Impugnazione cartelle di pagamento: come agire

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Una “cartella di pagamento“, spesso definita semplicemente bolletta di pagamento, è il documento ufficiale emesso dall’Agenzia delle Entrate-Riscossione per richiedere il pagamento di debiti dovuti a vari enti creditori. Non tutte le cartelle, tuttavia, hanno pieno titolo per la riscossione. Vi sono, infatti, alcuni casi in cui il cittadino ha il diritto di impugnare le cartelle di pagamento. Può succedere infatti che si riceva un documento, con un debito da pagare, in cui si può fare ricorso per problematiche insite nell’atto stesso.

Quando una cartella è impugnabile

Una cartella di pagamento è un atto con cui l’Agenzia delle Entrate-Riscossione (ex Equitalia) richiede il pagamento di somme dovute a vari enti creditori (Agenzia delle Entrate, INPS, Comuni, ecc.). Questo documento rappresenta la fase esecutiva di un procedimento che è iniziato con un atto precedente (come un avviso di accertamento o una multa).

Esistono diversi motivi comuni per cui un destinatario potrebbe scegliere di contestare una cartella di pagamento. Questi motivi rientrano tipicamente in categorie relative a vizi formali, vizi sostanziali o problemi con la notifica dell’atto sottostante.

I vizi formali

I vizi formali si riferiscono a errori o omissioni nella cartella stessa o nel processo di notifica.

Un problema comune sono gli errori nella notifica, come l’atto che viene inviato a un indirizzo errato, consegnato a una persona non autorizzata a riceverla o priva di una corretta relata di notifica. Ad esempio, se una cartella viene lasciata a un familiare convivente, l’agenzia di riscossione è legalmente obbligata a inviare una successiva raccomandata con avviso di ricevimento direttamente al destinatario effettivo. Anche l’assenza della data di notifica sulla copia del documento consegnato al contribuente può essere un valido motivo per contestarne la validità.

Un’altra categoria di vizi formali riguarda la mancanza di informazioni obbligatorie. Ciò può includere l’assenza del nome del funzionario responsabile della procedura, la mancanza di dettagli su come è stato calcolato l’importo del debito (specialmente gli interessi) o la mancata indicazione chiara dell’atto originario che ha dato origine al debito (ad esempio, l’avviso di accertamento o la notifica della sanzione). Legalmente, la cartella dovrebbe essere strutturata in modo da consentire al debitore di verificare facilmente l’accuratezza degli importi richiesti. Infine, il documento può essere contestato qualora sia emesso da enti non autorizzati, ovvero se non è stata emessa dall’Agenzia delle Entrate-Riscossione o da un agente di riscossione legittimo autorizzato ad agire per conto degli enti locali. Qualsiasi deviazione dalle procedure di notifica legalmente previste può rendere una cartella invalida. Pertanto, i destinatari dovrebbero esaminare attentamente il processo di notifica e la documentazione ricevuta per eventuali irregolarità.

I vizi sostanziali

I vizi sostanziali si riferiscono alla validità effettiva o all’importo del debito richiesto. Questi possono includere importi errati dovuti a errori nel calcolo dell’importo principale, degli interessi o di eventuali sanzioni applicabili. Ciò comprende anche situazioni in cui gli interessi non sono stati calcolati in modo chiaro e trasparente. Un altro vizio sostanziale comune è quando il debito è già stato pagato, interamente o in parte. È fondamentale che i contribuenti conservino la prova del pagamento per almeno dieci anni per poterlo dimostrare.

Un motivo significativo per contestare una cartella è la prescrizione del debito, che si verifica quando il termine legale per la riscossione del debito è scaduto. La durata di questo periodo di prescrizione varia a seconda della natura del debito. Ad esempio, le imposte statali come l’IRPEF e l’IVA hanno in genere un periodo di prescrizione di dieci anni, mentre le imposte locali come l’IMU e la TARI, nonché i contributi previdenziali e le multe stradali, hanno generalmente un periodo di cinque anni. La tassa automobilistica ha un periodo di prescrizione più breve di tre anni. È importante notare che la prescrizione non si verifica automaticamente; deve essere specificamente invocata come motivo di ricorso. Il periodo di prescrizione di solito inizia dalla data della notifica, a condizione che non siano state intraprese successive azioni ufficiali per recuperare il debito entro il termine pertinente.

Infine, una cartella potrebbe essere contestata se un annullamento del debito (“sgravio“) è già stato ufficialmente concesso dall’ente creditore.

