L’allocazione di lavoratori dipendenti all’estero (distacco internazionale) per periodi superiori ad un anno, presenta complessità sul piano fiscale e previdenziale. Queste possono incidere sulle condizioni ed i termini di invio all’estero del personale. Per questo le aziende adottano specifiche politiche di neutralità fiscale.
Lo spostamento di un dipendente da un paese a un altro può anche incidere sulla sua residenza fiscale e sulla sua responsabilità fiscale. Una volta diventato residente fiscale nel paese ospitante, il reddito dell’assegnatario sarà soggetto all’imposta sul reddito in quel paese, indipendentemente da dove viene pagato. Allo stesso tempo, potrebbero sussistere obblighi fiscali e di previdenza sociale nel paese di origine se i lavoratori rimangono residenti fiscalmente durante l’incarico.
Per determinare chi è responsabile di sostenere il costo di queste potenziali differenze fiscali, è fondamentale che le aziende attuino politiche di gestione fiscale quando inviano dipendenti in missione. Un’efficace politica di neutralità fiscale contribuisce inoltre a promuovere la mobilità garantendo che il regime fiscale del paese ospitante non sia il fattore decisivo per accettare o meno un incarico.
Indice degli Argomenti
Politiche di neutralità fiscale: tax equalization
TAX EQUALIZATION |
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Con la “tax equalization” la società è responsabile del pagamento di tutte le imposte effettive nel paese di origine e in quello ospitante per conto del lavoratore. Il contributo del dipendente a questo onere è dato dalla “hypothetical withholding tax” che avrebbe pagato se non fosse andato in all’estero. Questo importo viene sottratto dal reddito ed al momento della liquidazione effettiva dell’imposta estera eventuali differenze sono coperte della società. |
La c.d. “tax equalization” è legata al principio secondo il quale il reddito percepito dal lavoratore dipendente inviato all’estero non deve essere assoggettato in tale Paese estero ad un carico fiscale diverso da quello previsto nel proprio Paese di origine. Pertanto, il lavoratore non deve sopportare alcun onere o trarre alcun beneficio economico a seguito della sua assegnazione all’estero. In altre parole, con la tax equalization il lavoratore non subisce un onere fiscale superiore rispetto a quello che avrebbe avuto nel proprio Paese di origine.
Per le aziende multinazionale questo tipo di politica di neutralità fiscale è quella maggiormente utilizzata.
L’hypothetical withholding tax
Con l’utilizzo di questo metodo, in pratica, la società al momento dell’erogazione del reddito deve effettuare una trattenuta fittizia. La c.d. “Hypothetical withholding tax” di ammontare pari all’onere fiscale che il lavoratore avrebbe subito nel caso in cui fosse rimasto a lavorare nel Paese di origine.
Successivamente, al momento della liquidazione delle imposte nel Paese estero di trasferimento, relative al reddito del lavoratore, la società utilizzerà l’importo trattenuto (Hypothetical withholding tax). Tale importo viene utilizzato a copertura delle imposte estere. Eventuali differenze tra importi trattenuti e versati per il lavoratore e quelli dovuto al sistema tributario estero restano a carico della società.
Esempio di calcolo della hypothetical tax
Per capire l’impatto e la determinazione dell’imposta ipotetica di seguito un’esempio di calcolo. Tale onere ipotetico viene determinato dall’azienda all’inizio del periodo di imposta, in modo da trattenere l’onere mensilmente al lavoratore.
Totale competenze che il dipendente avrebbe percepito in Italia in assenza di assegnazione all’estero – Contributi previdenziali ed assistenziali a suo carico |
= Reddito imponibile x aliquote fiscali progressive |
Imposta ipotetica lorda – Detrazioni di imposta riconosciute (per redditi di lavoro dipendente e familiari a carico) |
= Imposta ipotetica netta |
Al termine di ciascun periodo di imposta l’azienda deve procedere al calcolo del conguaglio tra imposta ipotetica trattenuta nell’anno e imposta effettivamente dovuta dal dipendente. Le differenze (sotto forma di ritenute o rimborsi) saranno trattenute o rimborsate al dipendente in busta paga.
