Le cassette di sicurezza proteggono davvero dal fisco?

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Hai una cassetta di sicurezza o stai pensando di aprirne una per proteggere i tuoi risparmi? Scopri tutto quello che nessuno ti ha mai detto sui controlli fiscali e come evitare brutte sorprese.

Le cassette di sicurezza rappresentano da sempre una soluzione privilegiata per custodire contanti, gioielli, documenti importanti e oggetti di valore. Tuttavia, molte persone nutrono ancora l’errata convinzione che questi depositi bancari garantiscano un totale anonimato anche nei confronti del Fisco. La realtà è ben diversa: l’Agenzia delle Entrate dispone oggi di strumenti sempre più sofisticati per monitorare e, quando necessario, accedere al contenuto del deposito di sicurezza, sia in Italia che all’estero.

Con l’evoluzione della normativa antiriciclaggio e gli accordi internazionali per lo scambio automatico di informazioni fiscali, il livello di trasparenza è aumentato significativamente. Le banche sono tenute a comunicare al Fisco i dati dei titolari di cassette di sicurezza, mentre in caso di gravi indizi di evasione fiscale, l’autorità giudiziaria può autorizzare l’apertura forzata dei depositi.

Che cosa sono le cassette di sicurezza?

Le cassette di sicurezza sono un servizio di custodia offerto dagli istituti di credito che consente di depositare valori, documenti e oggetti preziosi in locali blindati, generalmente situati nei caveau delle banche. Il sistema di accesso prevede un doppio controllo di sicurezza: il cliente possiede una chiave personale numerata, mentre la banca detiene una chiave universale senza la quale la cassetta non può essere aperta.

La procedura di utilizzo è standardizzata e prevede diverse fasi. Dopo la sottoscrizione del contratto e il deposito della firma autorizzata, ogni accesso viene registrato su un apposito registro. Un funzionario bancario accompagna il cliente nei locali blindati, verifica l’identità e la corrispondenza della firma, quindi si allontana per garantire la privacy durante le operazioni di deposito o prelievo. Attraverso questo servizio gli istituti di credito possono offrire il servizio di custodia di beni, documenti, contanti ed altri oggetti garantendo:

  • Un elevato livello di privacy;
  • Un elevato grado di sicurezza.

Il valore massimo generalmente consentito per il contenuto è di 100.000 euro, accompagnato da una polizza assicurativa che spesso copre importi inferiori, tipicamente tra 2.500 e 5.000 euro. Per valori superiori è necessario stipulare coperture aggiuntive o considerare la distribuzione dei beni su più cassette presso istituti diversi.

Il funzionamento

L’istituto bancario che offre il servizio cassette di sicurezza offre al cliente il contratto da sottoscrivere. Nel contratto sono indicate le condizioni di utilizzo e le commissioni fisse richieste dall’istituto. Dopo aver sottoscritto il contratto il cliente è tenuto al deposito della firma che autorizza all’accesso. La possibilità di visionare la cassetta può essere demandata al cliente oppure ad un suo soggetto delegato. Nel caso anch’esso è tenuto a depositare la firma che lo autorizza ad accedere alla cassetta blindata.

Una volta portata a termine la procedura viene consegnata una chiave numerata corrispondente al deposito. Ogni volta che il cliente vuole accedere alla cassetta l’istituto bancario trascrive l’accesso su un registro apposito. Durante l’accesso è presente un funzionario della banca. Il compito di questo soggetto è quello di identificare il cliente, controllare la corrispondenza della firma con quella autorizzata e accompagnare il cliente nei locali appositi.

Il funzionario è in possesso di una seconda chiave universale, in possesso della banca, senza la quale la cassetta di sicurezza non si apre. Tutto questo per una maggiore sicurezza. Il funzionario una volta arrivati alla cassetta si allontanerà per garantire al cliente la massima privacy.

Cosa si può depositare

I beni che possono essere depositati sono i più disparati ma, generalmente, il maggiore utilizzo riguarda:

  • Contanti (con limiti normativi specifici);
  • Gioielli e orologi di valore;
  • Opere d’arte e oggetti da collezione;
  • Documenti importanti (testamenti, contratti);
  • Titoli al portatore;
  • Metalli preziosi (oro, argento, platino).

