I debiti tributari sono delle passività per imposte certe e di ammontare determinato. Si tratta di somme dovute per le imposte verso lo stato, ovvero tasse non ancora pagate. I debiti tributari, come dice il nome, sono somme da corrispondere al fisco che rappresentano di fatto delle passività per l’impresa o per il lavoratore autonomo.
La presenza di più debiti tributari può anche compromettere il normale svolgimento dell’attività di un’azienda, perché si tratta di somme passive da sottrarre dal fatturato. Il debito tributario è una prestazione dovuta già scaduta. Deve essere già trascorso il termine ultimo di pagamento.
In caso di imposte non correttamente versate, i debiti tributari, va ricordato, devono essere saldati non solamente con il pagamento delle stesse, ma anche di eventuali sanzioni e interessi aggiuntivi. Vediamo nell’articolo quali sono i debiti tributari, caratteristiche e tipologie, e come rimediare al sovraindebitamento.
Indice degli Argomenti
- Cosa sono i debiti tributari
- Natura giuridica e fondamento normativo
- Elementi costitutivi del rapporto tributario
- Modalità di determinazione e accertamento
- Regime della riscossione
- Come conoscere i propri debiti tributari
- Sovraindebitamento: come si risolve?
- I debiti tributari si trasferiscono agli eredi?
- Estinzione e vicende modificative
Cosa sono i debiti tributari
I debiti tributari rappresentano una categoria particolare di obbligazioni che sorgono in capo ai soggetti passivi nei confronti dell’Amministrazione finanziaria in conseguenza del verificarsi del presupposto di fatto previsto dalla norma tributaria. Si tratta di rapporti giuridici di natura pubblicistica caratterizzati da specifiche peculiarità che li distinguono dalle ordinarie obbligazioni di diritto privato.
Si tratta di debiti che aziende e lavoratori autonomi hanno contratto nei confronti dello Stato, e sono da ricondurre alle imposte normalmente applicate sul fatturato annuale di queste realtà. Le imposte vengono versate da tutti i contribuenti italiani che svolgono un lavoro o un’attività, per cui anche i lavoratori dipendenti sono tenuti a versarle allo stato, tramite datore di lavoro.
Tuttavia quando si parla di debiti tributari ci si riferisce principalmente a imprese e lavoratori autonomi. I debiti tributari sono tutte le obbligazioni dovute a titolo di tasse o imposte sia allo Stato che agli enti locali (Regioni, Province, Comuni) per le quali sia già scaduto il termine ultimo di pagamento. I debiti tributari sono da ricondurre a diverse tipologie di imposte, come ad esempio:
- IVA: l’Imposta sul Valore Aggiunto;
- IRPEF: l’Imposta sui Redditi delle Persone Fisiche;
- IRES: l’Imposta sui Redditi delle Società;
- IRAP: l’Imposta Regionale sulle Attività Produttive;
- Imposte sostitutive,
- ritenute sui redditi da lavoro dipendente o autonomo;
- ritenute sui redditi di capitale.
Nei debiti tributari spiccano anche quelli relativi a contenziosi o accertamenti, e possono anche essere incluse altre tipologie di tributi oltre a quelle viste sopra. Le aziende devono procedere al versamento di queste somme, quando dovute, allo stato entro i termini previsti, per non incorrere in sanzioni in denaro.
Per una impresa cumulare diversi debiti tributari è un segno di andamento in negativo dell’attività, e può essere anche rischioso per la sopravvivenza stessa dell’azienda. Ma i debiti tributari possono essere anche cumulati da lavoratori dipendenti e soggetti autonomi.
Natura giuridica e fondamento normativo
Dal punto di vista giuridico, il debito tributario trova la propria fonte nell’avverarsi del presupposto d’imposta, vale a dire quel fatto economico al quale la legge ricollega l’insorgere dell’obbligazione tributaria. Tale obbligazione nasce automaticamente per effetto della legge, indipendentemente dalla volontà delle parti e dalla formale dichiarazione dell’Amministrazione finanziaria. Il rapporto tributario si caratterizza pertanto per la sua natura ex lege, trovando fondamento diretto nella norma impositiva che disciplina il singolo tributo.
La dottrina e la giurisprudenza hanno chiarito che il debito tributario presenta caratteri di specialità rispetto alle obbligazioni comuni, essendo finalizzato al conseguimento di entrate pubbliche necessarie per il finanziamento delle funzioni statali. Tale finalità pubblica si riflette nelle modalità di costituzione, accertamento e riscossione del debito stesso.
Elementi costitutivi del rapporto tributario
Il debito tributario si compone di elementi oggettivi e soggettivi che ne definiscono la struttura e l’estensione. L’elemento soggettivo è rappresentato dai soggetti del rapporto: da un lato l’ente impositore, generalmente lo Stato o gli enti locali dotati di potestà tributaria, dall’altro il soggetto passivo dell’obbligazione, individuato dalla legge in base a specifici criteri di collegamento con il presupposto d’imposta.
