Vuoi capire quale regime fiscale ti fa risparmiare davvero nel tuo ecommerce? Ti mostro il confronto tra forfettario e contabilità semplificata con simulazioni reali, analisi IVA e costi deducibili.
Gestisci un ecommerce o stai valutando di cambiare regime fiscale? La scelta tra forfettario e contabilità semplificata non è scontata come molti credono. Il forfettario attira per la sua semplicità e l’aliquota al 15% (o 5% per nuove attività). Ma nasconde un limite critico: non puoi detrarre l’IVA sugli acquisti. Questo peso diventa insostenibile quando compri merce dall’estero, paghi pubblicità su Google e Facebook, o investi in software e logistica. Dall’altro lato, la contabilità semplificata ti permette di dedurre tutti i costi reali e recuperare l’IVA. Il carico fiscale parte più alto (IRPEF a scaglioni dal 23% al 43%), ma i costi deducibili possono ribaltare il risultato finale.
La risposta giusta dipende dai tuoi numeri: fatturato, margini, costi operativi. Non esistono formule magiche valide per tutti. In questo articolo analizziamo il confronto pratico tra i due regimi con simulazioni reali, casi concreti e un tool scaricabile per calcolare la tua situazione specifica.
Il forfettario è davvero più conveniente per il tuo ecommerce? Dipende da tre fattori cruciali: il volume di acquisti (soprattutto esteri), l’incidenza dei costi deducibili e il margine lordo sui prodotti. Se i tuoi costi superano il 60% del fatturato, il forfettario potrebbe non essere così conveniente. Ti spiego perché con numeri alla mano.
Indice degli argomenti
- Come funziona il regime forfettario per ecommerce
- Come funziona la contabilità semplificata per ecommerce
- Confronto numerico: caso reale ecommerce
- Confronto Fiscale: Forfettario vs. Contabilità Semplificata (Esempio)
- Il problema dell’IVA nel dropshipping
- Scarica il simulatore gratuito per calcolare il tuo caso
- Elementi da considerare oltre alle tasse
- Consulenza fiscale online
- Domande frequenti
Come funziona il regime forfettario per ecommerce
Il regime forfettario applica agli ecommerce (generalmente) un coefficiente di redditività del 40% al fatturato lordo per determinare il reddito imponibile. Questo significa che lo Stato presume forfettariamente che il 60% dei tuoi ricavi siano costi. Non importa quanto spendi realmente: paghi imposte sul 40% del fatturato. L’imposta sostitutiva è flat al 15%, riducibile al 5% per i primi cinque anni se rispetti specifici requisiti.
Prendi un ecommerce con € 85.000 di fatturato annuo. Il reddito imponibile sarà € 34.000 (85.000 x 40%). Su questa base calcoli l’imposta sostitutiva al 15%: € 5.100. Aggiungi i contributi INPS fissi (circa € 4.500) e variabili (24,09% sul reddito eccedente € 18.697): altri € 3.688. Totale imposte e contributi: € 13.288. Pressione fiscale apparente: 15,6% sul fatturato.
Ma c’è un problema invisibile: l’IVA indetraibile. Quando acquisti merce da fornitori italiani o UE, paghi IVA al 22% che non puoi recuperare. Se compri stock per € 30.000, l’IVA (€ 6.600) è un costo secco che erode i margini. Lo stesso vale per advertising, software, logistica. Tutti servizi con IVA al 22% che diventa un costo aggiuntivo. Nel dropshipping da Cina o USA, se il fornitore spedisce in Italia, devi integrare l’IVA all’importazione: altro costo non recuperabile.
La semplicità gestionale è innegabile. Non tieni contabilità ordinaria, non presenti dichiarazioni IVA trimestrali, non registri fatture passive. Emetti corrispettivi telematici o fatture senza IVA. Gli adempimenti si riducono al minimo: registro corrispettivi, dichiarazione redditi annuale e F24 per imposte e contributi. Ma questa semplificazione ha un prezzo: rinunci a dedurre costi reali e detrazione IVA. La convenienza dipende dal rapporto tra costi effettivi e costi forfettari (60%).
