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Soggetto extracomunitario e partita IVA

Il soggetto extracomunitario che intende svolgere attività di lavoro autonomo in Italia deve aprire partita IVA con modello ANR/3, ma solo se in possesso di un permesso di soggiorno che permette lo svolgimento di attività autonoma.

Un soggetto extracomunitario che intende iniziare una attività di lavoro autonomo, sia in qualità di imprenditore individuale che come socio o amministratore nell’ambito di società di persone o di  capitali, devono essere in possesso di un permesso di soggiorno valido ai fini del lavoro autonomo. Dobbiamo dire, quindi, che anche per il cittadinostraniero” vi è la possibilità di lavorare in Italia.

Per cittadino “straniero” s’intende cittadino extracomunitario (extra UE) e cittadino di Paesi con i quali non esistono convenzioni di riconoscimento (es. Area Schengen). Gli apolidi e i cittadini del Principato di Monaco, Andorra e Città del Vaticano sono parificati ai cittadini extra UE.

Un soggetto extracomunitario può aprire partita IVA in Italia?

Per aprire una partita IVA in Italia, un cittadino non appartenente all’Unione Europea deve essere in possesso di un permesso di soggiorno. Questo documento deve essere specificamente valido per motivi di lavoro autonomo o d’impresa, oppure un permesso di soggiorno UE per soggiornanti di lungo periodo che consente di lavorare in maniera autonoma. Inoltre, è necessario avere un codice fiscale, che può essere ottenuto presso l’Agenzia delle Entrate italiana.

L’iscrizione all’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale (INPS) è obbligatoria per tutti coloro che aprono una partita IVA, per garantire la copertura previdenziale. Se si prevede di avviare un’attività commerciale, potrebbe essere necessario registrarsi presso la Camera di Commercio. Potrebbero essere richiesti ulteriori documenti a seconda del tipo di attività che si desidera intraprendere, come licenze specifiche o autorizzazioni.

Questo processo permette al cittadino extracomunitario di operare legalmente come lavoratore autonomo in Italia, assicurando il rispetto delle normative fiscali e previdenziali italiane.

Quando è obbligatoria l’apertura della partita IVA?

L’obbligo di aprire una partita IVA per stranieri si rende necessario in funzione del carattere di abitualità dello svolgimento di un’attività di business o della professionalità dell’esercizio di arte o professione abituale. In questi casi è obbligatorio esercitare l’attività con partita IVA, prescindendo del tutto dal volume dei ricavi o compensi percepiti.

Quali permessi di soggiorno permettono di avviare un’attività in Italia?

Per iniziare una attività di lavoro autonomo è necessario essere in possesso di un permesso di soggiorno in corso di validità. In particolare, i permessi di soggiorno utili per l’esercizio di attività in Italia sono i seguenti:

  • Permesso di soggiorno per lavoro autonomo;
  • permesso di soggiorno per lavoro subordinato;
  • permesso di soggiorno per inserimento nel mercato del lavoro;
  • permesso di soggiorno per motivi familiari;
  • permesso di soggiorno per motivi umanitari;
  • permesso di soggiorno per motivi di protezione sociale;
  • permesso di soggiorno per attesa occupazione;
  • permesso di soggiorno per motivi straordinari (art. 5 co. 6 Legge n. 40/98).

I titolari di un permesso di soggiorno di tipologia diversa devono chiedere la conversione, presentando alla Questura competente per territorio la documentazione richiesta dal DPR n. 394/99 (Regolamento recante norme di attuazione del testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell’immigrazione e norme sulla condizione dello straniero), tra cui l’attestazione dei parametri economici finanziari riguardanti la disponibilità delle risorse finanziarie occorrenti per l’esercizio dell’attività, rilasciati dalla Camera di Commercio secondo quanto indicato dall’art. 39, co.7 del Regolamento stesso.

Quale modulo per l’apertura della partita IVA di soggetto extracomunitario?

Per aprire la partita IVA è necessario compilare il modello di inizio attività. I soggetti non residenti (persone fisiche e soggetti diversi) che intendono identificarsi direttamente devono compilare il modello AA9/12.

Se si dispone di un permesso di soggiorno in corso di validità, al momento della presentazione telematica della pratica al Registro Imprese e quando assumono una carica amministrativa all’interno di società già attive, i cittadini extracomunitari devono allegarne copia. Se l’interessato è in possesso di un permesso di soggiorno in corso di rinnovo, può comunque presentare la pratica al Registro Imprese, allegando:

  • Il talloncino della raccomandata inviata al Centro Servizi Amministrativi di Roma attraverso Poste Italiane al momento della presentazione della domanda di rinnovo del permesso di soggiorno;
  • Copia del permesso di soggiorno non più in corso di validità. Se dal controllo sul Portale dell’Immigrazione la pratica risulta non completa, l’iscrizione al Registro Imprese viene sospesa, fino alla regolarizzazione.