L’elemento oggettivo comprende invece la prestazione dovuta, costituita dal tributo in senso stretto e dalle eventuali prestazioni accessorie. Il quantum del debito viene determinato attraverso l’applicazione delle aliquote previste dalla legge alla base imponibile, rappresentata dalla misura economica del presupposto d’imposta. A tale importo principale si aggiungono gli interessi, le sanzioni amministrative e, nei casi previsti, le penalità per violazioni degli obblighi tributari.
Modalità di determinazione e accertamento
La determinazione del debito tributario può avvenire secondo diverse modalità procedimentali previste dall’ordinamento. Nel sistema dell’autoliquidazione, tipico delle imposte sui redditi e dell’IVA, è il contribuente stesso a determinare l’ammontare del debito attraverso la presentazione della dichiarazione tributaria. L’Amministrazione finanziaria conserva tuttavia il potere di controllo e di rettifica attraverso l’attività di accertamento.
L’accertamento tributario rappresenta l’attività amministrativa finalizzata alla verifica della corretta determinazione del debito d’imposta da parte del contribuente. Tale attività può condurre all’emissione di atti impositivi che rideterminano in aumento il debito originariamente dichiarato, ovvero accertano l’esistenza di debiti non dichiarati. Gli avvisi di accertamento devono rispettare precisi requisiti formali e sostanziali per essere considerati validi ed efficaci.
Regime della riscossione
La riscossione dei debiti tributari è disciplinata da un complesso normativo che prevede modalità e termini specifici per l’adempimento dell’obbligazione. Il versamento può avvenire in via ordinaria entro i termini stabiliti dalla legge, ovvero attraverso procedure coattive quando il contribuente risulti inadempiente. Il sistema della riscossione coattiva si articola attraverso l’emissione della cartella di pagamento da parte dell’agente della riscossione e può culminare nell’esecuzione forzata sui beni del debitore.
L’ordinamento prevede inoltre specifiche forme di garanzia a tutela del credito tributario, tra cui il privilegio generale sui beni mobili del debitore e specifici privilegi su determinati beni. Particolare rilevanza assume l’ipoteca legale sugli immobili, che può essere iscritta dall’Amministrazione finanziaria per garantire crediti di rilevante entità.
Per approfondire: Beni non pignorabili dal Fisco.
Come conoscere i propri debiti tributari
Una volta accertato che i debiti tributari fanno riferimento a imposte e tasse non pagate, è possibile per i cittadini contribuenti, per le imprese e le società conoscere i propri debiti tributari? La risposta è affermativa, perché è possibile richiedere all’Agenzia delle Entrate il certificato delle passività tributarie, che contiene tutte le informazioni sui debiti contratti e non saldati.
Ogni contribuente può quindi verificare quali sono i propri debiti nei confronti del fisco, ma anche gli autonomi e le imprese possono verificare quali sono le somme che devono ancora essere corrisposte, anche in caso di ricezione di una notifica di pagamento o di una cartella esattoriale.
Nell’ultimo periodo in particolare l’Agenzia delle Entrate ha proposto diversi strumenti online, tramite piattaforma ufficiale, per poter accedere alle informazioni salienti che riguardano i cittadini e il fisco. Tra queste informazioni è possibile individuare i propri debiti tributari, e in particolare conoscere la tipologia dell’atto, l’anno di riferimento, la data di notifica, e anche l’eventuale scelta di rateizzazione dei debiti.
Il fisco infatti mette a disposizione diverse misure di agevolazione per il pagamento dei debiti verso lo stato, in particolare la possibilità di richiedere una rateizzazione delle somme dovute, in base a precise regole.
E’ possibile richiedere all’Agenzia delle Entrate il Certificato unico debiti tributari sull’esistenza di debiti tributari risultanti da atti, da contestazioni in corso e da quelle già definite per le quali i debiti non sono stati soddisfatti. Tale certificato è utilizzabile solo ai fini delle procedure disciplinate dal decreto legislativo 12 gennaio 2019, n. 14 (Codice della crisi di impresa e dell’insolvenza) la cui entrata in vigore è stata differita al 1° settembre 2021 dall’art. 5 del decreto legge 8 aprile 2020, convertito con modificazioni dalla Legge 5 giugno 2020, n. 40.
L’istanza per il rilascio del certificato deve essere presentata all’ufficio competente in base al domicilio fiscale del soggetto di imposta tramite l’apposito modello – pdf. Se la richiesta è presentata dal debitore è dovuta l’imposta di bollo e anche i relativi certificati sono soggetti all’imposta di bollo e ai tributi speciali.
Il modello compilato e sottoscritto può essere presentato all’ufficio dell’Agenzia delle Entrate competente
- Mediante consegna diretta.
