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Cassette di sicurezza: i soldi sono sicuri in caso di accertamenti?

In che modo le cassette di sicurezza sono in grado di garantire privacy ed anonimato? In quali casi l'Agenzia delle Entrate può chiedere l'apertura forzata di una cassetta di sicurezza?

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Le cassette di sicurezza in banca sono da sempre utilizzate per il deposito di contanti, titoli, beni preziosi, o oggetti d’arte di pregio. Se ti sei trovato nella situazione di detenere diverso oro in casa ti sarai anche tu posto il problema di individuare una valida soluzione alternativa.

Mi riferisco alla cassetta di sicurezza. La detenzione di beni in cassette di sicurezza consente di tutelarsi dal rischio di detenere quei beni in casa propria. Tuttavia, molti credono che la cassetta di sicurezza metta al riparo anche dal Fisco, in caso di accertamenti. Naturalmente vi sono anche persone che utilizzano le cassette di sicurezza come strumento per sfuggire al Fisco e ai controlli Fiscali. Se sei anche tu tra questi soggetti faresti bene a leggere con attenzione questo articolo. Infatti, che la tua cassetta di sicurezza si trovi in Italia o all’estero poco cambia. Devi sapere che l’Amministrazione Finanziaria può arrivare ad effettuare un accesso nelle cassette di sicurezza di ogni contribuente. Detto questo, andiamo ad analizzare, quindi, quale tipo di tutela può offrire una cassetta di sicurezza e perché non può passare indenne da un accertamento fiscale.


Che cosa sono le cassette di sicurezza?

Le cassette di sicurezza sono un servizio di custodia che gli istituti di credito offrono ai propri clienti e che consente di custodire all’interno di una cassetta vera e propria valori, documenti o oggetti preziosi garantendo un elevato grado di sicurezza. L’accesso al servizio viene di norma effettuato in stanze blindate, a volte presenti nel caveau delle banche, all’interno delle quali il cliente viene lasciato solo per effettuare in piena privacy le operazioni di immissione o di estrazione di oggetti e valori dalla cassetta.

L’opportunità di avere una cassetta di sicurezza è qualcosa che tutti dovrebbero sfruttare. L’obiettivo delle cassette di sicurezza è offrire un luogo sicuro ove depositare oggetti di valore. In una cassetta di sicurezza è possibile depositare denaro, gioielli, oggetti d’arte di elevato valore economico. Oggi, tantissimi istituti di credito offrono questo tipo di servizio a tutti i propri correntisti. Attraverso questo servizio gli istituti di credito possono offrire il servizio di custodia di beni, documenti, contanti ed altri oggetti garantendo:

  • Un elevato livello di privacy;
  • Un elevato grado di sicurezza.

Il funzionamento delle cassette di sicurezza è molto semplice. Le cassette di sicurezza sono posizionate nel caveau dell’istituto, o comunque in una camera blindata. Queste sono da considerarsi assolutamente sicure. Il titolare di questo strumento ha la possibilità di accedere alla cassetta in totale e completa autonomia. Gli istituti bancari garantiscono la privacy più assoluta. L’obiettivo di chi scegli di usufruire di una cassetta di sicurezza non è tanto quello di proteggersi da furti, assai improbabili, quanto piuttosto dalla possibilità di tutelare la propria privacy.

Come funziona una cassetta di sicurezza?

L’istituto bancario che offre il servizio cassette di sicurezza offre al cliente il contratto da sottoscrivere. Nel contratto sono indicate le condizioni di utilizzo e le commissioni fisse richieste dall’istituto. Dopo aver sottoscritto il contratto il cliente è tenuto al deposito della firma che autorizza all’accesso. La possibilità di visionare la cassetta può essere demandata al cliente oppure ad un suo soggetto delegato. Nel caso anch’esso è tenuto a depositare la firma che lo autorizza ad accedere alla cassetta di sicurezza.

Una volta portata a termine la procedura viene consegnata una chiave numerata corrispondente al deposito. Ogni volta che il cliente vuole accedere alla cassetta l’istituto bancario trascrive l’accesso su un registro apposito. Durante l’accesso è presente un funzionario della banca. Il compito di questo soggetto è quello di identificare il cliente, controllare la corrispondenza della firma con quella autorizzata e accompagnare il cliente nei locali appositi.

Il funzionario è in possesso di una seconda chiave universale, in possesso della banca, senza la quale la cassetta di sicurezza non si apre. Tutto questo per una maggiore sicurezza. Il funzionario una volta arrivati alla cassetta si allontanerà per garantire al cliente la massima privacy.

