L’autofinanziamento aziendale rappresenta una forma di finanziamento interno attraverso cui un’impresa si dota di risorse finanziarie senza ricorrere all’intervento di capitali esterni. Questo avviene principalmente attraverso la reinvestitura degli utili generati dall’attività aziendale, che non vengono distribuiti sotto forma di dividendi agli azionisti, ma sono trattenuti all’interno dell’azienda.
Questa forma di reperimento delle risorse consente di finanziare investimenti attraverso le risorse generate dall’attività caratteristica dell’azienda, in tutto o in parte. Si tratta di una forma di finanziamento che è totalmente controllabile dall’imprenditore e può essere utilizzata all’interno di una strategia di finanziamento che può prevedere anche il ricorso a fonti esterne (come i finanziamenti bancari).
Nella mentalità di molti imprenditori il focus principale è legato alla redditività ed alla possibilità di distribuire dividendi per remunerare i soci, che spesso, coincidono con il management societario. Tutto questo, inevitabilmente, riduce la possibilità di autofinanziare l’impresa e, quindi, di avere a disposizione risorse da utilizzare per investire in strutture, macchinari, personale, etc per incrementare le performance aziendali. Per questo motivo l’autofinanziamento dovrebbe essere il focus principale per qualsiasi start-up e PMI italiana.
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Che cos’è l’autofinanziamento aziendale?
L’autofinanziamento è quella parte di ricchezza prodotta con l’attività di impresa, che non viene prelevata dall’imprenditore. Si tratta di liquidità che viene lasciata e reinvestita nell’attività aziendale.
L’utilizzo delle risorse aziendali
Quando un’azienda va incontro a ingenti spese, può scegliere diverse strade per poter saldare gli importi, sia avendo liquidità di cui disporre, sia senza. In particolare può optare per:
- Chiedere un prestito ad una banca o un istituto di credito;
- Rivolgersi ad investitori privati;
- Rivolgersi ai contributi erogati da specifici bandi di concorso o finanziamenti;
- Scegliere per l’autofinanziamento.
Nell’ultimo caso, è possibile per l’azienda ricorrere a risorse interne, anziché cercare risorse all’esterno, come nel caso di un prestito. L’autofinanziamento può prevedere l’impiego degli utili ricavati dall’azienda durante lo svolgimento dell’attività nel periodo precedente, che sono stati accantonati dai guadagni percepiti.
Ma non solo, perché un’azienda può anche decidere di autofinanziarsi investendo alcune somme che sono state accantonate per altre finalità, per poi reimmettere questo denaro quando verranno ricavati nuovi utili. Un esempio pratico riguarda quello dell’acquisto di nuovi macchinari: l’azienda tramite un autofinanziamento può scegliere di investire del denaro per il loro acquisto, denaro che era stato depositato per altri scopi.
Tuttavia l’azienda può rientrare di questo “debito” successivamente, dal ricavato che si ottiene con l’utilizzo dei macchinari acquistati. L’autofinanziamento funziona in modo similare ad un finanziamento esterno, ma le somme circolano nella stessa azienda.
L’importanza dell’autofinanziamento per le imprese
Un’azienda che è in grado di autofinanziarsi costantemente è in grado di alimentare la propria crescita attraverso le risorse generate internamente. Risorse che, principalmente, derivano dalla redditività della propria gestione caratteristica. Un’impresa che riesce a produrre negli anni flussi di autofinanziamento costanti è un’impresa, generalmente, sana ed in grado di presentarsi con successo anche alla richiesta di finanziamenti bancari. Infatti, per gli istituti di credito vedere un’impresa che da sola è in grado di generare nel tempo flussi di cassa positivi che vengono reinvestiti significa avere di fronte un’interlocutore dal quale può aspettarsi, ragionevolmente, l’assolvimento dei propri obblighi.
L’autofinanziamento è particolarmente vantaggioso perché consente all’azienda di crescere mantenendo un alto grado di indipendenza finanziaria, riducendo la dipendenza da creditori esterni e migliorando la capacità di negoziare condizioni di finanziamento più favorevoli. Inoltre, essendo privo di costi diretti, come interessi su prestiti o obbligazioni, rappresenta una fonte di finanziamento economicamente efficiente.
