Partita Iva inattiva: quali sono le conseguenze?

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Una partita Iva si considera inattiva quando: non è stata utilizzata per almeno tre anni consecutivi per lo svolgimento di attività economica, pur rimanendo formalmente iscritta all'anagrafe tributaria; il titolare non ha presentato la dichiarazione annuale Iva per almeno tre anni consecutivi; il titolare ha cessato l'attività economica ma non ha comunicato la cessazione all'Agenzia delle Entrate.

Le partite Iva inattive, o anche dette dormienti, sono quelle non operative da tempo ma ancora formalmente iscritte all’anagrafe tributaria.

Sei un freelance e hai intenzione di aprire partita Iva ma ti stai chiedendo cosa succede nell’ipotesi in cui i tuoi piani non andranno come hai sperato: cosa succede se apro partita Iva e non fatturo niente? Ci sono delle conseguenze?

Queste domande mi vengono rivolte molto spesso in consulenza. Per questo ho deciso di dedicare questo articolo per spiegare quali sono le conseguenze di una partita Iva che resta ferma, quindi inattiva.

Che cos’è una partita Iva inattiva

La partita Iva è inattiva o dormiente quando la stessa non risulta essere operativa da tempo (almeno 3 anni), ma rimane ancora formalmente iscritta all’anagrafe tributaria. Il contribuente che si trova in questa situazione deve valutare se:

  • Continuare a mantenere aperta la partita Iva avviando una attività professionale o di impresa, anche attraverso una modifica del codice attività;
  • Valutare la chiusura della partita Iva, attraverso una apposita comunicazione da fare all’anagrafe tributaria.

Quali sono le ragioni dell’inattività

Ci sono diverse ragioni per cui una partita Iva può diventare inattiva. Le principali sono le seguenti:

  1. Il titolare della stessa non svolge più attività economica o non ha più intenzione di farlo. Può essere il caso di un soggetto che diventa dipendente, oppure che smette di svolgere l’attività in forma autonoma, lasciando la posizione Iva aperta;
  2. Il titolare potrebbe aver cessato definitivamente la propria attività, ma non aver materialmente provveduto ad effettuare le comunicazioni di chiusura all’Agenzia delle Entrate.

Se ti trovi in una di queste casistiche è opportuno che tu ti interroghi sulle possibili soluzioni da adottare prima che possa arrivare una comunicazione da parte dell’Amministrazione finanziaria.

Le comunicazioni dell’Agenzia delle Entrate

L’Amministrazione finanziaria tende ad individuare, monitorare e gestire possibili situazioni di anomalia legate alle partite Iva dei lavoratori autonomi. In particolare, questo tipo di situazioni di inattività vengono gestite attraverso la procedura e le fasi seguenti:

  • La prima cosa che l’Agenzia delle Entrate fa è inviare una comunicazione al titolare della partita Iva per segnalare l’inattività e chiedere conferma della situazione;
  • Se non ci sono risposte o se le risposte non chiariscono la situazione, l’Agenzia delle Entrate può procedere con la cancellazione dai registri delle partite Iva;
  • L’Agenzia delle Entrate può anche inviare un avviso di accertamento per eventuali tasse non pagate o per sanzioni fiscali dovute per inattività;
  • In caso di mancato pagamento delle tasse dovute, l’Agenzia delle Entrate può procedere con l’iscrizione a ruolo e, successivamente, con l’esecuzione forzata per il recupero del credito;
  • Inoltre, l’Agenzia delle Entrate può anche segnalare la partita Iva alla Centrale dei Rischi per eventuali problemi di credito.

L’Amministrazione finanziaria può anche adottare azioni amministrative e/o penali nei confronti del lavoratore autonomo per eventuali violazioni fiscali. In generale, l’Agenzia delle Entrate segue un procedimento di verifica, sanzione e recupero crediti nei confronti di questo tipo di situazioni, in modo da garantire la regolarità della situazione fiscale del contribuente e la corretta applicazione delle leggi fiscali.

