L’intensificazione dei controlli fiscali sui content creator ha portato a un aumento significativo degli avvisi di accertamento verso gamer professionisti. Le professioni digitali sono state, negli ultimi anni, oggetto di attenzione particolare da parte dell’Amministrazione finanziaria. Questo è dovuto, soprattutto, al fatto che i proventi derivano, spesso, da fonti estere e quindi con maggiori rischi di possibile frode.
La tipologia di controllo effettuato riguarda, soprattutto, il controllo dei redditi effettivamente dichiarati, in relazione alle entrate percepite oppure informazioni pervenute dallo scambio automatico di informazioni con autorità fiscali estere. Nella nostra esperienza diretta, possiamo dire che, nella maggior parte dei casi si tratta di controlli facilmente superabili se si è operato nel più totale rispetto della normativa relativa al reddito di impresa (in relazione al regime fiscale adottato con la partita IVA). Tuttavia, non tutto è così semplice e per questo andiamo ad analizzare cosa fare in caso di controlli fiscali.
Indice degli argomenti
- L’escalation dei controlli fiscali nel settore gaming
- Tipologie di redditi contestati
- La corretta qualificazione fiscale dell’attività di gaming
- Monitoraggio fiscale per attività estere dei gamer
- La notifica dell’avviso di accertamento
- Contestazioni tecniche specifiche
- Le sanzioni amministrative
- I termini di decadenza per l’attività di controllo
- Strategie difensive contro l’accertamento
- Consulenza accertamento e contenzioso tributario
- Fonti normative
L’escalation dei controlli fiscali nel settore gaming
L’operazione “attacco a Twitch” del 2021 ha rivoluzionato l’approccio del fisco verso i redditi da gaming. I risultati hanno rivelato che oltre 150 streamer italiani avevano incassato complessivamente più di 50 milioni di euro in soli due anni, con punte di 1,5 milioni per singoli creator.
L’Agenzia delle Entrate ha sviluppato algoritmi predittivi specifici per il settore del content creation digitale. In particolare, il sistema di risk assessment per content creator è basato sui seguenti aspetti:
- Analisi dei follower vs redditi dichiarati: correlano il numero di follower con i ricavi attesi, generando “red flag” automatiche quando la sproporzione è evidente. Un canale con centinaia di migliaia di iscritti che dichiara redditi modesti attiva inevitabilmente controlli approfonditi;
- Monitoraggio delle collaborazioni commerciali: incrocio con database aziende sponsor e redditi dichiarati;
- Tracciamento pagamenti digitali: integrazione con PayPal, Stripe, Amazon Payments e segnalazioni antiriciclaggio degli istituti bancari;
- Segnalazioni UIF (Unità di Informazione Finanziaria) per movimenti finanziari anomali, particolarmente frequenti quando si ricevono bonifici ricorrenti da piattaforme estere o donazioni in criptovalute.
Il focus passa attraverso incroci automatici di banche dati che confrontano i flussi bancari con le dichiarazioni presentate, evidenziando immediatamente discrepanze tra entrate e redditi dichiarati. Gli accordi internazionali come FATCA con gli USA permettono di tracciare anche i pagamenti da piattaforme estere come Twitch o YouTube.
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Tipologie di redditi contestati
Gli avvisi di accertamento per gamer contestano tipicamente diverse categorie di entrate. Per la nostra esperienza si tratta, tipicamente, delle seguenti:
Le donazioni degli utenti durante le live, spesso considerate erroneamente come “regali” esenti da tassazione. In realtà , quando esiste una correlazione diretta tra l’attività di streaming e l’elargizione, queste somme costituiscono reddito imponibile derivante dalla prestazione di intrattenimento.
I compensi da sponsorizzazioni e collaborazioni commerciali, frequentemente omessi dalle dichiarazioni perché percepiti come “occasionali“. Tuttavia, la ripetitività di questi accordi e l’organizzazione necessaria per gestirli configurano attività professionale abituale.
