Chiudere ditta individuale con debiti: si può fare?

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La cessazione dell’attività imprenditoriale in presenza di passività richiede una pianificazione strategica per evitare conseguenze patrimoniali permanenti. Nelle ditte individuali, il titolare risponde dei debiti con il proprio patrimonio personale, quindi i creditori possono rivalersi sui beni personali dell’imprenditore, inclusi immobili, terreni e auto.

La legge permette di chiudere una ditta individuale con debiti pendenti. Tuttavia, la chiusura della ditta non elimina automaticamente i debiti esistenti. La ditta individuale non ha come le società di capitali un’autonomia giuridica rispetto all’imprenditore. Dei debiti contratti per l’attività risponde sia il patrimonio della ditta sia il patrimonio personale dell’imprenditore. L’imprenditore non è un soggetto distinto dalla sua ditta, pertanto, i creditori potranno rivalersi su di lui. Se hai debiti pendenti, dovrai gestirli in modo adeguato prima di chiudere la tua ditta individuale.

La chiusura della ditta e della partita Iva non chiude i rapporti con i creditori. L’imprenditore deve continuare a rispondere dei debiti con il proprio patrimonio personale. Se lui ha dei beni intestati, i creditori potranno rivalersi su di essi, tramite un pignoramento.

Le conseguenze della responsabilità illimitata nell’impresa individuale

La responsabilità illimitata dell’imprenditore individuale costituisce il principio cardine che distingue questa forma giuridica dalle società di capitali. L’articolo 2740 del Codice Civile stabilisce che il debitore risponde dell’adempimento delle obbligazioni con tutti i suoi beni presenti e futuri, senza alcuna limitazione patrimoniale.

Questa caratteristica comporta conseguenze dirette sulla gestione dei debiti aziendali. Quando si procede alla cessazione dell’attività imprenditoriale, le passività non si estinguono automaticamente, ma permangono in capo al titolare dell’impresa. I creditori mantengono il diritto di agire esecutivamente sul patrimonio personale dell’ex imprenditore fino al completo soddisfacimento delle proprie ragioni creditorie.

Continuità delle obbligazioni dopo la chiusura

La chiusura della partita IVA e la cancellazione dal Registro delle Imprese rappresentano atti meramente amministrativi che non influiscono sulla sussistenza dei rapporti obbligatori. I debiti commerciali, fiscali e contributivi mantengono la loro esigibilità secondo i termini di prescrizione previsti dalla legge.

I creditori possono quindi avviare azioni esecutive anche anni dopo la cessazione dell’attività, purché i debiti non siano prescritti. Questa situazione crea spesso problemi di pianificazione patrimoniale per l’ex imprenditore, che deve considerare l’impatto delle passività pregresse su eventuali nuove iniziative economiche.

È possibile chiudere ditta individuale con debiti?

Inanzitutto occorre precisare che la legge consente di chiudere una ditta individuale con debiti. Tuttavia, la chiusura della ditta non elimina automaticamente i debiti esistenti.

Accade di sovente che un imprenditore, che esercita la propria attività sia sommerso dai debiti coi fornitori, con le banche e con il fisco. Nel caso di ditta individuale gli obblighi e i debiti dell’impresa ricadono non solo sull‘impresa, ma anche sul patrimonio personale dell’imprenditore. I debiti verso le banche, verso i fornitori possono essere estinti rivalendosi sui beni personali dell’imprenditore (abitazione di proprietà, terreni, auto, etc).

La ditta individuale non possiede, come le società di capitali un’autonomia giuridica rispetto all’imprenditore. La chiusura della ditta non interrompe le procedure di accertamento o riscossione già avviate, rappresentando un aspetto cruciale da considerare nella pianificazione della cessazione aziendale.

La liquidazione giudiziale della ditta individuale, concordato e sovraindebitamento

Anche la ditta individuale può essere soggetta a liquidazione giudiziale (quello che una volta era il fallimento) e di conseguenza anche l’imprenditore. Si tratta di di una procedura a cui partecipano tutti i creditori. In pratica, i beni dell’imprenditori vengono venduti per permettere la divisione dell’importo ricavato tra i creditori. Tuttavia, molto spesso, quando la situazione di crisi debitoria viene individuata in tempo vengono utilizzate procedure alternative e meno complesse (come il concordato preventivo).

