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Anzianità contributiva: cos’è e come si calcola?

Fisco NazionaleFiscalità del lavoroAnzianità contributiva: cos'è e come si calcola?

L'anzianità contributiva di un lavoratore si riferisce al periodo di tempo in cui il lavoratore ha effettivamente versato contributi previdenziali. È un fattore importante nel calcolo delle pensioni e indica il numero di anni, mesi e giorni di lavoro per i quali sono stati pagati i contributi alla previdenza sociale.

L’anzianità contributiva rappresenta il tempo associato al versamento dei contributi nel corso della vita lavorativa. Questo valore è utile a maturare il diritto al percepimento della pensione di vecchiaia, invalidità e per la pensione di reversibilità (ai superstiti).

L’importanza del calcolo di questo valore è rilevante in quanto è determinante l’accesso alla pensione pubblica e per determinare l’importo dell’erogazione pensionistica.

Pianificare la pensione richiede, infatti, una comprensione dettagliata del proprio estratto conto contributivo INPS, il documento chiave per calcolare l’importo e la data di decorrenza della pensione. I requisiti pensionistici, legati all’età e agli anni di contributi, variano a seconda della categoria lavorativa e del fondo previdenziale. Se stai pianificando il tuo futuro pensionistico, comprenderne i dettagli è essenziale. 

Che cos’è l’anzianità contributiva del lavoratore

L’anzianità contributiva di un lavoratore si riferisce al periodo di tempo in cui il lavoratore ha effettivamente versato contributi previdenziali. È un fattore importante nel calcolo delle pensioni e indica il numero di anni, mesi e giorni di lavoro per i quali sono stati pagati i contributi alla previdenza sociale. Questo periodo contributivo è essenziale per determinare i diritti pensionistici del lavoratore, inclusi l’età di pensionamento e l’ammontare della pensione.

Si tratta, in buona sostanza, della somma degli anni, mesi o giorni, per cui un soggetto è iscritto ad una cassa di previdenza sociale obbligatoria, come l’INPS.

L’estratto conto contributivo INPS

L’estratto conto contributivo è il documento che elenca tutti gli accrediti previdenziali, fornendo una panoramica completa dei contributi previdenziali del lavoratore. Essenziale per calcolare la pensione, questo documento include contributi obbligatori, volontari, riscatti di periodi specifici e altro ancora.

Per visualizzare l’estratto conto, è necessario disporre delle credenziali di accesso al sito INPS, come SPID, CIE o CNS. Attraverso il portale web dell’INPS o tramite il patronato, è possibile ottenere informazioni dettagliate sui versamenti accreditati presso diverse gestioni.

Dopo l’accesso al sito INPS, la funzione “Estratto Conto Contributivo” nel Fascicolo previdenziale del cittadino consente di verificare i versamenti accreditati presso le varie gestioni. Questo è cruciale per comprendere i requisiti specifici legati alla tipologia di pensione desiderata.

Contenuto ed informazioni rilevanti

L’estratto conto previdenziale contiene dati anagrafici del lavoratore e una tabella dettagliata dei versamenti, inclusi periodo di riferimento, tipologia di contributi, contributi utili in giorni, settimane o mesi, retribuzione o reddito, riferimenti del datore di lavoro e note aggiuntive.

A seconda della categoria lavorativa e del fondo previdenziale, vengono stabiliti diversi requisiti per il diritto al trattamento pensionistico, che possono riguardare sia l’età che gli anni di contributi.

Nell’estratto conto INPS regime generale, i contributi sono distinti tra “al diritto” e “al calcolo“. Questa sezione spiega le differenze e sottolinea l’importanza dell’ammontare dei versamenti rispetto alla quantità di contributi per determinare l’entità dell’assegno pensionistico.

La colonna “Retribuzione o reddito” nell’estratto conto riporta i dati essenziali, inclusi i dettagli sulla retribuzione percepita dai lavoratori dipendenti, il reddito per titolari d’impresa e iscritti alla gestione separata. Si discute anche di come gestire situazioni in cui la retribuzione è inferiore o eccedente ai limiti legali.

