I soggetti espatriati iscritti AIRE devono aprire un conto corrente per non residenti e devono prestare particolare attenzione ai trasferimenti di denaro estero su Italia, oggetto di monitoraggio all’AdE oltre i 5mila euro. Inoltre, attenzione ai pagamenti fatti in Italia ed alle casistiche che portano all’applicazione di una ritenuta in entrata sui proventi finanziari esteri.
Un soggetto che ha trasferito all’estero la propria residenza fiscale può mantenere in Italia un conto corrente, trasformando il proprio conto ordinario in conto per non residenti (informando il proprio istituto di credito). Tuttavia, occorre prestare molta attenzione alle movimentazioni che possono essere effettuate in relazione ai controlli sugli espatriati che effettua l’Agenzia delle Entrate.
Quando un soggetto decide di effettuare una procedura di trasferimento di residenza fiscale all’estero, deve prestare attenzione ai c.d. “collegamenti con l’Italia“. Come ho scritto più volte in vari articoli su questo sito, tra gli elementi sostanziali di un trasferimento di residenza all’estero vi è il trasferimento dei principali collegamenti personali e familiari, dell’espatriato dall’Italia verso il Paese estero.
Indice degli argomenti
Quadro normativo
L’articolo 126-bis del Testo Unico Bancario afferma chiaramente che le banche hanno la possibilità di aprire conti correnti a favore di soggetti non residenti, a condizione che vengano rispettati scrupolosamente tutti gli adempimenti di identificazione e verifica previsti dalla normativa antiriciclaggio. Questa disposizione rappresenta il punto di equilibrio tra l’apertura del sistema bancario ai non residenti e la necessità di mantenere elevati standard di sicurezza e trasparenza.
La Circolare della Banca d’Italia numero 285 del 2013, contenente le Disposizioni di Vigilanza per le banche, definisce inoltre i criteri operativi specifici che gli istituti di credito devono seguire nell’erogazione di servizi bancari alla clientela non residente. Questi criteri includono procedure rafforzate di identificazione, monitoraggio continuo delle transazioni e obblighi di segnalazione specifici che vanno oltre quanto richiesto per la clientela residente.
Gli adempimenti antiriciclaggio
Dal punto di vista degli adempimenti antiriciclaggio, i soggetti non residenti sono sottoposti a controlli particolarmente stringenti secondo quanto previsto dalla Direttiva dell’Unione Europea 2015/849, conosciuta come Quarta Direttiva Antiriciclaggio, che è stata recepita nell’ordinamento attraverso il Decreto Legislativo n. 125 del 2019. Questa normativa ha introdotto misure di due diligence rafforzata che le banche devono applicare quando instaurano rapporti con clienti non residenti, specialmente se provenienti dai paesi considerare un rischio.
Un aspetto fondamentale della regolamentazione riguarda gli obblighi derivanti dal Common Reporting Standard (CRS) e dal Foreign Account Tax Compliance Act (FATCA). Questi accordi internazionali impongono alle banche italiane di comunicare alle autorità fiscali del paese di residenza del cliente tutte le informazioni relative ai rapporti finanziari intrattenuti. Questa trasparenza fiscale internazionale rappresenta un elemento cruciale nella lotta all’evasione fiscale transfrontaliera e richiede una gestione attenta e professionale dei dati finanziari.
Il conto corrente per soggetti non residenti
Un conto corrente per non residenti è uno strumento bancario dedicato a chi vive all’estero ma ha necessità finanziarie in Italia. Questo tipo di conto offre servizi di base come l’apertura di un deposito, la gestione delle transazioni e l’accesso a strumenti di pagamento come carte di credito o bonifici internazionali. Solitamente, i requisiti per aprire un conto corrente per non residenti sono più rigorosi rispetto a quelli per i residenti, poiché le banche devono verificare la sorgente dei fondi e la situazione fiscale del titolare del conto.
Il conto corrente per non residenti non è altro che un prodotto bancario rivolto a soggetti che non vivono stabilmente nel nostro Paese. Gli istituti bancari hanno previsto la possibilità di offrire questo strumento per permette a soggetti che vivono oltre ai confini nazionali (esteri o cittadini italiani iscritti AIRE) di gestire il proprio denaro rimanendo comunque in regola e potendo andare a gestire a distanza i propri affari ed esigenze finanziarie in Italia. Caso classico è quello del soggetto espatriato che deve mantenere il conto corrente in Italia per effettuare pagamenti di imposte in Italia. Infatti, il modello F24 di pagamento delle imposte può essere pagato esclusivamente utilizzando un conto corrente italiano.