Chi non vuole incorrere nel fallimento ha la possibilità di presentare un concordato preventivo con i creditori. Il concordato preventivo è uno di quegli strumenti che la legge offre all’imprenditore quando questi si trova ad affrontare una situazione di crisi aziendale o di insolvenza. Lo strumento in questione permette di raggiungere un accordo che determina una soddisfazione, anche parziale, delle posizioni creditorie.

Se non si rientra nei parametri del concordato preventivo, si può optare per la procedura di sovraindebitamento. Questa procedura consente di proporre un piano di rientro dei debiti, che deve essere approvato dal tribunale e dai creditori

E se l’imprenditore non possiede niente?

Se l’imprenditore è un nullatenente, cioè non possiede niente, non rischia alcuna rivalsa da parte dei creditori e dei soggetti che si occupano del recupero crediti. Tuttavia, se in futuro dovesse essere titolare di alcuni beni, questi possono essere oggetto di pignoramento per il soddisfacimento dei creditori istanti.

Per quanto riguarda i debiti con le banche, occorre tenere presente che c’è la segnalazione nella Centrale Rischi interbancaria, con impossibilità di richiedere ulteriori finanziamenti, aprire conti o emettere assegni. Inoltre, i debiti del nullatenente si possono trasferire agli eredi, al momento della sua morte, solo se questi decidono di accettare l’eredità.

In caso di decesso del titolare, i debiti possono essere trasferiti agli eredi, a meno che questi non rinuncino all’eredità.

Procedura amministrativa per la cessazione dell’attività

La comunicazione ufficiale della chiusura dell’attività, pena l’irrogazione di sanzioni pecuniarie:

  • Agenzia delle Entrate per la chiusura della partita IVA;
  • INPS per la chiusura della propria posizione contributiva;
  • INAIL per la chiusura della propria posizione assicurativa.

Se si tratta di una ditta commerciale, occorre presentare la comunicazione anche presso:

  • La Camera di Commercio;
  • Il Comune portando l’autocertificazione del Modello SCIA

Oltre a tali adempimenti obbligatori, dovrai occuparti anche di alcune questioni non obbligatorie come quello della gestione delle rimanenze di magazzino, della disdetta dell’affitto dei locali, della fornitura di energia elettrica, etc.

Adempimenti presso l’Agenzia delle Entrate

La cessazione dell’attività fiscale deve essere comunicata all’Agenzia delle Entrate entro 30 giorni dalla data di cessazione effettiva. La procedura può essere eseguita telematicamente attraverso il portale dell’Agenzia o tramite intermediario abilitato, utilizzando il modello AA9/12.

Prima della presentazione della dichiarazione di cessazione, è necessario verificare la presenza di crediti o debiti fiscali. I crediti IVA e IRPEF possono essere recuperati tramite compensazione orizzontale o richiesta di rimborso, mentre i debiti tributari rimangono esigibili anche dopo la chiusura dell’attività.

Comunicazioni agli enti previdenziali

L’INPS deve essere informato della cessazione tramite la procedura ComUnica, che consente l’invio simultaneo delle comunicazioni a più enti. Per i soggetti iscritti alla Gestione Separata o alle Casse professionali, è necessario presentare specifica comunicazione di cessazione dell’attività.

contributi previdenziali non versati rimangono a carico dell’ex imprenditore con le relative sanzioni e interessi di mora. L’INPS può procedere alla riscossione coattiva anche dopo anni dalla cessazione, utilizzando gli strumenti previsti dal DPR n. 602/73.

Cancellazione dal Registro delle Imprese

Le ditte individuali iscritte al Registro delle Imprese devono presentare domanda di cancellazione alla Camera di Commercio competente. La procedura richiede la presentazione di una dichiarazione sostitutiva che attesti l’assenza di dipendenti e la regolarità contributiva.

Tuttavia, la cancellazione dal Registro non produce effetti estintivi sui debiti aziendali, che rimangono integralmente a carico dell’imprenditore secondo il regime di responsabilità illimitata.

