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Lavoratore dipendente o collaboratore a partita IVA?

Fisco NazionaleFiscalità del lavoroLavoratore dipendente o collaboratore a partita IVA?

Per un'azienda il costo del lavoro è un onere da valutare attentamente per valutare l'assunzione di un lavoratore dipendente, rispetto ad una collaborazione con una partita IVA. Tuttavia, occorre prestare attenzione alla normativa sulle c.d. "false partite IVA".

Il mondo del lavoro negli ultimi anni è decisamente cambiato, anche grazie alla diffusione dello smart working e della tecnologia. In alcune circostanze ad oggi conviene maggiormente per una azienda in Italia affidarsi ad un collaboratore con partita IVA, piuttosto che assumere lavoratori dipendenti, soprattutto dal punto di vista degli oneri contributivi. Sempre più spesso, le aziende, quando hanno bisogno di cercare del personale preferiscono affidarsi a collaboratori con partita autonomi.

In altri casi invece può essere più vantaggioso decidere, per un’azienda, assumere personale dipendente da formare, per sviluppare una professionalità interna all’impresa che può rivelarsi una valida risorsa durante tutto l’anno, mentre per le attività secondarie può risultare più vantaggioso affidarsi al lavoro temporaneo (collaboratori, prestatori occasionali ecc..) o liberi professionisti con partita IVA.

Oggi giorno le aziende sono composte da un team ridotto con persone di fiducia svolto da lavoratori dipendenti intorno e un team esterno. Tuttavia, occorre sempre stare attenti, in quanto il confine tra il lavoro dipendente subordinato e il lavoro autonomo a partita IVA è spesso molto labile. Anche nel caso di assunzioni di lavoratori dipendente per l’azienda è possibile accedere ad una serie di vantaggi fiscali e sgravi contributivi per le assunzioni. Tuttavia occorre analizzare con precisione caso per caso, prima di stabilire con esattezza se sia meglio assumere un lavoratore dipendente o avvalersi dell’appoggio di un collaboratore esterno con partita IVA.

Il contesto lavorativo in Italia

Al momento in Italia sono moltissime le piccole e medie imprese, che dispongono di uno staff interno anche di poche persone. In queste piccole realtà spesso oltre ai lavoratori regolarmente assunti, ci si imbatte anche in una moltitudine di collaborazioni esterne, ovvero l’azienda si rivolge a lavoratori autonomi con Partita Iva per delegare determinati compiti, che non possono essere svolti dal team interno.

Per l’azienda potersi rivolgere all’esterno è una valida scelta soprattutto per ricercare profili altamente specializzati, che possano apportare qualcosa in più all’azienda in un momento in cui questo serve. In alcuni casi infatti la collaborazione con un lavoratore con partita IVA può continuare per diverso tempo, in altri casi può invece limitarsi ai singoli progetti, con tempi limitati.

Per scegliere se assumere un nuovo lavoratore dipendente, o rivolgersi ad un collaboratore esterno con partita IVA, è importante analizzare il contesto. L’azienda deve prima di tutto chiedersi se la mansione da svolgere può essere effettuata da un lavoratore interno già presente, oppure se non sono disponibili queste competenze all’interno dello staff. Inoltre, va tenuta in considerazione l’entità del progetto, la necessità di una eventuale continuità nel tempo, oppure l’esaurirsi del progetto dopo un periodo di tempo. Per fare un esempio, una azienda che organizza eventi potrebbe avere la necessità di avvalersi di un fotografo esterno con partita IVA solamente per lo svolgimento di alcune conferenze, senza la necessità di assumere per un periodo di tempo prolungato. Il contesto è importantissimo quando si sceglie se assumere oppure no.

Costi aziendali del lavoratore dipendente

Oltre a valutare qual è il contesto in cui l’azienda opera, va tenuto in considerazione che assumere un lavoratore dipendente, oppure avvalersi della collaborazione di un autonomo, possono avere diversi costi. Prima di tutto va analizzata la paga oraria di un lavoratore dipendente rispetto a quella di un autonomo, e informarsi preventivamente sui costi è un buon modo per capire come muoversi.