Espatriati interessati
Questa particolare tipologia di conto corrente è dedicata ai soggetti che non hanno più residenza fiscale in Italia. Si tratta di tutti coloro che hanno bisogno di accedere ai servizi bancari in un paese diverso da quello in cui risiedono stabilmente. In particolare, è il caso dei cittadini italiani iscritti all’AIRE (Anagrafe degli italiani residenti all’estero). Quindi, il soggetto che vive all’estero ed iscritto AIRE ha il compito di aggiornare della propria situazione il proprio istituto bancario italiano. Questi, di fatto, andrà a chiudere il conto corrente italiano andando a trasferire i depositi su un nuovo conto per residenti all’estero (aperto sempre dallo stesso istituto). Questa procedura è importante in quanto consente di essere in regola sulle disposizioni antiriciclaggio.
Importante:
Per la normativa antiriciclaggio non è permesso ai cittadini italiani non residenti di essere cointestatari di un conto corrente ordinario assieme ad altro soggetto residente in Italia.
Aprire il conto corrente per non residenti è obbligatorio?
Aprire un conto corrente per non residenti non è obbligatorio. Tuttavia, soprattutto per i soggetti trasferiti all’estero ed iscritti AIRE è opportuno effettuare questo tipo di operazione. Faccio riferimento soprattutto gli aspetti fiscali, in quanto comunicare alla propria banca che ci si è trasferiti all’estero ed avviare la procedura per l’apertura del conto, sono sicuramente atti che possono essere valutati positivamente nell’ottica di dimostrare, in caso di controlli, la bontà del proprio trasferimento di residenza fiscale all’estero.
Per questo motivo è opportuno che un soggetto espatriato vada a chiudere il proprio conto corrente italiano trasferendo tutte le somme sul conto per non residenti, aperto presso una banca operante in Italia.
I requisiti fondamentali per l’apertura
L’apertura del conto richiede alcuni requisiti da rispettare ai fini del rispetto della normativa che abbiamo visto. Per la nostra esperienza, gli aspetti importanti sono i seguenti.
La documentazione necessaria per le persone fisiche
L’apertura di un conto corrente per italiani all’estero richiede la presentazione di una documentazione completa e accurata che consente alla banca di verificare l’identità del richiedente e la sua situazione fiscale. Il primo elemento essenziale è rappresentato dai documenti di identità, che devono includere necessariamente un passaporto valido o una carta d’identità valida per l’espatrio. Inoltre, è spesso richiesto anche un documento di identità rilasciato dal paese di residenza attuale, qualora questo sia diverso dall’Italia, per confermare l’effettiva residenza all’estero del richiedente.
La certificazione della residenza fiscale costituisce un elemento cruciale del processo di apertura del conto. Le banche richiedono tipicamente un certificato di residenza fiscale rilasciato dalle autorità competenti del paese estero di residenza, accompagnato da una dichiarazione sostitutiva di atto notorio che attesta la residenza effettiva all’estero. In alcuni casi, può essere richiesta anche una certificazione specifica di non residenza fiscale in Italia, in particolare quando esistono elementi che potrebbero far presumere il mantenimento di legami fiscali con il territorio italiano.
La documentazione reddituale rappresenta un altro pilastro fondamentale per l’apertura del conto. Le banche richiedono generalmente le ultime due buste paga o una certificazione dei redditi rilasciata nel paese di residenza, accompagnata dalla dichiarazione dei redditi dell’ultimo anno fiscale completata. Gli estratti conto bancari degli ultimi tre o sei mesi del conto principale detenuto all’estero completano il quadro documentale, fornendo alla banca una visione completa della situazione finanziaria del richiedente.
Il processo di verifica dell’identità e la due diligence rafforzata
Le banche sono tenute per legge ad effettuare una verifica rafforzata dell’identità quando si tratta di clienti non residenti, un processo che va ben oltre la semplice identificazione standard applicata ai residenti. Questo processo può assumere diverse forme, adattandosi alle tecnologie disponibili e alle politiche specifiche di ciascun istituto bancario.
