Pianificazione fiscale con la SRL

Metodi e strategie di pianificazione fiscale e previdenziale per pagare meno tasse con la SRL restando in regola con la normativa.

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Tra le principali domande che arrivano da parte di imprenditori italiani la principale riguarda sicuramente come pagare meno tasse con la SRL. Come saprai oggi la Società a Responsabilità Limitata (SRL), rappresenta il veicolo societario migliore per fare impresa in Italia. Per questo, sfruttare al massimo le possibilità di pianificazione fiscale è importante.

Responsabilità limitata per le obbligazioni sociali, tassazione proporzionale al 27,9% complessiva (24% di IRES oltre al 3,9% di IRAP), e facilità di adattamento dello statuto alle esigenze dell’imprenditore la rendono il veicolo societario migliore per chi, davvero, vuole mettersi in gioco in Italia.

Nella mia attività di consulente per PMI italiane, mi trovo spesso a parlare con imprenditori che hanno come obiettivo quello di ridurre al minimo la pressione fiscale e previdenziale legata alla loro attività. Infatti, tralasciando quello che puoi leggere in giro da fonti anche poco autorevoli, oggi un imprenditore che possiede una SRL, quando prova a prelevare utili si trova di fronte ad inasprimento della pressione (fiscale e previdenziale). In questo contributo intendo spiegarti, in modo semplice, come anche tu, se adeguatamente seguito da un consulente aziendale esperto (dottore Commercialista) puoi riuscire a pagare meno tasse con la SRL ed ottimizzare la tua pressione fiscale complessiva. Se avrai tempo di leggere questo articolo posso assicurarti che avrai le idee più chiare su molte cose. Inoltre potrai trovare le istruzioni per metterti in contatto con me e ricevere una consulenza personalizzata sulla tua situazione. Ti consiglio, comunque, di prestare molta attenzione ed essere sempre seguito da un esperto, in quanto utilizzare in modo non corretto una di queste disposizioni può costarti contestazioni fiscali importanti.

Il caso di partenza: la situazione di una “ordinaria” PMI italiana

Partiamo da un esempio concreto. Ipotizziamo una classica PMI italiana, costituita sotto forma di SRL partecipata al 50% da due soci (due fratelli) che sono anche amministratori della stessa società. A fine anno, se consideriamo la tassazione societaria e la tassazione personale dei soci, non scherzo nel dire che si può arrivare ad una pressione fiscale (e previdenziale) del 70%. Questo tipo di oneri se non adeguatamente regolati nel modo migliore (restando in regola con le normative fiscali e previdenziali) rischiano di mandare a monte qualsiasi iniziativa imprenditoriale.

La via d’uscita non è sempre quella di espatriare all’estero e costituire una società a Malta, in Bulgaria a Cipro o a Dubai. Certo fare impresa all’estero in alcuni casi può essere più semplice, ma non sempre è possibile. Per questo motivo come consulente aziendale il mio obiettivo è trovare la struttura giuridica e organizzativa migliore per le società mie clienti al fine di ottimizzare il carico fiscale e previdenziale. Il tutto restando il linea con le normative in vigore, adottando, “semplicemente” degli strumenti di pianificazione fiscale.

L’importanza del fattore tempo nella pianificazione fiscale

La maggior parte della mia attività di consulente è legato all’attività di consulenza direzionale nei confronti di business che devono nascere. È questo, infatti, il momento migliore per pensare alla pianificazione fiscale. Per ottenere risultati importanti occorre tempo, e per poterli ottenere è necessario essere in grado di “plasmare” la propria società nel modo migliore. L’obiettivo deve essere quello di costruire la tua struttura societaria nel modo migliore per te, ed anche nel modo più conveniente, nell’ambito delle scelte legislative a disposizione.

