Il prelievo forzoso sui conti correnti è un intervento straordinario da parte dello Stato, in cui una percentuale dei depositi bancari dei cittadini viene prelevata senza il loro consenso diretto. Questo tipo di misura è solitamente adottato in situazioni di grave crisi economica o finanziaria, con l’obiettivo di raccogliere rapidamente risorse finanziarie per stabilizzare le finanze pubbliche o salvare il sistema bancario.
Introdurre una imposta patrimoniale, ovvero effettuare un prelievo forzoso sui risparmi degli italiani a mio avviso è del tutto irreale (almeno in questo momento). Sicuramente, questo tipo di soluzione non aiuterebbe l’economia a ripartire e finirebbe soltanto per spaventare gli italiani. La storia ci insegna che la patrimoniale rappresenta l’ultima istanza di un Paese prima di una situazione di dissesto finanziario (vedi Grecia o Argentina di qualche anno fa).
Se la situazione economica italiana dovesse davvero peggiorare i primi segnali arriveranno da un taglio alle spese pubbliche. Questa sarà sicuramente la prima mossa verso una situazione che potrebbe portare ad uno squilibrio finanziario costante. Soltanto ove queste misure si riveleranno inefficaci e l’economia non tornerà a salire, inizieranno davvero tempi difficili. Ma non è questo il nostro caso, come detto, almeno per il momento.
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Quali sono le imposte patrimoniali in Italia?
La patrimoniale è un’imposta calcolata sul patrimonio mobiliare (conti correnti, obbligazioni ed azioni) o immobiliare dei singoli contribuenti. Colpisce quindi generalmente il capitale detenuto da persone fisiche e/o giuridiche residenti e localizzato in Italia o all’estero. In Italia, al momento, vi sono quattro tipi di patrimoniali:
- Imu (con l’eccezione delle prime case non di “lusso”), che si riferisce alle persone fisiche e colpisce gli immobili italiani, basandosi sul valore catastale, con un’aliquota dello 0,76%;
- Ivie, sempre sulle persone fisiche e che riguarda gli immobili esteri, basata, a seconda dei casi e degli Stati esteri, sul costo di acquisto, sul valore di mercato o sul valore catastale estero con un’aliquota sempre dello 1,06%;
- Imposta di bollo, che si riferisce alle persone fisiche e agli enti e colpisce gli asset finanziari italiani in base al valore di mercato (o, in assenza, al valore nominale) con un’aliquota dello 0,2%;
- Ivafe, l’imposta sul valore delle attività finanziarie detenute all’estero, che riguarda persone fisiche, enti non commerciali e società semplici e colpisce gli asset finanziari esteri, con un’aliquota dello 0,2% (0,4% in Paesi black list) sempre sul valore di mercato (o, in assenza, al quello nominale).
Le imposte patrimoniali in altri paesi
Qual è attualmente la situazione in altri paesi? Vediamo quelli più vicini all’Italia.
Spagna – In vigore una tassa sull’intero patrimonio (al netto delle passività) con esclusione di schemi pensionistici, terreni e beni d’impresa, partecipazioni superiori al 5% al capitale di società non quotate o rispetto alle quali vengano svolte funzioni manageriali. Si tratta di una patrimoniale sul valore di mercato (salvo eccezioni, come accade per gli immobili valutati al costo di acquisto e partecipazioni non quotate valutate proporzionalmente al valore netto di bilancio) e dall’aliquota compresa tra 0,2 e 2,5%.
Svizzera – In vigore un’imposta patrimoniale (cantonale e comunale) sull’intero patrimonio (al netto delle passività), salvo effetti personali, stabili organizzazioni estere, terreni e immobili esteri, con aliquote che vanno dall’1,3‰ al 9‰. In vigore anche una patrimoniale sugli immobili (cantonale e comunale), la Grundsteuer, che però non viene applicata da alcuni Cantoni (come Zurigo): ha un’aliquota proporzionale o progressiva e può oscillare tra lo 0,5‰. e il 2,85‰.
Francia – In vigore una imposizione sul patrimonio immobiliare: la Impot sur la fortune immobiliére (IFI) che riguarda i beni immobili (salvo beni d’impresa, terreni, foreste, locazioni/affitti di lungo periodo) ed ha aliquote progressive che vanno dallo 0,5% al 1,5%(con una soglia di accesso di 1,3 milioni). Ci sono poi diverse imposte locali, come la Taxe Foncière (su beni immobili, salvo immobili pubblici e, per i primi due anni, immobili di nuova costruzione), la Taxe d’habitation (su beni immobili ma solo per la prima e la seconda casa).
