Lo “sharenting” è un termine che combina le parole “sharing” (condivisione) e “parenting” (genitorialità) e si riferisce alla pratica di alcuni genitori di condividere attivamente contenuti sui propri figli sui social media. Questo può includere la pubblicazione di foto, storie, aggiornamenti sullo sviluppo e altre informazioni personali sui bambini.
“Sharenting” è un termine che deriva dalla combinazione delle parole “sharing” (condividere) e “parenting” (genitorialità). Si riferisce alla pratica di condividere online, attraverso i social media o altre piattaforme digitali, informazioni, foto e dettagli sulla vita dei propri figli. Questo fenomeno è diventato sempre più diffuso con l’aumento dell’uso dei social media e della condivisione di contenuti personali online e oggi giorno è utilizzato con un’accezione negativa, per evidenziare le questioni “etiche” legate alla condivisione di dettagli sulla vita dei bambini.
Alcuni genitori infatti non si rendono conto o potrebbero non rendersi conto completamente delle implicazioni che detta pratica potrebbe avere sulla privacy e sulla sicurezza dei propri figli e con l’aumento esponenziale di questo fenomeno si stanno iniziando a sollevare domande circa la necessità di una protezione più puntuale ed efficacie della privacy dei minori e sull’opportunità di condividere così apertamente la loro vita online, considerando il fatto che i bambini non sono in grado di dare il proprio consenso informato.
Lo “sharenting” comporta quindi diversi potenziali pericoli e preoccupazioni che i genitori dovrebbero prendere in considerazione quando decidono di condividere dettagli sulla vita dei propri figli online. In questo articolo analizzeremo quali possono essere i principali rischi che si nascono dietro a questo fenomeno, cosa si intende per “sharenting responsabile” e qual è la situazione normativa in Italia sul punto.
Indice degli Argomenti
Sebbene molte persone considerino lo sharenting un modo innocuo per mantenere amici e familiari aggiornati sulle vite dei loro figli, ci sono preoccupazioni riguardanti la privacy e la sicurezza. I bambini, che non hanno dato il proprio consenso per la condivisione di queste informazioni, potrebbero affrontare rischi futuri legati alla privacy o all’identità digitale. Inoltre, c’è la preoccupazione che la sovraesposizione sui social media possa avere impatti sulla percezione di sé e sull’autostima dei bambini man mano che crescono.
I rischi per i minori
Come abbiamo avuto già modo di dire in premessa il fenomeno dello sharenting, ormai largamente diffuso, presenta dei rischi per i minori.
I bambini non hanno, infatti, un controllo diretto sulle informazioni condivise online dai loro genitori. Pertanto, la condivisione eccessiva di dettagli riguardanti la loro vita privata può violare la loro privacy e esporli a possibili rischi, come per esempio:
- Sicurezza: pubblicare dettagli sulla vita quotidiana, come la posizione o la routine dei bambini, potrebbe facilitare l’identificazione e la localizzazione da parte di persone con cattive intenzioni;
- Diffusione di contenuti utili ad alimentare materiali pedopornografici: foto o video innocenti ma intime possono essere condivisi da chiunque. Sono possibili gli screenshot degli schermi. Possono essere scaricati e collocati in altri ambienti online da chiunque e per altri scopi. Non si ha certezza del tipo di uso che verrà fatto da altri dei materiali condivisi. Inoltre, con l’ausilio di semplici programmi di photo editing accessibili a chiunque si possono “manipolare” le immagini;
- Rischio di adescamento: i dati sensibili dei figli/e, come le passioni, lo sport, la scuola frequentata, le abitudini – costantemente narrati online – offrono materiale utile nei processi di avvicinamento e adescamento online;
- Bullismo online: i bambini possono diventare bersagli di bullismo online a causa delle informazioni pubblicate dai genitori. Foto, commenti o situazioni personali possono essere oggetto di critiche o scherno da parte di altri bambini;
- Implicazioni a lungo termine: i bambini crescono, e ciò che è condiviso online può avere un impatto duraturo sulla loro vita. Le informazioni condivise potrebbero influenzare la percezione di sé e delle loro relazioni quando diventeranno più grandi;
- Furti d’identità: le informazioni dettagliate pubblicate online possono essere utilizzate da malintenzionati per commettere frodi o furti d’identità;
- Consensi legali: in alcuni paesi, la condivisione di informazioni sui minori online può essere soggetta a leggi sulla privacy e alla necessità di ottenere il consenso del bambino (quando è in grado di comprenderne la portata) o del genitore prima di raccogliere o condividere determinate informazioni online. Ad esempio, negli Stati Uniti, la COPPA (Children’s Online Privacy Protection Act) regola la raccolta di informazioni online su bambini di età inferiore ai 13 anni e richiede il consenso dei genitori. In Europa, il Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati (GDPR) stabilisce norme specifiche sulla protezione dei dati personali, compresa quella dei minori;
- Impatto sulla vita sociale: i bambini potrebbero sentirsi imbarazzati o violati dalla condivisione eccessiva dei loro genitori. Questo, soprattutto quando iniziano a sviluppare la propria identità e vita sociale.