Prima di scegliere il forfettario, calcola l’IVA totale che pagheresti in un anno su acquisti e servizi. Moltiplica per 22% tutti i tuoi costi con IVA: merce, advertising, software, spedizioni. Se supera € 5.000 annui, la contabilità semplificata potrebbe farti risparmiare anche con aliquote IRPEF più alte.
Come funziona la contabilità semplificata per ecommerce
La contabilità semplificata calcola il reddito imponibile sottraendo i costi effettivi dai ricavi. Puoi dedurre tutti i costi inerenti l’attività: acquisto merce, pubblicità, software, consulenze, affitti, logistica. L’IVA sugli acquisti la detrai dall’IVA sulle vendite tramite liquidazioni periodiche (mensili o trimestrali). Se l’IVA a credito supera quella a debito, recuperi la differenza o la riporti in compensazione.
Sul reddito imponibile paghi IRPEF a scaglioni: 23% fino a € 28.000, 35% da € 28.001 a € 50.000, 43% oltre € 50.000. Aggiungi addizionali regionali (1,23%-3,33%) e comunali (fino allo 0,9%). I contributi INPS si calcolano sullo stesso reddito imponibile: fissi € 4.500 più 24,09% sulla parte eccedente € 18.697. Devi versare anche l’IVA sulle vendite (22% o aliquote agevolate), detraendo quella sugli acquisti.
Esempio concreto con € 85.000 di fatturato e € 38.800 di costi deducibili (merce, advertising, software, logistica). Reddito lordo: € 46.200. Sottrai contributi INPS fissi (€ 4.500) e variabili (€ 6.670): reddito imponibile IRPEF € 34.030. IRPEF dovuta: € 8.547 (€ 6.440 sul primo scaglione + € 2.107 sul secondo). Addizionali regionali e comunali: circa € 720. Totale imposte e contributi: € 20.437. Pressione fiscale: 24% sul fatturato.
Però recuperi l’IVA. Se hai acquistato merce e servizi per € 38.800, l’IVA pagata (€ 8.536) la detrai dall’IVA incassata sui € 85.000 di vendite (€ 15.410). Versi solo la differenza: € 6.874. In regime forfettario quella IVA (€ 8.536) sarebbe stata un costo secco non recuperabile. Questo recupero IVA compensa in parte l’aliquota IRPEF più alta, riducendo il costo fiscale effettivo del regime semplificato.
Gli adempimenti aumentano: contabilità ordinaria con registri IVA, liquidazioni periodiche, dichiarazione IVA annuale, fatturazione elettronica obbligatoria. Serve un commercialista per gestire correttamente la contabilità. Costi professionali annui: € 1.500-€ 3.000 a seconda del volume operazioni. Ma ottieni la deducibilità integrale dei costi e la detrazione IVA: due vantaggi che possono ribaltare la convenienza economica rispetto al forfettario.
L’IVA sugli acquisti esteri
Chi fa ecommerce acquista spesso da fornitori esteri, UE o extra-UE. Nel forfettario, ogni acquisto con IVA è un costo aggiuntivo non recuperabile. Compri da Germania, Francia o Spagna? Paghi IVA all’importazione o la integri tu con reverse charge (una volta superata la soglia di € 10.000), ma non la detrai mai. In dropshipping questo peso diventa insostenibile: margini bassi (10-20%), IVA al 22% che erode tutto il guadagno.
Nella contabilità semplificata, l’IVA sugli acquisti intra-UE la integri con reverse charge e la detrai immediatamente. Per acquisti extra-UE, l’IVA all’importazione pagata in dogana (o all’atto della consegna) è detraibile. Questo recupero IVA rappresenta un risparmio concreto che può valere migliaia di euro annui. Se compri € 40.000 di merce dall’estero, recuperi € 8.800 di IVA: liquidità che resta in azienda invece di finire tra i costi.
