La Legge di bilancio 2025, in corso di approvazione in queste ore alla Camera porta con se una serie di modifiche rilevanti per la web tax e per la tassazione delle criptovalute. Sulla base delle modifiche apportate le principali modifiche riguardano:
- La tassazione delle plusvalenze da cripto-attività, con un aumento dell’aliquota al 33% (sembra accantonata l’aliquota al 42%), ma solo a partire dal 2026;
- Le modifiche alla web tax, che mirano a semplificare le regole e ad applicarle solo ai grandi operatori globali.
Per quanto riguarda le criptovalute, la misura rischia di disincentivare gli investimenti in Italia e di incentivare gli investitori a valutare Stati più competitivi sotto il profilo fiscale. Vedi anche: Criptovalute: 15 Paesi a tassazione agevolata. Naturalmente, l’esigenza del governo è legata alla necessità di incrementare le entrate pubbliche.
Per quanto riguarda la web tax, invece, la problematica di un’applicazione indiscriminata senza soglie di fatturato aveva portato in agitazione il mondo dell’economia digitale e quello delle aziende editoriali online.
Web Tax: un focus sui grandi operatori
L’unico requisito legato all’applicazione della web tax del 3% sul fatturato è il limite dei 750 milioni di euro di ricavi. Viene così soppresso il limite dei 5,5 milioni. Questa struttura dovrebbe assicurare l’applicazione di una tassazione ulteriore ai c.d. “giganti del web“, senza andare ad intaccare gli operatori di più piccole dimensioni. In ogni caso l’esecutivo si attende in incremento del getto fiscale già incassato sino a questo momento.
Un’ulteriore modifica riguarda l’introduzione dell’acconto posto a fine novembre. Sino a questo momento, il versamento dell’imposta era dovuto entro il 16 maggio in unica soluzione, in riferimento ai ricavi dell’anno precedente. Dal 2025 viene introdotto l’acconto del 30% che anticipa quanto dovuto a saldo (la cui scadenza resta confermata al 16 maggio).
La web tax è stata introdotta per tassare i ricavi generati dalle attività digitali in Italia. Le nuove regole prevedono:
- Soglia minima di 750 milioni di euro di ricavi globali per l’applicazione dell’imposta.
- Aliquota del 3%, applicata esclusivamente ai grandi operatori digitali.
- Acconto al 30 novembre, pari al 30% del dovuto per l’anno in corso e saldo al 16 maggio, per il versamento del residuo dovuto all’anno precedente.
Obiettivi della riforma
L’intento principale è garantire un trattamento fiscale equo per le multinazionali digitali che generano enormi profitti in Italia senza pagare proporzionalmente le imposte sui redditi. La semplificazione delle soglie dovrebbe ridurre le difficoltà amministrative per gli enti preposti al controllo.
Secondo le stime, la web tax potrebbe generare entrate significative per lo Stato, senza penalizzare le piccole imprese e il settore editoriale, spesso colpito in passato da normative poco chiare. Questo approccio mira a bilanciare la necessità di entrate fiscali con il sostegno all’ecosistema digitale locale.
Tassazione delle criptovalute: cosa cambia
Per quanto riguarda le criptoattività sono previste importanti novità che si susseguono fino al 2026. In particolare, le principali novità riguardano:
- Aliquota di tassazione delle plusvalenze delle Criptoattività:
- L’aliquota rimane al 26%, per tutto il 2025;
- Aumento dell’aliquota al 33%, a partire dal 2026, uniformandosi a quella applicata ad altre forme di reddito finanziario;
- Eliminazione della soglia di esenzione di 2.000 euro, che finora esonerava le transazioni di importo inferiore dalla tassazione. L’eliminazione è in vigore già a partire dal 2025.
Perché questo aumento di tassazione?
L’obiettivo è contrastare l’evasione fiscale e regolare un mercato in rapida espansione. Tuttavia, molti esperti temono che aliquote elevate possano incentivare il sommerso. Si tratta di un equilibrio delicato tra garantire entrate fiscali adeguate e promuovere la trasparenza.
La rivalutazione delle criptoattività detenute al 1° gennaio 2025
Un’interessante possibilità è quella legata alla rivalutazione. A quanto sembra al momento, sarà possibile procedere alla rivalutazione del costo fiscale delle criptoattività detenute alla data del 1° gennaio 2025. In pratica, al posto del costo o del valore di acquisto, può essere assunto come valore fiscale per la determinazione della plusvalenza da cessione, il valore al 1° gennaio 2025, assoggettato ad imposta sostitutiva del 18%. Nel caso il versamento deve essere essere effettuato entro il 30 novembre 2025 (esattamente come previsto anche per l’anno 2023). L’unica precisazione riguarda il fatto che il valore rideterminato come costo di acquisto non consente il realizzo di minusvalenza (come disposizione antielusiva).
Criptovalute e antiriciclaggio
Le nuove normative includono obblighi per le piattaforme di scambio, come:
- Identificazione dei clienti (KYC);
- Segnalazione delle transazioni sospette;
- Obbligo di conservazione dei dati per un periodo minimo di cinque anni.
Questi requisiti sono pensati per prevenire frodi e attività illecite, proteggendo al contempo gli investitori.
Tassazione delle criptovalute in Europa
L’Italia non è sola nell’introdurre norme stringenti sulle cripto-attività. Altri Paesi europei adottano politiche simili, ciascuno con approcci unici:
- Germania: Tassazione agevolata per detentori di lungo periodo. Chi possiede criptovalute per oltre un anno è esentato dalla tassazione;
- Francia: Plusvalenze tassate al 30%, con un sistema semplificato per i piccoli investitori;
- Spagna: Maggiore controllo sulle piattaforme di scambio, con sanzioni severe per chi non rispetta le regole antiriciclaggio.
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