Per evitare questi rischi i genitori dovrebbero essere più consapevoli e cauti nel condividere informazioni online riguardanti i propri figli.
In questo senso si parla di sharenting responsabile: termine spesso utilizzato per sottolineare l’importanza di condividere informazioni online in modo attento e consapevole. Il tutto, tenendo conto della privacy e della sicurezza dei bambini. Tuttavia, molti esperti sottolineano che, in generale, la pratica più sicura è limitare la quantità e la tipologia di informazioni condivise sui minori online.
È importante valutare attentamente cosa si condivide, limitare l’accesso alle informazioni personali e considerare gli impatti a lungo termine sulla vita dei bambini. L’adozione di pratiche di sharenting responsabile può aiutare a proteggere la privacy e la sicurezza dei minori.
Una buona pratica in questo senso potrebbe essere quella di limitare l’accesso ai contenuti pubblicati online. Occorre fare in modo che solo persone fidate possano vedere le informazioni condivise sui bambini. Oppure, potrebbe essere utile evitare dettagli sensibili (la posizione esatta, l’orario e la routine quotidiana dei bambini). In sostanza, lo sharenting responsabile implica una maggiore consapevolezza delle implicazioni delle proprie azioni online e una riflessione sulla protezione dei minori.
Alcune pratiche per praticare sharenting responsabile
Ecco alcune linee guida per praticare una condivisione responsabile.
- Riflettere prima di “postare“: chiedersi se il contenuto potrebbe imbarazzare o mettere in difficoltà il proprio figlio ora o in futuro. Evitare di condividere informazioni eccessivamente personali o delicate;
- Considerare il consenso del bambino: se il bambino è abbastanza grande, chiedere il suo parere prima di postare qualcosa che lo riguarda. Rispettare la sua decisione di non voler essere presente sui social media;
- Impostazioni di privacy: utilizzare le impostazioni di privacy per controllare chi può vedere i post. Considerare la possibilità di condividere foto e aggiornamenti solo con un gruppo ristretto di familiari e amici fidati;
- Evitare la geolocalizzazione: non condividere la posizione precisa, soprattutto in foto che mostrano il bambino, per evitare rischi legati alla sicurezza;
- Non condividere informazioni identificative: evitare di condividere dettagli che potrebbero essere usati per identificare o localizzare il bambino, come il nome della scuola, indirizzi, ecc;
- Essere consapevoli dell’immagine digitale: ricordare che tutto ciò che si condivide contribuisce all’immagine digitale del bambino, che potrebbe influenzare la sua vita in futuro;
- Educare se stessi e gli altri: mantenersi informati sui rischi dello sharenting e discuterne con altri genitori, educatori e familiari;
- Rivedere regolarmente le proprie scelte: periodicamente rivedere ciò che è stato condiviso in passato e considerare la possibilità di rimuovere contenuti che potrebbero non essere più appropriati.
Postare sui social network
“Postare” sui social network si riferisce all’azione di pubblicare contenuti su una piattaforma di social media. Questi contenuti possono includere testo, immagini, video, link a siti esterni o altri tipi di media. Il termine deriva dall’inglese “to post”, che significa “pubblicare” o “inviare“.
