Il principio di capacità contributiva è un concetto cardine dei sistemi fiscali moderni, che stabilisce che l’imposizione fiscale dovrebbe essere proporzionata alle capacità economiche del contribuente. Questo principio mira a garantire equità e giustizia fiscale, evitando un eccessivo onere su chi ha minori risorse.
Tale principio stabilisce che il carico fiscale deve essere distribuito in base alla capacità economica dei contribuenti. In pratica, significa che chi ha maggiori risorse finanziarie dovrebbe contribuire in misura maggiore al finanziamento delle spese pubbliche. Questo principio si riflette in misure come aliquote progressive nell’imposta sul reddito, dove le percentuali di tassazione aumentano con l’aumentare del reddito.
La capacità contributiva è uno dei principi cardine del nostro diritto tributario e sancita dall’art. 53 della Costituzione, secondo il quale “tutti devono concorrere alle spese tributarie, secondo la propria capacità contributiva” ed inoltre, “il sistema tributario è informato a criteri di progressività”. Questo significa che la tassazione deve procedere in maniera più che proporzionale, assegnando così un carico fiscale maggiore ai soggetti che manifestino una capacità di poter contribuire maggiore.
Deve essere tenuto presente, inoltre, che non è necessario che ogni singolo tributo sia informato a detto criterio (progressività), ma che lo sia il sistema nel suo insieme. Questo significa che possono esserci tributi che siano semplicemente proporzionali (IRES, ed IRAP).
Caratteristiche
L’analisi del principio ci porta ad affermare due concetti legati tra di loro e molto importanti, ovvero:
- La normativa tributaria non deve andare a compire elementi che non siano espressivi di capacità contributiva (indici rilevatori di ricchezza). Le imposte devono andare a colpire il soggetto che percepisce il reddito stesso;
- Che il contribuente deve essere chiamato a far fronte alle spese collettive in relazione alla propria capacità di produrre redditi. Un soggetto che percepisce redditi più elevati deve corrispondere in modo maggiore rispetto al soggetto che non percepisce redditi, o che li percepisce in misura limitata. In relazione a questo aspetto, non deve essere intaccato il c.d. “minimo vitale” ovvero il valore monetario utile ad una persona per il soddisfacimento dei primari bisogni di vita (vedasi sentenza n. 155/2001 della Corte Costituzionale che, comunque non individua la misura di detto valore).
Per capacità contributiva possiamo fare riferimento alla capacità di generare ricchezza idonea a giustificare un prelievo fiscale nell’interesse collettivo. Tutto ciò rappresenta in ambito tributario una concreta applicazione del principio di uguaglianza, definito dall’art. 3 della Costituzione.
Quale obiettivo persegue la capacità contributiva?
Il principio di progressività del sistema tributario ha come obiettivo la riduzione del divario economico esistente tra le varie classi sociali. La ratio voluta in sede di costituente è quello di effettuare una redistribuzione del reddito a favore delle classi meno abbienti.
Storia e fondamento legale del principio
Il principio di capacità contributiva ha radici storiche profonde, con riferimenti già nell’antica filosofia greca e romana. La sua formalizzazione moderna è avvenuta con lo sviluppo delle teorie economiche e politiche dell’illuminismo e del liberalismo. Nell’ordinamento giuridico italiano, questo principio è sancito dalla Costituzione, che ne fa un criterio guida per la legislazione fiscale, assicurando un’imposizione equa e proporzionale alle capacità economiche individuali.
Applicazione pratica
Nel sistema fiscale, l’applicazione del principio di Il principio di capacità contributiva è un pilastro fondamentale del sistema fiscale italiano, e si basa sull’idea che ogni individuo debba contribuire alle spese pubbliche in misura proporzionata alle proprie possibilità economiche. Questo principio garantisce che il carico fiscale sia distribuito in maniera equa, tenendo conto delle effettive capacità economiche dei contribuenti. si manifesta attraverso varie misure. Ad esempio, l’imposta sul reddito delle persone fisiche (IRPEF) in Italia utilizza un sistema di aliquote progressive, dove il tasso di imposizione aumenta con l’aumentare del reddito. Inoltre, sono previste detrazioni e deduzioni fiscali per tenere conto delle diverse situazioni personali e familiari, come carichi di famiglia o spese sanitarie.
Progressività | Proporzionalità |
---|---|
Il sistema fiscale italiano è caratterizzato da una progressività delle aliquote, ovvero, le aliquote aumentano con l’aumentare del reddito imponibile, assicurando che le persone con redditi più elevati paghino una quota maggiore del proprio reddito in tasse. | Il principio di capacità contributiva implica una proporzionalità del tributo rispetto alla ricchezza del contribuente, cercando di evitare che i tributi diventino un peso insostenibile per chi ha meno risorse. |
Confronto con altri principi fiscali
Il principio di capacità di contribuzione alla spesa pubblica si contrappone ad altri principi fiscali come quello della tassazione proporzionale, dove il tasso fiscale è lo stesso indipendentemente dal reddito, o quello della tassazione regressiva, dove il carico fiscale relativo diminuisce all’aumentare del reddito. Mentre il principio di capacità contributiva mira a un’equità verticale, assicurando che chi ha più risorse contribuisca di più, la tassazione proporzionale si basa su un’equità orizzontale, trattando tutti i contribuenti allo stesso modo.