Le conseguenze per il lavoratore autonomo

Le conseguenze fiscali per lavoratore autonomo che non sta utilizzando la tempo la partita Iva possono essere diverse e dipendono dalle circostanze specifiche della situazione. In generale, le conseguenze più comuni sono:

  1. Sanzioni amministrative: La presenza di una partita Iva, anche se inattiva, determina l’obbligo di presentare comunque le dichiarazioni fiscali (principalmente Iva e redditi) e gli altri adempimenti periodici. Per questo l’Agenzia delle Entrate può irrogare sanzioni amministrative per la mancata presentazione dei modelli fiscali, per la mancata pagamento delle imposte dovute, per la mancata dichiarazione dei redditi e per altre violazioni fiscali;
  2. Accertamento fiscale: Nei casi ritenuti più gravi, ovvero, dove viene riscontrato un dolo, l’Agenzia potrebbe sottoporre il soggetto ad un vero e proprio accertamento fiscale, che comporta la verifica della situazione fiscale e il calcolo delle imposte dovute per gli anni precedenti. Nel caso in cui venga riscontrato un debito fiscale, la pratica può essere passata ad Agenzia delle Entrate Riscossione, per prevedere possibili azioni esecutive o cautelari;
  3. Cancellazione dai registri delle partite Iva: Ulteriore conseguenza è la cancellazione del numero di partita Iva, ovvero la sua chiusura definitiva che avviene in automatico da parte dell’Amministrazione finanziaria. In questo modo viene a chiudersi la problematica per gli anni successivi.

Partita Iva inattiva: deve essere chiusa?

Da punto di vista fiscale è certamente possibile tenere aperta una partita Iva anche con fatturati molto bassi o nulli. Classico caso è quello dei soggetti che stanno avviando la propria attività professionale e sono ancora nella fase iniziale dedicata soprattutto a posizionarsi sul mercato e all’acquisizione di clienti propri. Pensate al giovane avvocato che dopo anni di pratica decide di intraprendere la strada di aprire un proprio studio professionale.

Questa fase non deve spaventare, in quanto è plausibile che la propria posizione da autonomo resti ferma per un po’ di tempo. Stessa cosa se ti trovi nella situazione di aver aperto partita Iva per gestire la tua attività lavorativa secondaria.

Pensa al caso di un lavoratore dipendente che ha aperto partita Iva, per trasformare il proprio hobby, in una possibilità di guadagno. In questi casi non potendo dedicare molto tempo all’attività da freelance possono capitare momenti in cui non si ricevono incarichi. Anche in questo caso la partita Iva può restare aperta, in attesa di riprendere a fatturare in futuro.

Chiusura della partita Iva

Situazione diametralmente opposta a quelle sinora analizzata riguarda la fattispecie in cui il professionista decide definitivamente di chiudere la propria attività professionale. Classico caso del freelance che decide di fondare con altri colleghi uno studio professionale associato.

In questo scenario tutte le operazioni devono essere fatturate dallo studio, e la partita Iva personale potrebbe rimanere del tutto inattiva. Anche in questo caso è opportuno lasciare aperta la partita Iva, in quanto il professionista, in futuro potrebbe sempre ricevere incarichi personali. Naturalmente, da un punto di vista finanziario, una partita Iva aperta ed inattiva genera dei costi che il professionista essere in grado di sopportare. Questo aspetto è di fondamentale importanza, dovrete pianificare la sostenibilità di questi costi e valutare la chiusura della partita Iva soltanto nel momento in cui non si sarà in grado di sostenere questi costi.

Cosa succede se una partita Iva riprende l’attività?

Come abbiamo visto sino a questo momento sono del tutto plausibili dei momenti in cui il professionista non fattura. Di fatto, rendendo inattiva la propria attività. La cosa importante è ricordarsi sempre di assolvere tutti gli adempimenti fiscali, connessi all’attività. Tipicamente la dichiarazione dei redditi e la dichiarazione Iva (se dovuta).

In ogni caso, quando l’attività riprendere deve essere ripresa la fatturazione e con essa tutti gli adempimenti periodici, come le liquidazioni Iva periodiche, il versamento del bollo, gli Intrastat, etc. Insomma, devono essere presentati tutti i modelli fiscali richiesti a seconda delle caratteristiche dell’attività esercitata.