Per questo un’impresa già strutturata sarà più difficile da modificare rispetto ad una società appena costituita. Per questo motivo, il primo consiglio che voglio darti è quello di pensare alla pianificazione fiscale prima ancora che la tua società abbia preso vita. Tanto per darti un esempio concreto, in fase di pianificazione di un nuovo business puoi pensare di sfruttare da subito la proprietà intellettuale per ottenere importanti vantaggi. In aziende già operative da anni utilizzare i beni immateriali e la proprietà intellettuale è molto più complicato, a meno che non si tratti di avviare nuovi progetti. Come detto, infatti, se la tua società è già operante sul mercato da anni, non puoi fare altro che seguire i consigli che troverai di seguito per pagare meno tasse con la SRL.

Pagare meno tasse con la SRL: la situazione di partenza dell’esempio

Riprendiamo a questo punto l’esempio iniziale della nostra SRL con due fratelli soci al 50% ed amministratori. Aggiungiamo qualche particolare importante. La società opera nel settore del commercio. Ed i due amministratori alla fine dell’anno si trovano con un bilancio che presenta i seguenti dati:

  • Utile dell’esercizio 100.000 euro (ante imposte);
  • Delibera di distribuzione dell’utile;

Con questa struttura la tassazione complessiva tra SRL e soci è la seguente:

Tassazione sulla SRL:

  • IRES 24% = 24.000 euro
  • IRAP 3,9% = 3.900 euro

Tassazione sui soci:

  • Contributi INPS sui soci: (24% su 50.000) = 12.000 euro
  • Tassazione sul dividendo (dividendo pari a 72.100 * 50% * 26%) = 9.373

Con questa struttura societaria la società paga 27.900 euro di imposte, mentre, ciascuno dei soci deve pagare 21.373 (12.000 + 9.373) euro tra imposte e contributi. Per i soci la situazione non è agevole, ciascuno di loro ha incassato un dividendo di 36.050 euro e si trova a pagare 21.373 di oneri.

Sono sicuro che non vorresti trovarti in questa situazione, ma ti assicuro che molte PMI italiane ancora oggi operano in modo simile a quanto illustrato.

Importante:
L’esempio numerico riportato è puramente indicativo. I calcoli in dettaglio variano rispetto a quelli illustrati, ma l’esempio serve per farti rendere conto in modo semplice ed immediato della situazione.

Contributi INPS a carico dei soci

I contributi sul minimale per la gestione artigiani e commercianti dell’INPS sono di circa 18.415,00 euro e prevedono un contributi annuo minimo da versare di circa 4.300 euro. Tuttavia, per semplificare i calcoli ho considerato il 24% in percentuale sugli utili di questo esempio.

Pianificazione fiscale legata all’autofinanziamento

Nella SRL se non gestisci nessun tipo di attività di pianificazione fiscale, puoi arrivare anche a pagare il 70% di oneri (imposte e contributi) sul reddito che produci. Se tu non avessi altri modi per prendere dei compensi come amministratore o socio con busta paga, dovresti prelevare gli utili dalla tua SRL (come abbiamo visto nell’esempio). Tuttavia, se decidessi di lasciare gli utili netti dentro alla SRL, senza distribuirli ai soci, non pagheresti l’imposta sostitutiva del 26% della ritenuta dei dividendi distribuiti. Quindi, in un certo senso, se capitalizzi la tua SRL attraverso l’autofinanziamento non paghi altre imposte sulla distribuzione degli utili, a parte l’IRES, l’IRAP e l’INPS.

Questa soluzione è quella che adottano le PMI di dimensioni più grandi, ovvero applicare l’autofinanziamento per sfruttare benefici fiscali, come l’ACE, che possono ridurre la base imponibile IRES sulla base degli utili e delle capitalizzazioni avvenute ogni anno nella società. Tuttavia, se sei una PMI a conduzione familiare, con molta probabilità, la tua SRL rappresenta la principale fonte di reddito, sicuramente devi prelevare gli utili per mantenere le tue spese e quelle della tua famiglia. Vediamo, quindi, le soluzioni a disposizione per pagare meno tasse con la SRL prelevando utili.