Cassetta di sicurezza e garanzia di anonimato (relativo)

Come anticipato, la sottoscrizione di un contratto per l’utilizzo di una cassetta di sicurezza, non comporta il doverne dichiarare il contenuto. Di fatto, quindi, è possibile depositare beni, documenti, denaro contante o oggetti preziosi all’interno della cassetta di sicurezza senza doverne palesare l’esistenza.

Il successo della cassetta di sicurezza è sicuramente la garanzia del totale anonimato. L’aspetto che voglio iniziare a farti capire è che il totale anonimato è garantito nei confronti di soggetti terzi. Tuttavia, l’anonimato non può trovare applicazione per quanto riguarda l’Erario.

Te lo spiego meglio di seguito. Quello che voglio farti capire adesso è che grazie alla normativa antiriciclaggio le banche sono obbligate a dichiarare, anche al Fisco, i nomi di coloro che hanno stipulato un contratto di questo tipo. Inoltre, l’anonimato deve essere considerato in senso relativo, non assoluto. L’Agenzia delle Entrate può entrare in possesso dei dati dei soggetti che hanno sottoscritto un contratto relativo ad una cassetta di sicurezza. Inoltre, questo dato può essere incrociato con quello della polizza assicurativa che, solitamente, il cliente sottoscrive per tutelarsi nei confronti del rischio di eventuali furti. Nella polizza assicurativa, non si deve dimenticare che deve essere obbligatoriamente riportato il valore massimo dei beni depositati nella cassetta di sicurezza. Questo significa che, indirettamente, l’Amministrazione finanziaria, anche solo da un punto di vista documentale può disporre di una serie di informazioni su un soggetto che detiene una cassetta di sicurezza.

Quanto costa una cassetta di sicurezza?

Sebbene sia consentito depositare nella cassetta beni per un valore massimo pari a 100.000 euro, è possibile stimare che, mediamente, la cifra che copre l’assicurazione standard per eventuali furti è di 2.500/5.000 euro. Quindi, se hai depositato un patrimonio di valore più elevato, sei costretto a estendere l’assicurazione. Questo comporta importanti aumenti sul canone annuale ma anche un altro aspetto. Il contenuto delle cassette di sicurezza è anonimo e non devi dichiararlo.

Garanzia assicurativa delle cassette di sicurezza

Il contratto tra la banca ed il cliente prevede generalmente che il valore massimo da introdurre nella cassetta di sicurezza sia di 100.000 euro. Assieme al contratto con l’istituto di credito viene fatta firmare anche una polizza assicurativa. Tuttavia la polizza copre, solitamente, un massimale spesso inferiore rispetto al valore depositato.

Per questo motivo, nel caso, deve essere valutata la stipula di una copertura maggiore. Tieni presente che in caso di furto dalle cassette di sicurezza l’istituto è tenuto a risarcire il valore custodito all’interno di questa entro i limiti del massimale assicurativo. Questo tranne nel caso in cui il furto è avvenuto per colpa imputabile alla banca. Magari perché non ha predisposto adeguate misure di sicurezza. In questo caso il risarcimento è totale, senza guardare al massimale assicurativo.

Un consiglio che posso darti è che se depositi contanti o oggetti preziosi per un valore superiore al massimale puoi pensare di frammentare i depositi presso istituti di credito diversi. Questo perché adeguare il massimale assicurativo è più costoso rispetto a sostenere il costo dell’apertura di una ulteriore cassetta di sicurezza.

Cosa accade alla cassetta di sicurezza dopo la morte del titolare?

Altro aspetto importante frutto di incertezza è conoscere la procedura che regola il passaggio della cassetta di sicurezza dopo la morte del titolare. La risposta è contenuta nell’articolo 48 del D.Lgs. n. 346/90, secondo il quale:

le cassette di sicurezza, dopo la morte del concessionario o di uno dei concessionari, possono essere aperte solo alla presenza di un funzionario dell’Amministrazione finanziaria o di un notaio. Uno di questi soggetti deve redigere l’inventario del contenuto, previa comunicazione da parte del concedente all’ufficio del registro, nella cui circoscrizione deve essere redatto l’inventario, del giorno e dell’ora dell’apertura

Sul punto, poi, la Risoluzione n. 2/E/2013 delle Entrate afferma che il verbale redatto al momento dell’apertura della cassetta di sicurezza ha la principale finalità di assolvere ad una funzione fiscale. Il verbale, infatti, ha lo scopo di certificare l’esatta consistenza dei valori e dei beni mobili contenuti nella cassetta. Questo con lo scopo di determinare l’attivo ereditario del de cuius e l’eventuale applicazione dell’imposta di successione. Per il verbale non è previsto alcun obbligo di registrazione, tuttavia, qualora venga registrato sconta l’imposta di registro in misura fissa di 200 euro (Risoluzione n. 2/E/2013 dell’Agenzia delle Entrate).


