Il regime dei minimi prevede che al superamento dei €. 30.000 di ricavi o compensi nell’anno, si fuoriesca dal regime a partire dall’anno successivo. Al superamento dei €. 45.000 la fuoriuscita avviene nell’anno.
Il regime dei minimi è un regime fiscale agevolato rivolto alle persone fisiche in possesso dei requisiti stabiliti dall’art. 27, comma 1 e 2 del D.L. n. 98/2001 e dall’art. 1 comma 96-117 Legge n. 244/2007. Attualmente è un regime fiscale non più in vigore per le nuove attività. Soltanto i soggetti che hanno potuto aderirvi in passato possono restare nel regime fino a naturale fuoriuscita. Il regime ha durata naturale fino ai 35 anni di età se non si superano i limiti di permanenza, oppure, per un massimo di cinque anni. Ho già approfondito i temi che riguardano questo regime in un precedente contributo (“Regime dei minimi: come funziona e passaggio al forfettario“).
Uno degli aspetti fondamentali per poter restare nel regime di vantaggio è il rispetto di alcuni requisiti formali e sostanziali. Vediamo, quindi, in questo contributo cosa fare in caso di superamento dei limiti di fatturato previsti per la permanenza nel Regime dei Minimi.
Come gestire la fuoriuscita dal regime dei minimi
Sicuramente il requisito che su tutti è fonde di maggiori dubbi e perplessità, in quanto è quello che si verifica nella maggior parte dei casi, è il superamento delle soglie reddituali di permanenza nel regime, fissate rispettivamente a 30.000 e 45.000 euro. Il contribuente che si trova in una di queste due situazioni deve immediatamente attivarsi e consultare il proprio commercialista di fiducia per attivare una serie di adempimenti conseguenti che variano a seconda della soglia che andiamo a superare. Vediamo, di seguito, le casistiche che si possono presentare nella pratica:
Regime dei minimi e superamento della soglia di 30.000 euro di ricavi annui
Il contribuente che supera la soglia annua dei 30.000 euro di ricavi è soggetto alla decadenza dal regime a partire dall’anno successivo a quello in cui è avvenuto il superamento. La tassazione fiscale, quindi, torna ad essere genericamente il “Regime forfettario” o la “contabilità semplificata“. Il discrimine riguarda il volume dei compensi raggiunto.
Nel regime forfettario, gli adempimenti sono simili al Regime dei Minimi, niente Iva e ritenute di acconto.
La contabilità semplificata è un regime fiscale che prevede il versamento dell’IRPEF e delle relative addizionali. Ma soprattutto il principale cambiamento rispetto al regime di vantaggio è l’assoggettamento a tutti gli adempimenti Iva, primo tra tutti l’addebito della stessa ai propri clienti.
Regime dei minimi e superamento della soglia di 45.000 euro di ricavi annui
Il contribuente che supera la soglia annua dei 45.000 euro, vede complicarsi ancora di più la sua situazione perché già nell’anno in corso si perde il diritto di rimanere nel regime agevolato godendo di una tassazione diretta assai mite. Anche in questo caso occorre valutare se è possibile effettuare il passaggio al regime forfettario oppure se è necessario il passaggio alla contabilità semplificata. In quest’ultimo caso devono essere immediatamente predisposti i registri Iva e vi devono essere annotate sopra tutte le operazioni attive e passive effettuate nell’anno dal contribuente andando a versare l’Iva del trimestre nel quale si è superato il limite. L’Iva relativa ai trimestri precedenti viene liquidata direttamente a saldo. Naturalmente il contribuente dovrà emettere le fatture successive al superamento con Iva.
Soglia da verificare ragguagliata ad anno
È opportuno sottolineare come le soglie di reddito dei 30.000 euro e dei 45.000 euro deve essere ragguagliata all’anno solare. Questo vuol dire che per un contribuente che apre partita Iva per esempio il primo di giugno i limiti, nel primo anno di attività non saranno più 30.000 euro e 45.000 euro, ma saranno rapportati al periodo di effettiva apertura della partita Iva.
Per calcolare le soglie rapportate all’anno l’Agenzia delle Entrate non fornisce indicazioni precise, se utilizzare il metodo di calcolo in base ai mesi o ai giorni, ma sicuramente conteggiare i limiti sulla base dei giorni è più preciso e non si presta a possibili contestazioni future. Per capire le conseguenze derivanti dall’uscita dal regime dei minimi vi rimandiamo a questo contributo: “Uscita dal regime dei minimi: conseguenze applicative“.