Opzione per la trasparenza fiscale

Una prima soluzione, molto semplice che può aiutare in una situazione come quella che stiamo analizzando è l’applicazione della trasparenza fiscale. La trasparenza fiscale è un regime fiscale che trasforma la tassazione proporzionale della SRL in una tassazione progressiva per scaglioni. Sostanzialmente, rispettando i requisiti di cui agli art. 115 o 116 del TUIR è possibile far applicare la tassazione del reddito imponibile della SRL direttamente sui soci. A prima vista mi rendo conto che potrebbe sembrare una soluzione non ottimale considerate le aliquote IRPEF che partono dal 23 e raggiungono progressivamente il 43%. Tuttavia, questa soluzione, per redditi imponibili non elevati (es. 100.000 euro) porta una serie di benefici. Mi riferisco, in particolare, alla possibilità di sfruttare al meglio la contribuzione INPS a carico dei soci. Infatti, il carico contributivo personale, se gestito bene, può essere un bonus fiscale in quanto è una spesa deducibile dal reddito.

Tassazione della SRL con trasparenza fiscale

Per redditi fino a 100.000 euro puoi pensare ad adottare la trasparenza fiscale nel modo seguente:

Tassazione sulla SRL su reddito imponibile di 100.000 euro:

  • IRAP 3,9% = 3.900 euro

Tassazione sui soci:

  • Contributi INPS sui soci: (24% su 50.000) = 12.000 euro
  • Il reddito societario viene imputato pro quota a ciascun socio. Il socio tassa ad IRPEF il 50% del reddito societario, scontando i contributi INPS pagati. Il reddito imponibile è di 50.000 euro per il socio, che deduce la quota di contributi INPS pagata nell’anno di 12.000. Ogni socio paga IRPEF per 10.191 euro.

La tassazione complessiva nel primo esempio è stata di 89.392 (27.900 + 30.746 + 30.746), con i soci che restavano con poco più di seimila euro di reddito netto a testa. Con la trasparenza fiscale gli oneri complessivi ammontano a 48.282 (12.000 + 12.000 + 10.191 + 10.191 + 3.900).

Come puoi vedere la trasparenza fiscale è vantaggiosa perché permette di utilizzare i contributi INPS non come “onere” ma come “bonus” per la riduzione delle imposte dovute. Nota che, se il beneficio della deduzione dell’INPS non lo riesci ad utilizzare nella tua prossima dichiarazione dei redditi, allora hai pagato l’INPS come se fosse un tributo, al pari delle imposte sul reddito.

Utilizzo dello schema holding / trading

Nella mia attività di consulente questa è una delle soluzioni che maggiormente amo applicare. Mi riferisco allo schema holding-trading, ovvero la costituzione di un gruppo societario dove una società detiene le quote di partecipazione nell’altra società (operativa). Questo schema, come molti pensano, viene utilizzato per ridurre la tassazione all’1,2% sulla società holding, grazie all’applicazione di una particolare disciplina, nota come PEX (“Partecipation Exemption“) ex art. 87 del TUIR. Riprendendo il nostro esempio, ipotizziamo che i due soci costituiscano una nuova società (da valutare la struttura giuridica migliore per questo) in cui conferire le proprie partecipazioni societarie.

Ci sono diverse disposizioni fiscali favorevoli per effettuare questa operazione minimizzando gli oneri dovuti (nel caso ne parleremo in consulenza). Fatto questo avremo una struttura di questo tipo:

  • Società Alfa, holding che partecipata al 50% dai due fratelli;
  • Società Beta, operativa, controllata al 100% da Alfa.

Ipotizzando sempre un reddito imponibile di Beta di 100.000 euro, la sua tassazione sarà sempre di 27.900 euro (24% di IRES e 3,9% di IRAP). Il reddito netto, a questo punto, può essere trasferito ad Alfa, che lo tasserà a sua volta nel 5% del suo ammontare, con una tassazione del 1,2% (circa).