Impatto sociale ed economico
L’adozione del principio di capacità contributiva ha un impatto significativo sia dal punto di vista sociale che economico. Socialmente, contribuisce a ridurre le disuguaglianze, redistribuendo la ricchezza attraverso il sistema fiscale. Economicamente, può influenzare le decisioni di investimento e consumo dei contribuenti. Tuttavia, una sua applicazione eccessiva può anche disincentivare la crescita economica e l’accumulazione di capitali. Pertanto, è fondamentale trovare un equilibrio che massimizzi sia la giustizia fiscale sia l’efficienza economica.
Quali sono i principali indicatori di capacità contributiva?
I principali indici di legati alla capacità di contribuire alla spesa pubblica sono quelli indicati di seguito. Si tratta di tre indicatori alternativi tra loro, anche se i principali sistemi tributari li assumono contemporaneamente, ma con caratteristiche diverse:
- Il reddito –> in relazione al quale troviamo le imposte sul reddito (IRPEF, IRES, Cedolare secca, imposte sostitutive, etc);
- Il patrimonio –> in relazione al quale troviamo le imposte sul patrimonio (imposte di successione e donazione, IMU, IVIE, IVAFE, etc);
- Il consumo –> in relazione al quale vi è l’imposta che colpisce il valore aggiunto, ovvero l’Iva.
L’aspetto da evidenziare, infatti, è che accanto alla presenza di uno di questi indicatori troviamo una pretesa tributaria. Questa, tuttavia, deve trovare la sua giustificazione nella mera possibilità economica, che deve essere effettiva e reale e non fittizia o presunta, di concorrere all’interesse collettivo.
Deve essere evidenziato che non tutti i tributi si basano sul presupposto contributivo. Ne sono esempi, l’imposta di registro (in alcuni casi) oppure l’imposta di bollo. Allo stesso modo deve essere tenuto in considerazione che le c.d. “agevolazioni fiscali” rappresentano una deroga rispetto ai principi generali di generalità e progressività dell’imposizione.
Capacità contributiva e politiche fiscali internazionali
Il principio di capacità contributiva gioca un ruolo cruciale non solo nelle politiche fiscali nazionali, ma anche in quelle internazionali. L’adattamento di questo principio a livello globale incide significativamente sulle dinamiche economiche, sociali e politiche di diversi paesi.
La globalizzazione ha reso più complesse le sfide associate al principio legato alla proporzionalità al concorso delle spese pubbliche in base al reddito. Le aziende multinazionali, operando in diversi paesi, possono sfruttare le differenze nei sistemi fiscali per ridurre il proprio carico tributario. Questo ha sollevato questioni sull’equità fiscale e sulla capacità dei governi di riscuotere le entrate in modo efficace.
Evasione e elusione fiscale
Un problema significativo è rappresentato dall’evasione e dall’elusione fiscale. Queste pratiche minano il principio di potenzialità fiscale poiché consentono a individui e aziende con elevati redditi di ridurre artificialmente il proprio imponibile fiscale, spostando profitti in giurisdizioni con tassazione più favorevole.
Cooperazione internazionale
La risposta a queste sfide include un aumento della cooperazione internazionale in materia fiscale. Organizzazioni come l’OCSE e il G20 stanno lavorando per sviluppare standard globali che limitino la pianificazione fiscale aggressiva e garantiscano che le aziende paghino le imposte in modo equo, rispettando il principio di proporzionalità al concorso delle spese pubbliche.
Digital tax e fiscalità dei giganti del Web
Un tema caldo è la tassazione dei giganti digitali. La digitalizzazione dell’economia ha sollevato domande su come e dove tassare i profitti generati online. Ciò ha portato all’introduzione di misure come la Digital Services Tax in alcuni paesi, volti a garantire che le aziende digitali contribuiscano equamente alle casse statali dove generano valore.
Armonizzazione fiscale globale
Infine, si discute sempre più dell’armonizzazione fiscale globale, inclusa la proposta di un’imposta minima globale sulle società. Questo si allinea al principio di capacità contributiva su scala mondiale, cercando di limitare la corsa al ribasso fiscale e di garantire una maggiore equità.
In conclusione, l’integrazione del principio nelle politiche fiscali internazionali è un processo complesso e in evoluzione. Richiede un equilibrio tra sovranità nazionale e collaborazione internazionale per affrontare le sfide poste dalla globalizzazione economica e garantire un sistema fiscale equo e efficace a livello globale.
Fonti:
- Art. 53 Costituzione;
- Art. 3 Costituzione;
- DPR n. 600/73;
- D.M. Economia 24.12.2012.