Gli introiti da piattaforme pubblicitarie come YouTube AdSense o programmi di affiliazione Amazon, spesso sottovalutati per la complessità del meccanismo di tassazione internazionale e la difficoltà di tracciamento dei pagamenti.
I ricavi da merchandising e vendite collaterali, che trasformano l’attività in vera e propria impresa commerciale con obblighi IVA specifici.
La corretta qualificazione fiscale dell’attività di gaming
Contrariamente a quanto molti credono, non esiste una soglia di fatturato minima per l’apertura della partita IVA: ciò che conta è la natura abituale e organizzata dell’attività . Un gamer che trasmette regolarmente, anche per poche ore settimanali, e riceve compensi ricorrenti deve necessariamente dotarsi di partita IVA.
La giurisprudenza tributaria ha chiarito che l’organizzazione di mezzi minimi (computer, connessione internet, attrezzature audio/video, orari di streaming programmati) è sufficiente per configurare attività d’impresa o lavoro autonomo abituale. La Cassazione ha stabilito che anche un singolo affare può costituire impresa se richiede una serie coordinata di atti economici per la sua realizzazione.
L’errore più comune è confidare nell’occasionalità  per evitare gli adempimenti fiscali. Tuttavia, la produzione continuativa di contenuti, l’interazione costante con il pubblico e la strategia di crescita del canale contraddicono inequivocabilmente la natura episodica dell’attività .
Lavoro autonomo vs impresa commerciale
La distinzione tra reddito di lavoro autonomo (art. 53 TUIR) e reddito d’impresa (art. 55 TUIR) non è meramente accademica, ma comporta differenze sostanziali negli adempimenti e nella tassazione.
L’attività di streamer è generalmente qualificata come lavoro autonomo quando si basa principalmente sulla prestazione personale del content creator (intrattenimento, recensioni, tutorial). In questo caso si applica:
- Possibile accesso al regime forfettario con tassazione al 5% o 15%
- Contributi previdenziali INPS;
- IVA sulle prestazioni verso clienti italiani, spesso esente per servizi verso estero.
Si configura invece attività d’impresa commerciale quando prevale l’aspetto organizzativo: gestione di un team, vendita sistematica di merchandising, intermediazione pubblicitaria strutturata. Gli obblighi diventano più complessi ma si aprono maggiori possibilità di deduzione costi.
Monitoraggio fiscale per attività estere dei gamer
Il quadro RW rappresenta spesso l’aspetto più trascurato ma potenzialmente più pericoloso per gamer che operano con piattaforme internazionali. L’obbligo di monitoraggio fiscale scatta automaticamente quando un residente italiano detiene investimenti o attività finanziarie all’estero, indipendentemente dal fatto che queste producano redditi imponibili in Italia. La norma di riferimento è l’articolo 4 del decreto legge n. 167/1990, che impone di dichiarare nel quadro RW tutti gli investimenti e le attività di natura finanziaria detenuti all’estero, anche se i relativi redditi sono già stati tassati nel paese di fonte.
Per i content creator la questione assume particolare rilevanza perché molti utilizzano conti PayPal, conti correnti esteri o portafogli digitali per ricevere i pagamenti da YouTube, Twitch o altre piattaforme internazionali. La soglia di rilevanza è fissata a 15.000 euro di giacenza massima nel corso dell’anno: superato questo limite, l’obbligo dichiarativo diventa inderogabile. Non importa che i fondi siano stati successivamente rimpatriati o che i redditi siano già stati dichiarati ai fini IRPEF: il quadro RW ha una funzione di monitoraggio patrimoniale che prescinde dalla tassazione dei redditi. Un errore comune è confondere l’obbligo dichiarativo RW con l’IVAFE (imposta patrimoniale sulle attività finanziarie estere): mentre l’IVAFE si applica solo oltre i 5.000 euro di giacenza media annua, l’obbligo dichiarativo RW scatta già a 15.000 euro di giacenza massima.
