L’evasione fiscale è un fenomeno diffuso, soprattutto in contesti in cui la pressione fiscale è particolarmente elevata. Tuttavia, le conseguenze legali e fiscali per chi viene scoperto a evadere possono essere devastanti, non solo in termini economici, ma anche per la reputazione dell’impresa o dell’individuo. In questo articolo analizzeremo i metodi più comunemente utilizzati in passato per evadere le tasse, perché oggi questi sistemi sono praticamente inutili, e come una corretta pianificazione fiscale possa aiutarti a ridurre il carico fiscale in modo legale.
Indice degli Argomenti
- Cos’è l’evasione fiscale?
- Evadere il fisco: i metodi utilizzati
- Evadere il Fisco: l’utilizzo di conti correnti privati per effettuare operazioni aziendali
- Evadere il Fisco: fatturazione per operazioni inesistenti
- Evadere il Fisco: erogazione di finanziamenti a fondo perduto e società sportive dilettantistiche
- Evadere il Fisco: politiche di bilancio volte a sottostimare il magazzino
- Evadere il Fisco: aprire una società all’estero gestendola dall’Italia
- Evadere il Fisco: la sotto-fatturazione di operazioni
- Perché l’evasione fiscale non conviene?
- Come ridurre il carico fiscale in modo legale
- Conclusioni e consulenza fiscale online
Cos’è l’evasione fiscale?
L’evasione fiscale è l’atto di sottrarsi al pagamento delle imposte attraverso pratiche illegali, come la mancata dichiarazione dei redditi o la falsa fatturazione. Questa pratica rappresenta un serio problema non solo per l’Amministrazione finanziaria, ma anche per il tessuto economico del Paese, poiché genera concorrenza sleale e disuguaglianza tra i contribuenti.
Perché alcuni contribuenti tentano di evadere le tasse?
L’evasione fiscale spesso nasce dall’esasperazione per l’elevata pressione fiscale. Quando il carico delle imposte viene percepito come intollerabile, è naturale che alcuni contribuenti, soprattutto i piccoli imprenditori, tentino di trovare scappatoie per ridurre i propri obblighi. Tuttavia, queste scappatoie portano con sé rischi notevoli, inclusi controlli approfonditi, sanzioni amministrative salate ed in alcuni casi (più gravi) anche procedimenti penali.
Andiamo ad analizzare, quindi, quali sono i metodi illegali che in passato sono stati spesso utilizzati per evadere le tasse ed il Fisco. Naturalmente inutile dire che utilizzare oggi uno di questi metodi non ti porterà assolutamente a nessun vantaggio, almeno nel lungo periodo. Quelli che leggerai, infatti, sono metodi di evasione fiscale ormai noti alla Guardia di Finanza e all’Agenzia delle Entrate.
La mole di informazioni e di banche dati a disposizione dell’Amministrazione finanziaria permette di arrivare ad individuare ed accertare la maggior parte dei metodi che vengono diffusi su internet, come infallibili per l’evasione fiscale.
Evadere il fisco: i metodi utilizzati
L’evasione fiscale non è un comportamento da incoraggiare o apprezzare, e noi per primi la condanniamo. Questo anche se la maggior parte dei contribuenti trova l’alibi perfetto parlando di “evasione di sopravvivenza“, considerando l’evasione fiscale come l’unico modo per sopravvivere. Anche a me, nel corso della mia esperienza professionale, è capitato di osservare piccoli imprenditori che si sono trovati costretti ad evadere, spesso per ragioni di forza maggiore. Non sono questi però i veri evasori fiscali (a cui mi riferisco in questo articolo). Anche in questi casi il gesto è da condannare in quanto la legge deve essere uguale per tutti.
Il vero evasore, tuttavia, è quella persone che effettua la propria attività economica restando totalmente all’oscuro da ogni regolamentazione, sia fiscale che amministrativa e previdenziale. Si tratta di quelli che, in gergo, vengono definiti “evasori totali“. Questi personaggi operano restando nell’ombra senza dichiarare i propri proventi, senza versare contributi previdenziali, Iva, ritenute e così via. Si tratta di soggetti che portano distorsioni sul mercato in quanto sono capaci di vendere a prezzi che i concorrenti non possono sostenere (dovendo sostenere oneri fiscali e previdenziali di legge).