Presentazione del modello AA9/12 per l’apertura della partita IVA

Il modello AA9/12 deve essere utilizzato dai soggetti extracomunitari non residenti nello Stato, che esercitano attività di impresa, arte o professione in un altro Stato membro della Comunità europea o in un Paese terzo con cui esistono strumenti giuridici che disciplinano la reciproca assistenza in materia di imposizione indiretta, che intendono effettuare in Italia operazioni rilevanti ai fini IVA, assolvendo direttamente gli obblighi ed esercitando i diritti che derivano dall’applicazione del tributo.

Il modello deve essere utilizzato anche per comunicare le variazioni di uno o più dei dati indicati nella dichiarazione per l’identificazione diretta o per comunicare la cessazione dell’attività.

Le dichiarazioni per l’identificazione diretta nello Stato, con conseguente attribuzione di partita Iva, devono essere presentate esclusivamente all’Agenzia delle Entrate, secondo le seguenti modalità:

  • Direttamente all’ufficio (anche a mezzo di persona appositamente delegata);
  • Attraverso la delega ad un intermediario (delegando un Dottore commercialista), che può presentare la pratica telematicamente.

In ogni caso la pratica di apertura della partita IVA non ha costi vivi da sostenere. Se poi è necessaria l’iscrizione in Camera di commercio o la presentazione di una SCIA, allora vi saranno oneri da sostenere.

La garanzia richiesta per l’avvio dell’attività

La fideiussione per soggetti extracomunitari che aprono partita IVA in Italia è una garanzia richiesta dalle autorità italiane per assicurare che le tasse e le imposte dovute dal titolare della partita IVA siano regolarmente pagate. In pratica, una terza persona, come una banca o un’assicurazione, si impegna a pagare le tasse e le imposte al posto del titolare della partita IVA, se quest’ultimo non è in grado di farlo. Questa garanzia viene richiesta solo per i cittadini di Paesi extra-UE che aprono una partita IVA in Italia. 

La fideiussione richiesta varia tra i 10.000 ei 20.000 euro in denaro, e rappresenta un impegno finanziario a garantire il pagamento delle tasse e delle imposte dovute. La nuova misura fa parte di un pacchetto di iniziative volte a combattere l’evasione fiscale, che comprende anche misure per le partite IVA, i lavoratori e le famiglie.

La richiesta di garanzia, tuttavia, non opererebbe in automatico ma solo ove l’istruttoria non dovesse dare esito positivo in merito alla potenziale solvibilità di pagare le imposte dei soggetti richiedenti. Si tratta di una misura introdotta al fine di evitare che vi siano fenomeni di apertura e chiusura di partite IVA, con il solo scopo di evadere la tassazione (soprattutto ai fini IVA).

Scelta del regime fiscale

Se il soggetto extracomunitario acquisisce la residenza fiscale italiana può valutare l’utilizzo del regime forfettario. Si tratta del regime ordinario delle partite IVA che fatturano sino agli 85.000 euro annui. Questo regime determina il reddito imponibile attraverso l’utilizzo di specifici coefficienti di redditività da applicare al fatturato. Ogni coefficiente è legato allo specifico codice ATECO legato all’attività concretamente svolta. Il vantaggio di questo regime è quello di poter avere un’imposta sostitutiva del 5% per i primi cinque anni, poi al 15%, da applicare sul reddito imponibile. Tale imposta sostituisce l’IRPEF e le relative addizionali. Inoltre, non è prevista l’applicazione dell’IVA, delle ritenute d’acconto e degli ISA.

Contributi previdenziali

I titolari di partita IVA sono obbligati ad aprire la propria posizione previdenziale all’INPS per il pagamento dei contributi e all’INAIL per l’assicurazione obbligatoria (solo se artigiani o commercianti o se si hanno dipendenti). Sono esclusi da quest’ultimo obbligo i titolari di ditte individuali commercianti senza dipendenti ed i professionisti senza dipendenti.

I professionisti senza cassa professionale devono iscriversi alla gestione separata e versare i contributi previdenziali previsti sul reddito imponibile, secondo le aliquote approvate ogni anno.

Gli artigiani ed i commercianti devono iscriversi alla relativa gestione previdenziale Ivs INPS. Questo devono versare una quota di contributi previdenziali in misura fissa, indipendentemente dal volume di reddito generato. Inoltre, se il reddito annuale supera la soglia minimale, sono previsti ulteriori contributi da determinare in sede di dichiarazione dei redditi.

Conclusioni

In sintesi, l’apertura di una partita IVA in Italia da parte di cittadini extracomunitari rappresenta una procedura ben regolamentata che garantisce l’integrazione economica degli immigrati nel tessuto imprenditoriale del paese. Il possesso di un permesso di soggiorno valido per motivi di lavoro autonomo è un requisito fondamentale, il quale dimostra il forte legame tra le normative sull’immigrazione e le politiche economiche italiane. Attraverso il rispetto di queste normative, i cittadini extracomunitari possono contribuire attivamente all’economia italiana, beneficiando allo stesso tempo di protezioni legali e sociali.

L’iter burocratico per l’apertura di una partita IVA, sebbene possa sembrare complesso, è strutturato per facilitare l’integrazione e garantire che tutte le attività siano svolte in conformità con le leggi italiane. Questo processo non solo aiuta a prevenire l’irregolarità lavorativa, ma promuove anche un ambiente di lavoro equo e competitivo.

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