⚠️ ATTENZIONE: Molti credono erroneamente che depositare contanti in cassetta equivalga a “nasconderli” al fisco. Questa convinzione può costare molto caro, come vedremo.

Il costo da sostenere

Sebbene sia consentito depositare nella cassetta beni per un valore massimo pari a 100.000 euro, è possibile stimare che, mediamente, la cifra che copre l’assicurazione standard per eventuali furti è di 2.500/5.000 euro. Quindi, se hai depositato un patrimonio di valore più elevato, sei costretto a estendere l’assicurazione. Questo comporta importanti aumenti sul canone annuale ma anche un altro aspetto. Il contenuto delle cassette di sicurezza è anonimo e non deve essere dichiarato.

Garanzia assicurativa

Il contratto tra la banca ed il cliente prevede generalmente che il valore massimo da introdurre nella cassetta di sicurezza sia di 100.000 euro. Assieme al contratto con l’istituto di credito viene fatta firmare anche una polizza assicurativa. Tuttavia la polizza copre, solitamente, un massimale spesso inferiore rispetto al valore depositato.

Per questo motivo, nel caso, deve essere valutata la stipula di una copertura maggiore. Tieni presente che in caso di furto dalle cassette di sicurezza l’istituto è tenuto a risarcire il valore custodito all’interno di questa entro i limiti del massimale assicurativo. Questo tranne nel caso in cui il furto è avvenuto per colpa imputabile alla banca. Magari perché non ha predisposto adeguate misure di sicurezza. In questo caso il risarcimento è totale, senza guardare al massimale assicurativo.

Un consiglio che posso darti è che se depositi contanti o oggetti preziosi per un valore superiore al massimale puoi pensare di frammentare i depositi presso istituti di credito diversi. Questo perché adeguare il massimale assicurativo è più costoso rispetto a sostenere il costo dell’apertura di una ulteriore deposito di sicurezza.

Cosa accade al deposito di sicurezza dopo la morte del titolare?

Altro aspetto importante frutto di incertezza è conoscere la procedura che regola il passaggio della cassetta di sicurezza dopo la morte del titolare. La risposta è contenuta nell’articolo 48 del D.Lgs. n. 346/90, secondo il quale:

le cassette di sicurezza, dopo la morte del concessionario o di uno dei concessionari, possono essere aperte solo alla presenza di un funzionario dell’Amministrazione finanziaria o di un notaio. Uno di questi soggetti deve redigere l’inventario del contenuto, previa comunicazione da parte del concedente all’ufficio del registro, nella cui circoscrizione deve essere redatto l’inventario, del giorno e dell’ora dell’apertura

Sul punto, poi, la Risoluzione n. 2/E/2013 delle Entrate afferma che il verbale redatto al momento dell’apertura della cassetta di sicurezza ha la principale finalità di assolvere ad una funzione fiscale. Il verbale, infatti, ha lo scopo di certificare l’esatta consistenza dei valori e dei beni mobili contenuti nella cassetta. Questo con lo scopo di determinare l’attivo ereditario del de cuius e l’eventuale applicazione dell’imposta di successione. Per il verbale non è previsto alcun obbligo di registrazione, tuttavia, qualora venga registrato sconta l’imposta di registro in misura fissa di 200 euro (Risoluzione n. 2/E/2013 dell’Agenzia delle Entrate).

La fine dell’anonimato: obblighi di comunicazione delle banche

Dal 2014, la normativa antiriciclaggio ha introdotto obblighi stringenti per gli istituti bancari. Le banche devono comunicare all’Agenzia delle Entrate tutte le informazioni relative ai rapporti continuativi, incluse le cassette di sicurezza. Questa trasparenza forzata ha l’obiettivo di contrastare il riciclaggio di denaro e l’evasione fiscale.

Le informazioni trasmesse al Fisco includono i dati anagrafici dell’intestatario del contratto, il numero di accessi annuali alla cassetta e l’importo del valore assicurato in caso di estensione della copertura. Quest’ultimo dato fornisce indirettamente all’amministrazione finanziaria un’indicazione sul valore approssimativo dei beni custoditi.