Negli anni ci sono stati vari metodi utilizzati per evadere o eludere l’Amministrazione finanziaria. Tante persone continuano ancora oggi imperterrite in questa pratica studiando sistemi sempre più sofisticati e ingegnosi per proteggersi ma soprattutto per evadere il Fisco. Per questo motivo ho deciso di raccogliere alcuni dei metodi maggiormente utilizzati in passato per evadere il Fisco.
Se riscontri una di queste fattispecie vuol dire che devi rivolgerti ad un bravo Commercialista, perché qualcosa nella tua attività non sta andando nel modo giusto. Infatti, il rischio è di ricevere una denuncia per evasione fiscale e poi un accertamento fiscale che può rivelarsi molto importante.
Evadere il Fisco: l’utilizzo di conti correnti privati per effettuare operazioni aziendali
Questa tecnica utilizzata da anni, è sicuramente quella che più spesso viene utilizzata da tantissimi imprenditori, ancora oggi (purtroppo!). La voce gira, e su internet non mancano articoli che promuovono questo come metodo infallibile per evadere la tassazione, almeno fino ai controlli dell’Amministrazione finanziaria.
Il metodo è semplice: si utilizzano conti correnti di soggetti privati per operazioni svolte da una società. In pratica, l’azienda utilizza conti correnti di altre persone per incassare i proventi di operazioni realizzate. In questo modo l’azienda evitare di fatturare queste operazioni e l’incasso viene percepito direttamente da altri soggetti.
La mancata fatturazione, naturalmente, determina un minor carico fiscale in capo alla società. Allo stesso tempo vi è un minor incasso a carico di soggetti che probabilmente non dichiareranno niente all’Amministrazione finanziaria, non avendo titolo per farlo.
Inutile dire che un metodo come questo non possa che avere conseguenze abbastanza importanti. La controparte della prestazione (il committente), che deve effettuare il pagamento, sa benissimo che ha concluso l’affare con la società e non con dei soggetti privati. Se decide di stare al gioco deve rendersi conto che rinuncia alla deduzione di un costo in bilancio, e quindi rinuncia ad un suo minor risparmio di imposta, sia in termini di imposte dirette che indirette. Tuttavia, comunque, anche nel caso in cui la controparte si rendesse complice dell’operazione, l’anagrafe dei conti correnti e il le indagini finanziarie (in passato anche il c.d. “redditometro“) sono in grado di andare ad individuare posizioni sospette. In questi casi andare ad individuare operazioni effettuate da parte di soggetti che hanno incassati ingenti somme di denaro, senza averle correttamente riportate in dichiarazione dei redditi, sta diventando sempre più semplice.
Evadere il Fisco: fatturazione per operazioni inesistenti
Si tratta del “trucco” che ha fatto la fortuna di alcune aziende a ridosso degli anni 2000 sia in Italia che in Europa. Si tratta dell’intramontabile sistema di frode legato all’utilizzo delle c.d. “società cartiere“. Anche in questo caso il meccanismo della truffa è piuttosto semplice.
Una società Alfa riceve una fattura per certificare un’operazione mai esistita. Alfa paga la fattura e si vede restituire in contanti l’importo pagato (proprio perché non vi è stata alcuna operazione). La società che ha emesso la fattura è una c.d. “società cartiera“, ovvero una società che non svolge alcuna attività economica, ma è stata costituita al solo scopo di produrre fatture relative ad operazioni inesistenti permettendo di ottenere una riduzione dell’imponibile fiscale e dell’Iva a debito, in capo alla società che vuole evadere le tasse.
Naturalmente, all’abbattimento dell’imponibile per questa società corrisponde un aumento dell’imponibile per la società cartiera. Ovviamente, quest’ultima essendo stata creata soltanto per consentire ad altre imprese una riduzione del carico fiscale, non presenterà alcuna dichiarazione dei redditi. Questa società, infatti, verrà posta in liquidazione in poco tempo (è una società creata non per svolgere attività ma per ricevere fatture).
Il meccanismo delle frodi connesse alla creazione di società cartiere è ormai noto diffuso e conosciuto, e nel decennio scorso è stato davvero un metodo che ha funzionato per frodare le casse degli Stati coinvolti. Infatti, molto spesso, al fine di frodare anche l’Iva la società cartiera veniva costituita in uno Stato diverso rispetto a quello della società che deve arrivare ad evadere.
Naturalmente adesso, la normativa fiscale è molto più stringente verso società che possono essere considerate “cartiere“. Quindi attualmente questo metodo non vi consentirà un grande risparmio, in quanto le probabilità di scoprire questo tipo di frode è elevato. Tuttavia, anche online si possono trovare molti articoli di frodi legati alle società cartiere, soprattutto in passato.