Un bel vantaggio sicuramente, ma non è questo l’obiettivo di una PMI familiare italiana, che comunque si trova sempre con il problema di prelevare utili, anche sulla holding. Tuttavia, consiglio di attuare questo schema nei seguenti casi:

  • Volontà di passare da uno schema tipico da PMI ad uno schema di gruppi societari, ovvero quando si intendere effettuare operazioni di integrazione verticale o orizzontale nel proprio business. Immagina i risultati che puoi ottenere se oltre a Beta costituisci altre società partecipate che operano in settori attigui o anche diversi;
  • Volontà di segregare il patrimonio immobiliare e le partecipazioni dall’attività operativa;
  • Favorire ipotesi di passaggio generazionale da parte dell’imprenditore.

Accanto a questa possibilità puoi valutare anche altre opzioni, o attuarle congiuntamente.

La gestione dei contributi INPS

Come abbiamo visto i contributi previdenziali che l’INPS pone a carico dei soci lavoratori delle SRL è importante. Si parla di almeno il 24% di aliquota sui redditi imponibili della società. L’aspetto importante da osservare è che, in alcuni casi, si può arrivare ad avere un’effetto distorsivo di applicazione di questi contributi. Pensa al caso di una SRL che ha un reddito di 100.000 (come nel nostro esempio) e che non distribuisce utili. I due soci, in qualità di soci lavoratori nel settore del commercio, sono chiamati a versare contributi sulla quota di reddito a loro imputabile, quindi 50.000 euro ciascuno. Questo anche nel caso in cui il socio non abbia prelevato un euro dalla società.

Si, hai capito bene. La contribuzione INPS è indipendente dalla quota di utili che prelevi dalla SRL. Si paga sulla quota imputabile al socio lavoratore, indipendentemente dalla quota di utili percepita. Questo meccanismo, se non adeguatamente gestito, ad esempio con la trasparenza fiscale, rischia di portare oneri importanti a carico dei soci.

Casi di esonero dalla contribuzione INPS per i soci di SRL

In molti casi, quando è possibile, si cerca di evitare la contribuzione previdenziale per tutti i soci. In particolare, la contribuzione INPS non è dovuta se si verifica una delle seguenti casistiche:

  • L’attività che svolge la SRL non rientra tra quelle per cui è previsto l’obbligo contributivo INPS. Le attività per cui è prevista la contribuzione obbligatoria sono le attività artigianali e di commercio. Per questo un’attività inquadrata nel settore dell’industria non ha obblighi di iscrizione INPS da parte dei soci. Questo è il motivo per cui molti artigiani decidono di inquadrarsi come industria (in modo improprio). Tuttavia, si pongono a rischio, come vedremo di seguito, alla possibilità di essere iscritti d’ufficio alla gestione previdenziale dall’INPS stessa a seguito di controlli;
  • Quando i soci esercitano attività prevalente fuori dall’impresa. E’ il caso, ad esempio di una SRL che ha come soci due fratelli che esercitano come attività primaria quella di lavoratori dipendenti presso un’altra società. In situazioni come questa, solitamente, la SRL viene gestita e amministrata da un amministratore che non rientra nella compagine societaria.

La possibilità di diventare soci lavoratori

All’interno di questa ipotesi legata alla possibilità di ottimizzare la contribuzione INPS dei soci della SRL, una soluzione attuabile è quella di operare come soci lavoratori. All’interno di una SRL è possibile che i soci siano anche lavoratori della società, ovvero lavorino con un contratto di lavoro dipendente. Questa possibilità permette al socio una serie di vantaggi:

  • Evitare la contribuzione INPS artigiani e commercianti a fronte della contribuzione legata al lavoro dipendente;
  • La possibilità di ricevere una busta paga mensile come un vero e proprio lavoratore dell’azienda.

Tuttavia, per poter ottenere questi vantaggi è necessario nominare amministratore della società un soggetto terzo (non appartenente alla compagine societaria). Questo soggetto non deve appartenere alla compagine societaria e deve svolgere concretamente le attività di amministrazione della società. Solo in questo modo si riesce ad ottenere il vantaggio di evitare la contribuzione INPS diventando soci amministratori. Questa opzione può essere sfruttata anche applicando lo schema del gruppo societario. Se ci pensi bene, anche nelle società multinazionali i dipendenti di una società del gruppo spesso vengono inviati a fare gli amministratori di altre società del gruppo (non essendo dipendenti di queste).