Il capitale proprio dell’azienda
Quando si parla di autofinanziamento, solitamente non si va a intaccare il capitale proprio dell’azienda, ma solamente gli utili. Il capitale proprio di una azienda corrisponde alla somma di denaro accantonata come conferimento iniziale dei soci, al momento dell’apertura dell’impresa, oppure come riserva obbligatoria.
Queste somme nel caso di autofinanziamento non vengono intaccate, ovvero vengono utilizzati solamente gli utili cumulati durante gli anni dall’azienda, ovvero il ricavato dall’attività, e le somme viste sopra che possono riguardare il TFR, utili reinvestiti o risorse accantonate.
Quando una azienda dispone di somme accantonate per esempio per prevedere rischi, probabilmente nel momento in cui dovrà versare un certo importo in modo straordinario, non dovrà richiedere un finanziamento esterno, ma potrà optare per l’autofinanziamento, tramite una buona gestione degli utili cumulati.
In questo modo non viene neanche toccato il capitale proprio dell’azienda, che sta alla base dell’apertura dell’impresa stessa. L’autofinanziamento quindi si basa sull’utile di esercizio, che in condizioni normali può essere distribuito a:
- Soci dell’impresa;
- Ai fondi di riserva aziendali;
- A copertura di eventuali perdite precedenti;
- A nuovo esercizio, senza destinazione specifica.
Proprio queste somme potranno essere impiegate, tramite autofinanziamento, per rispondere
Le principali forme di autofinanziamento aziendale
Esistono due forme principali di autofinanziamento per ogni impresa. Si tratta delle seguenti:
- Autofinanziamento di accantonamento (autofinanziamento proprio): è rappresentato dalla parte di utile netto che, una volta accantonata a riserva, rimane all’interno dell’azienda per sostenerne lo sviluppo, finanziare nuovi progetti, o migliorare la struttura finanziaria;
- Autofinanziamento per ammortamento (autofinanziamento improprio): riguarda i fondi che si generano attraverso le quote di ammortamento dei beni strumentali. Questi fondi, benché rappresentino una sorta di costo nel calcolo del risultato economico, non comportano un’uscita di cassa e quindi restano a disposizione dell’impresa per reinvestimenti o per il miglioramento della liquidità.
L’autofinanziamento legato agli ammortamenti è, sicuramente, la forma meno conosciuta ma viene applicata da ogni impresa che investe in beni strumentali. L’ammortamento, infatti, è un processo economico tecnico attraverso il quale il costo dei beni strumentali viene suddiviso in quote annuali, secondo la presumibile vita utile del bene. Questo consente all’impresa di iscrivere in bilancio un costo non monetario (sotto forma di autofinanziamento). Tali risorse accantonate, dovrebbero essere poi utilizzate per reinvestire sull’acquisto di un nuovo bene strumentale che dovrebbe andare a sostituire il precedente.
Come si misura l’autofinanziamento?
La misurazione dell’autofinanziamento aziendale si effettua principalmente analizzando alcuni indicatori finanziari chiave che emergono dalla contabilità interna dell’azienda, in particolare dal bilancio. Ecco i principali passaggi e componenti da considerare:
1. Calcolo dell’utile netto
L’autofinanziamento inizia dall’utile netto, che è il reddito che l’impresa ha generato durante l’anno, dopo aver sottratto tutte le spese, gli ammortamenti e le imposte. Questo dato si trova nella voce “Utile netto” del conto economico.
2. Aggiustamenti per ammortamenti e svalutazioni
Gli ammortamenti e le svalutazioni non sono uscite effettive di cassa, ma rappresentano il consumo di valore dei beni durevoli. Pertanto, per calcolare l’autofinanziamento, si aggiunge nuovamente al netto questi costi non monetari. Questa somma è spesso chiamata cash flow operativo.
3. Somma delle riserve
Al netto degli ammortamenti aggiunti, si considerano eventuali accantonamenti a riserva che l’azienda decide di non distribuire sotto forma di dividendi. Questi accantonamenti possono includere riserve legali, riserve statutarie, o altre riserve volontarie. Il totale di questi accantonamenti costituisce parte dell’autofinanziamento e si trova nel bilancio sotto le voci del patrimonio netto.