Per approfondire: “Frodi carosello Iva: cosa sono e come identificarle?“.
Evadere il Fisco: erogazione di finanziamenti a fondo perduto e società sportive dilettantistiche
Altra pratica molto diffusa dalle imprese è quella di andare a finanziare società sportive dilettantistiche, associazioni, fondazioni ed Onlus. Oltre al fine prettamente caritatevole, e oltre alle agevolazioni fiscali (deduzione fiscale fino al 26% di quanto corrisposto), vi è anche un ulteriore motivazione che spinge gli imprenditori a finanziare lautamente alcune associazioni.
Anche in questo il meccanismo prevede due soggetti coinvolti, l’imprenditore che vuole evadere le tasse e l’associazione sportiva, che ha interesse a ricevere qualche finanziamento per andare avanti con la propria attività. Gli interessi tra questi due soggetti arrivano a collimare quando, a fronte di un finanziamento da parte dell’impresa di un cifra, la stessa vede restituirsi in contanti parte della cifra spesa. Quali sono i vantaggi per l’impresa?
Il primo è beneficiare dell’agevolazione fiscale del 26%. Beneficio che sostanzialmente prevede un meccanismo dove più si dona, maggiore sarà l’agevolazione fiscale. Il secondo e più importante beneficio è il fatto di vedersi tornare parte della cifra finanziata in contanti.
Il meccanismo funziona perché le associazioni sportive dilettantistiche devono tenere soltanto una rendicontazione molto leggera delle proprie operazioni. Per questo motivo per loro diventa semplice restituire parte dei soldi ricevuti come finanziamento. Le associazioni spesso accettano questo tipo di scambio perché altrimenti otterrebbero davvero pochi imprenditori disposti a finanziarle. Anche in questo caso la frode è presto scoperta: non sono rari i casi dei controlli fatti sulle rendicontazioni delle società sportive dilettantistiche dove vi sono importi di ricevute per finanziamenti di importi assai maggiori rispetto agli incassi ricevuti.
Evadere il Fisco: politiche di bilancio volte a sottostimare il magazzino
Altro metodo infallibile per ridurre la tassazione e quello di agire su una leva molto importante per le imprese industriali e commerciali: il magazzino. Per ridurre i ricavi delle imprese a fine anno è comune “sottovalutare” le rimanenze di magazzino, che influenzano in modo rilevante la determinazione del reddito imponibile ai fini delle imposte dirette. E’ naturale che una sottovalutazione del magazzino comporti una diminuzione del volume dei ricavi e quindi del risultato d’esercizio.
La sottovalutazione delle rimanenze di magazzino può essere eseguita in due metodi:
- Dichiarando quantità inferiori rispetto all’effettiva giacenza dei beni in magazzino;
- Sottovalutando l’ammontare dei lavori in corso su ordinazione che saranno poi fatturati nell’esercizio successivo.
Tale pratica, specie in periodi di crisi viene utilizzata a fronte inverso da molti imprenditori che tendono a sopravvalutare le proprie rimanenze di magazzino. Questo al fine di alzare i ricavi della propria impresa. Specie nel caso in cui il bilancio dovrà poi essere vagliato dalle banche per il rinnovo dei finanziamenti o dei fidi. Inutile dire che si tratta di metodi che ormai l’Amministrazione finanziaria, ma anche gli stessi istituti di credito sanno riconoscere, in quanto l’andamento del magazzino, se ci pensate bene è comunque correlato all’andamento dei ricavi. Infine, ricordate che la non corretta stima del magazzino è uno degli elementi che porta l’Amministrazione finanziaria a considerare totalmente inattendibile una contabilità.
Questo significa essere soggetti ad accertamenti di tipo induttivo, assai più penalizzanti per l’impresa.
Evadere il Fisco: aprire una società all’estero gestendola dall’Italia
Uno dei metodi a cui tutti almeno una volta hanno pensato: aprire una società all’estero. Operare in Italia con una società all’estero restandosene in Italia è il sogno di molti. Tuttavia, si corre un rischio molto grande chiamato “esterovestizione Societaria“.
Poteva trattarsi un metodo da utilizzare un decennio fa, ma adesso farlo costa caro. Questo perché per essere considerati come una effettiva società è necessario essere dotati di un apparato amministrativo all’estero, che ha dei costi elevati (si tratta di trovare impiegati, una sede, ed anche dei prestanome). Attualmente poi, se si vuole aprire una società all’estero operare con l’Italia ed evitare di pagare le tasse nel nostro Paese è ancora più difficile.