Socio di capitale

Un’altra fattispecie che riguarda la possibilità di non iscrizione del socio alla gestione previdenziale INPS riguarda i soci di capitale. Si tratta dei soci che non intervengono direttamente nella gestione operativa e quotidiana della società. E’ il caso, dei soci di capitale, che hanno investito il loro capitale, ma non il loro “tempo” nella società.

Caso classico è quello di soci che lavorano presso altre società con contratti di lavoro dipendente (a busta paga). In questi casi, se il contratto è a tempo pieno l’INPS riconosce l’esenzione dalla contribuzione. Nel caso in cui, invece, il contratto arrivi fino a un part-time da 26 ore a settimana, con la maggior parte del reddito che proviene dal lavoro da dipendente, non sempre l’INPS riconosce l’esenzione contributiva.

Che cosa accade se l’INPS mi contesta?

Quando una di queste opzioni riguardanti i contributi INPS artigiani e commercianti non viene applicata correttamente può capire che l’INPS decida, autonomamente, di iscrivere d’ufficio la persona alla gestione previdenziale AGO dedicata. In questi casi, operativamente, chiedere la cancellazione è molto complicato. Dialogare con l’INPS dopo un’iscrizione d’ufficio non è mai semplice. In caso di iscrizione, saresti costretto a fare ricorso all’INPS e poi nel  caso presso un giudice tributario. Tieni presente che, durante tutto questo periodo, che può durare anche per anni, sei tenuto al regolare pagamento dei contributi INPS.

La gestione del compenso amministratore

La delibera assembleare che determina i compensi amministratore è sicuramente la soluzione più adottata da parte delle SRL italiane per prelevare utili dalla società. I soci, infatti, hanno la possibilità di stabilire il compenso annuo dell’Amministratore o degli amministratori. L’organo amministrativo, poi, percepisce il compenso periodicamente attraverso le buste paga. Il vantaggio è che si tratta di una soluzione molto semplice e facile da gestire. Nella busta paga dell’amministratore vengono trattenute alla fonte:

  • Sia le ritenute IRPEF che
  • Sia contributi INPS dovuti alla Gestione separata.

La gestione contributiva è quella che crea maggiori problemi perché si versa ad un fondo che ad oggi non assicura un trattamento pensionistico. Tuttavia, se non vuoi ovviare alla gestione del compenso amministratore la soluzione migliore è quella di cercare di fare leva sui c.d. “rimborsi spese analitici“. Il rimborso analitico riguarda costi sostenuti dall’amministratore per conto della società. Magari per trasferte per andare da clienti e fornitori, o per la propria attività di rappresentanza della società. Questi costi se anticipati dall’amministratore devono essere a lui restituiti.

Gestione dei rimborsi spese nel compenso amministratore

Il rimborso spese analitico è un tipo di rimborso spese comprovato da documentazione giustificativa della spesa a piè di lista. Per l’amministratore i rimborsi spese analitici di spese documentate per:

  • Vitto;
  • Alloggio;
  • Viaggio e trasporto, per trasferte effettuate fuori dal territorio comunale.

Il rimborso di questi oneri non si considera imponibile ai fini fiscali e previdenziali. Anche per la società il rimborso spese all’amministratore è vantaggioso.

I rimborsi corrisposti all’amministratore relativi ad altre spese anche non documentate, sono esclusi dal reddito imponibile nel limite di:

  • € 15,49 al giorno per le trasferte effettuate in Italia;
  • € 25,82 al giorno per le trasferte effettuate all’estero.

Si tratta, ad esempio, delle spese di parcheggio o di lavanderia.

Per la società i rimborsi spese analitici relativi a spese di vitto e alloggio sono deducibili fino al limite di:

  • €180,76 al giorno per trasferte in Italia;
  • € 258,23 al giorno per trasferte effettuate all’estero.

Questo ai sensi dell’articolo 95 comma 3 del DPR n. 917/86.