La videochiamata di identificazione con un funzionario della banca rappresenta ormai lo standard per molti istituti, permettendo una verifica visiva dell’identità del richiedente e dei documenti presentati senza la necessità di una presenza fisica in filiale. Per i cittadini italiani, l’autenticazione tramite SPID (Sistema Pubblico di Identità Digitale) o CIE (Carta d’Identità Elettronica) offre un’alternativa tecnologicamente avanzata e sicura, semplificando notevolmente il processo di identificazione.
In alcuni casi, in particolare quando la banca richiede garanzie aggiuntive o quando il richiedente non può accedere ai sistemi di identificazione digitale, può essere necessaria una verifica presso i consolati o l’ambasciata italiana nel paese di residenza. Questa procedura, sebbene più complessa, garantisce il massimo livello di sicurezza nell’identificazione del cliente.
La scelta strategica della banca e la valutazione delle opzioni disponibili
La scelta della banca rappresenta un momento cruciale che influenzerà in modo significativo l’esperienza bancaria del non residente. Le banche tradizionali offrono servizi consolidati e una presenza capillare sul territorio nazionale. Intesa Sanpaolo, attraverso il suo servizio dedicato “Intesa Sanpaolo per l’Estero”, ha sviluppato procedure specifiche per assistere i clienti non residenti, offrendo consulenza specializzata e supporto multilingue. UniCredit, con il programma “UniCredit International”, si rivolge particolarmente a professionisti e imprenditori con esigenze bancarie complesse e internazionali.
Banco BPM e BPER Banca rappresentano alternative valide per chi cerca un rapporto più personalizzato e condizioni competitive, specialmente per la gestione di patrimoni immobiliari o investimenti in specifiche regioni dove questi istituti hanno una presenza particolarmente forte.
Le banche digitali e le fintech hanno rivoluzionato il panorama bancario per i non residenti, offrendo soluzioni innovative e processi completamente digitalizzati. Fineco Bank si distingue per la sua piattaforma di trading integrata e le procedure di apertura online semplificate, ideali per chi gestisce investimenti finanziari dall’estero. Widiba e ING Direct Italia offrono soluzioni competitive con costi contenuti e un’esperienza utente completamente digitale. Per le esigenze aziendali, Revolut Business ha conquistato una quota significativa del mercato grazie alla sua flessibilità e ai costi competitivi per le transazioni internazionali.
La struttura dei costi bancari per non residenti
I costi associati a un conto corrente per non residenti sono generalmente più elevati rispetto a quelli applicati ai residenti, una differenza giustificata dai maggiori adempimenti normativi e dai controlli aggiuntivi richiesti dalla legge. Il canone mensile rappresenta la voce del costo principale e può variare in modo significativo, oscillando generalmente tra gli otto ei venticinque euro mensili, a seconda del profilo del cliente e dei servizi inclusi nel pacchetto bancario scelto.
Le commissioni sui bonifici rappresentano un elemento importante da considerare nella valutazione complessiva dei costi. Per i bonifici all’interno dell’area SEPA (Single Euro Payments Area), le commissioni variano tipicamente tra i due e gli otto euro per operazione, anche se molte banche offrono un certo numero di bonifici gratuiti mensili per i conti con canoni più elevati. I bonifici extra-UE comportano costi significativamente maggiori, con commissioni che possono variare tra i quindici ei trentacinque euro, a seconda della valuta utilizzata e del paese di destinazione.
Le carte di pagamento rappresentano un’altra voce di costo da considerare attentamente. La carta di debito comporta generalmente un costo annuale tra i quindici ei trenta euro, anche se alcune banche la includono nel canone mensile del conto. Le carte di credito, opzionali ma spesso utili per chi viaggia frequentemente, hanno costi annuali che variano tra i trenta e gli ottanta euro, con plafond e condizioni che dipendono dal profilo creditizio del cliente e dal suo rapporto complessivo con la banca.
I vantaggi di mantenere un conto corrente italiano da non residente
Mantenere un conto corrente in Italia anche da non residente (rispetto ad un conto offshore) offre vantaggi strategici significativi per la gestione degli investimenti finanziari. L’accesso diretto ai mercati finanziari italiani ed europei permette di cogliere opportunità di investimento senza le complicazioni ei costi aggiuntivi delle transazioni internazionali. La possibilità di sottoscrivere direttamente BTP e altri titoli di Stato italiani risulta particolarmente vantaggiosa in periodi di rendimenti interessanti, permettendo una diversificazione efficace del portafoglio senza intermediari esteri.