Caratteristiche del prelievo forzoso sui conti correnti
Il prelievo forzoso, detto anche tassa patrimoniale, è una procedura straordinaria, riservata a casi di particolare emergenza. Sostanzialmente, il Governo, a sua discrezione, anche senza preavviso, può applicare una tassa straordinaria su tutti i conti correnti di tutte le banche.
L’obiettivo di una tassa patrimoniale è di trovare una soluzione ad una crisi finanziaria del Paese non risolvibile con interventi di politica monetaria ordinari.
Le principali caratteristiche di questo strumento sono così riassumibili:
- Imposizione governativa: Il prelievo è decretato da un’autorità governativa o legislativa e non richiede l’approvazione dei titolari dei conti;
- Base imponibile: Solitamente, il prelievo è applicato a tutti i conti correnti bancari sopra una certa soglia di saldo;
- Percentuale di prelievo: La percentuale del prelievo può variare, ma è determinata dall’autorità che impone la misura;
- Motivazioni di emergenza: Viene giustificato come misura necessaria per fronteggiare emergenze economiche o finanziarie, come il rischio di default del debito sovrano o il salvataggio del sistema bancario.
I precedenti storici in Italia
Correva l’anno 1992 quando ci fu l’ultimo episodio di imposta patrimoniale in Italia. A quel tempo il governo di Giuliano Amato, al suo primo mandato, prese la storica decisione, considerato il crollo della lira e la drammatica emergenza della finanza pubblica, di applicare una patrimoniale del sei per mille (0,60%) su tutti i capitali detenuti dagli italiani sui conti correnti.
Il decreto fu attuato nella notte tra il 9 e il 10 luglio 1992.
In quel caso si optò per questa soluzione e non per la svalutazione, che poteva sembrare la via più facile, perché l’Italia aveva già un debito pubblico troppo elevato e un ulteriore indebolimento della lira avrebbe creato ancora maggiori problemi alle finanze pubbliche rischiando di condurre il paese in un tunnel senza uscita.
Giuliano Amato, allora presidente del consiglio, giustificò questa manovra data la situazione di drammatica finanzia pubblica che si stava vivendo in quegli anni poiché la lira era vittima di un vero e proprio attacco speculativo. Le cose, tuttavia, non andarono come Amato e i suoi collaboratori avevano osato sperare: nonostante la legge finanziaria di luglio, al cui interno era compresa questa tassa patrimoniale, portò nelle casse statali circa centomila miliardi di lire. La Lira, dovette comunque uscire dal Sistema Monetario Europeo. Venne allora nominato Carlo Azeglio Ciampi, ai tempi governatore della Banca d’Italia, a capo di un governo tecnico per far uscire l’Italia dalla crisi.
Contro questa decisione unilaterale del governo il correntista privato non ha in realtà nessuna possibilità di opporsi. Questo perché il governo al momento dell’annuncio pubblico prende anche dovute contromisure per fare sì che non possano essere prelevate somme in tempo dai conti correnti.
Il prelievo forzoso può avere gravi implicazioni economiche e sociali, come la perdita di fiducia nel sistema bancario, l’aumento della fuga di capitali, e il deterioramento del clima economico generale. Nonostante sia una misura estrema e raramente utilizzata, rimane una possibilità nei casi di gravi crisi economiche.
Come evitare il prelievo forzoso sui conti correnti?
Detto questo, vediamo cosa potresti fare per evitare o quantomeno ridurre una possibile patrimoniale suoi tuoi conti correnti.
I consigli inefficaci che non ti aiuteranno
La scelta della banca
Per prima caso è importante la scelta della banca in cui decidere di riporre i propri risparmi. Sarebbe preferibile utilizzare un istituto bancario che sia al di fuori dell’Eurozona e quindi non soggetta ad eventuali interventi da parte dello stato Italiano. Ovviamente la cosa non è semplice. Se si decide di mantenere parte dei propri risparmi in Italia è importante valutare bene la banca che offre una serie di investimenti sicuri. Occorre, inoltre, assicurarsi sulla solidità morale, patrimoniale, storica e gestionale dell’istituto estero si decide affidarsi
La regola generale è che non devi mai detenere la maggior parte dei tuoi risparmi nello stesso stato in cui risiedi.
La diversificazione dei risparmi
La diversificazione dei risparmi, con la tassativa accortezza di evitare le polizze vita e gli Etf, che hanno un elevato indice di rischio.