Le sanzioni per omessa compilazione del quadro RW sono particolarmente severe, oscillando dal 3% al 15% del valore non dichiarato, con raddoppio in caso di paesi inseriti nella black list. Per uno streamer che abbia mantenuto 50.000 euro su un conto estero senza dichiararli, le sanzioni possono raggiungere 7.500 euro, cifra che diventa 15.000 euro se il conto è ubicato in un paese non collaborativo. La giurisprudenza ha chiarito che l’obbligo sussiste anche per conti temporaneamente utilizzati durante l’anno, purché abbiano superato la soglia: non rileva che a fine anno il saldo sia azzerato, conta il picco massimo raggiunto durante i dodici mesi. È quindi essenziale monitorare costantemente i flussi sui propri conti esteri, mantenendo una documentazione precisa delle giacenze mensili per verificare eventuali sconfinamenti oltre la soglia di rilevanza.
La notifica dell’avviso di accertamento
La notifica dell’avviso di accertamento rappresenta il momento in cui si perfeziona la comunicazione formale tra l’Agenzia delle Entrate e il contribuente, dando avvio ai termini processuali per l’eventuale difesa. L’atto può essere notificato attraverso diverse modalità previste dalla legge: raccomandata con avviso di ricevimento, posta elettronica certificata per chi ne è dotato, oppure tramite ufficiale giudiziario o messo notificatore.
È fondamentale comprendere che la notifica si perfeziona indipendentemente dal fatto che il destinatario ritiri effettivamente la raccomandata: dopo il decorso dei termini per il ritiro presso l’ufficio postale, l’atto si considera comunque notificato con tutti i suoi effetti giuridici. La data di notifica è determinante perché da quel momento decorrono inderogabilmente i 60 giorni entro cui il contribuente può presentare ricorso alla Corte di Giustizia Tributaria oppure aderire all’accertamento con le riduzioni sanzionatorie previste. Un aspetto spesso sottovalutato riguarda la sanatoria della notifica viziata: qualora l’atto di notifica presenti vizi formali, questi si considerano automaticamente sanati se il contribuente presenta tempestivamente ricorso, dimostrando così che l’avviso ha raggiunto il suo scopo di portare a conoscenza del destinatario la pretesa fiscale.
Contestazioni tecniche specifiche
Le principali contestazioni tecniche che si riscontrano negli accertamenti possono riguardare diversi profili:
- Territorialità IVA: le operazioni verso l’estero vedono spesso problematiche legate alla corretta applicazione dell’IVA. Questo sia per le operazioni verso le piattaforme sia verso eventuali prestazioni verso privati UE o extra UE. La corretta applicazione delle disposizioni in materia di IVA (es. regime OSS, operazioni non soggette, reverse charge, etc).
- Redditi di fonte estera: sovente piattaforme come Twitch o anche altre piattaforme USA hanno applicato withholding tax sui pagamenti (dalla quale il contribuente può essere esonerato presentando apposita form). La gestione di questo tipo di operazioni e la relativa fatturazione in relazione ai bonifici effettivamente ricevuti è un altro elemento tecnico di controllo. Allo stesso tempo, si assiste anche a controlli legati alle donazioni di denaro ricevute, per verificarne la corretta dichiarazione.
Non tutti gli accertamenti sui gamer sono uguali e non tutti sono legati allo stesso tipo di verifica documentale. In ogni caso, l’aspetto maggiormente importante è reperire tempestivamente la documentazione bancaria in grado di correlare incasso e fattura.