4. Calcolo finale dell’autofinanziamento
L’autofinanziamento totale si calcola sommando l’utile netto, gli ammortamenti (e eventuali svalutazioni), e gli accantonamenti a riserva non distribuiti. La formula può essere rappresentata come segue:
Autofinanziamento = | Utile Netto + Ammortamenti + Accantonamenti a riserva |
Utilizzo di indicatori finanziari
Per valutare l’efficacia e l’efficienza dell’autofinanziamento, si possono utilizzare indicatori finanziari quali:
- Indice di autofinanziamento: rapporto tra autofinanziamento e investimenti totali, che mostra quanto dell’investimento totale è coperto da autofinanziamento;
- Rapporto di indipendenza finanziaria: rapporto tra capitale proprio e capitale totale, che indica quanto l’azienda sia finanziariamente indipendente.
Esempio pratico di calcolo
Supponiamo che un’azienda abbia un utile netto di 100.000 €, ammortamenti per 20.000 €, e accantonamenti a riserva di 10.000 €. L’autofinanziamento totale sarà: 100.000 + 20.000 + 10.000 = 130.000 €
Questi passaggi mostrano come l’autofinanziamento sia un indicatore chiave della capacità di un’azienda di generare risorse finanziarie interne, supportando la crescita sostenibile senza dipendere eccessivamente dal finanziamento esterno.
Quali parametri per individuare l’autofinanziamento ottimale per un’impresa?
L’importo ottimale dell’autofinanziamento per un’impresa dipende da diversi fattori, e non esiste una cifra univoca o una formula che si possa applicare universalmente a tutte le aziende. Tuttavia, ci sono alcuni parametri da considerare che possono aiutare a determinare un livello appropriato di autofinanziamento. Ecco i principali:
Bisogni di investimento
Il primo aspetto da valutare è il livello di investimento necessario per supportare la crescita e lo sviluppo dell’azienda. Un’impresa che ha piani di espansione significativi potrebbe avere bisogno di mantenere un livello elevato di autofinanziamento per coprire i costi di tali investimenti senza dover ricorrere eccessivamente a debito esterno.
Stabilità dei flussi di cassa
Le aziende con flussi di cassa stabili e prevedibili possono permettersi di distribuire una maggiore quota di utili sotto forma di dividendi, riducendo l’importo necessario per l’autofinanziamento. Al contrario, imprese in settori più volatili o ciclici potrebbero avere bisogno di un maggiore cuscinetto di autofinanziamento per gestire i periodi di bassa congiuntura senza stress finanziari.
Capacità di generare reddito
La capacità di un’impresa di generare reddito costantemente è fondamentale. Un’alta redditività può permettere una maggiore distribuzione di dividendi e, contemporaneamente, un buon livello di autofinanziamento.
Livello di indebitamento
Le imprese con un alto livello di debito potrebbero dover prioritizzare il rimborso del debito esistente su altri usi del capitale. In questi casi, può essere prudente aumentare l’autofinanziamento per ridurre la dipendenza futura dal debito esterno.
Obiettivi strategici a lungo termine
Gli obiettivi a lungo termine, come la diversificazione del business o l’entrata in nuovi mercati, possono richiedere sostanziali risorse finanziarie, rendendo necessario un maggiore autofinanziamento.
Condizioni di mercato
Le condizioni economiche e di mercato influenzano le decisioni di finanziamento. Durante periodi di tassi di interesse bassi, potrebbe essere conveniente finanziarsi tramite debito piuttosto che trattenere eccessivi utili.
Il rapporto di copertura degli investimenti
In pratica, molti analisti e manager usano rapporti finanziari per valutare l’adeguatezza dell’autofinanziamento. Per esempio, il rapporto di copertura degli investimenti (autofinanziamento diviso per gli investimenti totali) può indicare quanto dell’espansione aziendale è finanziata tramite risorse interne. Un valore superiore all’80-100% è generalmente visto come molto positivo, indicando una forte capacità di autofinanziamento. Tuttavia, l’importo ottimale di autofinanziamento varia in base alle caratteristiche specifiche e alle circostanze di ogni impresa. La decisione su quanto autofinanziamento mantenere dovrebbe essere presa considerando un equilibrio tra la necessità di reinvestire nell’azienda e il desiderio di offrire rendimenti agli azionisti attraverso i dividendi.