Anche in questo caso può essere utile investire in prodotti finanziari al di fuori dell’Europa. Per farlo puoi investire in prodotti finanziari con società che non hanno sede nella UE, e che quindi, non possono essere soggette a un intervento di coercitivo da parte dello Stato.
Altra forma di investimento può essere l’oro. Se si ha dimestichezza con il mercato dell’oro, potrebbe essere utile acquistare questa maniera prima, dato che non è sottoposta alla procedura. In questo caso è consigliabile conoscere i meccanismi di investimento in questo mercato, altrimenti potresti correre rischi importanti di perdita dell’investimento.
La suddivisione dei risparmi sui conti correnti
La legge italiana prevede che vi sia una tutela per quanto riguarda i conti correnti al di sotto della soglia di 100.000 euro ad intestatario. Tuttavia, questa soglia, garantita in caso di fallimento dell’istituto bancario, non ha alcuna rilevanza in caso di patrimoniale.
Quello che puoi fare, invece, è ridurre al massimo il quantitativo di denaro presente sul conto corrente. Puoi farlo suddividendo il denaro sui conti di più familiari, oppure puoi aumentare la liquidità reale. In questo secondo caso, fai attenzione alle soglie per l’utilizzo del denaro contante in Italia.
Perché questi consigli non sono davvero utili?
Qualsiasi sia la tua strategia di diversificazione dei tuoi risparmi, devi sempre tenere presente la normativa sul monitoraggio fiscale. Come soggetto fiscalmente residente in Italia sei tenuto a compilare annualmente un particolare quadro della tua dichiarazione dei redditi. Mi riferisco al quadro RW del modello Redditi PF. In questo quadro sei tenuto ad indicare:
- Tutte le attività finanziarie detenute all’estero (conti correnti, titoli, etc), senza l’intervento di intermediari finanziari residenti;
- Tutte le attività patrimoniali detenute all’estero (beni mobili registrati ed immobili).
Questo significa che l’Amministrazione finanziaria è in grado di conoscere annualmente quali sono i tuoi investimenti all’estero, e per questo potrebbe chiederti di aumentare le imposte patrimoniali che già paghi. Mi riferisco all’IVAFE sulle attività finanziarie estere e all’IVIE sulle attività patrimoniali estere.
Per questo motivo la diversificazione degli investimenti all’estero non può essere la soluzione migliore, rimarrai comunque all’interno del perimetro di applicazione del prelievo forzoso.
Cosa si può fare legalmente?
Come ho cercato di farti capire in questo articolo le possibilità di sfuggire ad un prelievo forzoso legalmente sono poche. A mio avviso hai due possibilità:
- Superare il prelievo con un investimento che lo ammortizzi. Se stimiamo un prelievo coercitivo del 5% dei tuoi risparmi, devi pensare ad investire in modo tale da avere un ritorno netto dell’investimento superiore a quello della patrimoniale. In questo modo potrai attenuarne l’effetto, rendendolo per te neutro. Naturalmente, non si tratta di una scelta facile. Pensare di avere un rendimento netto di un investimento finanziario al 5% non è poco, ed anche se ci si riesce, il rischio che ci si deve assumere è elevato;
- Disinvestire nel risparmio. La seconda opzione è quella diminuire nel tempo il valore dei tuoi risparmi. Pensa al caso di un imprenditore che può decidere di impiegare i suoi risparmi nella sua azienda. Si tratta di ridurre nel tempo il valore di quello che detieni in forma finanziaria in banca. Puoi destinarlo ad altro tipo di investimento, dall’immobiliare (con la dovuta attenzione), fino ad altre forme di investimento che non sono solitamente oggetto di patrimoniale (opere d’arte, gioielli, mobili antichi ed oggetti di valore). Se ci pensi bene agli uomini più ricchi del mondo non piace essere circondati di oggetti di valore solo per mostrarli agli altri, ci sono anche e soprattutto altre motivazioni dietro.
Conclusioni
Quello che voglio dirti è che soluzioni possibili possono esserci, ad un possibile prelievo forzoso. Quello che devi fare è agire per tempo ed individuare il mix di di interventi da effettuare per anticipare la possibile tassa patrimoniale.
Se desideri saperne di più sui rischi legati ad una patrimoniale, sul monitoraggio fiscale di attività patrimoniali e finanziarie estere e sulla fiscalità internazionale, contattami per una consulenza.
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