Prestazioni dirette e indirette

Per parlare di pensioni, prepensionamento e contributi, bisogna tenere conto di due differenze. Esistono prestazioni dirette e prestazioni indirette, ed entrambe possono essere erogate dallo stesso ente di previdenza sociale. Versare i contributi ai fini pensionistici ricordiamo che non è facoltativo, ma in Italia è un obbligo.

La normativa italiana prevede un’obbligatorietà in questo tipo di contribuzione, secondo due tipi di prestazione:

  • Prestazioni dirette: qui rientrano le pensioni di anzianità lavorativa, di vecchiaia, di privilegio e quelle di inabilità. In questo caso la pensione è erogata a chi ha precisi requisiti minimi per potervi accedere, e l’ente previdenziale si occupa di versare una somma al soggetto interessato;
  • Prestazioni indirette: in questo caso le pensioni sono ricevute in modo indiretto. Si tratta di pensioni spettanti ai coniugi superstiti, nel caso di coniuge deceduto. Rientrano qui anche le pensioni dei deceduti in servizio, erogate alla famiglia, o la pensione di reversibilità. In questa circostanza viene versata una percentuale della pensione dell’ex coniuge ai parenti più prossimi.

Tipologie di calcolo del sistema pensionistico

Se sei alle prese con il calcolo della tua pensione, è fondamentale comprendere quale sistema di calcolo si applica alle gestioni amministrate dall’INPS. In dettaglio, i seguenti sistemi vengono adottati per il calcolo dei trattamenti pensionistici:

  • Lavoratori con almeno 18 anni di contributi al 31 dicembre 1995;

Fino al 31 dicembre 2011, si applica il calcolo retributivo.

Dal 1° gennaio 2012, è in vigore il metodo contributivo.

  • Lavoratori con meno di 18 anni di contributi al 31 dicembre 1995;

Fino al 31 dicembre 1995, si applica il calcolo retributivo.

Dal 1° gennaio 1996, entra in vigore il metodo contributivo (calcolo misto).

  • Lavoratori senza contributi al 31 dicembre 1995 o con opzioni specifiche;

Nel caso di lavoratori privi di contributi al 31 dicembre 1995 o che hanno optato per specifiche opzioni (come l’opzione al contributivo di cui all’art. 1 co. 23 Legge n. 335/95, il computo presso la gestione separata di cui all’art. 3 DM 282/1996, la totalizzazione nazionale D.Lgs. n. 42/06, l’opzione donna di cui all’art. 16 D.L. n. 4/19), si applica il calcolo integralmente contributivo.

Come si calcola l’anzianità contributiva?

Il calcolo dell’anzianità contributiva si basa sull’utilizzo delle settimane lavorative come unità di misura. Per determinare tale anzianità, è necessario sommare tutte le settimane lavorate e successivamente dividerle per 52, il numero totale di settimane presenti in un anno.

ESEMPIO:
Supponiamo, ad esempio, che si desideri andare in pensione di vecchiaia a 67 anni con un minimo di 20 anni di contributi. In questo caso, sarà necessario accumulare un totale di 1.040 settimane, che, divise per 52, equivalgono appunto a 20 anni.

Tuttavia, questo metodo di calcolo non si applica universalmente a tutti i lavoratori. La procedura di calcolo attraverso il conteggio delle settimane riguarda principalmente i lavoratori dipendenti iscritti all’Assicurazione Generale Obbligatoria (AGO), come il Fondo Pensioni Lavoratori Dipendenti (FPLD) e le gestioni speciali dei lavoratori autonomi, quali artigiani e commercianti.

