La successione del conto corrente: guida

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Procedura, documenti e tempi per sbloccare il conto bancario del defunto senza errori.

Quando una persona viene a mancare, tra il dolore e le questioni pratiche da affrontare, la gestione del conto corrente del defunto rappresenta uno degli aspetti più urgenti e delicati. Le somme depositate in banca fanno parte dell’asse ereditario e richiedono una procedura specifica per essere sbloccate e trasferite agli eredi. La normativa prevede regole precise, documenti obbligatori e tempistiche da rispettare, con novità significative introdotte dal 2025 sulla liquidazione dell’imposta di successione. Comprendere ogni passaggio della procedura aiuta a evitare errori costosi, ritardi e possibili conseguenze legali.

Questa guida spiega passo dopo passo come gestire la successione del conto corrente, quali documenti preparare, quanto tempo occorre per lo sblocco e cosa succede nei casi particolari come i conti cointestati.

Cosa succede al conto corrente quando muore l’intestatario

Nel momento in cui la banca viene informata del decesso di un correntista, procede immediatamente al blocco del conto corrente e di tutti i rapporti collegati: conti deposito, conti titoli, cassette di sicurezza, libretti di risparmio. Questa misura cautelare serve a proteggere i diritti degli eredi e impedire prelievi non autorizzati da parte di soggetti terzi. Il blocco rimane attivo fino a quando gli eredi non presentano la documentazione completa che attesta la loro legittimazione.​

La normativa (Codice Civile, in particolare agli articoli 456 e seguenti) vieta anche ai debitori del defunto di effettuare pagamenti in suo favore prima che venga avviata la pratica di successione. Gli eredi hanno l’obbligo di restituire alla banca tutti gli strumenti di pagamento collegati al conto del defunto: carte di credito, bancomat, libretto degli assegni e telepass. Se non riescono a recuperare questi strumenti, devono presentare denuncia alle autorità competenti. Durante questo periodo, sono generalmente consentite solo operazioni di pagamento di debiti pregressi, purché già autorizzate prima del decesso.​

È fondamentale sapere che la banca non ha alcun obbligo di verificare autonomamente lo stato di salute dei propri clienti. Spetta agli eredi o ai familiari comunicare ufficialmente il decesso tramite raccomandata A/R, telegramma o PEC indirizzata alla sede della banca. Se questa comunicazione non avviene tempestivamente e si verificano utilizzi illeciti del conto, la banca non sarà considerata responsabile.

Le conseguenze dei prelievi prima del blocco

Prelevare somme dal conto corrente del defunto prima del blocco bancario comporta conseguenze legali significative. Chi effettua prelievi senza l’accordo degli altri eredi va incontro a due effetti immediati: manifesta un’accettazione tacita dell’eredità, con l’obbligo di farsi carico anche degli eventuali debiti del defunto. Inoltre, sarà tenuto a restituire le somme prelevate alla massa ereditaria per la corretta redistribuzione secondo le quote di successione.​

Gli altri eredi danneggiati possono agire legalmente per ottenere la restituzione delle somme e il risarcimento degli eventuali danni. In alcuni casi, il prelievo non autorizzato può configurare il reato di appropriazione indebita ai danni degli eredi legittimi. La giurisprudenza ha consolidato il principio secondo cui una delega bancaria decade automaticamente al momento della morte del titolare del conto, rendendo nulle tutte le operazioni eseguite dopo il decesso utilizzando tale delega.​

L’unica eccezione riconosciuta riguarda il prelievo delle somme necessarie per coprire le spese funebri. Per ottenere questo sblocco parziale, i familiari devono recarsi presso il Comune di residenza del defunto per attestare di essere gli unici e legittimi eredi, quindi presentare alla banca questo documento insieme all’atto di morte.

