Il trattamento integrativo (bonus 100 euro) rappresenta un’importante misura fiscale volta a ridurre la pressione fiscale sui redditi da lavoro dipendente e assimilati. Introdotto per sostituire il precedente “bonus Renzi“, questo strumento offre un sostegno economico diretto a specifiche categorie di contribuenti. In questo articolo, analizzeremo in dettaglio cos’è il trattamento integrativo, chi può beneficiarne, gli importi previsti e le recenti novità normative.
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Che cos’è il trattamento integrativo o bonus 100 euro?
Il trattamento integrativo è una somma erogata ai titolari di redditi da lavoro dipendente e alcuni redditi assimilati, con l’obiettivo di ridurre l’imposta sul reddito delle persone fisiche (IRPEF). Questo beneficio è stato introdotto dal Decreto-Legge n. 3 del 5 febbraio 2020, sostituendo il precedente “bonus Renzi” di 80 euro mensili. A partire dal 1° luglio 2020, il trattamento integrativo prevede un importo annuale di 1.200 euro, pari a 100 euro mensili, per i contribuenti con un reddito complessivo non superiore a 28.000 euro.
Il trattamento integrativo è strettamente legato alla riduzione del cuneo fiscale, ossia la differenza tra il costo del lavoro per il datore di lavoro e lo stipendio netto percepito dal dipendente.
La modalità di erogazione prevede che il contributo venga sostenuto dallo Stato, ma anticipato dai datori di lavoro.
Benefici per i redditi tra 28.001 e 40.000 euro
Per i redditi compresi tra 28.001 e 40.000 euro, non si applica il trattamento integrativo, ma una detrazione fiscale modulata come segue:
Fascia Reddituale | Importo Detrazione |
---|---|
Da 28.001 a 35.000 euro | 960 euro + proporzione* |
Da 35.001 a 40.000 euro | Proporzione** |
Note:
- * Proporzione calcolata su 240 euro per il rapporto tra 35.000 euro, diminuito del reddito complessivo, e 7.000 euro.
- ** Rapporto calcolato tra 40.000 euro, diminuito del reddito complessivo, e 5.000 euro.
Esempi pratici:
- Reddito di 30.000 euro: La detrazione è pari a 960 euro più una proporzione di 240 euro calcolata come [(35.000 – 30.000) / 7.000] × 240, quindi circa 1.103 euro complessivi.
- Reddito di 38.000 euro: La detrazione è calcolata su un importo proporzionale di [(40.000 – 38.000) / 5.000] × 960, cioè circa 384 euro complessivi.
Redditi da considerare ed esclusi per le soglie
Per quanto riguarda l’individuazione del reddito soglia da prendere a riferimento per il trattamento è necessario tenere presente che sono esclusi:
- Il reddito dell’abitazione principale e delle relative pertinenze;
- Il TFR.
Allo stesso tempo, invece, rientrano nel reddito da prendere in considerazione i redditi che derivano da cedolare secca e le quote esenti dei redditi agevolati per ricercatori e docenti, lavoratori impatriati.
Le categorie di lavoratori beneficiari
Il trattamento integrativo dell’IRPEF è concepito per offrire supporto a diverse categorie di lavoratori dipendenti o percettori di reddito assimilato. Le categorie di beneficiari del trattamento integrativo includono una varietà di profili lavorativi. Questi possono godere dei vantaggi del bonus sui redditi da lavoro percepiti. Questi includono:
- Soci lavoratori di cooperative;
- Dipendenti in cassa integrazione (CIG ordinaria, CIG straordinaria, CIG in deroga, assegno ordinario ed assegno di solidarietà);
- Collaboratori con contratto a progetto o co.co.co;
- Stagisti e i tirocinanti;
- Percettori di borsa di studio, assegno o premio per studio;
- Lavoratori socialmente utili;
- Sacerdoti;
- Disoccupati in regime di indennità NASpI e DIS-COLL;
- Disoccupati agricoli;
- Lavoratrici in maternità per congedo obbligatorio e lavoratori in congedo di paternità;
- Revisori di società;
- Amministratori comunali;
- Addetti della Pubblica Amministrazione.
