La Legge di Bilancio 2022 è stata recentemente approvata, e con la conversione in legge si preannuncia l’arrivo anche per il 2022 di diversi ammortizzatori sociali per i cittadini. Si parla a questo proposito di una nuova riforma degli ammortizzatori sociali, che secondo quanto comunicato dal Ministro Orlando va a uniformare il sistema di ammortizzatori sociali precedenti.

Si tratta di una riforma che, al pari di quella del fisco e delle pensioni, risulta piuttosto attesa da diverso tempo, in particolare mentre per i primi mesi del 2022 è ancora istituito lo stato di emergenza nel paese. La riforma si rivolge sia ai lavoratori italiani che ai cittadini che al momento si trovano senza lavoro, e va nella direzione di una maggiore protezione sociale.

Dalla cassa integrazione al contratto di solidarietà, dai fondi di integrazione salariale fino alle misure riconfermate di Naspi e Dis-Coll, fino al contratto di espansione per le imprese e alle nuove politiche attive per il lavoro. Vediamo in questo articolo tutti i punti previsti dal governo per gli ammortizzatori sociali 2022: ecco come funzioneranno e in cosa consistono.

Ammortizzatori sociali 2022: gli obiettivi

Con la Legge di Bilancio 2022 sono stati previsti diversi ammortizzatori sociali, ovvero sostegni aggiuntivi per i cittadini, rivolti sia ai lavoratori che ai disoccupati. Si tratta in parte di misure già viste durante gli scorsi anni, che vengono riconfermate per il 2022, sia di nuove misure specifiche per affrontare le difficoltà del periodo.

Secondo quanto indicato nella guida ufficiale degli ammortizzatori introdotta recentemente, saranno almeno 12,4 milioni le persone interessate da queste misure, secondo quanto previsto anche dal Ministro Orlando.

Si tratta di una riforma degli ammortizzatori voluta anche nell’ottica di garantire sostegni aggiuntivi alle imprese nel periodo delicato di emergenza sanitaria, ancora prorogata fino al termine di marzo 2022. Come già accadeva nel 2021, sarà possibile per le imprese chiedere nuovi sostegni per i propri dipendenti: dalla cassa integrazione a contratti specifici stipulati per salvaguardare i lavoratori delle attività in crisi.

L’obiettivo rimane quello di salvare il più possibile i posti di lavoro, nonostante il periodo attuale e nonostante la crisi che ha provocato non poche conseguenze negative per le imprese.

Cassa integrazione riconfermata

Tra le misure principali della riforma degli ammortizzatori sociali si trova la riconferma della cassa integrazione guadagni: questa viene allargata a tutti i settori lavorativi, e viene riconosciuta alle imprese con almeno 15 dipendenti, nel caso di riorganizzazione aziendale, processi di transizione, crisi aziendale o nel caso di applicazione di contratti di solidarietà.

La cassa integrazione ancora una volta si rivela uno strumento utile per le aziende per non licenziare i propri lavoratori dipendenti nel momento in cui insorge una crisi: una tutela aggiuntiva per i posti di lavoro di molti italiani. Si tratta di una integrazione salariale per altri 12 mesi che secondo accordi di transizione garantisce alle imprese che assumono i lavoratori un incentivo economico che si attesta intorno al 50% della cassa integrazione non fruita.

Secondo quanto stabilito si tratta quindi di sostegni aggiuntivi alle imprese e di aiuti concreti ai cittadini lavoratori, il cui luogo di lavoro è maggiormente tutelato dalla presenza della cassa integrazione guadagni, oltre che ad altre misure.

Contratti di solidarietà

Un’altra misura prevista dalla riforma degli ammortizzatori sociali è costituita dal contratto di solidarietà: si tratta di accordi tramite cui viene stabilita una riduzione dell’orario di lavoro per i dipendenti al fine di evitare licenziamenti o esuberi collettivi.

Le aziende ammesse alla cassa integrazione guadagni possono accedere alla possibilità di erogare contratti di solidarietà con il fine di salvare i posti di lavoro dei cittadini. L’obiettivo qui è quello sia di salvare i posti di lavoro che le imprese stesse: la riduzione dell’orario di lavoro può arrivare fino all’80%.