I documenti necessari per la successione del conto corrente

Per sbloccare il conto corrente del defunto e ottenere la liquidazione delle somme agli eredi, le banche richiedono una serie di documenti specifici. Il primo adempimento consiste nella presentazione del certificato di morte, che attesta ufficialmente il decesso del titolare del conto. Questo documento si ottiene presso il Comune in cui è avvenuto il decesso o dove la persona aveva la residenza.​

Il documento centrale della procedura è la dichiarazione sostitutiva di atto notorio, che certifica chi sono gli eredi legittimi del defunto. Questo atto può essere redatto in due modalità: come atto pubblico davanti a un notaio o al cancelliere del tribunale, oppure come dichiarazione sostitutiva presentata presso il Comune. La dichiarazione deve contenere i dati anagrafici del defunto, la data e il luogo del decesso, l’ultimo domicilio e residenza abituale, l’elenco completo degli eredi legittimi con i relativi dati anagrafici e gradi di parentela.​

La Dichiarazione di successione rappresenta il documento fiscale obbligatorio che deve essere presentato all’Agenzia delle Entrate entro dodici mesi dalla data del decesso. Questa dichiarazione deve includere l’elenco di tutti i conti correnti con i relativi saldi, l’elenco degli eredi, il grado di parentela con il defunto ed eventuali passività. La presentazione avviene esclusivamente in modalità telematica attraverso i servizi online dell’Agenzia delle Entrate.

Casi di esonero dalla dichiarazione di successione

La normativa prevede situazioni specifiche in cui la dichiarazione di successione non è obbligatoria. Quando il patrimonio complessivo del defunto è inferiore a 100.000 euro, non include beni immobili e gli eredi sono esclusivamente il coniuge e i figli, non sussiste l’obbligo di presentare la dichiarazione. In questi casi particolari, la banca potrebbe accettare una semplice dichiarazione sostitutiva di atto notorio, ma è sempre opportuno verificare direttamente con l’istituto bancario i requisiti richiesti secondo le loro procedure interne.​

Gli eredi devono inoltre presentare documenti di identità validi e codici fiscali di tutti gli eredi coinvolti nella successione. Se esiste un testamento, occorre fornire alla banca gli estremi di questo atto e allegare una copia autenticata dello stesso. Una volta completata la verifica di tutta la documentazione, la banca procede con la liquidazione delle somme agli eredi secondo le quote spettanti e, in assenza di altri rapporti finanziari intestati al defunto, con la chiusura definitiva del conto.​

Per approfondire: Successione legittima: quali sono le quote?

La gestione del conto cointestato

Quando il defunto era titolare di un conto corrente cointestato ​ con altre persone, la procedura di successione presenta caratteristiche specifiche che dipendono dalla tipologia di cointestazione prevista nel contratto bancario. Il decesso di uno dei cointestatari determina l’apertura della successione relativamente alla sola quota di partecipazione del defunto nel conto corrente. Secondo i principi generali del diritto successorio, questa quota si trasmette automaticamente per effetto della morte ai suoi eredi legittimi o testamentari.

La distinzione fondamentale riguarda la presenza di una cointestazione a firma congiunta oppure a firma disgiunta. Nel primo caso, tutti i cointestatari devono firmare insieme per autorizzare qualsiasi operazione sul conto, quindi alla morte di uno di essi il conto viene bloccato completamente fino alla definizione della successione. Nel secondo caso, ciascun cointestatario può operare autonomamente sul conto, per cui il cointestatario superstite mantiene la possibilità di gestire la propria quota anche dopo il decesso dell’altro.​

La norma presume che in un conto cointestato le quote siano equamente divise tra i cointestatari, salvo prova contraria. Se il conto era intestato a due persone, si presume che ciascuna possieda il cinquanta per cento del saldo. Gli eredi del defunto subentrano quindi nella metà del saldo disponibile al momento del decesso, mentre l’altra metà resta di proprietà del cointestatario superstite.​

Operazioni sul conto cointestato dopo il decesso

Il cointestatario superstite può continuare a operare sulla propria quota del conto, ma deve prestare particolare attenzione alle operazioni effettuate dopo la morte dell’altro intestatario. I prelievi effettuati dal cointestatario superstite non costituiscono automaticamente accettazione tacita dell’eredità, a condizione che riguardino esclusivamente la propria quota di partecipazione al conto. Tuttavia, se i prelievi superano la quota di spettanza e intaccano la parte ereditaria, possono configurare un’accettazione tacita dell’eredità con tutte le relative conseguenze.​

Per definire completamente la situazione successoria del conto cointestato, gli eredi del defunto devono comunque presentare alla banca la documentazione completa: certificato di morte, dichiarazione sostitutiva di atto notorio e dichiarazione di successione quando obbligatoria. Solo dopo questa procedura la banca procede alla regolarizzazione formale delle intestazioni del conto e alla liquidazione delle quote spettanti agli eredi.