- Mediante raccomandata con avviso di ricevimento allegando una fotocopia del documento di identità del soggetto che firma il modello
- Attraverso posta elettronica certificata specificando nell’oggetto “Richiesta Certificato unico debiti tributari”. Il modello deve essere sottoscritto con firma digitale; nel caso sia sottoscritto con firma autografa, deve essere allegata una fotocopia del documento di identità del soggetto che firma il modello. Elenco indirizzi PEC degli uffici dell’Agenzia delle Entrate
Il Certificato unico debiti tributari è rilasciato entro 30 giorni dalla data in cui la relativa richiesta è pervenuta all’ufficio competente.
Per approfondire:
I debiti tributari nelle società
Quando si parla di società, i debiti tributari devono essere registrati nel passivo dello stato patrimoniale nel momento in cui viene redatto il bilancio. Si tratta di una tematica gravosa per aziende e società: non è mai consigliato cumulare debiti verso il fisco. Le conseguenze possono essere di natura sanzionatoria o nei peggiori dei casi si parla anche di azioni esecutive.
Può accadere che la società, in concomitanza con l’accumulo di debiti tributari, venga cancellata. In questo particolare caso, chi paga i debiti tributari cumulati?
La legge prevede che il fisco può procedere al recupero di queste somme anche negli anni successivi alla cancellazione di una società, ovvero entro 5 anni successivi. Saranno i soci, gli amministratori o i liquidatori a dover provvedere a rispondere di tali debiti tributari, e delle sanzioni o interessi annessi.
Questo intervallo di tempo è stato prolungato da alcuni anni, per cui il fisco può ancora intervenire dopo che una società è stata chiusa o cancellata, quindi necessario porre la giusta attenzione a questi debiti anche se una società viene cancellata.
Sovraindebitamento: come si risolve?
Il sovraindebitamento è una situazione che provoca grandi preoccupazioni, soprattutto quando i debiti cumulati sono di tipo tributario, e l’azienda rischia di fallire. In questi casi comunque è possibile agire in diversi modi, per cercare di rimediare alla situazione.
Di fatto una situazione di sovraindebitamento si presenta quando un soggetto si trova in difficoltà nel pagare una certa somma di denaro ad un creditore. Nel caso di debiti tributari, il creditore è lo stato. Per diverse motivazioni ci si può trovare in una situazione di questo tipo, generalmente quando una impresa non ottiene sufficiente profitto da poter coprire tutti i debiti cumulati in precedenza.
Ci sono alcune procedure che possono essere messe in atto per uscire da una situazione di sovraindebitamento. Tuttavia la principale soluzione è la procedura di esdebitazione. La legge a cui si fa riferimento in questo caso è la Legge n.3/2012, che consente a diversi soggetti di estinguere i debiti e di ricominciare anche una nuova attività.
Si tratta di una procedura rivolta a soggetti definiti come “non fallibili”, ovvero: persone fisiche senza partita IVA, piccole imprese (fatturato inferiore a 200.000 euro annui e con debiti inferiori a 500.000 euro), aziende agricole, professionisti, startup e associazioni no profit.
La procedura prevede che il soggetto richieda un piano di pagamento rateizzato, tramite una apposita udienza in tribunale, con l’aiuto dell’Organismo di Composizione della Crisi (OCC). Il vantaggio di questa procedura è la sospensione di azioni individuali esecutive, e la possibilità di rimediare al sovraindebitamento tramite riduzione dei debiti e pagamento rateizzato.
Un’altra possibilità è quella di ricorrere alla liquidazione del patrimonio per poter saldare tutti i debiti cumulati. Ogni caso specifico va analizzato per sapere qual è la soluzione migliore da adottare.
I debiti tributari si trasferiscono agli eredi?
I debiti tributari si trasferiscono agli eredi che accettano l’eredità. Non si trasferiscono le sanzioni sui debiti tributari.
Estinzione e vicende modificative
L’estinzione del debito tributario può verificarsi attraverso diverse modalità previste dalla legge. Il pagamento rappresenta la forma ordinaria di estinzione dell’obbligazione, ma l’ordinamento contempla anche ipotesi di estinzione senza pagamento, quali la compensazione con crediti tributari, la prescrizione e la decadenza. Specifiche disposizioni disciplinano inoltre gli istituti deflattivi del contenzioso, come l’accertamento con adesione e la conciliazione giudiziale, che consentono la definizione concordata del rapporto tributario.
Le vicende modificative del debito possono derivare dall’attività di controllo dell’Amministrazione, dalle decisioni delle Corti di Giustizia tributarie o dall’intervento di disposizioni normative sopravvenute. Particolare attenzione meritano gli istituti del ravvedimento operoso e della remissione in bonis, che consentono al contribuente di sanare situazioni di irregolarità con benefici in termini di riduzione delle sanzioni e degli interessi.