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Conto bancario offshore: è legale?

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Se stai cercando il modo migliore per proteggere il tuo patrimonio e le tue finanze, aprire un conto offshore può essere la scelta giusta, ma devi farlo nel modo corretto, tenendo presenti le normative antiriciclaggio e antielusive del tuo Paese di residenza.

L’apertura di un conto bancario offshore è importante in tutti quei casi in cu si trasferisce la propria residenza fiscale all’estero, oppure se si incorpora un’azienda all’estero. In questi casi, principalmente, aprire un conto offshore può essere un valido strumento di tutela patrimoniale. Tuttavia, quando si vuole aprire un conto offshore occorre tenere presenti le problematiche che si possono presentare sia operative, sia di natura fiscale.

Che cos’è un conto bancario offshore?

Un conto bancario offshore è un conto che viene aperto in un giurisdizione diversa rispetto a quella di residenza fiscale del soggetto che lo apre. Cosa significa “offshore”? Semplicemente: al di fuori del proprio paese di residenza. Tecnicamente, un olandese che apre un conto in Lussemburgo sta “andando offshore” , come si dice nel gergo anglosassone.

Così, ad esempio, uno spagnolo che apre un conto alle Cayman Islands o un brasiliano che apre un conto in Svizzera. Sia esso conto bancario, conto fintech, conto crypto od altro veicolo di deposito di assets.

La motivazione che porta all’apertura di questi conti è essenzialmente legata al segreto bancario. In particolare, teoricamente, la maggiore segretezza è ottenibile quando il soggetto ottiene cittadinanza in un paese a tassazione territoriale che non aderisce a sistemi internazionali di scambio di informazioni (CRS e FATCA).

Quali sono i problemi legati all’apertura di un conto bancario all’estero?

L’apertura del conto da parte di soggetti espatriati o da parte di società estere può sembrare, per lo più cosa semplice. Infatti, sappiamo tutti che la costituzione di una società non è poi così difficile: la maggior parte delle volte si svolge senza problemi.

Parlando dei principali paradisi fiscali, bastano 2.000/3.000 dollari e in un paio di giorni la persona giuridica è registrata e operativa. A volte non è nemmeno necessario versare il capitale sociale. Naturalmente, è opportuno prestare attenzione al rispetto delle normative antielusive come l’esterovestizione o la stabile organizzazione occulta (per non finire in guai grossi).

Arrivati, comunque, sino a questo punto sorge un problema: bisogna aprire un conto bancario. Senza un conto non è possibile fare transazioni e gestire l’azienda. Gli exchangers di criptovalute non sono ancora pronti ed adatti al 100% per supportare attività complesse e transfrontaliere. Le transazioni P2P in beni al portatore sono spesso non convenienti sotto diversi punti di vista.

A volte, il conto bancario può essere davvero una spina nel fianco. Ecco un elenco non esaustivo di possibili problematiche:

  • Le banche impiegano molto tempo per analizzare il KYC ed inoltrarlo alla direzione;
  • Alcune banche non sono sicure e/o efficienti come ci si aspettava;
  • L’istituto bancario scelto non supporta la vostra attività;
  • Può esserci una formale richiesta di documenti che può anche portare al blocco del conto;
  • Possono esserci problemi di affidabilità per quanto riguarda la privacy; e così via.

La compliance alle normative antiriciclaggio

Negli ultimi anni, a causa di decisioni politiche in seno all’OCSE, sono aumentati i requisiti di compliance e di auditing in tutto il mondo (a proposito, la compliance è un problema importante per il business, ma vale la pena dedicare un post all’argomento). È aumentata, dunque, la burocrazia bancaria, legata al rispetto delle normative antiriciclaggio. Ci sono alcuni settori di attività specifici in cui spesso il processo di apertura del conto corrente bancario è più difficile, ad esempio:

  • Commercio di materie prime;
  • Società holding;
  • Veicoli di investimento;
  • Servizi informatici;
  • Attività inerente le criptovaluta/blockchain.

Esistono giurisdizioni dove il settore bancario è meno pressante?

Senza ombra di dubbio, esistono alcune giurisdizioni dove il banking fila decisamente più liscio e suscita molta meno ansia all’imprenditore. Ad esempio, possiamo citare alcuni esempi:

Queste giurisdizioni offrono un grado molto elevato di “asset protection”, di sicurezza (solidità delle banche, certezza del diritto, etc), ambiente favorevole agli affari, compliance più snella per le transazioni e cooperazione reciproca nel quadro dell’OCSE.