Gestione dei rapporti di lavoro

Per chi ha dipendenti, è fondamentale gestire correttamente la cessazione dei rapporti di lavoro. Occorre inviare una comunicazione al Centro per l’Impiego e assicurarsi che vengano corrisposte tutte le spettanze dovute ai lavoratori, compresa l’eventuale liquidazione del TFR e il versamento degli ultimi contributi previdenziali.

Dal punto di vista fiscale, il titolare deve provvedere alla chiusura di tutte le dichiarazioni obbligatorie, inclusa l’ultima dichiarazione IVA e la dichiarazione dei redditi relativa all’anno di chiusura. Eventuali crediti fiscali possono essere recuperati tramite compensazione o richiesta di rimborso.

Conservazione della documentazione

Dopo aver completato tutte le operazioni di chiusura, è importante conservare la documentazione contabile per almeno dieci anni. Questo è essenziale in caso di future verifiche fiscali o richieste da parte di enti previdenziali e finanziari. La corretta archiviazione della documentazione può fare la differenza in caso di controlli successivi.

Prescrizione dei debiti fiscali e contributivi

Abbiamo visto che la possibilità di cessare la propria attività di impresa individuale è possibile anche in presenza di debiti. Questo è possibile perché il debito è personale dell’imprenditore, il quale, è tenuto a rispondere con tutto il suo patrimonio per soddisfare il creditore. Tuttavia, occorre andare ad approfondire come effettuare la gestione della situazione debitoria: in particolare, il riferimento va ai termini di prescrizione.

Debiti verso l’erario e termini di prescrizione

debiti tributari si prescrivono ordinariamente in dieci anni dalla data di formazione del credito, salvo atti interruttivi come la notifica di cartelle esattoriali o avvisi di accertamento. Per l’IVA, il termine di prescrizione decorre dal primo gennaio dell’anno successivo a quello in cui la dichiarazione doveva essere presentata.

L’Agenzia delle Entrate-Riscossione può procedere con azioni esecutive forzate fino al decorso dei termini prescrizionali, utilizzando strumenti come il pignoramento presso terzi, il fermo amministrativo sui veicoli e l’iscrizione di ipoteche sugli immobili.

Passività contributive e sanzioni

contributi previdenziali non versati si prescrivono in cinque anni, estendibili a dieci in caso di omissioni fraudolente. L’INPS applica sanzioni civili che variano dal 3,75% al 15% dell’importo dovuto, oltre agli interessi di mora calcolati secondo il tasso ufficiale di riferimento.

Per le posizioni contributive dei dipendenti, il mancato versamento può configurare anche profili penali secondo l’articolo 2116 del Codice Civile, con sanzioni che possono arrivare fino a sei mesi di reclusione o multa fino a 1.549 euro.

Strumenti di regolarizzazione

L’Agenzia delle Entrate-Riscossione offre piani di rateizzazione per debiti fino a 120.000 euro, con rate mensili fino a 72 mesi per importi superiori a 60.000 euro. La dilazione è concessa previa valutazione della sostenibilità economica del piano proposto dal debitore.

In alternativa, è possibile valutare l’adesione alle definizioni agevolate periodicamente previste dal legislatore, che consentono la chiusura delle pendenze con sconti significativi su sanzioni e interessi di mora.

Strumenti di gestione del debito residuo

L’ex imprenditore ha diverse opzioni per gestire il debito residuo prima che le situazioni degenerino in azioni esecutive. Se le somme dovute sono troppo elevate per essere saldate in un’unica soluzione, è possibile richiedere una rateizzazione che permette di dilazionare il pagamento in un periodo più lungo.

Accordi stragiudiziali

Prima di ricorrere a procedure formali, può essere utile cercare accordi con i creditori per rateizzare il pagamento o negoziare una riduzione del debito. Inoltre, è importante verificare la presenza di eventuali garanzie personali rilasciate per prestiti bancari o forniture commerciali, che potrebbero continuare a vincolare il debitore anche dopo la chiusura dell’attività.

In alcuni casi, il legislatore ha previsto misure straordinarie per favorire la regolarizzazione delle posizioni fiscali e contributive, consentendo agli ex imprenditori di chiudere i propri debiti con sconti su sanzioni e interessi. Tuttavia, tali misure sono episodiche e dipendono dalle politiche fiscali del momento.