Per i fondi esclusivi dell’Assicurazione Generale Obbligatoria, come nel caso dei dipendenti pubblici, e per i fondi sostitutivi dell’Assicurazione Generale Obbligatoria, come ad esempio gli ex fondo elettrici, ex-INPDAI, ecc., l’anzianità contributiva viene determinata considerando i giorni di servizio calcolati seguendo l’anno commerciale, composto convenzionalmente da 30 giorni per ciascun mese, per un totale di 360 giorni all’anno.

Per gli iscritti alla gestione separata dell’INPS e generalmente per coloro iscritti alle casse professionali, l’anzianità si calcola considerando i mesi interi, dove un anno corrisponde a 12 mesi.

Infine, per i lavoratori agricoli e per i lavoratori dello spettacolo e sportivi professionisti, l’anzianità si calcola prendendo in considerazione i giorni dell’anno solare.

Requisiti per la pensione di vecchiaia

Riportiamo di seguito i requisiti anagrafici per richiedere la pensione di vecchiaia contributiva con soli 5 anni di contributi versati

requisito contributivo 5 anni (solo contributi versati dopo il 1995):

  • Uomini: 2020-2025: 71 anni
  • Donne: 2020-2025: 71 anni

Pensione anticipata ordinaria

Per poter richiedere la pensione anticipata ordinaria, il lavoratore deve aver maturato i seguenti requisiti. L’accesso è concesso ai lavoratori di qualsiasi età iscritti alla gestione INPS purché siano maturati:

  • 42 anni e 10 mesi di contributi versati per gli uomini (2227 settimane);
  • 41 anni e 10 mesi di contributi versati per le donne (2175 settimane).

Va ricordato che il D.L. n. 4/19 ha previsto una finestra mobile di tre mesi tra il momento della maturazione del requisito e  la decorrenza, ovvero il momento in cui si percepisce effettivamente l’assegno di pensione.

Come incrementare l’anzianità contributiva

Dopo aver verificato la propria posizione previdenziale, è possibile adottare diverse strategie per aumentare la propria anzianità dei contributi previdenziali, così da poter usufruire di meccanismi di pensionamento anticipato o migliorare l’importo dell’assegno previdenziale. Possiamo individuare i seguenti scenari.

Utilizzo dei versamenti volontari

Un metodo efficace per incrementare i contributi previdenziali è rappresentato dai contributi volontari. Questa modalità consente di colmare eventuali lacune contributive e aumentare l’importo della futura pensione. Si tratta di un’opzione disponibile per coloro che, nel corso della carriera lavorativa, hanno avuto interruzioni nei versamenti previdenziali per motivi specifici.

I contributi volontari possono essere versati per coprire periodi nei quali il lavoratore:

  • Non ha svolto alcuna attività lavorativa, né subordinata né autonoma, inclusa quella parasubordinata;
  • È stato in aspettativa non retribuita per motivi familiari, di studio o personali;
  • Ha lavorato con un contratto part-time, riducendo così la contribuzione versata.

Questa soluzione è particolarmente vantaggiosa per chi, avendo interruzioni nella carriera lavorativa, desidera recuperare anni contributivi utili al raggiungimento della soglia minima richiesta per il pensionamento.

Riscatto della laurea

Un’altra opportunità per aumentare l’anzianità contributiva è il riscatto della laurea, che consente di convertire il periodo universitario in anni utili per il calcolo della pensione. Questa opzione è accessibile a chi ha conseguito un titolo accademico e prevede il versamento di contributi aggiuntivi per accreditare gli anni di studio.

Le caratteristiche principali di questa misura includono:

  • La possibilità di riscattare esclusivamente gli anni di durata legale del corso di studi;
  • L’obbligo di aver completato il percorso accademico con il conseguimento della laurea;
  • La scelta tra riscatto ordinario (con costo calcolato sulla base della retribuzione) e riscatto agevolato, introdotto di recente con una formula più conveniente.

Il riscatto della laurea è particolarmente utile per chi desidera anticipare l’età pensionabile o incrementare l’importo della pensione futura.