Si dovrà dimostrare, infatti, di non possedere alcuna stabile organizzazione nel nostro Paese e che la società è totalmente gestita e amministrata dall’estero. Con soci e amministratori che vivono e prendono decisioni fuori dal nostro Paese.
Anni fa bastava parlare inglese e aprire una società all’estero per frodare il Fisco. Adesso, invece, la Guardia di Finanza ha finalmente portato alla luce le tante imprese che hanno finto di operare dall’estero, evadendo materia imponibile in Italia. La stessa operazione è quella che effettuano, se ci pensate bene anche le grandi multinazionali legate al mondo del Web. Società che non avendo stabili organizzazioni nei vari Paesi ove operano, hanno potuto evitare di pagare le tasse nei vari Paesi, sfruttando le agevolazioni fiscali del Paese ove hanno posto la propria sede legale.
Adesso, con la definizione di stabile organizzazione immateriale (lettera f-bis) dell’art. 162 del TUIR) le cose stanno cambiando, ed anche le società del Web dovranno adeguarsi a pagare le tasse nei vari Paesi ove operano.
Evadere il Fisco: la sotto-fatturazione di operazioni
Soprattutto nel campo immobiliare molti pensano che sottostimare il costo di vendita di un immobile, o anche di un bene o un servizio scambiato, possa portare ad un beneficio fiscale. Lo hanno testato sulla propria pelle tutti i quei soggetti che si sono trovati a cedere un immobile ad un costo assai inferiore al valore commerciale, intascando la differenza in nero.
Il motivo è assai semplice: se il valore di vendita è più basso le imposte indirette da pagare sulla vendita (Iva o registro) diventano inferiori. Questo per quanto riguarda le compravendite immobiliari, ma anche per i beni il meccanismo è simile, ed è conosciuto con il termine di “transfrer pricing“. L’obiettivo in questo caso è quello di svuotare una società che sottofattura i beni per poi essere fatturati ad un prezzo più alto da un’altra società, posta in un diverso Paese ove l’imposizione fiscale è inferiore. Il gioco è presto fatto: la società che sottofattura andrà in perdita e probabilmente non avrà imposte da pagare. Tutta l’imposizione fiscale viene spostata sulla società che si trova in un Paradiso fiscale, dove l’imposizione fiscale è minima.
L’utilizzo di questi metodi legati alla sottofatturazione di operazioni è stata oggetto di molti interventi, basti pensare ai tantissimi accertamenti fiscali che vengono effettuati sulle compravendite al fine di scongiurare l’evasione delle imposte dirette,, soprattutto all’interno di grandi gruppi multinazionali.
Molto più difficile è invece riuscire a mettere d’accordo Stati diversi sui meccanismi di “transfer pricing“, anche se molti passi in avanti sono stati fatti. Si tratta comunque di metodi che riguardano grandi aziende internazionali di grandi dimensioni.
Perché l’evasione fiscale non conviene?
Oggi, con l’avvento delle nuove tecnologie, l’Amministrazione finanziaria ha la capacità di incrociare una mole impressionante di dati provenienti da diverse banche dati. L’uso di sistemi di intelligenza artificiale per il controllo fiscale rende estremamente difficile sfuggire agli accertamenti. Inoltre, le sanzioni per chi viene scoperto a evadere sono particolarmente severe.
Oggi trovare nuovi metodi di evasione costa caro (anche perché i metodi di controllo sono sempre più accurati e precisi), per trovare possibili norme ad interpretazione incerta da poter “sfruttare” (e su cui basare una teorica strategia difensiva). Motivo per cui attività del genere se le possono permettere solo i soggetti che evadono di più e/o sono più ricchi e che quindi devono evadere un certo imponibile.
Come ridurre il carico fiscale in modo legale
Pianificazione fiscale
Una corretta pianificazione fiscale è uno strumento fondamentale per qualunque impresa o contribuente che voglia ridurre il proprio carico fiscale senza incorrere in problematiche legali. La pianificazione fiscale si traduce in una serie di strategie che permettono di gestire in maniera ottimale tutti gli elementi del reddito imponibile, sfruttando a pieno le agevolazioni e i vantaggi fiscali previsti dalla normativa.