Altro aspetto: i servizi digitali esteri (Google Ads, Facebook Ads, Shopify, Amazon). Le fatture arrivano senza IVA italiana. In regime forfettario paghi il servizio e integri l’IVA al 22% versandola mensilmente con modello F24: costo aggiuntivo non recuperabile. In contabilità semplificata, integri l’IVA con reverse charge ma la detrai immediatamente nella liquidazione periodica. Zero costo netto.
Confronto numerico: caso reale ecommerce
Simulo due scenari identici per fatturato e costi, cambiando solo il regime fiscale. Ecommerce con € 85.000 di fatturato annuo. Distribuzione vendite: 60% Italia, 30% UE (regime OSS), 10% extra-UE. Costi deducibili: € 12.000 advertising, € 5.000 piattaforma/software, € 4.000 logistica, € 26.811 costo merce venduta. Totale costi: € 47.811.
Confronto Fiscale: Forfettario vs. Contabilità Semplificata (Esempio)
Questa tabella compara i due regimi, ipotizzando un fatturato di € 85.000 e costi reali di € 47.811 (che equivalgono al 56.25% del fatturato).
| Voce | Regime forfettario (Codice ATECO 40%) | Contabilità semplificata | Differenza |
| Fatturato lordo | € 85.000 | € 85.000 | – |
| Costi deducibili | € 51.000 (Forfettari – 60% del ricavo, coefficiente del 40%) | € 47.811 (Reali) | -€ 3.189 |
| Reddito imponibile | € 34.000 (40% di € 85.000) | € 37.189 (€ 85.000 – € 47.811) | +€ 3.189 |
| Imposta sul reddito | € 5.100 (15% Imposta Sostitutiva) | € 9.479 (IRPEF Scaglioni) | +€ 4.379 |
| Contributi INPS (IVS) | € 7.641 (Riduzione 35% su € 34.000 di reddito) | € 10.605 (su € 37.189 di reddito) | +€ 2.964 |
| Totale Imposte + Contributi | € 12.741 | € 20.084 | +€ 7.343 |
| IVA da versare (Netto) | – | € 6.874 | – |
| Reddito Netto Disponibile | € 72.259 (€ 85.000 – € 12.741) | € 58.042 (€ 85.000 – € 47.811 – € 20.084 – € 6.874) | -€ 14.217 |
In questo scenario il forfettario vince nettamente: € 5.447 in più di reddito netto. Ma attenzione: questa simulazione presuppone che i costi forfettari (60% = € 51.000) siano superiori ai costi reali (€ 47.811). Se i costi reali superassero il 60% del fatturato, il risultato si ribalterebbe.
Scenario opposto: stessi € 85.000 di fatturato, ma costi reali € 55.000 (65% del fatturato). In forfettario, il reddito imponibile resta € 34.000 (40%). In semplificata, il reddito imponibile scende a € 22.000 (85.000 – 55.000 – 8.000 INPS). IRPEF: € 5.060. Contributi INPS: € 8.295. Totale: € 13.355. Reddito netto semplificata: € 30.000. Reddito netto forfettario: € 29.500. La semplificata diventa più conveniente quando i costi superano il 60-65% del fatturato.
Quando conviene il forfettario
Il regime forfettario risulta vincente in questi scenari: margini lordi elevati (oltre 50%), pochi costi deducibili, vendite prevalentemente nazionali senza problemi IVA, business model dropshipping con fornitori italiani che emettono fatture senza IVA. Esempio: dropshipping con fornitori italiani in forfettario, margine 40%, pochi costi variabili. La combinazione bassa pressione fiscale (15%) e semplicità gestionale massimizza il reddito netto.
Altri casi favorevoli: startup primi 5 anni con aliquota agevolata al 5%, attività con costi prevalentemente non soggetti a IVA (personale dipendente, affitti commerciali con cedolare secca), modello marketplace puro (vendi catalogo terzi prendendo commissioni senza acquistare merce). In questi contesti, rinunci a dedurre poco e la tassazione flat al 15% (o 5%) compensa ampiamente.