Divisione del conto corrente tra gli eredi

Una volta completata la dichiarazione di successione e assolti gli obblighi fiscali, il conto corrente può essere sbloccato, con l’intestazione degli eredi. In alternativa, gli eredi possono cliente la liquidazione dei fondi, con il saldo che viene diviso pro quota. La banca eseguirà la divisione in base alle quote spettanti, come stabilito dal testamento o, in assenza di testamento, secondo le regole della successione legittima.

Tipologia di contoBlocco del contoOperatività successiva
Conto singoloBlocco totaleDivisione tra eredi dopo la successione
Conto cointestato (firma congiunta)Blocco totaleRipristino delle operazioni dopo successione
Conto cointestato (firma disgiunta)Blocco parzialeIl cointestatario può continuare a operare

Erede residente all’estero

Nel caso in cui, tra gli eredi vi sia un soggetto residente all’estero (iscritto AIRE) la banca al momento dello sblocco del conto non potrà prevedere l’apertura di un conto cointestato con eventuali altri eredi. Per i residenti all’estero l’unica possibilità è data dall’apertura di un conto per residenti all’estero in cui destinare la propria quota.

Presenza di un conto titoli

In caso di presenza nell’asse ereditario di un conto titoli, il valore degli stessi deve essere diviso tra gli eredi secondo le quote spettanti in base alla legge o al testamento. Ogni erede potrà decidere se mantenere gli strumenti finanziari intestati a proprio nome, vendere i titoli o trasferirli su un altro conto.

Quando un conto non va in successione

Esistono alcune situazioni in cui il conto corrente non rientra nella successione. In particolare, si tratta delle seguenti:

  • Designazione di beneficiario: Se il defunto aveva designato un beneficiario, i fondi potrebbero passare direttamente al beneficiario senza entrare nel patrimonio ereditario;
  • Trust: Se i fondi sono stati trasferito in un trust prima della morte del titolare, i fondi vengono gestiti in base alle regole del trust, evitando la successione​. Naturalmente, questo tipo di soluzione deve essere attentamente valutata e pianificata in anticipo, anche in relazione alle caratteristiche del trust, come strumento di protezione patrimoniale e facilitazione successoria dei del patrimonio.

I tempi effettivi per lo sblocco del conto

Una delle domande più frequenti degli eredi riguarda i tempi necessari per sbloccare il conto corrente del defunto e accedere alle somme depositate. La normativa prevede che la banca, una volta ricevuta tutta la documentazione completa e corretta, debba procedere allo sblocco del conto entro trenta giorni. Questo termine rappresenta però solo l’ultima fase del processo, che inizia molto prima con la raccolta dei documenti e la presentazione della dichiarazione di successione.​

In condizioni ideali, quando la documentazione è completa, non esistono contestazioni tra gli eredi e la successione è lineare, il processo di sblocco può richiedere da uno a due mesi dalla data del decesso. Tuttavia, i tempi effettivi dipendono da numerosi fattori che possono allungare considerevolmente l’attesa. La necessità di raccogliere tutti i documenti richiesti, eventuali problemi nell’ottenimento dei certificati, la presenza di più eredi che devono coordinarsi, le procedure interne specifiche di ciascuna banca possono far estendere i tempi fino a sei mesi o oltre.​

Quando sorgono irregolarità nella documentazione, contestazioni tra eredi o complessità legate a conti cointestati, i tempi si dilatano ulteriormente e possono superare anche i sei-dodici mesi. Alcuni istituti bancari applicano procedure interne particolarmente rigide e possono richiedere chiarimenti o integrazioni documentali che rallentano il processo. Se le somme non vengono sbloccate entro tempi ragionevoli, possono rimanere bloccate per anni e, in casi estremi di totale inattività, essere trasferite a un fondo statale dopo dieci anni di mancata movimentazione.​

Strategie per accelerare la procedura

Per ridurre i tempi di attesa, risulta fondamentale preparare con precisione tutta la documentazione richiesta prima di presentarla alla banca. Verificare che il certificato di morte sia completo, che la dichiarazione sostitutiva di atto notorio contenga tutti i dati degli eredi, che la dichiarazione di successione sia stata correttamente registrata presso l’Agenzia delle Entrate, che tutti i documenti di identità degli eredi siano validi e aggiornati. Presentare documentazione incompleta o con errori rappresenta la causa principale dei ritardi.​

Quando la situazione presenta complessità particolari, come la presenza di più eredi non concordi, beni di valore elevato, conti multipli presso diverse banche, affidarsi a un professionista esperto consente di gestire la pratica in modo rapido, corretto e assertivo anche nei confronti dell’istituto bancario. Un commercialista specializzato in successioni può seguire l’intero iter procedurale, dalla raccolta dei documenti alla presentazione della dichiarazione, fino alla liquidazione finale delle somme.