A cosa destinare l’autofinanziamento
L’autofinanziamento può quindi essere utile a non indebitare l’azienda verso fonti o enti esterni, ovvero a saldare pagamenti che possono riguardare anche ingenti somme, o investimenti. Un autofinanziamento per un’azienda può essere utile per:
- Acquistare nuovi spazi per espandere l’attività;
- Acquistare nuovi macchinari necessari all’attività;
- Per nuovi investimenti e promozione dell’innovazione;
- Per affrontare alcuni rischi o eventi improvvisi;
- Per contrastare un periodo di crisi.
In tutti i casi, per un’azienda ricorrere ad un autofinanziamento non significa escludere del tutto la possibilità di chiedere un finanziamento esterno, ovvero le due opzioni possono andare di pari passo. Tuttavia conoscere il flusso di cassa è fondamentale quando si parla di questo meccanismo.
Il flusso di cassa rappresenta le entrate e le uscite economiche di una determinata azienda nel tempo. Conoscere attentamente quali sono le entrate e le uscite è indispensabile per sapere quali fondi possono essere investiti e quali no.
Per un’azienda che sceglie di auto finanziarsi, è indispensabile conoscere i tempi di entrata e di uscita del denaro dalle casse, in modo da stabilire attentamente quali sono le possibilità di spesa e quando sarà possibile rientrare di questi costi. Anche nel caso di finanziamento interno, l’azienda dovrà poi restituire le somme alla destinazione d’uso precedente.
Va tenuto presente anche che ci possono essere degli svantaggi nel caso in cui si decida di auto finanziars
Conclusioni
L’autofinanziamento rappresenta una leva finanziaria fondamentale per le imprese che desiderano mantenere un alto grado di indipendenza e flessibilità operativa. Attraverso la reinvestitura degli utili, le aziende possono finanziare la crescita, l’innovazione e la stabilizzazione finanziaria senza dover ricorrere eccessivamente al debito esterno. Questa pratica non solo migliora la struttura del capitale, ma aiuta anche a costruire un’impressione positiva tra gli investitori e le istituzioni finanziarie, mostrando la capacità dell’azienda di generare e gestire efficacemente i flussi di cassa interni.
Inoltre, l’autofinanziamento supporta la strategia di lungo termine dell’impresa, permettendo un approccio più calibrato e meno rischioso verso l’espansione e la diversificazione. Tuttavia, è essenziale bilanciare saggiamente l’utilizzo degli utili trattenuti con la necessità di remunerare gli azionisti, garantendo che le politiche di distribuzione dei dividendi rimangano attraenti e equilibrate.
Domande frequenti
L’autofinanziamento si riferisce al processo attraverso cui un’impresa finanzia la propria crescita e le proprie operazioni utilizzando gli utili generati internamente anziché ricorrere a fonti esterne di capitale, come il debito o l’emissione di nuove azioni.
I vantaggi includono una maggiore indipendenza finanziaria, minori costi finanziari poiché non si pagano interessi su prestiti, una migliore immagine aziendale per solidità finanziaria, e una maggiore flessibilità nelle decisioni di investimento.
Sì, i rischi includono la possibile insoddisfazione degli azionisti a causa della minore distribuzione di dividendi e il potenziale rallentamento nella crescita aziendale se gli utili reinvestiti non generano i rendimenti attesi.
L’efficacia può essere valutata tramite indicatori come il rapporto di copertura degli investimenti, che mostra la percentuale di investimenti finanziati tramite autofinanziamento, e il rapporto di indipendenza finanziaria, che misura la proporzione di capitali propri rispetto al totale dei capitali impiegati.
L’adeguatezza dell’autofinanziamento dipende da vari fattori come la fase di crescita dell’azienda, la stabilità dei flussi di cassa, e gli obiettivi a lungo termine. Non è necessariamente la scelta migliore per tutte le aziende, specialmente per quelle in rapida espansione che potrebbero necessitare di volumi di capitale maggiori di quelli che possono essere generati internamente.