Successivamente, bisogna tenere conto che assumere un lavoratore dipendente in alcuni casi può essere molto dispendioso, mentre in altri casi questa operazione è incentivata da parte dello stato. Il costo di un lavoratore dipendente può variare in base al tipo di lavoro, al contratto collettivo nazionale a cui si fa riferimento, all’assunzione part time o full time, e bisogna considerare che è compito del datore di lavoro provvedere al pagamento di:

  • Stipendio una volta al mese;
  • Tredicesima mensilità;
  • Eventuale quattordicesima mensilità;
  • Contributi previdenziali INPS;
  • Contributi assicurativi aggiuntivi eventuali;
  • Imposte e tasse allo stato;
  • Altri premi previsti dal contratto;
  • TFR, ovvero il trattamento di fine rapporto;
  • Costi per la formazione.

Il datore di lavoro che assume avrà a livello fiscale il ruolo di sostituto di imposta, ovvero dovrà provvedere al pagamento delle tasse per conto del lavoratore, come obbligo di legge. Questa è la principale differenza rispetto alla collaborazione con un lavoratore con partita IVA, che paga le imposte ed i contributi previdenziali in autonomia. Per una azienda sostenere i costi di un lavoratore dipendente può essere molto dispendioso. Tuttavia quest’anno è anche possibile per le aziende che assumono accedere ad alcuni importanti sgravi fiscali e contributivi.

Agevolazioni per le aziende che assumono

Quest’anno è possibile, per le aziende che assumono, richiedere l’accesso a diverse agevolazioni e sgravi contributivi e fiscali. Si tratta in particolare di sostegni per le assunzioni rivolti alle aziende che assumono persone disoccupate o che si trovano in una particolare situazione di svantaggio, come giovani o donne. Esistono infatti alcuni specifici sostegni, che vediamo qui in sintesi:

  • Bonus assunzioni giovani under 36: l’azienda può accedere ad un periodo di sgravio contributivo totale per assumere giovani sotto i 36 anni a tempo indeterminato;
  • Bonus assunzioni per le lavoratrici donne: in questo caso l’azienda accede ad uno sgravio contributivo del 100% se assume donne in disoccupazione o con più di 50 anni di età;
  • Sostegni per chi assume percettori del reddito di cittadinanza: in questo caso l’azienda che si impegna ad assumere un disoccupato con RdC, può ottenere uno sgravio contributivo;
  • Incentivi per l’apprendistato: le aziende che assumono giovani in apprendistato sotto i 29 anni ottengono uno sgravio contributivo;
  • Bonus per assunzione di giovani genitori: l’azienda può accedere ad un bonus di 5.000 euro;
  • Bonus per assunzione di persone disabili: l’azienda può ottenere il 70% della retribuzione lorda mensile.

Queste sono le principali forme di sostegno per le aziende che incentivano all’assunzione, specialmente per persone che si trovano in difficoltà o disoccupate.

Costi aziendali di un collaboratore con partita IVA

Il lavoro a partita IVA è caratterizzato da maggiore flessibilità in ordine di luogo e di tempo. Un lavoratore a partita iva che lavora quotidianamente nell’ufficio del committente è sicuramente vantaggioso per quest’ultimo. I risparmi rispetto all’assunzioni di un lavoratore dipendente riguardano:

  • IRPEF;
  • INPS la contribuzione è minore;
  • Ferie, permessi, malattia ecc.

Esiste anche la possibilità di poter utilizzare la prestazione occasionale. La prestazione occasionale è uno strumento che deve essere utilizzato dai soggetti che vogliono intraprendere attività professionali in modo saltuario e sporadico. Si tratta di situazioni in cui vi sono soggetti sono esonerati dall’apertura di una partita IVA in quanto, l’attività professionale è svolta in modo non abituale e continuativo. Quindi per poter utilizzare questo strumento:

  • La prestazione deve essere occasionale e non continuativa 
  • Limite di ricavi di 5.000 euro lordi annui, altrimenti scatta l’obbligo di iscrizione alla Gestione separata INPS

Le prestazioni rese da un titolare di partita IVA sono da considerarsi rapporti di contratto di lavoro a progetto qualora sussistano almeno due di questi presupposti:

  • Durata complessiva della prestazione con lo stesso committente superiore a 8 mesi all’anno per 2 anni consecutivi;
  • Compensi derivanti dal rapporto di collaborazione superiori all’80% del suo fatturato annuo per due anni consecutivi;
  • Disponibilità di una postazione di lavoro fissa nella sede del committente.

I vantaggi sono molti, oltre alla maggiore flessibilità, si ha un risparmio di contributi previdenziali.