Vantaggi e svantaggi della tax equalization
Vantaggi | Svantaggi |
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Equità per i dipendenti: assicura che i dipendenti trasferiti all’estero non siano penalizzati né avvantaggiati fiscalmente a causa del trasferimento. | Complessità amministrativa: richiede un calcolo accurato delle tasse e una continua gestione delle differenze fiscali. |
Semplifica le decisioni di trasferimento: i dipendenti possono prendere decisioni di trasferimento basate su fattori diversi dalla tassazione. | Costo per l’azienda: può risultare costoso per l’azienda se le tasse nel paese ospitante sono significativamente più alte. |
Prevedibilità delle spese per i dipendenti: i dipendenti conoscono in anticipo il loro carico fiscale, indipendentemente dal paese in cui lavorano. | Rischio di non conformità: richiede una comprensione approfondita delle leggi fiscali in diversi paesi per evitare problemi legali. |
Attrattiva per i talent internazionali: rende l’azienda più attraente per i talenti globali che potrebbero essere riluttanti a trasferirsi a causa di complessità fiscali. | Percezione di ingiustizia: alcuni dipendenti potrebbero percepire questo sistema come ingiusto, soprattutto se pagano meno tasse di quanto farebbero nel loro paese d’origine. |
Politiche di neutralità fiscale: tax protection
TAX PROTECTION |
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la “tax protection” assicura solo che il dipendente non paghi più tasse di quanto ne pagherebbe se fosse rimasto nel suo paese d’origine. Se il totale delle imposte dovute nel paese ospitante è inferiore, il dipendente può trattenere la differenza, beneficiando così di una tassazione più bassa. Tuttavia, se il carico fiscale è maggiore, la società coprirà la differenza. |
La politica di “tax protection” prevede che il lavoratore dipendente non deve subire un danno economico a seguito della propria assegnazione all’estero. In questo caso il dipendente deve sostenere un onere fiscale non superiore a quello che avrebbe sostenuto se lo stesso avesse proseguito la propria attività lavorativa nel Paese di origine.
In buona sostanza, rispetto alla tax equalization, la tax protection non è una politica “neutrale” (sotto il profilo economico) per il lavoratore. Infatti, con la tax protection il lavoratore ha la possibilità di beneficiare di un eventuale minor carico fiscale applicato nel Paese di trasferimento.
La tax protection assicura solo che il dipendente non paghi più tasse di quanto ne pagherebbe se fosse rimasto nel suo paese d’origine. Se il totale delle tasse nel paese ospitante è inferiore, il dipendente può trattenere la differenza, beneficiando così di una tassazione più bassa. Tuttavia, se il carico fiscale è maggiore, l’azienda coprirà la differenza.
Vantaggi e svantaggi della tax protection
Vantaggi | Svantaggi |
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Beneficio economico per i dipendenti: i dipendenti possono trarre vantaggio da tassi fiscali più bassi nel paese ospitante, mantenendo qualsiasi risparmio. | Inequità potenziale: può creare disparità tra i dipendenti in base ai regimi fiscali dei diversi paesi. |
Minore onere amministrativo: generalmente meno complesso da gestire rispetto al tax equalization. | Complessità nelle decisioni di trasferimento: I dipendenti potrebbero dover considerare le implicazioni fiscali più attentamente prima di accettare un trasferimento. |
Costo potenzialmente inferiore per l’azienda: l’azienda è protetta da costi imprevisti dovuti ad aliquote fiscali elevate nel paese ospitante. | Minore prevedibilità per i dipendenti: i dipendenti possono trovarsi a dover gestire complessità fiscali e incertezze. |
Promuove l’accettazione di trasferimenti in Paesi a bassa tassazione: può essere un incentivo per accettare posizioni in paesi con un regime fiscale più favorevole. | Rischio di non conformità: come nel tax equalization, richiede una conoscenza delle leggi fiscali per evitare violazioni. |
Tax equalization o tax protection: cosa scegliere?
La scelta tra tax equalization e tax protection dipende da vari fattori e può avere implicazioni diverse per i datori di lavoro e i lavoratori dipendenti. Ecco una panoramica su quale potrebbe essere meglio in entrambi i casi:
Per il datore di lavoro
- Tax Equalization
- Vantaggio: offre prevedibilità e gestione uniforme delle politiche fiscali per i dipendenti internazionali. Questo può semplificare la pianificazione finanziaria e amministrativa dell’azienda;
- Svantaggio: può risultare più costoso, specialmente se i dipendenti sono trasferiti in paesi con tassazione elevata. Richiede anche una maggiore comprensione e gestione delle leggi fiscali internazionali;
- Tax Protection
- Vantaggio: potrebbe essere più economico per l’azienda, poiché copre solo la differenza quando le tasse sono superiori a quelle del paese d’origine. Richiede meno gestione attiva rispetto al tax equalization;
- Svantaggio: potrebbe non essere altrettanto attraente per i dipendenti di alto livello o molto richiesti, che potrebbero preferire la prevedibilità e la sicurezza del tax equalization.
Per il lavoratore dipendente
- Tax Equalization
- Vantaggio: fornisce una grande sicurezza e prevedibilità fiscale. Il dipendente sa che pagherà tasse simili a quelle del suo paese d’origine, indipendentemente dal luogo di lavoro;
- Svantaggio: il dipendente potrebbe non beneficiare di tassi fiscali più bassi nel paese ospitante, visto che l’obiettivo è mantenere la parità fiscale con il paese d’origine;
- Tax Protection
- Vantaggio: permette ai dipendenti di trarre vantaggio dai regimi fiscali più favorevoli in altri paesi. Questo può essere un incentivo significativo per accettare incarichi internazionali;
- Svantaggio: meno prevedibilità e potenziale incertezza fiscale, soprattutto se le tasse nel paese ospitante sono superiori a quelle nel paese d’origine.