Attenzione ai limiti: € 85.000 di fatturato annuo, impossibilità di assumere dipendenti (solo collaboratori occasionali), esclusione se partecipi in società nello stesso settore, uscita automatica se superi € 100.000 anche un solo anno. Questi vincoli possono bloccare la crescita. Se prevedi di scalare rapidamente, valuta subito la semplificata per non dover cambiare regime in corsa.
Quando conviene la contabilità semplificata
La contabilità semplificata diventa preferibile con: costi operativi elevati (oltre 55-60% fatturato), acquisti frequenti dall’estero (IVA recuperabile), investimenti in advertising e marketing digitale, necessità di assumere personale o collaboratori continuativi, prospettiva di crescita oltre € 85.000. Il recupero IVA e la deducibilità integrale dei costi compensano l’aliquota IRPEF più alta.
Esempio concreto: ecommerce elettronica con € 120.000 fatturato e € 75.000 costi reali (62,5%). In forfettario saresti uscito per superamento soglia. In semplificata: reddito imponibile € 30.000 (dopo INPS fissi), IRPEF € 6.740, contributi totali € 7.230. Imposte totali: € 13.970. Reddito netto: € 45.000. Recuperi € 16.500 di IVA sugli acquisti. Pressione fiscale effettiva: 11,6% considerando il recupero IVA.
Altri vantaggi strutturali: nessun limite di fatturato (puoi crescere senza cambiare regime), possibilità di dedurre costi non previsti dal forfettario (consulenze specialistiche, formazione, trasferte), flessibilità nella gestione dell’IVA (puoi vendere in Europa con OSS e detrarre l’IVA acquisti), credibilità maggiore verso fornitori e banche (contabilità ordinaria più trasparente).
La semplificata richiede disciplina: devi conservare tutte le fatture, registrare correttamente gli acquisti, gestire le liquidazioni IVA periodiche, presentare dichiarazione IVA annuale. Ma con un buon software gestionale (costo deducibile!) e un commercialista, gli adempimenti diventano routine. Il costo professionale (€ 2.000-€ 3.000 annui) è deducibile e lo ammortizzi col risparmio fiscale totale.
Il problema dell’IVA nel dropshipping
Il dropshipping amplifica il tema IVA. Margini risicati (10-20%), costi concentrati su acquisto merce e advertising. In forfettario, ogni euro di IVA pagato (su merce, Google Ads, Facebook, Shopify) erode i margini netti. Con margini al 15% e IVA al 22% sugli acquisti, il guadagno netto scende sotto il 10%. Insostenibile nel lungo periodo.
Scenario tipico dropshipping: vendi a € 100 un prodotto, lo compri a € 70 dal fornitore cinese tramite piattaforma UE. Il fornitore UE ti fattura € 70 + IVA € 15,40 = € 85,40. In forfettario paghi € 85,40 secchi: margine lordo € 14,60 (14,6%). Togli imposta sostitutiva 15% su € 40 (coefficiente 40% su € 100): € 6. Reddito netto: € 8,60 per transazione (8,6% sul prezzo vendita). Aggiungi contributi INPS, costi fissi: margine finale 5-6%.
In contabilità semplificata: vendi € 100 + IVA € 22 = € 122. Compri € 70 + IVA € 15,40 detraibile. IVA da versare: € 22 – € 15,40 = € 6,60. Costo netto acquisto: € 70. Margine lordo: € 30. Togli IRPEF 23% su € 30: € 6,90. Reddito netto: € 23,10 per transazione (23% sul prezzo vendita). Tre volte il forfettario! Il recupero IVA fa la differenza tra guadagnare o lavorare gratis.
Attenzione al regime OSS per vendite UE: dal 1° luglio 2021, se vendi oltre € 10.000 annui a privati UE, devi iscriverti al One Stop Shop e applicare l’IVA del paese destinatario. In forfettario non applichi IVA (esente), ma rinunci al mercato UE oltre € 10.000 o rischi sanzioni. In semplificata, gestisci OSS regolarmente applicando l’IVA corretta e versandola trimestralmente: zero limiti, piena operatività.