Se, nel frattempo, l’Agenzia delle Entrate ha già adottato delle sanzioni nei confronti della partita Iva inattiva prima della ripresa, queste sanzioni rimarranno valide, e dovranno essere pagate entro i termini previsti. In generale, il titolare della partita Iva dovrà adempiere a tutte le obbligazioni fiscali previste per le partite Iva attive e rispettare le leggi fiscali per evitare ulteriori sanzioni o problemi fiscali. Tuttavia, non vi sono problematiche particolari nella ripresa in attività di una partita Iva che è rimasta dormiente per un periodo di tempo.

Le differenze tra una partita Iva chiusa e inattiva

Una partita Iva chiusa ed una inattiva sono due situazioni differenti, anche se ci sono alcune somiglianze.

Una partita Iva inattiva è una partita Iva che non è più utilizzata per svolgere attività economica, ma il titolare della partita Iva non ha formalmente chiuso l’attività e non ha comunicato all’Agenzia delle Entrate la cessazione dell’attività. In questo caso, il titolare della partita Iva è ancora tenuto a rispettare le obbligazioni fiscali e a pagare le tasse dovute.

Una partita Iva chiusa, invece, è una partita Iva che non è più utilizzata per svolgere attività economica e il titolare della partita Iva ha formalmente chiuso l’attività e ha comunicato all’Agenzia delle Entrate la cessazione dell’attività. In questo caso, il titolare della partita Iva non è più tenuto a rispettare le obbligazioni fiscali e a pagare le tasse dovute, a meno che non ci sia una richiesta di recupero crediti o sanzioni per violazioni fiscali commesse prima della chiusura della partita Iva.

In generale, la differenza principale è che per la prima l’attività economica non è stata formalmente chiusa e non c’è stata comunicazione all’Agenzia delle Entrate, mentre per la seconda l’attività è stata formalmente chiusa e c’è stata comunicazione all’Agenzia delle Entrate. Inoltre, una partita Iva chiusa non ha più obblighi fiscali mentre se è solo dormiente, pur non essendo più utilizzata per svolgere attività economica, ha ancora obblighi fiscali e sanzioni possono essere applicate.

Consigli utili

Sebbene non sia possibile prevedere situazioni di inattività produttiva di un lavoratore autonomo, al fine di evitare di commettere errori e quindi evitarsi sanzioni, può essere utile valutare alcune azioni preventive. Ho individuato, per la mia esperienza, le seguenti:

  1. Mantenere sempre aggiornati i propri dati anagrafici e quelli relativi all’attività svolta, in modo da essere sempre rintracciabili dall’Agenzia delle Entrate e dall’INPS. Questo aspetto, aiuta a ricordarsi che i dati devono essere sempre aggiornati, ed evitare omissioni;
  2. Pagare regolarmente le imposte e i contributi previdenziali, per evitare di incorrere in sanzioni e interessi. Questo anche in relazione al fatto che in caso di inattività le dichiarazioni fiscali devono comunque essere presentate, anche a saldo zero;
  3. Fatturare regolarmente e conservare i documenti contabili per i termini previsti dalla legge, per evitare di essere sanzionati per omessa fatturazione. La conservazione dei documenti fiscali deve essere effettuata sino ai termini decadenziali di accertamento;
  4. Comunicare tempestivamente all’Agenzia delle Entrate e all’INPS eventuali variazioni dell’attività svolta o dei propri dati anagrafici, per evitare di incorrere in sanzioni per omessa comunicazione.

In ogni caso, resta di fondamentale importanza confrontarsi con il proprio commercialista di fiducia per comprendere la corretta modalità di comportamento. Ogni situazione può essere diversa e richiedere attenzione particolare. Per questo il consulto di un esperto è fondamentale per evitare errori.

Consulenza fiscale online

Se hai un problema riguardante una partita Iva e vuoi avere le informazioni utili per riuscire a risolverlo puoi utilizzare il servizio di consulenza fiscale dedicato.

Avrai la possibilità di interagire con un professionista preparato e potrai risolvere i tuoi dubbi in poco tempo.

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    Dottore Commercialista, Tax Advisor, Revisore Legale. Aiuto imprenditori e professionisti nella pianificazione fiscale. La Fiscalità internazionale le convenzioni internazionali e l'internazionalizzazione di impresa sono la mia quotidianità. Continuo a studiare perché nella vita non si finisce mai di imparare. Se hai un dubbio o una questione da risolvere, contattami, troverò le risposte. Richiedi una consulenza personalizzata con me.
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