In sintesi, la tax equalization tende ad essere preferita dai datori di lavoro che desiderano offrire pacchetti compensativi prevedibili e attraenti per attrarre talenti di alto livello, nonostante possa essere più costosa e richiedere una gestione più complessa. D’altra parte, la tax protection può essere una scelta più economica per i datori di lavoro, ma potrebbe non essere altrettanto attraente per i dipendenti, soprattutto se preoccupati per le potenziali incertezze fiscali.
Deve essere evidenziato che, solitamente, la scelta della politiche di neutralità fiscale da adottare spetta all’azienda (datore di lavoro). Tuttavia, il lavoratore ha la possibilità di negoziare determinate condizioni al momento della loro assegnazione all’estero.
Applicazione pratica delle politiche di neutralità fiscale
L’applicazione delle politiche di neutralità fiscale all’assegnazione del dipendente all’estero comporta per l’azienda delle decisioni da prendere. In particolare, l’azienda può decidere di farsi carico degli oneri fiscali dovuti nel Paese di destinazione del lavoratore (o meno). Nel caso, l’importo versato dalla società può assumere rilevanza nel paese estero (o meno) a seconda del metodo che può essere prescelto. Si tratta di uno dei seguenti:
- Metodo del “roll over”;
- Metodo del “gross up“.
Metodo del roll over
Con questo metodo la società eroga mensilmente la retribuzione concordata al netto delle imposte ipotetiche dovute in Italia. Al momento del versamento delle imposte nel Paese di assegnazione, la società deve liquidare l’intero debito fiscale per conto del dipendente. Tale importo rappresenta un compenso in natura con riferimento all’anno della corresponsione. Questo importo concorre alla formazione della base imponibile fiscale del dipendente nel periodo di imposta.
Metodo del gross up
Con questo metodo la società eroga una retribuzione “lordizzata” delle imposte estere. In questo modo va a corrispondere un importo pari a quello concordato con il dipendente al netto delle imposte ipotetiche dovute nel Paese d’origine. Il dipendente deve poi liquidare personalmente le imposte dovute nel Paese di destinazione.
Conclusioni
L’articolo ha esplorato in dettaglio due importanti concetti nel mondo della fiscalità internazionale: il tax equalization e il tax protection. Questi meccanismi sono essenziali per gestire le implicazioni fiscali dei dipendenti che lavorano in contesti internazionali.
Il tax equalization è orientato alla prevedibilità e all’equità, garantendo che i dipendenti non siano finanziariamente penalizzati o avvantaggiati dal loro trasferimento internazionale. È particolarmente apprezzato per la sua capacità di semplificare le decisioni di trasferimento dei dipendenti, focalizzandosi su altri fattori oltre alla tassazione. Tuttavia, comporta una maggiore complessità e costi per l’azienda.
Il tax protection, d’altra parte, offre benefici in termini di minor complessità e costi potenzialmente inferiori per l’azienda. Permette ai dipendenti di beneficiare di regimi fiscali più favorevoli, ma introduce una maggiore variabilità e potenziale incertezza per il dipendente.
Entrambe le strategie hanno i loro meriti e svantaggi, e la scelta tra le due dipende dalle specifiche esigenze aziendali e dalle preferenze dei dipendenti. Le aziende devono valutare attentamente questi aspetti per trovare l’equilibrio giusto tra equità, costo e complessità nella gestione della fiscalità dei loro dipendenti internazionali.
Domande frequenti
Il tax equalization è una pratica in cui un’azienda regola la tassazione dei suoi dipendenti trasferiti all’estero per assicurare che paghino una quantità di tasse equivalente a quella che avrebbero pagato nel loro paese d’origine.
I vantaggi includono la prevedibilità fiscale, l’equità (non essere né penalizzati né avvantaggiati dal trasferimento), e la possibilità di prendere decisioni di trasferimento basate su altri fattori oltre alla tassazione.
Il tax protection è una politica in cui l’azienda assicura che i dipendenti non paghino più tasse di quanto pagherebbero nel loro paese d’origine, ma consente loro di trattenere eventuali risparmi se le tasse nel paese ospitante sono inferiori.
La principale differenza sta nel trattamento delle tasse inferiori nel paese ospitante. Nel tax equalization, l’azienda gestisce qualsiasi differenza, mentre nel tax protection, il dipendente può trattenere i risparmi fiscali.
Generalmente, il tax equalization è più costoso per un’azienda, in quanto richiede una gestione più attiva e può comportare costi maggiori se le tasse nel paese ospitante sono elevate.
Di solito, è l’azienda a decidere quale politica adottare. Tuttavia, i dipendenti possono cercare di negoziare queste condizioni come parte del loro pacchetto di trasferimento internazionale.