Le sanzioni amministrative
Il sistema sanzionatorio colpisce duramente chi non adempie agli obblighi dichiarativi, ma distingue nettamente tra chi non presenta alcuna dichiarazione e chi la presenta con dati incompleti o errati. L’omessa dichiarazione comporta le sanzioni più severe, con un’aliquota del 120% dell’imposta dovuta per ciascun anno, con un minimo di 250 euro anche quando non risulta imposta da versare (per le violazioni dal 1° settembre 2024). Questo significa che un content creator che ha evaso 20.000 euro di IRPEF può trovarsi a pagare sanzioni per 24.000 euro, una cifra che può risultare devastante per chi magari aveva guadagni irregolari e non si era reso conto della gravità dell’omissione.
La dichiarazione infedele presenta un regime sanzionatorio leggermente più mite, con aliquota del 70% dell’imposta evasa, sempre con il minimo di 250 euro (per violazioni commesse dal 1° settembre 2024). La differenza sostanziale risiede nel fatto che chi presenta una dichiarazione, seppur incompleta, dimostra almeno la volontà di adempiere parzialmente agli obblighi fiscali. Un gamer che dichiara parte dei suoi redditi ma omette quelli da sponsorizzazioni internazionali subirà sanzioni inferiori rispetto a chi non ha mai presentato alcuna dichiarazione.
Soglie di rilevanza penale
L’aspetto penale non deve essere sottovalutato quando gli importi evasi superano specifiche soglie:
- Omessa dichiarazione: reato se l’imposta evasa supera 50.000 euro annui, con pena da 2 a 5 anni di reclusione.
- Dichiarazione infedele: reato se l’imposta evasa supera 100.000 euro e rappresenta oltre il 10% del dovuto, con pena da 2 a 4 anni e 6 mesi.
È importante ricordare che il pagamento integrale di imposte, sanzioni e interessi prima della dichiarazione dibattimentale comporta la non punibilità  (art. 13 D.Lgs. n. 74/2000), rappresentando un potente strumento di autodifesa.
I termini di decadenza per l’attività di controllo
L’Agenzia delle Entrate non può esercitare indefinitamente il proprio potere di accertamento, ma deve rispettare termini di decadenza tassativi che garantiscono certezza del diritto ai contribuenti. Il termine ordinario per la notifica dell’avviso di accertamento è fissato al 31 dicembre del quinto anno successivo a quello di presentazione della dichiarazione dei redditi: questo significa che per una dichiarazione presentata nel 2021 (per l’annualità 2020), l’eventuale accertamento deve essere notificato entro il 31 dicembre 2026. Nel caso di dichiarazione omessa o nulla, il termine si estende a sette anni, offrendo all’amministrazione finanziaria un margine temporale maggiore per recuperare le imposte evase.
È importante distinguere questi termini generali dai controlli automatizzati e preventivi, per i quali l’Agenzia dispone di soli quattro mesi dal termine di presentazione della dichiarazione per verificare incoerenze o rimborsi superiori a 4.000 euro. Il superamento di questi termini comporta la nullità dell’eventuale accertamento, rappresentando una tutela fondamentale contro l’arbitrarietà dell’azione amministrativa e garantendo che i rapporti fiscali si definiscano entro tempi ragionevoli e prevedibili.
Strategie difensive contro l’accertamento
La difesa contro un accertamento è un aspetto che è difficile ipotizzare in anticipo. Infatti, la prima cosa da fare è reperire la documentazione giustificativa di tutti i ricavi (report delle piattaforme, contratti di sponsorizzazione, screenshot di donazioni) e dei costi sostenuti (attrezzature, software, consulenze). Il tutto al fine di valutare la situazione.
Fatto questo non si deve dimenticare che vi è l’obbligo di contraddittorio, quindi, di ricevere il contribuente per confrontarsi con lui sulla posizione e, nel caso, vedersi notificare uno schema di atto.
In caso di errore da parte dell’Ufficio accertatore, il contribuente ha la possibilità di intervenire presentando un’istanza in autotutela per dimostrare la bontà del proprio comportamento. Questo al fine di portare l’Ufficio ad una rettifica parziale o totale dell’atto emesso.