Quando una persona posta sui social media, sta condividendo informazioni, idee, opinioni o aggiornamenti personali con altri utenti della rete. Questa azione può avere diversi scopi: comunicare con amici e familiari, condividere esperienze, esprimere opinioni, promuovere prodotti o servizi, o semplicemente intrattenere.
La natura e l’impatto di ciò che viene postato possono variare notevolmente a seconda del contesto, del contenuto e della piattaforma utilizzata. Inoltre, il modo in cui i contenuti vengono visualizzati e condivisi può essere influenzato dalle impostazioni di privacy dell’utente e dagli algoritmi specifici della piattaforma.
Attualmente in Italia non esiste una legge specifica che regola questo fenomeno o delle linee guida specifiche alle quali poter fare riferimento le uniche normative presenti sono quelle sulla privacy che sicuramente possono comunque essere applicate al contesto della condivisione di informazioni sui minori online. La normativa principale in questo ambito è il Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati (GDPR), che è entrato in vigore nel 2018.
Il GDPR stabilisce infatti regole rigide sulla protezione dei dati personali, incluso il modo in cui le informazioni dei minori dovrebbero essere trattate online. In particolare, il GDPR richiede il consenso esplicito dei genitori o dei titolari della responsabilità genitoriale prima di raccogliere, trattare o condividere i dati personali dei minori. Questo include anche la pubblicazione di informazioni e foto dei bambini sui social media.
Sebbene il contesto normativo italiano attuale sia quindi rappresentato dal GDPR è possibile che in un prossimo futuro, a fronte dell’evoluzione delle pratiche di condivisione online e della sempre più crescente preoccupazione concernente la privacy dei minori, vengano adottate normative più specifiche sull’argomento.
GDPR |
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Il GDPR, che è applicato anche in Italia, stabilisce regole rigorose sulla raccolta e condivisione dei dati personali, inclusi quelli dei minori. La normativa richiede un consenso esplicito per il trattamento dei dati dei minori, e in Italia, l’età per dare questo consenso autonomamente è fissata a 14 anni. Al di sotto di questa età, è necessario il consenso dei genitori o dei tutori legali. |
AUTORITA’ GARANTE PER LA PROTEZIONE DEI DATI PERSONALI |
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l‘Autorità Garante in Italia svolge un ruolo attivo nel promuovere la consapevolezza sui rischi legati alla privacy dei minori online, incluso lo sharenting. Ha il potere di imporre sanzioni in caso di violazione delle norme sulla privacy. |
Per approfondire: “Trattamento dei dati personali: il Trans-Atlantic Data Privacy Framework, USA-UE“.
Conclusioni
Lo sharenting, ovvero la pratica dei genitori di condividere informazioni sui propri figli sui social media, solleva importanti questioni di privacy e sicurezza. Mentre offre un modo per tenere in contatto amici e familiari, comporta rischi per la privacy dei minori e per la loro immagine digitale a lungo termine. In Italia, lo sharenting è influenzato dalle normative sulla protezione dei dati e sulla privacy, compreso il GDPR e le leggi nazionali sul diritto all’immagine. È fondamentale che i genitori esercitino uno sharenting responsabile, rispettando il diritto alla privacy e alla dignità dei propri figli.
Domande frequenti
In Italia, un minore può dare consenso autonomo per la condivisione dei suoi dati personali a partire dai 14 anni. Al di sotto di questa età, è necessario il consenso dei genitori o dei tutori legali.
La condivisione di foto di minori senza il consenso appropriato può essere considerata una violazione del diritto all’immagine e della privacy. I genitori potrebbero affrontare conseguenze legali, specialmente se il minore decide di intraprendere azioni legali una volta raggiunta la maggiore età.
Sebbene i genitori possano condividere foto dei loro figli, dovrebbero farlo in modo responsabile. È importante considerare la privacy e il benessere del bambino, evitando di condividere informazioni sensibili o imbarazzanti e rispettando le loro preferenze.
Uno sharenting responsabile include riflettere prima di postare, rispettare il consenso del bambino, usare le impostazioni di privacy, evitare la geolocalizzazione, non condividere informazioni identificative e rivedere regolarmente le proprie scelte di condivisione.