Le indennità chilometriche, sono deducibili per la società nei limiti di costi auto di potenza fino a 17 cavalli o 20 cavalli se auto diesel. Questo secondo quanto previsto dall’articolo 95 comma 3 del DPR n. 917/86. Sono, invece, deducibili senza limiti le altre spese di viaggio come ad esempio il car-sharing e altre spese documentate.

Utilizzo del rimborso spese a corollario del compenso amministratore

Utilizzare il rimborso spese analitico consente sicuramente di risparmiare sul parte del compenso amministratore corrisposto. Come hai visto tale compenso rimane esentato da tassazione nei limiti sopra indicati. In questo modo l’amministratore viene rimborsato dei costi che sostiene e su tali costi sarà parzialmente esentato da tassazione e contribuzione. Soluzione sicuramente non ottimale che può aiutare chi non vuole staccarsi dai compensi amministratore per prelevare i guadagni dalla propria SRL. Vediamo però adesso, due soluzioni alternative alla gestione dei compensi amministratore nelle SRL.

Pianificazione fiscale attraverso la gestione dei dividendi

Una modalità alternativa ma poco utilizzata nelle SRL per remunerare la proprietà è quella legata alla distribuzione degli utili. Si tratta della distribuzione dei dividendi ai soci. I dividendi non sono altro che utili che derivano dall’approvazione del bilancio d’esercizio annuale. Quindi, requisito indispensabile per avere un dividendo è che la SRL chiuda il bilancio con un utile d’esercizio. Al posto di deliberare compensi amministratore l’assemblea dei soci di una SRL può decidere di distribuire gli utili generati dal bilancio. Il vantaggio di questa soluzione è quello di evitare il pagamento dei contributi INPS alla Gestione Separata. Da un punto di vista fiscale gli utili della SRL percepiti dai soci sono considerati redditi di capitale. Sui redditi di capitale, non è prevista alcuna contribuzione previdenziale. Non si tratta, infatti, di redditi da lavoro come nel caso dei compensi amministratore. Il secondo vantaggio legato a questa metodologia di prelevamento di utili è che, indipendentemente dalla tua quota di partecipazione avrai una ritenuta fiscale del 26%. A partire dal 2018, infatti, sia per le partecipazioni qualificate e non nel capitale sociale della SRL è prevista una tassazione alla fonte del 26%.

Direi che si tratta di un bel vantaggio!

Quando utilizzare i dividendi per prelevare utili dalla SRL?

Il dividendo viene incassato dai soci, al momento in cui l’assemblea dei soci della SRL lo delibera. Di solito questo avviene nella delibera di approvazione del bilancio d’esercizio. In questa sede l’assemblea può deliberare l’assegnazione del dividendo ai soci.

La prima riflessione da fare è che il dividendo viene ad essere incassato solo nell’anno successivo alla sua maturazione. Questo vuol dire che se sei socio nell’anno di maturazione dei dividendi non percepirai alcun incasso. Il dividendo viene erogato nell’anno successivo (solo se vi sono utili). Per questo motivo l’erogazione del dividendo deve essere gestita con il compenso amministratore. Oltre a questo devi tenere presente che il prelievo di utili con dividendo non è un costo per la tua SRL. L’importo dei compensi amministratore è un costo totalmente deducibile dal reddito. Tuttavia, lo svantaggio del compenso amministratore è che subisce tassazione IRPEF progressiva. Questo significa che hai convenienza a tenere quanto più basso possibile il compenso amministratore. Di concerto potrai utilizzare maggiore utile distribuibile a dividendo sul quale potrai applicare una tassazione proporzionale. Il vantaggio della tassazione proporzionale è che maggiore è l’utile distribuibile maggiore è il risparmio fiscale che puoi ottenere.

Il tutto senza considerare che non avrai più bisogno dei costi legati alla gestione della busta paga dell’amministratore. Si tratta di una opzione che è perfettamente legale. Pensa che se il socio della tua SRL è un’altra SRL allora ci sarà una detassazione pari al 95% dell’utile distribuito. Anche questo mi sembra un bel vantaggio da sfruttare.