Quando, invece, le pretese dell’Ufficio sono fondate, parzialmente o totalmente, la posizione da tenere cambia radicalmente. Una prima possibilità , quando si è ancora in fase di invito o schema di atto, è il ricorso al ravvedimento operoso. Questo strumento consente al contribuente di sanare una situazione di irregolarità sfruttando la riduzione delle sanzioni. In questi casi si parla di riduzione delle sanzioni ad 1/6 del minimo applicabile.
L’accertamento con adesione
In questi casi, l’accertamento con adesione rappresenta spesso la strategia più efficace per contenere il danno economico. Presentando istanza entro 60 giorni dalla notifica dell’avviso, si apre un confronto diretto con l’ufficio che può portare a:
- Riduzione sostanziale dell’imponibile accertato dimostrando che parte delle somme contestate non costituisce reddito tassabile (prestiti familiari, rimborsi spese, compensi già tassati all’estero);
- Riconoscimento di costi deducibili spesso ignorati dall’ufficio nella ricostruzione iniziale: attrezzature informatiche, software, consulenze, spese per eventi, quote associative professionali;
- Sanzioni ridotte a un terzo del minimo edittale, passando tipicamente dal 120-150% al 30-40% dell’imposta dovuta;
- Possibilità di rateizzazione fino a 8 rate trimestrali per importi superiori a 50.000 euro, con tassi di interesse contenuti.
Inutile dire che, in questi, casi il rispetto della tempistica prevista per intervenire e la presenza di professionisti esperti e qualificati possono fare davvero la differenza.
Il ricorso tributario: quando conviene
Il ricorso alla Corte di Giustizia Tributaria è indicato quando l’accertamento presenta vizi sostanziali o l’ufficio non mostra disponibilità negoziale. La riforma del 2022 ha migliorato le possibilità di successo introducendo:
- Giudici tributari professionali più indipendenti dall’amministrazione finanziaria, con maggiore preparazione tecnica per valutare le specificità del settore digitale.
- Principio del “più probabile che non“ nella valutazione delle prove, superando il precedente orientamento favorevole al fisco.
- Possibilità di conciliazione giudiziale con sanzioni ridotte al 40% del minimo in primo grado, offrendo un’ulteriore opportunità di definizione agevolata.
Per la nostra esperienza andare in giudizio non è mai una scelta semplice. Oltre a considerare la durata di una pendenza giudiziaria deve essere considerato anche l’esborso economico richiesto e le possibilità date dalla giurisprudenza di merito e di legittimità sulla contesa. Per questo motivo è sempre importante effettuare una valutazione specifica e preventiva con commercialisti ed avvocati tributaristi esperti.
Consulenza accertamento e contenzioso tributario
Dopo anni di esperienza nella difesa di contribuenti contro accertamenti fiscali, possiamo affermare che ogni caso presenta specificità tecniche che richiedono un approccio personalizzato. La combinazione di competenze tributarie, conoscenza del settore digitale e capacità negoziali fa la differenza tra una definizione favorevole e un esborso devastante.
Se hai ricevuto un avviso di accertamento o vuoi regolarizzare preventivamente la tua posizione fiscale, contattaci per una consulenza specializzata. Analizzeremo insieme la tua situazione specifica e definiremo la strategia più efficace per proteggere i tuoi guadagni da gamer o content creator.
La tempestività è cruciale: i termini per presentare istanza di adesione o ricorso sono perentori, e ogni giorno di ritardo può compromettere le tue possibilità di difesa.
Fonti normative
Questo articolo si basa su:
- D.P.R. 917/1986 (TUIR) – artt. 2, 3, 53, 55, 67
- D.P.R. 633/1972 (IVA) – artt. 1, 5, 7-ter
- D.Lgs. 471/1997 (Sanzioni tributarie)
- D.Lgs. 74/2000 (Reati fiscali)
- D.Lgs. 218/1997 (Accertamento con adesione)
- L. 212/2000 (Statuto del contribuente)