La gestione di portafogli titoli e fondi comuni diventa notevolmente più semplice quando si opera direttamente attraverso una banca italiana. Le piattaforme di trading offerte dalle principali banche italiane sono sofisticate e competitive, consentendo l’operatività su ETF quotati su Borsa Italiana e su tutti i principali mercati europei con commissioni competitive e in tempo reale. Sul punto, l’Agenzia delle Entrate con la Risposta dell’Agenzia delle Entrate n. 208/2025, ha chiarito che i non residenti possono accedere al regime del risparmio amministrato quando intrattengono rapporti stabili con intermediari abilitati.
Per quanto riguarda il patrimonio immobiliare, i vantaggi di un conto italiano sono ancora più evidenti. Il pagamento di utenze, spese condominiali e IMU può essere gestito senza le commissioni aggiuntive tipiche dei bonifici internazionali, rappresentando un risparmio significativo nel tempo. La gestione degli affitti diventa estremamente più semplice, con la possibilità di ricevere i canoni di locazione direttamente sul conto italiano e di gestire eventuali spese di manutenzione senza complicazioni valutarie o ritardi nei pagamenti.
La semplificazione dei rapporti con l’Amministrazione finanziaria
Un conto corrente italiano semplifica enormemente i rapporti con il sistema fiscale italiano, un aspetto cruciale per chi mantiene gli interessi economici nel paese. Il pagamento di imposte e tributi può essere effettuato direttamente dal conto italiano senza le commissioni e le conseguenze dei pagamenti internazionali. La domiciliazione dei modelli F24 e dei versamenti periodici garantisce il rispetto delle scadenze fiscali senza la necessità di interventi manuali, riducendo il rischio di sanzioni per ritardi nei pagamenti.
La gestione dei rimborsi fiscali e dei crediti d’imposta risulta notevolmente semplificata quando si dispone di un conto italiano. L’Agenzia delle Entrate può accreditare direttamente rimborsi e altre somme dovute, evitando le complicazioni ei tempi aggiuntivi richiesti per i bonifici internazionali. Inoltre, la comunicazione con commercialisti e CAF risulta più fluida quando si può operare direttamente attraverso il sistema bancario, facilitando la gestione di procure e deleghe per operazioni fiscali.
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Il conto per non residenti nell’accertamento della residenza fiscale
Il possesso di un conto corrente in Italia per non residenti da parte di un soggetto espatriato iscritto AIRE è uno degli elementi che viene preso in considerazione dall’Agenzia delle Entrate nei controlli sulla residenza fiscale. Riscontro concreto di questo aspetto è dato dalla check list legata alla presentazione della domanda sull’agevolazione dei c.d. “neo residenti“, ex art. 24-bis del TUIR. Nel documento in commento l’Agenzia considera i trasferimenti di denaro in Italia come un elemento di collegamento con l’Italia, che potrebbe essere considerato in maniera negativa in un accertamento. Allo stesso modo il mantenimento di un conto corrente in Italia ha un peso anche il relazione ad un altro criterio di collegamento che è quello del patrimonio del soggetto. Infatti, qualora la maggior parte del patrimonio personale di un soggetto espatriato rimanga in Italia, questo patrimonio assume il ruolo di collegamento del soggetto che rimane in Italia.
Per approfondire:
È possibile trasferire denaro da conto estero a italiano?
Sotto il profilo della residenza fiscale, per un soggetto espatriato, effettuare trasferimenti di denaro dall’Italia è possibile, ma occorre prestare la dovuta attenzione. Infatti, nonostante effettuare questo tipo di trasferimento sia davvero semplice, ma vi sono delle implicazioni da considerare.
L’Agenzia delle Entrate, nei suoi accertamenti sulla residenza fiscale dei contribuenti espatriati all’estero effettua anche valutazioni sui trasferimenti di denaro effettuati per ciascun periodo di imposta. Infatti, continui trasferimenti di denaro in Italia, magari relativi ad accrediti di stipendio estero, o trasferimenti di risparmi dall’estero all’Italia, sono solitamente valutati negativamente nella posizione di soggetto espatriato. Per questo motivo tali trasferimenti devono essere sempre pianificati e ponderati per non compromettere la propria posizione di residente all’estero in caso di controlli.