Quindi se un lavoratore con partita iva lavora per 2 anni consecutivi per più di 8 mesi nella sede del committente e i suoi compensi per più dell’80% derivino da quel committente vi è una presunzione che questa sia una partita iva fittizia, ossia in realtà un contratto di lavoro a progetto. Qualora non vi sia un progetto specifico si ha una riqualificazione in termini di contratto di lavoro subordinato a tempo indeterminato della prestazione

Occorre ricordare che, il ricorso a lavoratori con partita IVA che celano dietro dei veri e propri rapporti di lavoro dipendente, è rischioso, se scoperti, possono essere assimilati al lavoro subordinato. In caso di riqualificazione del rapporto di lavoro da partita IVA fittizia a  lavoro subordinato a tempo indeterminato, i datori di lavoro, si troverebbero a dover adempiere ad una serie di obblighi fiscali, retributivi e contributivi arretrati, comprese le sanzioni, sin dalla data di costituzione del rapporto.

L’art. 69-bis del D.Lgs. n. 276/2003, salvo prova contraria del committente, stabilisce che le prestazioni effettuate da persone con partita IVA sono riqualificate come rapporti di lavoro dipendente (false partite IVA) qualora ricorrano almeno due delle seguenti condizioni:

  1. La collaborazione con il medesimo committente abbia una durata complessiva a 8 mesi annui per 2 anni consecutivi (lett. a – criterio temporale);
  2. Il corrispettivo derivante da tale collaborazione, anche se fatturato a più soggetti riconducibili al medesimo centro di imputazione di interessi, costituisca più dell’80% dei corrispettivi annui complessivamente percepiti dal collaboratore nell’arco di 2 anni solari consecutivi (lett. b – criterio del fatturato).

A livello di costi, tuttavia, non è detto comunque che un lavoratore con partita IVA consenta un risparmio all’azienda, soprattutto perché è possibile che il servizio di un autonomo costi molto di più rispetto alla paga oraria di un dipendente: per questo motivo è sempre consigliato valutare caso per caso.

Collaboratori con partita iva: specificità tecniche

Esistono dei casi in cui non è possibile riqualificare il rapporto con il proprio collaboratore a partita iva, ovvero quanto il collaboratore è  iscritto ad un Albo: notai, architetti, geometri, infermieri, giornalisti, avvocati, commercialisti in questo caso le presunzioni non operano perché c’è una specificità tecnica

La specificità tecnica può essere comprovata anche dal compenso, che è più alto rispetto a quello che si darebbe ordinariamente ad un lavoratore dipendente. Il lavoratore a partita iva costa di più in quanto ha delle specifiche tecniche: studi, certificati.

La scalabilità organizzativa

La scalabilità organizzativa si riferisce alla capacità di un’azienda di adattarsi e crescere in modo efficiente e sostenibile. È un aspetto importante da considerare quando si prende in considerazione la scelta tra assumere un dipendente o collaborare con un autonomo.

Nel contesto dell’assunzione di un dipendente, la scalabilità organizzativa può implicare la capacità di espandere il team di lavoro in risposta alla crescita dell’azienda. L’assunzione di dipendenti a tempo pieno può offrire una maggiore stabilità e continuità nelle risorse umane, consentendo all’azienda di gestire progetti più ampi e diversificati. Un team interno può essere formato in modo specifico per soddisfare le esigenze dell’azienda, sviluppando competenze specializzate e garantendo coesione e collaborazione.

D’altra parte, la collaborazione con un autonomo può offrire una maggiore flessibilità in termini di scalabilità organizzativa. Quando l’azienda affronta un picco di lavoro temporaneo o ha bisogno di competenze specializzate per progetti specifici, può collaborare con professionisti autonomi che possono essere reclutati o liberati più facilmente in base alle esigenze del momento. Questo approccio consente di adattare rapidamente la dimensione e la composizione del team alle esigenze dell’azienda, senza dover gestire le complessità legate all’assunzione di nuovi dipendenti a lungo termine.

La scelta tra dipendente e collaboratore autonomo dipenderà quindi dalla scala e dalla natura del lavoro da svolgere, nonché dalla strategia di crescita dell’azienda. Se l’azienda prevede una crescita costante e una maggiore necessità di controllo e integrazione interna, l’assunzione di dipendenti può essere la scelta preferita. D’altra parte, se l’azienda si trova in un contesto più dinamico con esigenze fluttuanti e richiesta di competenze specializzate su base progettuale, la collaborazione con autonomi può offrire una maggiore flessibilità e adattabilità.

È importante valutare attentamente i vantaggi e gli svantaggi di entrambe le opzioni e considerare la scalabilità organizzativa come uno dei fattori chiave nella decisione finale. La scelta appropriata contribuirà a garantire che l’azienda sia in grado di crescere in modo sostenibile e di adattarsi alle mutevoli esigenze del mercato.