Cassette di Sicurezza ed accertamenti fiscali

Le cassette di sicurezza non sono immuni dai controlli fiscali. Fino a qualche anno fa una soluzione di questo tipo era in grado di garantire la sicurezza di essere completamente anonimi agli occhi dell’Amministrazione finanziaria. Tuttavia, negli ultimi anni le cose sono cambiate. La domanda che maggiormente mi sento fare su questo argomento è se il Fisco può venire a sapere cosa si deposita in una cassetta di sicurezza.

L’Agenzia delle Entrate o la Guardia di Finanza hanno la possibilità di richiedere l’apertura della cassetta di sicurezza in banca. Come anticipato, l’anonimato vale per i terzi, non per le Entrate. Nel caso in cui l’Agenzia delle Entrate ottenga dal Giudice la possibilità di controllare il contenuto delle Cassette di Sicurezza lo può fare. Di conseguenza le cassette di sicurezza in banca sono sicure dal punto di vista di nascondere i propri beni, ma non completamente. Naturalmente, l’accesso alla cassetta di sicurezza può avvenire soltanto su autorizzazione del giudice che sta valutando una possibile situazione di frode fiscale.

Le cassette di sicurezza, quindi, non offrono alcuna garanzia di anonimato nei confronti del Fisco. Andiamo ad analizzare, di seguito, cosa può portare l’Amministrazione Finanziaria a conoscere cosa è custodito nelle cassette di sicurezza.

Cassetta di sicurezza e normativa antiriciclaggio

Gli istituti bancari Italiani sono tenuti, a partire dal 2014, a comunicare all’Agenzia delle Entrate tutte le informazioni relative ai rapporti continuativi intrattenuti. Tra i rapporti continuativi sono comprese anche le cassette di sicurezza. L’obiettivo di questo provvedimento emesso nel 2013 dalla Banca d’Italia ha l’obiettivo di contrastare:

Per questo motivo l’Agenzia delle Entrate ha a disposizione una banca dati ove sono censiti i soggetti che usufruiscono di questo tipo di servizi per depositare beni preziosi. La banca è tenuta a riferire all’Agenzia delle Entrate alcune informazioni tra cui:

  • Nome e Cognome dell’intestatario del contratto di locazione della cassetta di sicurezza;
  • Numero di accessi alla cassetta in un anno;
  • Importo del valore assicurato qualora l’assicurazione venga estesa.

Questo significa che l’Amministrazione finanziaria è in grado di sapere il valore dei beni che hai nella cassetta di sicurezza.

Cassetta di sicurezza all’estero e Common Reporting Standard

Se credi che puoi evitarti tutto questo detenendo la cassetta di sicurezza presso un’istituto bancario estero, ti sbagli di grosso! Nemmeno in questo caso puoi ritenerti al sicuro dalla privacy nei confronti dell’Agenzia delle Entrate.

Il Common Reporting Standard è un’accordo internazionale sullo scambio di informazioni finanziarie ai fini fiscali. Oltre 200 Paesi nel mondo hanno già aderito a questo accordo. Questo significa che gli istituti bancari di questi Paesi ogni anno segnalano alla loro autorità fiscale i correntisti e tutti i soggetti che detengono rapporti continuativi. Compresi, quindi, i soggetti che hanno accesso a cassette di sicurezza.

Le Agenzie fiscali estere comunicano annualmente questi dati all’Agenzia fiscale di riferimento del Paese di residenza del cliente dell’istituto. In questo modo ecco che l’Agenzia delle Entrate italiana può essere a conoscenza della Cassetta di Sicurezza detenuta all’estero da parte di un soggetto italiano.

Se vuoi sapere quali sono i Paesi che hanno aderito al CRS puoi leggere questo articolo dedicato: “I conti esteri sono conosciuti all’Amministrazione Finanziaria?“.

Una volta analizzato questo aspetto vediamo quando il Fisco ha la possibilità non solo di conoscere ma di vedere cosa è detenuto nella cassetta di sicurezza.

Cassette di sicurezza non al sicuro dal Fisco

Come anticipato l’Amministrazione Finanziaria ha a disposizione una banca dati in cui sono raccolti in elenco tutti i soggetti che detengono una Cassetta di Sicurezza. Questo sia a livello nazionale che internazionale, grazie al CRS. Se a questo sommiamo i dati ottenuti dalla scorsa procedura di Voluntary Disclosure, i dati dell’Agenzia sono davvero estesi.