Pianificare significa innanzitutto conoscere le diverse categorie di imposte, le scadenze, le aliquote e soprattutto le agevolazioni che possono essere applicate a seconda della propria situazione. La pianificazione fiscale può avere effetti positivi sia nel breve periodo, come il differimento di alcune imposte, sia nel lungo periodo, mediante la scelta di opzioni che abbiano un impatto durevole e strutturale sulla fiscalità dell’impresa.
Ad esempio, la pianificazione fiscale può comprendere:
- Scelta del regime fiscale ottimale: A seconda della tipologia di impresa (individuale, società di persone o di capitali), la scelta del regime fiscale può portare a riduzioni significative delle imposte. Per le imprese in fase di start-up, ad esempio, esistono specifici regimi agevolati.
- Gestione dei costi deducibili: Una corretta gestione dei costi aziendali deducibili è un elemento cardine della pianificazione fiscale. Molti costi, se opportunamente documentati e correlati all’attività, possono essere dedotti dall’imponibile, riducendo in modo efficace l’ammontare delle imposte da versare;
- Utilizzo di crediti d’imposta e agevolazioni: Lo Stato offre numerosi crediti d’imposta per l’innovazione, la ricerca e sviluppo, e altre attività specifiche. Utilizzare questi strumenti in modo consapevole e strategico permette di ottenere significativi risparmi fiscali;
- Detrazioni fiscali per investimenti ambientali o innovativi: L’impresa può ottenere agevolazioni e detrazioni fiscali in relazione ad investimenti effettuati per migliorare l’efficienza energetica, per il passaggio all’economia circolare o per la digitalizzazione.
Questa pianificazione richiede una conoscenza approfondita delle normative tributarie nazionali ed internazionali, oltre ad una costante attenzione agli aggiornamenti legislativi. Un dottore commercialista può essere la figura chiave in questo processo, aiutando l’impresa a individuare le migliori strategie per risparmiare.
Internazionalizzazione delle Attività
Quando si tratta di aziende che operano a livello internazionale, la gestione accurata degli utili, delle royalties, degli interessi e di altri flussi di reddito assume un ruolo cruciale per ridurre il carico fiscale in maniera legale. L’internazionalizzazione comporta numerosi vantaggi ma anche sfide complesse, specie dal punto di vista della fiscalità.
Una delle strategie più utilizzate dalle imprese multinazionali è l’ottimizzazione dell’imposizione attraverso le Convenzioni contro la Doppia Imposizione. Queste convenzioni sono accordi bilaterali tra Stati che permettono di evitare che un determinato reddito venga tassato sia nel Paese in cui è prodotto sia nel Paese di residenza dell’impresa. Le convenzioni offrono tutele e agevolazioni importanti, come la riduzione delle aliquote di ritenuta alla fonte sugli utili, i dividendi e gli interessi.
Oltre a questo, vi sono ulteriori strategie di internazionalizzazione come:
- Scelta della giurisdizione fiscale ottimale: Alcuni Paesi offrono regimi fiscali particolarmente vantaggiosi per le imprese straniere. Per esempio, Irlanda e Paesi Bassi sono note per le loro agevolazioni fiscali per gli investitori internazionali. Spostare alcune attività produttive o la sede legale in queste giurisdizioni può portare a benefici fiscali sostanziali;
- Transfer pricing: Nelle transazioni tra imprese appartenenti allo stesso gruppo, stabilire correttamente i prezzi di trasferimento (transfer pricing) è fondamentale per minimizzare l’imposizione fiscale complessiva. Le imprese devono rispettare il principio del “valore normale” per evitare sanzioni, ma una corretta pianificazione permette di trasferire parte dei profitti in giurisdizioni con tassazione più bassa.
Strutturazione della proprietà intellettuale
La gestione strategica della proprietà intellettuale è un’altra area in cui le imprese possono ottenere significativi risparmi fiscali. Trasferire la proprietà dei marchi, dei brevetti o dei diritti d’autore in giurisdizioni con tassazione agevolata è una pratica comune tra le grandi multinazionali per ridurre l’aliquota effettiva delle imposte sui proventi generati da questi asset.
Ad esempio, alcuni Paesi offrono delle Patent Box, ovvero regimi fiscali di favore per i proventi derivanti dall’uso di beni immateriali quali brevetti e software. In Italia, il regime Patent Box permette una parziale esenzione dalla tassazione sui proventi derivanti dalla proprietà intellettuale. Il che comporta una diminuzione del carico fiscale per l’impresa.
