalla disponibilità liquide sotto forma di capitale di rischio o di capitale di debito.

Oltre all’analisi a consuntivo, il rendiconto viene spesso impiegato per effettuare delle analisi previsionali che possono permettere di generare, partendo dai bilanci disponibili, una serie di bilanci previsionali futuri. Devi sapere, infatti, che partendo dalla lettura delle informazioni storiche sui flussi di cassa è possibile effettuare delle presunzioni per stimare l’ammontare, la tempistica ed il grado di solvibilità dei flussi di cassa futuri e per analizzare in maniera congiunta l’influenza del ciclo di sviluppo degli investimenti e dei ricavi sul flusso di cassa della gestione operativa, ma anche il finanziamento delle nuove attività e l’eventuale possibilità di risoluzione anticipata di situazioni di difficoltà economico/finanziaria. Le indicazioni che si possono ricavare dalla formazione di bilanci previsionali possono essere utilizzate anche per estrapolare informazioni sulla capacità della società di autofinanziarsi, oppure di distribuire dividendi senza andare a modificare in modo consistente l’equilibrio economico/finanziario. Tale equilibrio, infatti, deve essere raggiunto e mantenuto nel tempo sia per l’effettuazione di nuovi progetti di investimento ed anche per la valutazione della sostenibilità del debito che gli istituti di credito effettuano periodicamente.

Come leggere un bilancio ed interpretarlo: conclusioni

In questo articolo ho cercato di riassumere, schematicamente, e senza soffermarmi troppo tutte le informazioni che possono essere utili per la lettura e l’analisi del bilancio di un’impresa. Sicuramente, per i non addetti ai lavori, la lettura e l’interpretazione dei dati di bilancio richiede maggiore attenzione ed esercizio. Soltanto dopo che avrai analizzato pagine e pagine di bilancio inizierai davvero a comprendere gli elementi positivi e negativi di ciascuna situazione. L’unica alternativa è quella di affidarsi a professionisti che hanno già maturato la dovuta esperienza nella lettura ed analisi di un bilancio, in modo che tu possa ricavarne le informazioni che ti sono utili nel minor tempo possibile. Il consiglio che posso darti è quello di perseverare e continuare a leggere ed interpretare i bilanci, altrimenti, nel caso puoi contattarci per ricevere una consulenza personalizzata utile ad approfondire la situazione di bilancio per la quale ci chiedi aiuto.

L’analisi di bilancio è una tecnica mediante la quale, è possibile arrivare a formulare un giudizio o apprezzamento dei dati contabili. Attraverso l’analisi di bilancio, i dati del conto economico e dello stato patrimoniale possono essere opportunamente riclassificati con l’obiettivo di arrivare alla formazione di alcuni “indici di bilancio” o margini su cui un analista esperto è in grado di esprimere dei giudizi economico patrimoniali. Attraverso l’ausilio di un dottore commercialista esperto sarai in grado di capire come i terzi (banche, fornitori, clienti, finanziatori, etc) sono in grado di leggere il tuo bilancio e quali informazioni posso trarre da essi. Inoltre, conoscere i propri “numeri” è fondamentale per prendere le decisioni future dell’azienda.

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