Novità in materia di reddito di lavoro e pensione sono previste dalla Manovra 2024 e dal decreto Anticipi. Ulteriori dettagli sono stati di recente specificati dall’Agenzia delle Entrate con riguardo al premio di produttività e alla possibilità di riscattare i buchi contributivi.
Il premio di produttività viene considerato come un onere deducibile per il lavoratore nel caso in cui optasse, in accordo con il datore di lavoro, di utilizzarlo per saldare il riscatto dei buchi contributivi destinati alla pensione. Questo è quanto ha anche ribadito l’Agenzia delle Entrate nella recente Circolare n. 5 del 7 marzo 2024.
Quest’ultima contiene specificazioni sulle importanti novità in materia di reddito di lavoro dipendente previste dalla Legge di Bilancio 2024 e dal decreto Anticipi, collegato alla stessa manovra.
Vediamo quindi maggiori dettagli sul premio di produttività e sui riflessi pensionistici.
Premio di produttività: di cosa si tratta?
Il premio di produttività o di produzione consiste in compensi aggiuntivi alla retribuzione di base. L’ammontare di essi ed i criteri per il loro calcolo variano da azienda ad azienda. Di regola essi vengono pattuiti nell’ambito di ciascuna singola realtà aziendale grazie all’intervento della contrattazione aziendale.
Peraltro la giurisprudenza ritiene che la previsione degli emolumenti in specifici accordi aziendali o individuali non sia necessaria ai fini della loro configurabilità come premi, ma che sia al contrario sufficiente il fatto che essi si siano consolidati effettivamente grazie alla reiterata prassi intercorsa nell’ambito del rapporto fra lavoratore e datore di lavoro. Infatti è riconosciuto che le erogazioni da parte di quest’ultimo debbano in ogni caso considerarsi come facenti parte dell’ordinaria retribuzione qualora esse siano corrisposte continuativamente ad una generalità di dipendenti.
Tale riconoscimento trova il proprio fondamento nel fatto che gli emolumenti premiali, grazie al consolidarsi della prassi, entrano a far parte della retribuzione poiché configurano un vero e proprio uso aziendale, pertanto riconducibile alla categoria degli usi negoziali o di fatto.
Caratteristiche dei premi di produttività
In linea generale la prassi ha da sempre conosciuto varie tipologie di integrazioni premiali. Ma sono sostanzialmente due le tipologie fondamentali di premio di produttività: i premi legati a specifici ed oggettivi parametri ed i premi meramente discrezionali, slegati da qualsivoglia parametro prefissato e obiettivamente individuati. Mentre i primi subiscono le oscillazioni dei parametri cui sono connessi, gli emolumenti appartenenti a tale seconda tipologia vengono assegnati a prescindere dalla sussistenza di parametri specifici ed oggettivamente determinati.
Il premio di produttività può essere erogato mensilmente, ogni trimestre, ogni semestre o annualmente, a seconda sempre del tipo di azienda o del contratto collettivo del settore lavorativo in questione.
Il premio di produzione viene solitamente indicato in una voce separata nella busta paga, distinta dallo stipendio base e da eventuali altri bonus o indennità, in modo da dare chiarezza comunque al dipendente. Questa voce potrebbe essere chiamata “Premio Produzione”, “Incentivo Produzione” o un nome simile, a seconda delle convenzioni adottate dall’azienda.
Pace contributiva e premio di produttività
La Manovra 2024 ha riproposto, per il biennio 2024/2025, la c.d. pace contributiva, misura che permette di riscattare i buchi contributivi, non coperti da retribuzione. La previsione è contenuta nell’articolo 1, commi da 126 a 130, della Legge di Bilancio 2024. I lavoratori iscritti all’Inps che non hanno anzianità contributiva al 31 dicembre 1995 (regime contributivo) possono richiedere il riscatto per un massimo di 5 anni, anche non continuativi. Questo, per i periodi non coperti da contributi e collocati dal 1996 al 2023, pagabile anche in 120 rate mensili (corrispondenti a 10 anni).
Nel settore privato, il riscatto può essere pagato anche dal datore di lavoro, utilizzando i premi di produzione, scaricando poi l’importo dalle entrate aziendali o del lavoro autonomo. In tal caso infatti, come spiega l’Ade nella citata circolare, il datore di lavoro porta l’onere del riscatto in deduzione dal proprio reddito d’impresa o lavoro autonomo. Inoltre, nel determinare il reddito di lavoro dipendente del lavoratore, deve tenere in deduzione i contributi versati per suo conto. In questo modo viene anticipato lo sconto fiscale che, altrimenti, si può chiedere in sede di dichiarazione dei redditi.
Ulteriori chiarimenti
In merito agli altri chiarimenti contenuti nella circolare dell’Ade ci sono novità anche per riguarda i fringe benefit.
Il Fisco ha specificato che possono questi possono essere usati per le spese d’affitto o per gli interessi del mutuo prima casa. L’abitazione può appartenere anche al coniuge oppure ai figli e il datore di lavoro dovrà ottenere:
- I giustificativi di spesa e
- Una certificazione in cui viene affermato che le spese non saranno oggetto di altra richiesta di rimborso.
Inoltre la Manovra 2024 ha aumentato i massimali per l’esenzione fiscale e contributiva dei fringe benefit. Ora, i limiti sono di 1000 euro per i lavoratori senza figli a carico e di 2mila euro per quelli con figli a carico, superando il precedente limite di 258,23 euro. In caso di superamento, l’intero beneficio è soggetto a tassazione e contribuzione, non solo l’eccedenza.
L’Agenzia delle Entrate evidenzia poi è necessario che il datore di lavoro, nel rispetto della privacy, acquisisca e conservi, per eventuali controlli, la documentazione giustificativa di spesa. Oppure, in alternativa, una dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà. Inoltre, il datore di lavoro deve acquisire anche una dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà dal lavoratore. Questa deve attestare che le spese non sono state e non saranno oggetto di altre richieste di rimborso, totale o parziale.
Conclusioni
Il premio di produttività aiuta la pensione. È previsto infatti uno sconto fiscale anticipato riscattando i buchi contributivi. I dettagli sono contenuti in una recente circolare dell’Agenzia delle Entrate.
Nel settore privato, il riscatto può essere pagato anche dal datore di lavoro, utilizzando i premi di produzione. Questa possibilità si allinea alla previsione della pace contributiva. Quest’ultima prevede che i lavoratori iscritti alla cassa previdenziale dell’Inps possono riscattare i buchi contributivi dei periodi di assenza di retribuzione.