Alcuni elementi importanti da considerare nella strutturazione della proprietà intellettuale sono:
- Sede del detentore dei diritti: Scegliere con cura il Paese in cui sarà detenuta la proprietà intellettuale è essenziale. Paesi come Lussemburgo o Malta offrono agevolazioni fiscali particolarmente vantaggiose per i redditi generati da beni intangibili.
- Licenze infra-gruppo: È possibile creare una struttura in cui una società del gruppo possieda i diritti di proprietà intellettuale e li conceda in licenza ad altre società del gruppo, localizzate in Paesi diversi. Questo consente di trasferire una parte degli utili attraverso il pagamento di royalties alla società che detiene i diritti, localizzata in una giurisdizione con tassazione ridotta.
- Definizione del valore della proprietà intellettuale: È importante effettuare una corretta valutazione dei beni intangibili per stabilire il valore delle royalties. Una valutazione eccessivamente alta potrebbe essere oggetto di contestazione da parte dell’Amministrazione finanziaria. In questo caso, è utile disporre di una documentazione solida e dettagliata per giustificare la stima adottata.
Investimenti e incentivi fiscali
Gli investimenti in determinati settori strategici possono comportare vantaggi fiscali significativi. L’Italia, come molti altri Paesi, offre una serie di incentivi fiscali per le imprese che investono in ambiti considerati prioritari per lo sviluppo economico e sociale. Tra questi possiamo citare:
- Incentivi per la ricerca e sviluppo (R&S): Le imprese che investono in progetti di ricerca e sviluppo possono beneficiare di crediti d’imposta importanti. In Italia, il credito d’imposta per la R&S è stato pensato per incentivare l’innovazione tecnologica e migliorare la competitività del sistema produttivo.
- Incentivi per l’efficienza energetica: Gli investimenti in efficienza energetica e rinnovabili sono promossi attraverso agevolazioni fiscali, come le detrazioni per l’acquisto di impianti solari, batterie per l’accumulo di energia, o l’installazione di sistemi di risparmio energetico.
- Zone Economiche Speciali (ZES): In alcune aree, il governo offre una riduzione delle imposte e agevolazioni per attrarre investimenti. Le ZES sono aree geografiche con condizioni fiscali di vantaggio e sono rivolte a specifici settori di attività, favorendo in questo modo la crescita di determinate regioni.
Gestione dei dividendi e ottimizzazione della struttura societaria
Un’altra strategia per ridurre il carico fiscale è l’ottimizzazione della struttura societaria e della gestione dei dividendi. La struttura di un gruppo aziendale può essere progettata in modo da massimizzare l’efficienza fiscale, soprattutto se si tiene conto delle aliquote di ritenuta alla fonte sui dividendi e degli accordi di doppia imposizione tra i vari Paesi.
- Holding company: Costituire una società holding in un Paese con un regime fiscale favorevole può consentire una migliore gestione dei flussi di dividendi, riducendo o eliminando le ritenute alla fonte grazie ai trattati bilaterali. Paesi come il Lussemburgo, la Svizzera e i Paesi Bassi sono spesso utilizzati per questo scopo grazie ai loro regimi fiscali favorevoli per le holding.
- Flusso di dividendi tra Paesi: È importante pianificare attentamente come i dividendi verranno distribuiti tra le varie società del gruppo. Il corretto utilizzo delle esenzioni dalla ritenuta alla fonte può portare a risparmi fiscali significativi. Ad esempio, la Direttiva Madre-Figlia dell’UE prevede che, in determinate condizioni, i dividendi distribuiti tra società di diversi Paesi membri non siano soggetti a ritenuta alla fonte.
Conclusioni e consulenza fiscale online
Ottimizzare il carico fiscale non significa eludere la legge, ma sfruttare tutte le opportunità offerte dalla normativa per migliorare l’efficienza fiscale. In particolare:
- La pianificazione fiscale;
- L’internazionalizzazione delle attività;
- La gestione strategica della proprietà intellettuale
- L’ottimizzazione degli investimenti
rappresentano strumenti efficaci per ridurre le imposte in modo completamente legale e trasparente.
Rivolgersi a un consulente esperto, che conosca le normative fiscali italiane e internazionali, è fondamentale per mettere in atto queste strategie senza incorrere in problemi con l’Amministrazione finanziaria.
Se sei interessato a scoprire come una corretta pianificazione fiscale possa aiutare la tua impresa, contattaci oggi per una consulenza personalizzata. Insieme individueremo le migliori opportunità per ridurre il tuo carico fiscale in modo legale e sicuro.