Distribuzione di utili e rapporti bancari

Un ulteriore aspetto legato al prelevamento dei guadagni dalla SRL con i dividendi è legato ai rapporti bancari. Come detto percepire compensi amministratore comporta il sostenimento di un costo per la società. Costo che inevitabilmente abbatte il reddito della società. Se detieni una società che lavora quotidianamente con le banche, per mutui, scoperti, finanziamenti o denaro caldo, saprai l’importanza che ha il reddito.

Avere un reddito più elevato comporta dei vantaggi quando ci si presenta in banca

Il fatto di non avere più in bilancio il costo dei compensi fa lievitare immediatamente gli utili della tua SRL. Questo ti permetterà di avere un peso più rilevante nella trattativa.

Se hai delle linee di credito aperte con istituti bancari dovresti attentamente riflettere su questa opportunità.

Gli svantaggi nella distribuzione di dividendi

Attenzione però! come tutte le variabili anche la distribuzione dei dividendi può avere dei risvolti negativi. Prima di tutto non è possibile distribuire dividendi se la SRL non ha chiuso il bilancio in utile. Questo aspetto è di fondamentale importanza.

Secondo aspetto da tenere in considerazione è che la distribuzione avviene di anno in anno. Quindi, questo vuol dire che ci sarà una unica deliberazione all’anno. La distribuzione del dividendo ai soci può avvenire anche in più tranches nel corso dell’anno. Tuttavia, l’importo deliberato è stabilito di anno in anno. Si deve quindi essere in grado di far fronte all’instabilità dell’importo deliberato.

Per questo motivo ti consiglio di valutare questa opportunità con un commercialista esperto!

L’importanza del controllo di gestione nella pianificazione fiscale

Arrivato a questo punto della lettura sono sicuro che hai trovato diversi spunti interessanti che possono essere direttamente applicati anche nella tua società. Si tratta di metodi che possono permetterti di gestire al meglio la fiscalità e la contribuzione dell’impresa, seguendo la normativa in materia. Naturalmente si tratta di procedure che devono essere messe in atto e per le quali ci può voler del tempo. Inoltre, devi considerare che alcuni degli strumenti che hai visto possono essere utilizzati soltanto andando a monitorare il corretto andamento aziendale. Per questo diventa importante attuare in azienda un’attività di controllo di gestione periodica. Non è necessario adottare strumenti complessi o costosi, ma ogni mese devi avere sempre presenti tre aspetti nella tua azienda:

  • L’aspetto finanziario: entrate ed uscite, attraverso un budget di cassa;
  • L’aspetto economico: costi e ricavi, attraverso un budget di vendita e di costo;
  • La situazione patrimoniale: attività e passività, attraverso il bilancio.

Sono sicuro che si tratta di concetti che non ti sono nuovi e che stai già monitorando costantemente. Se così non fosse, devi rimediare e devi farlo in fretta, per non perdere ulteriore tempo prezioso. Per questo motivo, se vuoi approfondire gli aspetti indicati in questo articolo, potrai scoprire anche il nostro servizio di tutoring fiscale per SRL. Si tratta della possibilità di verificare periodicamente il bilancio della tua SRL assieme a noi, con l’obiettivo di verificare la situazione ed avviare possibilità di ottimizzare il tuo carico fiscale e previdenziale. Il consiglio che posso darti è quello di affidarti ad un consulente esperto, dottore commercialista, che sappia esattamente cosa deve essere fatto ed in quali situazioni specifiche.