Rischi delle disposizioni elusive

Un errore comune è pensare che il trasferimento dei beni a terzi possa proteggere l’ex imprenditore dalle azioni di recupero. L’Agenzia delle Entrate e l’INPS possono contestare atti di disposizione del patrimonio ritenuti elusivi, come la donazione di immobili ai familiari o la cessione sottocosto di beni aziendali. In questi casi, il creditore può agire con l’azione revocatoria, facendo dichiarare inefficace l’atto e riportando i beni nel patrimonio del debitore.

Procedure di sovraindebitamento per l’imprenditore individuale

La Legge n. 3/2012, ora integrata nel Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza (D.Lgs. n. 14/2019), consente ai titolari di ditte individuali non fallibili di accedere a procedure che permettono di ristrutturare o cancellare i debiti.

Il piano del consumatore

Il piano del consumatore, disciplinato dall’articolo 67 del Codice della Crisi d’Impresa, è rivolto a debitori non fallibili che non esercitano attività commerciale o la cui attività produce debiti per ammontare complessivamente inferiore alle soglie di fallibilità.

Questa procedura consente al debitore di proporre un piano di rientro basato sulle proprie effettive capacità economiche, senza necessità di ottenere il consenso dei creditori. Il tribunale valuta la fattibilità del piano considerando il reddito disponibile del debitore e le sue prospettive economiche future.

Accordo di composizione della crisi

L’accordo di composizione della crisi richiede l’approvazione del 60% dei creditori per valore dei crediti chirografari. Il debitore deve dimostrare di poter adempiere integralmente ai debiti privilegiati e di garantire ai creditori chirografari una percentuale di soddisfacimento non inferiore al 20%.

La procedura prevede l’intervento di un Organismo di Composizione della Crisi (OCC) che facilita le trattative tra debitore e creditori, verificando la veridicità dei dati economici presentati e la sostenibilità del piano proposto.

Liquidazione controllata del patrimonio

La liquidazione controllata rappresenta l’alternativa quando non è possibile raggiungere accordi con i creditori. Il tribunale nomina un liquidatore che procede alla vendita dei beni del debitore secondo criteri di economicità e trasparenza.

I proventi della liquidazione vengono distribuiti ai creditori secondo l’ordine delle prelazioni legali. Al termine della procedura, il debitore può ottenere l’esdebitazione dei debiti residui, purché abbia tenuto un comportamento corretto e collaborativo durante l’intera procedura.

Esdebitazione e liberazione dai debiti

L’esdebitazione costituisce l’effetto più significativo delle procedure di sovraindebitamento, consentendo la cancellazione definitiva dei debiti non soddisfatti. Per ottenerla, il debitore deve dimostrare di aver agito in buona fede e di non aver posto in essere atti fraudolenti o distrattivi del patrimonio.

Sono esclusi dall’esdebitazione i debiti derivanti da responsabilità per fatto illecito extracontrattuale, gli assegni di mantenimento, i debiti tributari sorti posteriormente alla presentazione della domanda e le sanzioni penali pecuniarie.

Requisiti

Per accedere all’esdebitazione del debitore incapiente, è necessario dimostrare di essere in uno stato di difficoltà economica e di non poter far fronte al pagamento integrale dei debiti. Il tribunale può concedere la cancellazione totale delle pendenze, garantendo al debitore una ripartenza economica pulita.

Il processo richiede un’analisi dettagliata della situazione finanziaria e un piano elaborato con l’aiuto di un organismo di composizione della crisi (OCC), che svolge un ruolo di mediazione con i creditori. La procedura offre anche la sospensione di tutte le azioni esecutive in corso, come il pignoramento del conto corrente o del quinto dello stipendio.

Benefici della procedura

Una volta approvato il piano, i creditori non possono più agire autonomamente contro il debitore, ma devono attenersi alle condizioni stabilite dal tribunale. Questo permette una gestione ordinata delle pendenze e la possibilità di concentrarsi sulla ricostruzione della propria situazione finanziaria.