La comunicazione obbligatoria in caso di operazioni transfrontaliere di denaro sopra i 5.000 euro
Come anticipato un soggetto iscritto AIRE espatriato all’estero deve prestare attenzione ai trasferimenti di denaro che effettua verso l’Italia. Tali movimentazioni devono essere sempre circoscritte, giustificabili e limitate, in quanto potrebbero essere utilizzate contro il contribuente come elemento di collegamento con l’Italia in caso di accertamenti. Tuttavia, occorre chiedersi anche come l’Agenzia delle Entrate riesca a reperire questo tipo di movimentazioni. Ebbene, la banca dati di queste movimentazioni transfrontaliere di denaro deriva dal monitoraggio dei trasferimenti da e verso l’estero posto a carico di intermediari finanziari e non finanziari residenti (ex art. 1 del D.L. n. 167/90).
Secondo la normativa in vigore gli intermediari devono comunicare all’Agenzia delle Entrate i trasferimenti da e verso intermediari non residenti effettuati, anche in valuta virtuale, di importo pari o superiore a 5mila euro, indipendentemente dal fatto che si tratti di un’operazione unica o di operazioni frazionate eseguite per conto di persone fisiche, società semplici o associazioni equiparate o enti non commerciali residenti o non residenti in Italia.
Operazioni frazionate
Il richiamo alle operazioni frazionate viene inteso nel senso indicato dell’articolo 1, comma 1, lettera v) del D.Lgs. n. 231/2007 (“antiriciclaggio”), richiamato dall’articolo 36, comma 2, lettera b) dello stesso decreto a sua volta richiamato dal provvedimento attuativo del 16 luglio 2015. Pertanto, normalmente si sommano i trasferimenti fatti in sette giorni a meno che non ci siano altri motivi per ritenere più operazioni siano collegate per realizzare un’operazione frazionata.
Ricordiamo che l’obbligo di comunicazione riguarda solo i trasferimenti di cui all’allegato 1 del provvedimento 16 luglio 2015, ossia, in prevalenza i bonifici da e verso intermediari non residenti. L’adempimento è posto a carico, oltre che degli intermediari finanziari delle fiduciarie e dei cambia valute, anche dei prestatori di servizi di valuta virtuale (exchange). Questo tipo di comunicazione che, ricordo, essere obbligatoria da parte degli istituti di crediti finisce per andare ad alimentare una banca dati dell’Agenzia delle Entrate che, teoricamente, può essere utilizzata in fase di accertamento in relazione alla verifica della residenza fiscale di un soggetto residente all’estero.
Consulenza fiscale online
Un soggetto espatriato, iscritto AIRE, deve prestare la dovuta attenzione sia al mantenimento di conti correnti in Italia, legati all’apertura di un conto corrente per non residenti, con relativo aggiornamento della propria posizione presso la banca. Con questo, quello che voglio dire, riguarda due aspetti, che potrebbero essere utilizzati contro il contribuente in sede di accertamento della residenza fiscale da parte dell’Amministrazione finanziaria. Si tratta dei seguenti:
- L’individuazione del criterio di collegamento legato alla presenza del patrimonio in Italia, qualora il conto corrente italiano, ed eventuale altro patrimonio (es. beni immobili) rimanga con prevalenza in Italia (rispetto al valore del patrimonio detenuto all’estero da parte del soggetto);
- L’individuazione di un criterio di collegamento legato ad interessi economici in Italia e/o alla ricostruzione induttiva della presenza in Italia del soggetto durante l’anno, in relazione a pagamenti fatti da conto italiano (senza una giustificazione oggettiva) o in relazione a trasferimenti di denaro estero su Italia, oggetto di monitoraggio da parte degli istituti di credito (con soglia 5mila euro).
Per questi motivi è sempre opportuno pianificare con anticipo il proprio trasferimento di residenza fiscale all’estero al fine di valutare la propria posizione personale su queste fattispecie. Tale analisi deve poi essere ripetuta ogni anno in relazione alla valutazione della propria posizione nel tempo (tenendo sempre presente che, ordinariamente, l’Agenzia delle Entrate ha 8 anni di tempo per accertare ciascuna annualità, in assenza di presentazione di dichiarazione dei redditi in Italia).
Riferimenti normativi
- D.Lgs. n. 385/1993 – Testo Unico Bancario (TUB)
- D.Lgs. n. N. 231/2007 – Normativa antiriciclaggio
- D.Lgs. n. N. 125/2019 – Accoglienza IV Direttiva antiriciclaggio
- Circolare Banca d’Italia n. 285/2013 – Disposizioni di vigilanza