Vengono anche estesi a tutti i lavoratori i fondi di solidarietà bilaterali, a prescindere dal numero di dipendenti: si tratta di un assegno erogato per un periodo massimo che varia in base alla grandezza dell’impresa:

  • Imprese fino a 5 dipendenti: assegno ordinario per 13 settimane;
  • Imprese fino a 15 dipendenti: assegno ordinario per 26 settimane;
  • Imprese con più di 15 dipendenti: assegno ordinario per 26 settimane, più la CGIS.

Per quanto riguarda il FIS (Fondo di Integrazione Salariale) viene esteso a tutti i datori di lavoro, se non aderiscono alla cassa integrazione guadagni ordinaria e al fondo di solidarietà bilaterale. Viene previsto un sostegno aggiuntivo alle piccole imprese che non utilizzano il FIS per almeno 24 mesi, e si tratta dell’esonero all’aliquota contributiva al 40%.

Politiche attive per il lavoro

Un’altra questione non meno importante riguarda le politiche attive per il lavoro: secondo le nuove disposizioni infatti non saranno sostenuti unicamente i lavoratori, ma anche chi risulta inoccupato. I lavoratori che si trovano in cassa integrazione parteciperanno a percorsi formativi e mirati alla riqualificazione e al reinserimento professionale.

Per chi invece rimane senza lavoro in modo involontario, viene riconfermata per il 2022 la NASPI, e vengono anche semplificati gli accessi alla misura. La NASPI viene erogata dall’INPS, e sarà possibile accedervi senza il requisito delle 30 giornate lavorative consecutive.

Sarà invece necessario aver versato almeno 13 settimane di contributi negli ultimi 4 anni. La diminuzione dell’importo verrà applicata non più dal quarto mese, ma dal sesto dopo la prima erogazione, e dall’ottavo mese nel caso di superamento dei 55 anni di età.

Inoltre la possibilità di attingere alla NASPI viene garantita anche agli operai agricoli. Una misura correlata alla NASPI è la Dis-Coll, che secondo la riforma degli ammortizzatori sociali verrà estesa dall’attuale limite a sei mesi ad un anno. Questa misura sarà collegata alla contribuzione versata effettivamente, con il limite di 12 mesi massimi.

Contratto di espansione

Un’altra misura interessante ripresa dalla riforma degli ammortizzatori sociali è il contratto di espansione: si tratta di un contratto che inizialmente era previsto unicamente per le grandi aziende che attraversavano una fase di cambiamento. Per promuovere l’innovazione tecnologica e i cambiamenti dell’ultimo periodo, il contratto di espansione viene esteso anche alle imprese più piccole, con almeno 50 dipendenti.

Ricordiamo che il contratto di espansione prevede di pianificare il termine del lavoro per tutti quei lavoratori che sono effettivamente vicini all’età pensionabile. Questa misura viene estesa per tutto il 2022 e anche per il 2023. Per affrontare i cambiamenti prospettati con la transizione ecologica e i cambiamenti tecnologici in atto viene messo in pratica il programma GOL che coinvolge sindacati, aziende, imprese e autonomie locali per l’inserimento lavorativo di chi si trova senza lavoro.

L’obiettivo è anche quello di dare qualifiche ulteriori ai lavoratori, per favorire un accesso al mercato del lavoro nella fase di passaggio digitale o ecologico. Le politiche attive non si fermano ai lavoratori dipendenti, ma coinvolgono anche i lavoratori autonomi: l’obiettivo è quello di garantire un reinserimento ai lavoratori autonomi che terminano la propria attività.

Articolo precedenteDecreto milleproroghe 2022: tutte le novità
Prossimo ArticoloCompensazioni con modello F24
Valeria Oggero
Classe 1992, laureata in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Torino, da sempre sono appassionata di scrittura. Dopo alcune esperienze all'estero, ho deciso di approfondire tematiche inerenti la fiscalità nazionale relativa alle persone fisiche ed alle partite Iva. Collaboro con Fiscomania.com per la pubblicazione di articoli di news a carattere fiscale. Un settore complesso quello fiscale ma dove non si finisce mai di imparare.

Lascia una Risposta