Strategie preventive per la gestione della crisi

Prima di cessare l’attività, è consigliabile effettuare un’analisi approfondita della propria situazione fiscale e contributiva, valutando se sia possibile estinguere almeno una parte dei debiti o aderire a piani di rateizzazione. In alcuni casi, potrebbe essere utile ricorrere alla consulenza di un esperto in crisi d’impresa per individuare la soluzione più adatta.

La chiusura della ditta individuale non deve essere vista come un’uscita di sicurezza dai debiti, ma come un passaggio che richiede pianificazione e consapevolezza. Gli obblighi verso il Fisco e gli enti previdenziali non si dissolvono con la cessazione dell’attività, e un approccio superficiale può portare a conseguenze economiche gravi nel medio e lungo termine.

La gestione attenta della fase di chiusura può fare la differenza tra un recupero graduale della stabilità finanziaria e una situazione di sovraindebitamento difficile da risolvere. Per questo motivo, è essenziale affidarsi a professionisti qualificati che possano valutare le migliori strategie per gestire i debiti e ridurre i rischi di azioni esecutive future.

Negoziazione stragiudiziale con i creditori

Spesso è possibile raggiungere accordi di transazione con i creditori commerciali, ottenendo dilazioni di pagamento o riduzioni dell’importo dovuto. Questi accordi devono essere formalizzati per iscritto e prevedere clausole di salvaguardia in caso di inadempimento.

Per i debiti verso banche e intermediari finanziari, è possibile valutare la ristrutturazione del debito attraverso piani di rientro personalizzati, eventualmente supportati da nuove garanzie o cessioni di crediti.

Protezione del patrimonio personale

La pianificazione patrimoniale deve essere effettuata nel rispetto delle norme sulla revocatoria ordinaria e fallimentare. Atti dispositivi compiuti in prossimità della cessazione dell’attività possono essere impugnati dai creditori se ritenuti pregiudizievoli per le ragioni creditorie.

È fondamentale evitare operazioni che possano configurare occultamento di beni o sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte, reati puniti rispettivamente dagli articoli 10 e 11 del D.Lgs. n. 74/2000.

Consulenza fiscale online

La chiusura di una ditta individuale con debiti rappresenta una decisione strategica che influenza significativamente il futuro patrimoniale dell’imprenditore. Le procedure di sovraindebitamento offrono opportunità concrete di liberazione dai debiti, ma richiedono una pianificazione accurata e competenze specialistiche.

Come commercialista posso assisterti nella valutazione della soluzione più adatta al tuo caso specifico. La consulenza preliminare consente di analizzare la situazione debitoria, identificare le strategie operative più efficaci e pianificare il percorso di uscita dalla crisi con il minor impatto patrimoniale possibile.

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Fonti normative e giurisprudenziali

La presente trattazione si basa sui seguenti riferimenti normativi:

  • Codice Civile, artt. 2740 e ss. (responsabilità patrimoniale)
  • D.Lgs. 12 gennaio 2019, n. 14 (Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza)
  • Legge 27 gennaio 2012, n. 3 (Disposizioni in materia di usura e sovraindebitamento)
  • D.P.R. 29 settembre 1973, n. 602 (Disposizioni sulla riscossione delle imposte)
  • Circolare Agenzia delle Entrate 28 giugno 2022, n. 21 (Procedure di sovraindebitamento)

La giurisprudenza di riferimento include le Sezioni Unite della Cassazione n. 23051/2019 sui requisiti per l’esdebitazione e la Cassazione Civile Sez. II n. 15442/2021 sulla responsabilità patrimoniale dell’imprenditore individuale.

Prassi amministrativa:

  • Circolare Agenzia delle Entrate n. 2/E del 2020.
  • Risoluzione Agenzia delle Entrate n. 18/E del 2021.
  • Circolare INPS n. 45 del 2022.
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Federico Migliorini
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Dottore Commercialista, Tax Advisor, Revisore Legale. Aiuto imprenditori e professionisti nella pianificazione fiscale. La Fiscalità internazionale le convenzioni internazionali e l'internazionalizzazione di impresa sono la mia quotidianità. Continuo a studiare perché nella vita non si finisce mai di imparare. Se hai un dubbio o una questione da risolvere, contattami, troverò le risposte. Richiedi una consulenza personalizzata con me.
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