Secondo la nostra esperienza, i servizi svizzeri e del Regno Unito sono i migliori calcolando una media ponderata di tutti i fattori del banking.

Un consiglio di fondo è dunque non scegliere una giurisdizione per la facilità/convenienza economica del processo di costituzione della società. Meglio sceglierla per la disponibilità di un ambiente bancario sicuro e favorevole agli affari. Dopo aver individuato questo aspetto, si può costituire di conseguenza la società con il pieno supporto della banca.

In questo modo si evita l’annoso problema di avere una società costituita – con relativi oneri di gestione – senza poterla di fatto utilizzare, poiché nessuna banca vuole aprire il conto. Naturalmente, in loco deve esserci una reale attività economica esercitata, altrimenti, tutto questo non ha senso (e si rischia di finire in importanti accertamenti fiscali, che possono vanificare l’investimento).

È complicato e costoso aprire un conto offshore?

Molti potrebbero pensare che aprire un conto offshore sia difficile e costoso: niente di più sbagliato. Non è infrequente individuare banche online e/o fintech (a seconda della tipologia di licenza che possiedono nella loro giurisdizione) che hanno costi fissi di tenuta conto davvero risibili, nell’ordine di poche decine di euro/dollari l’anno.

Chiaramente, questo dipende dallo specifico modello di business delle banche internet e/o fintech. Non è pero raro trovare anche banche tradizionali che hanno condizioni molto simili se non migliori di quelle “onshore”, ovvero operanti nel proprio paese di residenza. Si tratta di implementare una ricerca professionale di mercato, per mezzo della quale è possibile trovare praticamente una soluzione ad ogni tipo di esigenza.

Non va dimenticato che la distinzione tra banca online/fintech e banca fisica si basa esclusivamente sul business model. Quanto a regulation, ovvero quanto a requisiti di solidità patrimoniale e di protezione dei depositi, sono esattamente identiche. Questo, purtroppo, non è da molti compreso, ma tant’è.

Un’altra obiezione che si sente spesso: per aprire il conto bisogna recarsi personalmente nel paese di residenza della Banca. Sbagliato: ormai molte Banche prevedono procedure di “onboarding” dei clienti da remoto, utilizzando società terze specializzate nel riconoscimento dei documenti e dei dati biometrici.

Ecco dunque che i costi per l’apertura di un conto offshore diventano uguali, se non inferiori, a quelli di un conto onshore.

Dopo l’apertura della relazione presso una di queste società, l’utilizzo del conto offshore è relativamente semplice. Non sarà mai necessario recarsi in loco: tramite website e app sullo smartphone, il conto è gestibile al 100% da remote. Si ha sempre un relationship manager dedicato per ogni esigenza. Volendo, ci si può connettere tramite VPN del paese di residenza della Banca per facilitare l’operatività. La banca, di qualsiasi paese essa sia, fornirà una volta all’anno il “tax statement” relativo ai saldi di fine anno ed eventuali redditi conseguiti nell’anno fiscale. Questo al fine di rispettare la compliance fiscale dello Stato di residenza del soggetto o della società.

Perché aprire un conto corrente offshore?

A volte non è solo utile, ma addirittura vitale. I motivi per cui considerare l’apertura di conti offshore sono molteplici ed assolutamente del tutto leciti e trasparenti. Di seguito un non esaustivo elenco. L’analisi di ogni singolo motivo sarà oggetto di un futuro articolo:

  • Riservatezza del business;
  • Clausole di non competizione;
  • Cause legali;
  • Creditori aggressivi e per motivi infondati;
  • Asset protection (investimenti);
  • Diritti umani;
  • Problemi familiari.

Tutte queste motivazioni si addicono sia a persone fisiche che persone giuridiche.

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    Nicola Zanni
    Nicola Zanni
    In 2015 I founded my own company NZ Investments GmbH in Switzerland. NZ Investments is a financial services provider under Swiss FINSA law. I've almost 20 years of experience in the financial sector as a fund manager. I specialize in alternative investments and offshore banking. Our team and partners deal with business people transfers, with a focus on small and micro entrepreneurs and investors.
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