Pagare meno tasse con la SRL: cosa non devi fare

Arrivato a questo punto può essere opportuno anche fare una breve riflessione su cosa non devi fare per ridurre la tassazione sul tuo business. La maggior parte degli aspetti che devi considerare sono i seguenti:

Aprire azienda all’estero

Ogni giorno ci contattano imprenditori che vogliono chiudere la propria attività economica in Italia per avviarne una all’estero. Questa opzione è sicuramente allettante perché permette di disfarsi di tutte la burocrazia italiana e la tassazione e contribuzione che abbiamo visto. Tuttavia, devi sapere che gestire un’azienda estera dall’Italia rappresenta una fattispecie di irregolarità prevista dalla normativa fiscale italiana. Mi riferisco, in particolare, alle disposizioni di cui all’art. 73, comma 5-bis del TUIR. Si tratta delle disposizioni legate alla fattispecie di esterovestizione societaria. Se vuoi approfondire questo aspetto puoi trovare diversi articoli in questo sito che ne parlano approfonditamente: “Esterovestizione societaria: le tecniche di accertamento“, “Esterovestizione delle società: come evitarla“, “Il reato di esterovestizione societaria“.

Intestare la società a prestanome

Molti imprenditori credono che ancora oggi intestare la società a prestanome possa essere una valida soluzione per evitare oneri societari. Classico caso è l’intestazione dell’azienda a genitori pensionati, oppure al contrario si nomina amministratore della società un soggetto terzo che si disinteressa totalmente della gestione della società. In tutti questi casi l’imprenditore rischia molto, sia a livello personale che societario. Si tratta di una possibilità che negli ultimi anni è ormai nota all’Amministrazione finanziaria e non ha senso perseguirla se vuoi davvero mettere in piedi un business nel migliore dei modi.

Fatturare alla tua SRL

La terza ed ultima attività che non devi effettuare è quella di uscire dalla compagine societaria e fatturare alla tua SRL con una partita IVA personale. Questa soluzione può essere plausibile se sei, ad esempio, un professionista che ha un’attività professionale autonoma in essere ed in alcuni casi può trovarsi di fronte ad attività svolta anche nei confronti della propria SRL. Fuori da questi casi, quando è evidente che la partita IVA è stata aperta solo per fatturare alla propria SRL si possono correre dei rischi seri. Per questo motivo non ti consiglio questa scelta se non nel caso in cui tu operi già con una partita IVA da lavoratore autonomo con un’attività avviata e stabile.

Conclusioni e consulenza fiscale online

In questo articolo ho cercato di raccogliere tutte le informazioni che ho ritenuto utili per farti avere un quadro semplice, ma completo, delle possibilità di pagare meno tasse con la SRL.

Per poter fare questo, hai bisogno di applicare correttamente e con costanza, gli strumenti di riduzione degli oneri fiscali e previdenziali consentiti dalla legge.

In tutti i casi in cui hai un’azienda sappi che, se tu volessi veramente dormire sonni tranquilli, proteggere il tuo patrimonio personale, proteggere il tuo investimento aziendale, tutelare la tua famiglia e il tuo futuro, la soluzione migliore risiede nell’utilizzare una SRL. Non preoccuparti del tuo fatturato attuale, oggi la SRL è lo strumento giuridico migliore per avviare un business in Italia.

Se necessiti dell’analisi della tua situazione personale, ti invito a contattarci attraverso il form di cui al link seguente. Riceverai il preventivo per una consulenza personalizzata in grado di risolvere i tuoi dubbi sull’argomento.

6 COMMENTI

  1. Buongiorno, sarei interessato ad avere una consulenza a pagamento su come gestire tramite una SRL una piccola SAS famigliare schiava della tassazione assurda senza dover emigrare all’estero
    Grazie

  2. Buongiorno ho una sas con un fatturato altissimo, sto pensando di costituire una srls con altri 2 fratelli, secondo lei è più conveniente con la srls oppure continuare con la sas

  3. articolo molto Interessante.
    Ma credo che nella sezione “Pagare meno tasse con la SRL: la corretta gestione dei dividendi” occorra chiarire che in quel caso occorra necessariamente un amministratore esterno che a sua volta comporta dei costi in termini di stipendio e contributi che potrebbero non bilanciare il vantaggio di non avere un amministratore unico interno tra i soci

  4. Concordo, se si decide di avvalersi di un amministratore esterno, deve essere remunerato e quella remunerazione è sicuramente un costo da sostenere. Sicuramente è un opzione da valutare quando il reddito della società lo consente.

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