Il budget aziendale

Il budget aziendale svolge un ruolo cruciale nella scelta tra l’assunzione di un dipendente e la collaborazione con un autonomo. Implica l’allocazione delle risorse finanziarie disponibili per sostenere l’organizzazione e i suoi obiettivi.

Quando si considera l’assunzione di un dipendente, è necessario valutare attentamente i costi associati. Ciò include non solo il salario, ma anche i contributi previdenziali, i benefit, le spese di formazione e le tasse aggiuntive. L’assunzione di un dipendente può comportare costi fissi significativi che devono essere inclusi nel budget aziendale. Questo potrebbe limitare la capacità dell’azienda di allocare risorse finanziarie per altre attività o investimenti.

D’altra parte, la collaborazione con un autonomo può offrire maggiore flessibilità finanziaria. I professionisti autonomi sono generalmente responsabili delle proprie tasse e benefici, riducendo così l’onere finanziario per l’azienda. Invece di un impegno a lungo termine, l’azienda può contrattare tariffe e pagare solo per i servizi effettivamente richiesti, consentendo una maggiore flessibilità di bilancio. Questo può essere particolarmente vantaggioso quando l’azienda ha un budget limitato o progetti a breve termine che richiedono competenze specifiche.

Tuttavia, è importante considerare che l’assunzione di un dipendente può offrire benefici a lungo termine per l’azienda, come la creazione di una cultura aziendale coesa, il potenziamento delle competenze interne e la continuità nel team. Questi fattori possono contribuire al successo a lungo termine dell’organizzazione, nonostante i costi finanziari aggiuntivi.

In definitiva, il budget aziendale svolge un ruolo determinante nella scelta tra dipendente e collaboratore autonomo. L’azienda dovrebbe analizzare attentamente i costi associati, le risorse finanziarie disponibili e le priorità strategiche per determinare quale opzione sia più sostenibile dal punto di vista finanziario e contribuisca al raggiungimento degli obiettivi aziendali.

Conclusioni

Scegliere tra l’assunzione di un dipendente e la collaborazione con un professionista autonomo è una decisione importante per le aziende. Entrambe le opzioni presentano vantaggi e svantaggi, e la scelta dipende dalle esigenze specifiche dell’azienda, il tipo di lavoro da svolgere e le risorse disponibili.

L’assunzione di un dipendente offre maggiore controllo e integrazione nell’organizzazione, consentendo di formare un team stabile e a lungo termine. Tuttavia, comporta costi più elevati, compresi i contributi previdenziali, i benefit e le responsabilità legali.

D’altra parte, la collaborazione con un autonomo offre maggiore flessibilità e possibilità di adattarsi alle esigenze del momento. Può essere un’opzione vantaggiosa per progetti a breve termine, specifiche competenze specializzate o quando si desidera evitare i costi fissi associati all’assunzione di un dipendente. Tuttavia, potrebbe comportare meno controllo e coesione nel team.

È fondamentale valutare attentamente i vantaggi e gli svantaggi di entrambe le opzioni, tenendo conto della natura del lavoro, delle esigenze dell’azienda, del budget disponibile e delle implicazioni legali.

Domande frequenti

Quali sono i vantaggi dell’assunzione di un dipendente rispetto alla collaborazione con un autonomo?

L’assunzione di un dipendente offre maggiore controllo, integrazione e stabilità nel team, consentendo di formare relazioni a lungo termine e sviluppare una cultura aziendale coerente.

In quali situazioni è conveniente collaborare con un autonomo anziché assumere un dipendente?

La collaborazione con un autonomo può essere conveniente per progetti a breve termine, competenze specializzate specifiche o quando si desidera evitare i costi fissi associati all’assunzione di un dipendente.

Quali sono i costi aggiuntivi associati all’assunzione di un dipendente?

Oltre al salario, l’assunzione di un dipendente comporta costi aggiuntivi come i contributi previdenziali, i benefit, le spese di formazione e le responsabilità legali.

Quali sono le implicazioni legali da considerare nell’assunzione di un dipendente?

L’assunzione di un dipendente comporta l’applicazione delle leggi sul lavoro, comprese le norme contrattuali, la sicurezza sul lavoro, i diritti dei dipendenti e gli obblighi fiscali.

Come posso valutare quale opzione è più conveniente per la mia azienda?

È consigliabile valutare le esigenze specifiche dell’azienda, la natura del lavoro da svolgere, il budget disponibile e il livello di controllo desiderato.

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