È cruciale sottolineare che, tuttavia, il bonus non è accessibile ai pensionati, ai lavoratori autonomi e agli incapienti, ovvero a coloro che non soddisfano i requisiti minimi di reddito. In particolare, il calcolo del reddito per determinare l’ammissibilità al bonus non tiene conto quanto stabilito dall’articolo 1, comma 1, del decreto-legge n. 3 del 5 febbraio 2020. Questa esclusione è finalizzata a concentrare il sostegno finanziario su specifiche categorie di lavoratori dipendenti.
Contribuenti incapienti
Vengono esclusi dal beneficio i contribuenti incapienti, cioè i soggetti con un reddito imponibile lordo che rientra nella no tax area, e coloro per i quali i benefici delle detrazioni sono inesistenti poiché a essi non corrisponde un’imposta lorda abbastanza ampia.
I pensionati lavoratori
È corretto evidenziare che, di solito, i pensionati sono esclusi dal trattamento, fatta eccezione per una rilevante particolarità che coinvolge i pensionati lavoratori. In questo caso, chi riceve una pensione ma continua a lavorare come dipendente può ancora accedere al Bonus. Questo, poiché l’eventuale pensione percepita non contribuisce al reddito limite necessario per ottenere tale beneficio.
Tuttavia, è essenziale considerare che il limite di reddito per beneficiare del trattamento integrativo è stato ridotto a 15.000 euro lordi. Nonostante il possesso di una pensione, anche se complementare, non escluda automaticamente l’accesso al bonus, è necessario che il reddito da lavoro subordinato si collochi tra i 15.000 euro e gli 8.174 euro, al di sotto dei quali si è considerati incapienti.
Pagamento
Il trattamento integrativo in questione può essere corrisposto mensilmente oppure a fine anno. Dunque chi riceve il bonus ogni mese in busta paga avrà il cosiddetto “conguaglio a credito“. Se il trattamento invece non viene percepito in busta paga, si può ricevere in forma di conguaglio a fine anno da parte del datore di lavoro in sede di dichiarazione dei redditi.
Avrà il cosiddetto “conguaglio a debito” chi avrà ricevuto una misura maggiore rispetto a quella spettante. Il conguaglio fiscale è un’operazione svolta dai datori di lavoro per verificare che il trattamento integrativo erogato sia corretto rispetto al reddito complessivo percepito. Qualora vi fossero errori, il recupero viene effettuato attraverso trattenute in busta paga.
Il conguaglio arriva generalmente prima della fine di dicembre dell’anno di imposta successivo rispetto a quello di riferimento. Chi sia privo di sostituto d’imposta otterrà il beneficio sotto forma di rimborso erogato direttamente dall’Agenzia delle Entrate.
Per approfondire: Conguaglio Irpef in busta paga: quando si versa?.
Errori di calcolo per ottenere il trattamento integrativo
Bisogna fare attenzione quando si procede con il calcolo per ottenere il beneficio: se si dichiara un reddito inferiore o superiore ai limiti stabiliti per legge e il lavoratore ha già usufruito del trattamento integrativo, dovrà restituirlo.
Nel caso in cui il contribuente si accorga dell’errore per tempo, dovrà inviare un’apposita comunicazione al fisco tramite il Caf o un altro sostituto d’imposta.
Per approfondire: Trattamento integrativo: come rinunciarvi o restituirlo.
Trattamento Integrativo e NASpI
Il trattamento integrativo non è direttamente compatibile con la NASpI, in quanto quest’ultima rappresenta un sostegno al reddito percepito durante i periodi di disoccupazione. Tuttavia, vi sono situazioni in cui il lavoratore che ha percepito il trattamento integrativo mentre era in attività lavorativa e successivamente ha richiesto la NASpI potrebbe trovarsi in una situazione di conguaglio fiscale.
In particolare:
- Reddito percepito durante l’anno: Se il reddito cumulato da lavoro dipendente e da NASpI supera i 28.000 euro, il trattamento integrativo già erogato può essere restituito, parzialmente o totalmente, tramite conguaglio;
- Conguagli gestiti dal sostituto d’imposta: In caso di NASpI, l’INPS agisce come sostituto d’imposta, gestendo direttamente le eventuali trattenute o recuperi.
Per una gestione ottimale, è consigliabile monitorare costantemente il reddito complessivo e consultare un consulente fiscale.
Conclusioni
Il trattamento integrativo rappresenta un’opportunità significativa per i lavoratori dipendenti di incrementare il proprio reddito disponibile. Tuttavia, è fondamentale comprendere appieno le regole e monitorare la propria situazione fiscale per sfruttare al meglio questo beneficio.