Quello che deve essere chiarito è che l’Agenzia delle Entrate in un normale accertamento fiscale non può chiedere l’apertura di una cassetta di sicurezza. Questo tipo di attività è effettuata solo quando vi sono importanti indizi di evasione fiscale o riciclaggio di denaro a carico del soggetto sottoposto a controllo. Ad esempio, in caso di accertamenti basati sul redditometro, oppure nel caso di accertamenti reddituali (su lavoratori autonomi o imprenditori), o in caso di una fattispecie di omessa dichiarazione dei redditi.

In tutti questi casi, l’Agenzia delle Entrate o la Guardia di Finanza hanno la possibilità di chiedere autorizzazione al Giudice per avere accesso ai dati bancari e quindi vi è la possibilità di chiedere di verificare il contenuto delle cassette di sicurezza. Il Giudice, infatti, può consentire l’accesso attraverso una apertura forzata. Quindi, l’Agenzia delle Entrate con l’approvazione di un giudice, ha la facoltà di aprire in modo forzoso la tua cassetta di sicurezza e pignorarne il contenuto per rientrare delle eventuali somme dovute. Naturalmente, affinché tutta questa procedura possa essere espletata, è necessario che vengano ravvisati rilevanti indizi di evasione fiscale o riciclaggio di denaro.

Delega al prelievo di cassetta di sicurezza all’estero e quadro RW

In caso di attività finanziarie o patrimoniali detenute all’estero cointestate o con delega, ogni intestatario o delegato che abbia piena disponibilità delle attività deve compilare il quadro RW del modello Redditi. La compilazione del quadro deve prevedere l’indicazione dell’intero valore delle attività e non solo la quota parte di propria competenza. Questo è quanto previsto dall’art. 4 del D.L. n. 167/90 e dalle circolari n. 45/E/2010 e n. 38/E/2013. Questo significa che, al pari di quanto avviene per il delegato del conto corrente cointestato e per il delegato al prelievo sul deposito titoli, anche il delegato per l’utilizzo di una cassetta di sicurezza all’estero, è tenuto all’obbligo di monitoraggio fiscale legato al quadro RW.

In questi casi il delegato deve compilare la colonna 2 con il codice 1 e la colonna 21 del quadro RW per indicare la presenza degli investimenti esteri che rientrano nella sua disponibilità anche se per la propria quota di competenza.


Cassette di Sicurezza: conclusioni

Il possesso di cassette di sicurezza è sempre stato gettonato da parte di tantissime persone. Da una parte deve essere considerato il rischio legato a detenere oggetti di valore nella propria abitazione. Dall’altro, invece, il rischio di credito che preoccupa i soggetti con depositi superiori a 100.000 euro, che non sono garantiti dal sistema di tutela dei depositi (vedi anche “Come vengono protetti i tuoi risparmi bancari?“).

Per questo motivo, le cassette di sicurezza, in istituti bancari italiani, o ancora meglio in istituti esteri sono da sempre gettonate. Naturalmente vi sono anche altri motivi che spingono a detenere cassette di sicurezza, come la sicurezza e l’anonimato.

In Italia, l’evasione fiscale è ancora oggi un fenomeno diffuso. Tante persone, credono che attraverso la cassetta sicurezza sia possibile nascondere i propri averi al Fisco. Come hai visto in questo articolo detenere denaro contante in una cassetta di sicurezza, tuttavia, non ti rende invisibile in caso di accertamento fiscale.

Cassetta di sicurezza, ma con attenzione!

La normativa fiscale negli ultimi anni si è fatta sempre più stringente ed anche gli accordi di cooperazione internazionale e di contrasto all’evasione fiscale stanno dando i loro frutti. Vedi il CRS o il FATCA USA che obbligano gli Stati contraenti ad uno scambio automatico di informazioni.

I dati forniti da questi accordi finiscono in un database delle Entrate e vengono incrociati con quelli di altre banche dati. Vedi i dati derivanti dal redditometro, che traccia tutte le nostre spese. Oppure ancora la banca dati Serpico, che può accedere ai dati finanziari per controllarli con i dati dichiarati al Fisco.

Si tratta di una gigantesca anagrafe tributaria che effettua un automatico controllo fiscale. Ovviamente, chi vuole evadere di sicuro non deposita contanti in banca, ma tende ad investirli in beni fisici.

L’investimento più comune è sicuramente l’oro. Per questo la soluzione cassetta di sicurezza ha così elevato successo. Questo anche se non può essere considerata strumento totalmente anonimo. Attraverso una richiesta al giudice è possibile per l’Agenzia chiederne l’apertura.

Per questo motivo se detieni una cassetta di sicurezza in Italia o all’estero ricorda quali sono le norme fiscali da rispettare! Se hai un dubbio ricorda che puoi sempre contattarmi per una consulenza fiscale online personalizzata! In questo modo potrai risolvere i tuoi dubbi e potrai evitare di commettere errori.

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