Mancanza di notifica dell’atto sottostante

Infine, una cartella di pagamento può essere contestata se c’è stata una mancanza di notifica dell’atto sottostante. Ciò significa che se il contribuente non ha mai ricevuto l’avviso di accertamento iniziale o la notifica della sanzione che ha portato al debito prima dell’emissione della cartella, questo può essere un significativo vizio procedurale. La cartella è una diretta conseguenza di questo atto precedente, e se il contribuente non è stato adeguatamente informato della pretesa originaria, gli è stata negata l’opportunità di contestarla entro il termine originario, rendendo potenzialmente invalido il successivo documento emesso. In tali casi, è consigliabile informarsi presso l’ente creditore per accertare se l’avviso iniziale è stato inviato e ricevuto.

La procedura generale per presentare un ricorso

Se un destinatario di un atto di pagamento ritiene che esistano validi motivi per contestarla, deve seguire una procedura specifica per presentare un ricorso formale. Questo processo comporta il rispetto di scadenze rigorose, l’identificazione della corretta autorità giudiziaria e la garanzia che il ricorso sia presentato e notificato correttamente, insieme a tutta la documentazione necessaria.

Ci sono dei casi in cui il cittadino può chiedere il supporto di un avvocato per fare ricorso, chiedendo di non pagare il debito richiesto dallo Stato. Vediamo una lista di eventualità per cui il cittadino può fare domanda di ricorso:

Termini di presentazione

Le scadenze per la presentazione di un ricorso sono fondamentali e variano a seconda del tipo di debito coinvolto. Generalmente, per i debiti di natura fiscale, il termine per presentare ricorso alla Corte di Giustizia Tributaria è di 60 giorni dalla data di notifica della cartella. Questo termine è perentorio, il che significa che la mancata presentazione del ricorso entro questo termine comporterà in genere la perdita del diritto di contestare in seguito.

Per i debiti relativi ai contributi previdenziali (INPS, INAIL), il termine per ricorrere al Tribunale del Lavoro è più breve, pari a 40 giorni dalla notifica. Per le sanzioni amministrative, come le multe stradali, il ricorso deve essere presentato al Giudice di Pace entro 30 giorni dalla notifica.

Il calcolo di questi termini inizia dal giorno successivo alla data di notifica. Se l’ultimo giorno del termine cade di domenica o in un giorno festivo nazionale, il termine è prorogato al giorno lavorativo successivo. In situazioni in cui il destinatario è temporaneamente assente, la notifica è comunque considerata legalmente perfezionata non oltre dieci giorni dall’invio di una lettera informativa sul tentativo di consegna.

Tipo di debitoEnte emittenteAutorità competenteTermine per il ricorso
Imposte (IRPEF, IVA, Imposte Locali, ecc.)Agenzia delle Entrate-Riscossione (per AE, ecc.)Commissione Tributaria Provinciale60 giorni
Contributi Previdenziali (INPS, INAIL)Agenzia delle Entrate-Riscossione (per INPS)Tribunale del Lavoro40 giorni
Sanzioni Amministrative (Multe Stradali, ecc.)Agenzia delle Entrate-Riscossione (per Comuni, ecc.)Giudice di Pace30 giorni

Come effettuare un ricorso

Ci sono diverse possibilità per il cittadino di fare ricorso. Questo deve essere formalmente depositato presso il tribunale competente entro il termine prescritto. Per i ricorsi tributari, ciò avviene in genere per via telematica tramite la piattaforma designata (Sistema Informativo della Giustizia Tributaria – SIGIT) o depositando fisicamente il ricorso presso la cancelleria del tribunale.

Nei casi che coinvolgono il Tribunale del Lavoro, il ricorso viene solitamente presentato dall’avvocato nominato. Per il Giudice di Pace, il ricorso può essere presentato di persona o tramite raccomandata.

Si fa ricorso tutte quelle volte in cui il cittadino crede, per un motivo concreto, di non dover pagare quanto dovuto dalla richiesta della cartella.

Fondamentalmente, il ricorso deve anche essere formalmente notificato alla controparte – che potrebbe essere l’ente creditore o l’Agenzia delle Entrate-Riscossione, a seconda dei motivi specifici del ricorso – entro lo stesso termine. Nei ricorsi tributari, la notifica formale all’Agenzia delle Entrate è obbligatoria. Per i ricorsi contro l’INPS, la notifica deve essere inviata alla competente sede territoriale. Questa notifica può essere effettuata tramite raccomandata con avviso di ricevimento o, se la parte è rappresentata da un avvocato, tramite posta elettronica certificata (PEC).