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Scarica il simulatore gratuito per calcolare il tuo caso
Ho preparato un foglio Excel interattivo che simula entrambi i regimi con i tuoi dati reali. Inserisci fatturato, distribuzione geografica vendite, costi operativi: il tool calcola automaticamente imposte, contributi, IVA e reddito netto disponibile per forfettario e semplificata. Confronto diretto con evidenza del regime più conveniente.
Disclaimer: Il simulatore fornisce indicazioni a scopo informativo basate su parametri standard. I calcoli potrebbero non riflettere situazioni specifiche (agevolazioni, detrazioni particolari, addizionali comunali variabili). Prima di prendere decisioni fiscali definitive, consulta sempre un commercialista qualificato che analizzi il tuo caso specifico e ottimizzi la strategia fiscale complessiva.
Elementi da considerare oltre alle tasse
La convenienza fiscale non è l’unico criterio di scelta. Valuta anche: tempo dedicato alla gestione (forfettario: 1-2 ore/mese; semplificata: 5-8 ore/mese con commercialista), costi professionali (forfettario € 500-€ 1.000; semplificata € 2.000-€ 3.000), scalabilità del business (forfettario bloccato a € 85.000, semplificata senza limiti), flessibilità operativa (assunzioni, investimenti, partnership).
Altro aspetto: la percezione esterna. Fornitori esteri preferiscono lavorare con aziende in contabilità ordinaria che emettono fatture con IVA detraibile. Banche valutano meglio bilanci con contabilità completa per linee di credito. Se progetti crescita aggressiva, partnership strategiche o finanziamenti, la semplificata ti apre più porte del forfettario.
Considera anche il tuo profilo imprenditoriale. Sei al primo business, vuoi testare l’idea senza complicazioni, prevedi ricavi moderati? Forfettario ideale per partire. Hai già esperienza, visione di crescita strutturata, margini stretti che richiedono ottimizzazione fiscale? Semplificata da subito. Non esiste scelta universale: dipende da obiettivi, risorse, modello di business.
Consulenza fiscale online
Ogni ecommerce ha numeri e dinamiche uniche. I simulatori generici aiutano, ma la pianificazione fiscale ottimale richiede analisi specifica: margini per categoria prodotto, strategia espansione geografica, investimenti marketing previsti, proiezioni crescita fatturato. Un commercialista specializzato in ecommerce valuta tutti questi fattori e ti indica il regime che massimizza il reddito netto nel tuo caso.
Offro consulenze dedicate per imprenditori ecommerce che vogliono ottimizzare il carico fiscale e scegliere il regime più conveniente. Analizzo i tuoi numeri, simulo scenari futuri, ti mostro l’impatto fiscale di decisioni operative (assumere, investire in ads, espandere all’estero). Supporto anche nella transizione da un regime all’altro, gestendo tutti gli adempimenti senza errori.
Se vuoi approfondire la tua situazione specifica e capire quale regime ti fa risparmiare davvero, contattami per una consulenza personalizzata. Ti fornirò un’analisi dettagliata con simulazioni su misura e strategia fiscale ottimizzata per far crescere il tuo business senza sorprese.
Domande frequenti
No, il cambio regime è possibile solo dall’anno successivo, salvo superamento soglia € 100.000 che obbliga all’uscita immediata.
Dipende dai margini. Con margini sotto 25% e acquisti con IVA, la semplificata è quasi sempre più conveniente per il recupero IVA.
In contabilità semplificata sì, la integri con reverse charge e la detrai. In forfettario no, l’IVA diventa costo aggiuntivo.
Fonti
- DPR 633/1972 articolo 17
- Legge 190/2014 articolo 1 commi 54-89
- Allegato 4 Legge 190/2014
- DPR 600/1973 articolo 18
- Circolare INPS n. 22/2025
- Direttiva UE 2017/2455