Le pensioni sono ultimamente spesso al centro del dibattito, soprattutto in vista della riforma del sistema pensionistico molto attesa dagli italiani, che mette al centro diverse ipotesi per poter accedere al periodo pensionistico in anticipo. Il calcolo dei contributi versati può essere utile al fine di individuare con esattezza qual è la propria situazione rispetto alla possibilità di andare in pensione. Anche se non tutte, molte tipologie di pensione prevedono la valutazione della quantità di contributi versati per stabilire quando il cittadino può avere accesso al periodo di pensione.

Il calcolo dei contributi versati possono richiederlo tutti i cittadini italiani, rivolgendosi per esempio a uno sportello INPS o informandosi direttamente sul portale online dell’ente previdenziale. I contributi vengono versati, per i lavoratori dipendenti, dalle aziende che erogano il salario mensile, e vengono così accumulati dal lavoratore nel corso degli anni.

Un certo numero di anni di contributi versati, in base alla tipologia di pensione, può dare accesso alla pensione, interrompendo così il periodo dedicato all’attività lavorativa. Anche per chi lavora come autonomo è possibile risalire tramite calcolo dei contributi versati alla cifra totale dei contributi effettivamente corrisposti tramite il lavoro autonomo. Vediamo in questo articolo come funzionano i contributi versati durante il lavoro, e come effettuare il calcolo dei contributi versati, facendo una premessa sulle tipologie di pensioni per cui è essenziale il fattore contributivo.


Pensioni e fattore contributivo: cosa cambia

In base al tipo di pensione cambia il requisito di accesso, per cui i cittadini possono sospendere l’attività lavorativa e accedere ai versamenti mensili relativi alla pensione. Ogni mese chi riceve pensione si vede accreditata in automatico una certa cifra, sul conto corrente o postale, in base al tipo di pensione che riceve.

Nel sistema previdenziale italiano esistono numerose tipologie di pensione, oltre a diversi sistemi di assistenza previdenziale rivolti ai cittadini più svantaggiati. La prospettiva di una riforma delle pensioni ha come ipotesi alcune modifiche sostanziali al sistema attuale di prepensionamento e di erogazione di diverse forme di assistenza ai cittadini.

Il fattore contributivo è importante soprattutto per alcune tipologie di pensione. Per la pensione di vecchiaia al momento la componente fondamentale di cui tenere conto è l’età: si può accedere a questo tipo di pensione all’età di 67 anni, e il requisito contributivo non risulta rilevante per questa pensione, perché basta aver versato 20 anni di contributi.

Per la pensione di anzianità invece il fattore contributivo è importantissimo, perché è determinante per poter erogare la stessa pensione. Si tratta di un periodo di tempo per cui sono stati versati i contributi di almeno 35 anni.

Calcolo dei contributi versati: lavoratori dipendenti e autonomi

Per il calcolo dei contributi versati bisogna fare una distinzione che riguarda la modalità con cui i contributi vengono effettivamente versati all’ente previdenziale INPS, e bisogna anche tenere conto che l’INPS non è l’unico ente dedicato alla previdenza sociale, anche se è quello più diffuso.

I lavoratori dipendenti non si occupano in prima persona di versare i contributi all’INPS, perché a occuparsene sono i rispettivi datori di lavoro. L’azienda quindi si prende in carico la responsabilità di versare i contributi per tutti i lavoratori dipendenti assunti, qualsiasi sia la forma contrattuale, in base alle normative di legge.

Il calcolo dei contributi versati quindi terrà conto di tutti gli anni in cui il cittadino ha lavorato come lavoratore dipendente, facendo di fatto la somma tra tutti i periodi che sono stati lavorati. I datori di lavoro che non versano i contributi INPS dovuti ai propri dipendenti possono incorrere in importanti sanzioni, perché di fatto si tratta di un obbligo di legge.

I lavoratori autonomi invece si occupano in prima persona di versare i contributi INPS o ad un’altra cassa previdenziale, in base alla gestione INPS con cui lavorano. I lavoratori autonomi possono versare i contributi all’ente previdenziale in base a diversi periodi dell’anno, facendo riferimento al fatturato complessivo accumulato durante l’anno.

Alcune tipologie di Partita Iva, come quella a regime forfettario, hanno importanti agevolazioni in termini di versamento contributivo, rispetto ad altre. Tutti i contribuenti sono obbligati a versare i contributi INPS, anche i lavoratori domestici. Anche in questo caso è il datore di lavoro, ovvero la famiglia in cui questi particolari lavoratori svolgono le loro mansioni, a doversi occupare di versare i contributi per il lavoratore.

Come fare il calcolo dei contributi versati

Può accadere, in particolar modo se ci si sta avvicinando alla pensione, di voler verificare quali sono stati effettivamente i contributi versati negli anni lavorati, sia come lavoratori subordinati che come autonomi.

Per conoscere queste informazioni è possibile chiedere ad un istituto INPS, tenendo presente che il calcolo contributivo è piuttosto complesso, e c’è una netta distinzione per gli anni precedenti al 1995 e quelli successivi.

Il calcolo dei contributi versati tiene conto dell’aliquota contributiva, che è una quota percentuale che risulta variabile ogni anno, in rapporto al salario ricevuto come dipendente, o al reddito prodotto da lavoratore autonomo, che tiene conto anche di eventuali esoneri.

Per un cittadino conoscere la propria posizione contributiva è piuttosto semplice, basta verificare con l’INPS quanti e quali contributi sono stati versati, e si può richiedere di intervenire nel caso in cui uno o più datori di lavoro non abbiano versato in modo corretto i contributi. Per i datori di lavoro il calcolo dei contributi da versare ai propri dipendenti risulta più complesso.

Datori di lavoro: come calcolare i contributi da versare

Alcuni datori di lavoro possono chiedersi, soprattutto se alle prime armi, come si possono versare i contributi INPS ai propri dipendenti. Per farlo ci si può in ogni caso rivolgere ad un professionista abilitato a svolgere tali compiti, e anche in questo caso esiste un calcolo specifico per stabilire quali e quanti contributi versare ai propri dipendenti.

L’INPS ricorda come funziona in linea di massima il versamento dei contributi da parte del datore di lavoro ai propri dipendenti:

“Il calcolo della contribuzione previdenziale (somme a debito del datore di lavoro) viene effettuato applicando determinate aliquote alla retribuzione lorda (imponibile previdenziale), sempre nel rispetto di determinati minimali di retribuzione imponibile previsti dalla legge.”

In ogni caso anche per i datori di lavoro esiste un servizio telematico abilitato per il calcolo dei contributi da versare ad ogni singolo dipendente, in base alla retribuzione lorda che viene corrisposta ogni mese. Come visto prima, il datore di lavoro deve necessariamente procedere con il versamento dei contributi per i propri dipendenti e collaboratori, rischia altrimenti di incorrere in sanzioni specifiche.

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Valeria Oggero
Classe 1992, laureata in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Torino, da sempre sono appassionata di scrittura. Dopo alcune esperienze all'estero, ho deciso di approfondire tematiche inerenti la fiscalità nazionale relativa alle persone fisiche ed alle partite Iva. Collaboro con Fiscomania.com per la pubblicazione di articoli di news a carattere fiscale. Un settore complesso quello fiscale ma dove non si finisce mai di imparare.

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