Informazioni e documentazione richiesti

Un ricorso debitamente preparato deve includere specifiche informazioni e documentazione richieste. Ciò include:

  • I dati personali completi del debitore (nome, indirizzo, codice fiscale);
  • I dettagli completi della cartella di pagamento contestata (incluso il numero, la data di notifica e l’ente che l’ha emessa);
  • Una spiegazione chiara e dettagliata dei motivi del ricorso, specificando tutti i presunti vizi (formali o sostanziali), e una chiara indicazione di ciò che il ricorrente chiede al tribunale di decidere (ad esempio, dichiarare la cartella nulla e non valida);
  • È essenziale allegare tutta la documentazione di supporto pertinente al ricorso per comprovare le affermazioni fatte. Ciò include in genere una copia completa dell’atto, la ricevuta di notifica, qualsiasi corrispondenza precedente relativa al debito, la prova di eventuali pagamenti già effettuati, l’avviso di accertamento o la notifica della sanzione sottostante (se disponibile) e qualsiasi altro documento che supporti i motivi del ricorso, come certificati medici se applicabile.

Se il ricorrente è rappresentato da un avvocato, deve essere inclusa anche una procura. Infine, di solito è necessario fornire la prova del pagamento del contributo unificato (una tassa giudiziaria, il cui importo dipende dal valore della causa) e di eventuali marche da bollo richieste, in particolare per i ricorsi presentati al Giudice di Pace e alle Commissioni Tributarie. Il valore della causa è generalmente considerato l’importo del debito richiesto nell’atto stesso. In alcuni casi, una richiesta di sospensione della provvisoria esecutività della sanzione potrebbe anche essere inclusa.

Come determinare se un atto è contestabile

Prima di decidere di presentare il ricorso, è essenziale valutare attentamente la cartella di pagamento e le circostanze relative alla sua notifica per determinare se sussistono validi motivi per contestarla. Ciò comporta un esame sistematico di diversi aspetti chiave.

Innanzitutto, è necessario verificare attentamente il processo di notifica per eventuali irregolarità. Esaminare attentamente la ricevuta di notifica per verificare la data e la modalità di consegna. Assicurarsi che l’indirizzo a cui è stata inviato l’atto sia corretto e che la persona che l’ha ricevuta fosse autorizzata a farlo. Se la consegna è stata effettuata tramite servizio postale, verificare che l’operatore postale abbia seguito le procedure corrette in caso di assenza del destinatario, come lasciare un avviso di giacenza e depositare il documento presso l’ufficio postale locale.  

Successivamente, rivedere il calcolo del debito. Confrontare gli importi indicati nell’atto con eventuali avvisi precedenti o con i propri registri finanziari. Verificare se il metodo utilizzato per calcolare gli interessi è trasparente e accurato e cercare eventuali incongruenze o aumenti inspiegabili dell’importo totale dovuto.  

È inoltre fondamentale valutare se il debito è prescritto. Determinare il tipo specifico di debito richiesto per identificare il periodo di prescrizione applicabile. Quindi, verificare se tale periodo è trascorso dalla data di notifica e se sono state intraprese azioni valide per interrompere la prescrizione (come un sollecito di pagamento).  

Cercare eventuali irregolarità formali all’interno del documento. Assicurarsi che siano presenti tutte le informazioni legalmente richieste, come l’identità dell’ente emittente, una spiegazione della ragione del debito, l’importo esatto dovuto, istruzioni di pagamento e il nome del funzionario responsabile del processo.

Sebbene l’impugnazione diretta di un estratto di ruolo non sia più generalmente consentita, richiedere questo documento può comunque essere utile. Può fornire una cronologia dei propri debiti e potenzialmente rivelare i ruoli che non sono mai stati correttamente notificate.

Prescrizione delle cartelle di pagamento

Negli ultimi mesi, ed anni, lo stato è intervenuto più volte per alleggerire la pressione fiscale, specialmente relativa alle cartelle esattoriali. Una quantità ingente ruoli non pagati, oltre ad essere un problema economico per lo stato, è anche un problema burocratico notevole.

Esistono tuttavia, anche in condizioni normali, termini di prescrizione delle cartelle esattoriali. Le cartelle esattoriali vanno in prescrizione dopo che sono passati anni da quando sono state emesse. Esistono diversi termini per le prescrizioni, che possono variare dai 3 ai 10 anni:

  • Bollo auto: cade in prescrizione dopo soli tre anni;
  • Contributi previdenziali, sanzioni del Codice della Strada, tasse come IMU, Tari e Tasi: vanno in prescrizione dopo 5 anni;
  • Canone RAI, contributi alla Camera di Commercio, imposte ipotecaria e catastale, IRPEF, Irap e IVA vanno in prescrizione dopo ben 10 anni.

Nel caso in cui si ritenga di dover ricorrere ad un ricorso per una cartella esattoriale già pagata, oppure la cui scadenza è già terminata, è bene essere a conoscenza di questi periodi di tempo relativi alla prescrizione.

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