L’incrocio di questi dati con le polizze assicurative, che devono obbligatoriamente riportare il valore massimo dei beni depositati, consente all’Agenzia delle Entrate di ricostruire un quadro abbastanza preciso della situazione patrimoniale dei contribuenti che utilizzano questo servizio.

Quando il Fisco può aprire una cassetta di sicurezza

L’accesso forzato alle cassette di sicurezza non è una procedura ordinaria ma richiede condizioni specifiche e autorizzazione giudiziaria. L’Agenzia delle Entrate o la Guardia di Finanza possono richiedere l’apertura solo in presenza di rilevanti indizi di evasione fiscale o riciclaggio di denaro.

Le situazioni che possono portare a questo tipo di controllo includono accertamenti basati sul redditometro (o evasometro), quando emerge una sproporzione significativa tra redditi dichiarati e tenore di vita, accertamenti reddituali su lavoratori autonomi e imprenditori, e casi di omessa dichiarazione dei redditi. In tutte queste circostanze, l’autorità fiscale deve ottenere l’autorizzazione del giudice per procedere con l’apertura forzata.

Una volta ottenuta l’autorizzazione, il Fisco può non solo verificare il contenuto della cassetta ma anche procedere al pignoramento dei beni per recuperare le somme dovute. La procedura si svolge alla presenza di un funzionario dell’amministrazione finanziaria che redige un inventario dettagliato del contenuto.

Quando scattano i controlli

L’Agenzia delle Entrate può richiedere l’apertura forzata in questi casi:

  • Anomalie su redditometro o evasometro con incongruenze superiori al 20%;
  • Omessa dichiarazione dei redditi;
  • Indizi di riciclaggio di denaro;
  • Segnalazioni di operazioni sospette (SOS);
  • Controlli su professionisti e imprenditori.

Le cassette di sicurezza all’estero: il mito della privacy totale

Molti contribuenti italiani credono erroneamente che detenere una cassetta di sicurezza all’estero garantisca maggiore privacy nei confronti del Fisco italiano. Questa convinzione si scontra con la realtà degli accordi internazionali per lo scambio automatico di informazioni finanziarie.

Il Common Reporting Standard (CRS) è un accordo internazionale al quale hanno aderito oltre 200 Paesi nel mondo. Questo sistema obbliga gli istituti bancari dei Paesi aderenti a segnalare annualmente alla propria autorità fiscale tutti i correntisti e i soggetti che detengono rapporti continuativi, inclusi i titolari del rapporto.

Le agenzie fiscali estere comunicano poi questi dati all’Agenzia delle Entrate italiana per i contribuenti italiani residenti. In questo modo, l’amministrazione finanziaria italiana può venire a conoscenza delle cassette di sicurezza detenute all’estero dai propri contribuenti, rendendo inefficace qualsiasi tentativo di occultamento tramite depositi internazionali.

Se vuoi sapere quali sono i Paesi che hanno aderito al CRS puoi leggere questo articolo dedicato: “I conti esteri sono conosciuti all’Amministrazione Finanziaria?“.

Delega al prelievo in deposito di sicurezza all’estero e quadro RW

In caso di attività finanziarie o patrimoniali detenute all’estero cointestate o con delega, ogni intestatario o delegato che abbia piena disponibilità delle attività deve compilare il quadro RW del modello Redditi. La compilazione del quadro deve prevedere l’indicazione dell’intero valore delle attività e non solo la quota parte di propria competenza. Questo è quanto previsto dall’art. 4 del D.L. n. 167/90 e dalle circolari n. 45/E/2010 e n. 38/E/2013. Questo significa che, al pari di quanto avviene per il delegato del conto corrente cointestato e per il delegato al prelievo sul deposito titoli, anche il delegato per l’utilizzo di una cassetta di sicurezza all’estero, è tenuto all’obbligo di monitoraggio fiscale legato al quadro RW.

In questi casi il delegato deve compilare la colonna 2 con il codice 1 e la colonna 21 del quadro RW per indicare la presenza degli investimenti esteri che rientrano nella sua disponibilità anche se per la propria quota di competenza.