Contributi figurativi

Oltre ai contributi volontari e al riscatto della laurea, esistono anche i contributi figurativi, ovvero periodi accreditati automaticamente dall’INPS senza oneri per il lavoratore. Questi riguardano situazioni specifiche come:

  • Maternità e congedi parentali, sia obbligatori che facoltativi;
  • Malattia e infortunio coperti da indennità;
  • Cassa integrazione e mobilità per crisi aziendali;
  • Servizio militare o civile, il cui periodo può essere riconosciuto ai fini pensionistici.

Questa forma di contribuzione permette di valorizzare periodi in cui il lavoratore non ha versato direttamente contributi, ma che comunque vengono considerati ai fini del calcolo pensionistico.

Ricongiunzione e totalizzazione dei contributi

Chi ha lavorato in settori differenti o in diversi enti previdenziali può valutare strumenti come la ricongiunzione e la totalizzazione:

  • Ricongiunzione contributiva: permette di trasferire i contributi da una gestione previdenziale all’altra per ottenere un’unica pensione, ma può comportare costi in base alla posizione individuale;
  • Totalizzazione e cumulo: consente di sommare gratuitamente i contributi maturati in diverse casse previdenziali, evitando di perdere periodi assicurativi.

Queste soluzioni sono ideali per chi ha avuto esperienze lavorative in più settori e vuole ottimizzare i contributi accumulati.

Versamento di contributi post-pensionamento

Anche dopo il pensionamento è possibile continuare a versare contributi attraverso il cumulo tra pensione e lavoro. Chi percepisce una pensione e continua a lavorare può incrementare ulteriormente il proprio montante contributivo e, in alcuni casi, ottenere una pensione più elevata grazie alla cosiddetta pensione supplementare.

Contributi pensionistici obbligatori e previdenza complementare

Il sistema previdenziale italiano si basa principalmente sulla contribuzione obbligatoria gestita da enti come INPS e casse professionali. Questo sistema prevede il versamento di una quota di reddito da parte di lavoratori dipendenti, autonomi e professionisti, con lo scopo di garantire una rendita pensionistica al termine dell’attività lavorativa.

Tuttavia, la sola pensione pubblica spesso non è sufficiente a mantenere lo stesso tenore di vita dopo il pensionamento. Ecco perché è possibile affiancare alla pensione di base un fondo pensione privato, che permette di accumulare un capitale integrativo nel corso degli anni.

CaratteristicaContributi Obbligatori (INPS/Casse)Fondi Pensione Privati
ObbligatorietàSì, per tutti i lavoratoriNo, adesione volontaria
GestioneEnti previdenziali pubbliciFondi privati e assicurativi
Fonte di finanziamentoContributi di lavoratori e datori di lavoroVersamenti personali e aziendali
FinalitàPensione di baseIntegrazione della pensione pubblica
LiquidazioneRendita vitalizia mensileCapitale, rendita o formula mista

I fondi pensione privati, noti anche come previdenza complementare, permettono di costruire una rendita integrativa che può rivelarsi decisiva per mantenere uno standard di vita adeguato dopo il pensionamento.

Uno degli strumenti più efficaci per alimentare un fondo pensione privato è la destinazione del Trattamento di Fine Rapporto (TFR). In alternativa al mantenimento in azienda, il lavoratore può scegliere di versare il TFR maturato in un fondo pensione, con alcuni vantaggi:

  • Tassazione ridotta rispetto al TFR lasciato in azienda;
  • Capitale che cresce con gli interessi e i rendimenti del fondo;
  • Possibilità di riscatto parziale per esigenze straordinarie (es. spese sanitarie, acquisto prima casa).
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    Elisa Migliorini
    Elisa Migliorinihttps://www.linkedin.com/in/elisa-migliorini-0024a4171/
    Laureata in Giurisprudenza presso l'Università di Firenze. Approfondisce i temi legati all'IVA ed alla normativa fiscale domestica oltre ad approfondire aspetti legati al diritto societario.
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