Nel momento in cui un soggetto muore e lascia un’eredità, gli eredi, per vedersi trasferire i beni, i diritti e le proprietà del defunto, devono pagare l’imposta di successione. L’imposta trova applicazione per tutte le eredità e alle donazioni tra vivi, con aliquote e franchigie differenziate a seconda del grado di parentela tra chi effettua e chi riceve il trasferimento.
Un aspetto fondamentale di questo istituto riguarda la possibilità di chiederne la rateizzazione. Il numero delle rate dipende dalla somma totale che l’erede è tenuto a pagare. L’importo non deve essere inferiore a 1.000 euro.
Vediamo di seguito tutti i dettagli.
Imposta di successione: cos’è
Come spiega l’Agenzia delle Entrate le persone che ricevono in eredità beni immobili e diritti reali immobiliari hanno l’obbligo di presentare la dichiarazione di successione e pagare, se dovuta, la relativa imposta di successione.
Dal 23 gennaio 2017 i contribuenti possono presentare la dichiarazione di successione e domanda di volture catastali direttamente online, grazie ai servizi telematici che le Entrate mettono a disposizione. Per farlo, basta utilizzare l’applicativo disponibile sul sito internet dell’Agenzia, installare sulla propria postazione di lavoro il software di compilazione SuccessioniOnLine, compilare il file, allegare i documenti, salvare, accedere ai servizi telematici ed inviare. In alternativa, è possibile rivolgersi ad un intermediario.
Alcune novità sono state apportate alcuni mesi fa sul modello di dichiarazione di successione. In particolare, la circolare n. 29/E, emessa il 19 ottobre 2023, in merito alla disciplina dell’imposta sulle successioni e donazioni, si è focalizzata sull’istituto del coacervo “successorio” e “donativo”. Nel nuovo modello, la nozione di coacervo successorio di cui all’articolo 8, comma 4, del Testo unico delle disposizioni sull’imposta sulle successioni e donazioni (TUS), che rappresentava la riunione fittizia del valore attualizzato delle donazioni fatte in vita dal defunto con il valore dell’asse ereditario, è stata abrogata. Questa modifica è stata implementata con il provvedimento del 8 novembre 2023 dell’Agenzia delle Entrate.
Il coacervo donativo, vale a dire la riunione fittizia del valore attualizzato delle donazioni effettuate anteriormente dal donante con il valore globale netto dei beni oggetto della donazione, è rimasto invariato, ma sono state apportate modifiche al modello per la presentazione della Dichiarazione di Successione.
Quando si paga l’imposta di successione?
La dichiarazione di successione deve essere presentata entro 12 mesi dalla data di apertura della successione, da uno dei soggetti obbligati, all’Ufficio dell’Agenzia delle Entrate nella cui circoscrizione era residente il defunto. Ad essere obbligati a presentare la dichiarazione (ai sensi dell’articolo 28, comma 2, del TUS), e a pagare di conseguenza l’imposta di successione, sono:
- I chiamati all’eredità e i legatari, anche nel caso di apertura della successione per dichiarazione di morte presunta, ovvero i loro rappresentanti legali;
- Gli immessi nel possesso temporaneo dei beni dell’assente;
- Gli amministratori dell’eredità e i curatori dell’eredità giacenti;
- Gli esecutori testamentari.
Risultano esonerati dall’obbligo di presentare la dichiarazione di successione i chiamati all’eredità ed i legatari che abbiano rinunciato all’eredità o al legato anteriormente alla scadenza del termine per la presentazione della dichiarazione di successione ed i chiamati che, non essendo nel possesso dei beni ereditari, abbiano nominato un curatore per l’eredità giacente ai sensi dell’articolo 528 c.c.. Non sussiste, inoltre, l’obbligo di presentare la dichiarazione di successione, se ricorrono contemporaneamente le seguenti condizioni:
- L’eredità sia devoluta al coniuge ed ai parenti in linea retta del defunto;
- L’attivo ereditario abbia un valore non superiore a 100.000 euro;
- L’eredità non comprenda beni immobili o diritti reali immobiliari.
Il pagamento e la possibilità di rateizzare
L’imposta di successione viene liquidata dall’ufficio in base ai dati indicati nella dichiarazione di successione tenendo conto anche delle eventuali dichiarazioni sostitutive. Il pagamento dell’imposta di successione deve essere effettuato entro 60 giorni dalla data in cui è stato notificato l’avviso di liquidazione. Scaduto tale termine si rendono applicabili, oltre alle sanzioni, anche gli interessi di mora.
È possibile pagare l’imposta di successione anche a rate, con queste modalità:
- Almeno il 20% dell’importo deve essere versato entro sessanta giorni dalla notifica dell’avviso di liquidazione
- La parte restante, è versata in 8 rate trimestrali ( che possono salire a 12 per importi superiori a 20 mila euro), sulle quali sono dovuti gli interessi calcolati dal primo giorno successivo al pagamento della tranche iniziale. Le rate scadono l’ultimo giorno di ciascun trimestre.
La rateazione non è ammessa per importi inferiori a 1.000 euro. Inoltre, la decadenza è esclusa in caso di ‘lieve inadempimento’, e cioè in caso di:
- Insufficiente versamento della rata, per una frazione non superiore al 3% e, in ogni caso, a 10.000 euro
- Tardivo versamento della somma pari al 20%, non superiore a 7 giorni.
Il lieve inadempimento è applicabile anche al versamento in unica soluzione.
Imposta di successione: come cambierà?
Il decreto fiscale approdato in Consiglio dei Ministri ad aprile ha portato alcune novità in materia di successioni. Si punta in particolare ad introdurre anche per la successione l’autoliquidazione delle imposte così come avviene già per le dichiarazioni dei redditi.
Dal 2025 la dichiarazione sarà presentata con le modalità telematiche stabilite con provvedimento del direttore dell’Agenzia delle Entrate. Per i soggetti non residenti, la dichiarazione può essere spedita mediante raccomandata o altro mezzo equivalente dal quale risulti con certezza la data di spedizione. In definitiva anche per la successione si arriva a una sorta di precompilata.
Conclusioni
Qualunque erede può richiedere il pagamento a rate dell’imposta di successione, purchè ricorrano determinate condizioni. Viene fissato ad esempio come limite per poterne fare richiesta un importo di 1.000 euro: al di sotto infatti di questa cifra non è ammessa la rateizzazione.