I diritti del contribuente durante gli accertamenti

Quando l’Agenzia delle Entrate avvia un accertamento legato ad anomalie reddituali, il contribuente mantiene diritti specifici che devono essere rispettati durante tutta la procedura. La richiesta di apertura forzata deve essere sempre supportata da elementi concreti e gravi indizi di evasione fiscale, non può basarsi su semplici sospetti o presunzioni generiche.

Il contribuente ha il diritto di essere informato tempestivamente dell’avvio del procedimento e può presentare osservazioni scritte prima che venga emesso l’atto di accertamento definitivo. Durante l’apertura della cassetta, deve essere garantita la presenza del titolare o di un suo rappresentante legale, che può assistere alle operazioni di inventario e verificare la correttezza della procedura.

In caso di disaccordo sul contenuto inventariato o sulle modalità di accesso, il contribuente può richiedere che venga verbalizzata ogni sua osservazione. Se emergono beni la cui provenienza può essere legittimamente giustificata, è fondamentale fornire immediatamente la documentazione comprovante l’origine lecita delle somme o degli oggetti rinvenuti.

Il contribuente conserva sempre il diritto di ricorso contro gli atti di accertamento emessi a seguito dell’apertura della cassetta. I termini per l’impugnazione decorrono dalla notifica dell’atto e il ricorso può essere presentato davanti alla Corte di Giustizia Tributaria competente. È importante sapere che l’onere della prova della legittima provenienza dei beni spetta al contribuente, che deve documentare adeguatamente le fonti di reddito utilizzate per acquisire quanto depositato.


Consulenza fiscale online

Il possesso di cassette di sicurezza è sempre stato gettonato da parte di tantissime persone. Da una parte deve essere considerato il rischio legato a detenere oggetti di valore nella propria abitazione. Dall’altro, invece, il rischio di credito che preoccupa i soggetti con depositi superiori a 100.000 euro, che non sono garantiti dal sistema di tutela dei depositi (vedi anche “Come vengono protetti i tuoi risparmi bancari?“).

Per questo motivo, le cassette detenute in istituti bancari italiani, o ancora meglio in istituti esteri sono da sempre gettonate, soprattutto per garantire sicurezza e anonimato.

In Italia, l’evasione fiscale è ancora oggi un fenomeno diffuso. Tante persone, credono che attraverso la cassetta sicurezza sia possibile nascondere i propri averi al Fisco. Come hai visto in questo articolo detenere denaro contante in un deposito di sicurezza, tuttavia, non ti rende invisibile in caso di accertamento fiscale.

Servizio di custodia bancaria, ma con attenzione!

La normativa fiscale negli ultimi anni si è fatta sempre più stringente ed anche gli accordi di cooperazione internazionale e di contrasto all’evasione fiscale stanno dando i loro frutti. Vedi il CRS o il FATCA USA che obbligano gli Stati contraenti ad uno scambio automatico di informazioni.

I dati forniti da questi accordi finiscono in un database delle Entrate e vengono incrociati con quelli di altre banche dati. Vedi i dati derivanti dal redditometro, che traccia tutte le nostre spese. Oppure ancora la banca dati Serpico, che può accedere ai dati finanziari per controllarli con i dati dichiarati al Fisco.

Si tratta di una gigantesca anagrafe tributaria che effettua un automatico controllo fiscale. Ovviamente, chi vuole evadere di sicuro non deposita contanti in banca, ma tende ad investirli in beni fisici.

L’investimento più comune è sicuramente l’oro. Per questo il servizio di custodia bancaria ha così elevato successo. Questo anche se non può essere considerata strumento totalmente anonimo. Attraverso una richiesta al giudice è possibile per l’Agenzia chiederne l’apertura.

Per questo motivo se detieni una cassetta di sicurezza in Italia o all’estero ricorda quali sono le norme fiscali da rispettare! Se hai un dubbio ricorda che puoi sempre contattarmi per una consulenza fiscale online personalizzata! In questo modo potrai risolvere i tuoi dubbi e potrai evitare di commettere errori.

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