Novità 2025: lo svincolo anticipato per gli under 26

Una delle novità più interessanti introdotte dal Decreto Legislativo n. 139/2024 riguarda i giovani eredi. Se sei l’unico erede e hai meno di 26 anni, puoi ottenere lo svincolo delle somme depositate sul conto corrente anche prima di presentare la dichiarazione di successione, a condizione che nell’asse ereditario ci siano beni immobili. Lo svincolo è limitato alle somme necessarie per pagare le imposte ipotecarie, catastali e di bollo.

Questa norma risponde a un’esigenza concreta: spesso i giovani che perdono un genitore si trovano senza liquidità immediata proprio nel momento in cui devono affrontare spese urgenti e pagare le prime imposte. Lo svincolo anticipato permette di accedere rapidamente alle somme del conto per adempiere agli obblighi fiscali senza dover attendere il completamento dell’intera procedura.

Alcuni punti da chiarire. Primo: devi essere l’unico erede, non uno tra più eredi. Secondo: il limite di età è tassativo – 26 anni, non 25 o 27. Terzo: lo svincolo copre solo le imposte ipotecarie, catastali e di bollo, non l’imposta di successione o altre tasse. Quarto: serve che nell’eredità ci siano immobili, perché le imposte svincolabili sono proprio quelle legate agli immobili.

Le modalità attuative precise di questa disposizione sono demandate a un provvedimento dell’Agenzia delle Entrate, quindi nei prossimi mesi avremo chiarimenti operativi più dettagliati. Intanto, se rientri in questi requisiti, chiedi alla banca informazioni specifiche su come attivare lo svincolo anticipato.

Esempio pratico

Immaginiamo il caso di Mario Rossi, titolare di un conto corrente bancario presso una banca italiana, deceduto senza lasciare testamento. Mario aveva un saldo di 50.000 euro e due eredi legittimi: sua moglie Anna e suo figlio Luca.

Alla morte di Mario, la banca viene informata tramite il certificato di morte, e i suoi depositi vengono immediatamente bloccati. Da quel momento, nessuna operazione può essere effettuata sul conto fino a quando gli eredi non avranno completato le formalità della successione.

Gli eredi, Anna e Luca, devono raccogliere e presentare alla banca i seguenti documenti:

  • Certificato di morte di Mario;
  • Atto notorio o dichiarazione sostitutiva di atto notorio, che certifica la posizione ereditaria di Anna e Luca come unici eredi;
  • Dichiarazione di successione, che Anna e Luca devono presentare all’Agenzia delle Entrate entro 12 mesi dalla morte di Mario.

Supponiamo che il patrimonio di Mario, compreso il saldo del conto e altri beni, ammonti a 300.000 euro. In base alla normativa, la moglie e il figlio di Mario, essendo parenti in linea retta, avranno diritto a una franchigia di 1 milione di euro ciascuno. Poiché il valore del patrimonio non supera tale soglia, non dovranno pagare l’imposta di successione. Tuttavia, è necessario comunque presentare la dichiarazione di successione.

Una volta completata la dichiarazione e sbloccato il conto, la banca procederà a dividere il saldo tra gli eredi. In base alla legge italiana, in assenza di testamento, la successione si applica in questo modo:

  • Anna (la moglie) ha diritto al 50% del saldo, cioè 25.000 euro;
  • Luca (il figlio) ha diritto all’altro 50%, ossia 25.000 euro.

Dopo che la banca ha verificato tutti i documenti, i fondi sul conto vengono distribuiti. Anna e Luca possono disporre delle somme loro spettanti, prelevando o trasferendo i fondi su un nuovo conto a loro nome.

Altre imposte e costi da considerare

Oltre all’imposta di successione, gli eredi devono considerare altri costi fiscali legati al conto corrente del defunto. L’imposta di bollo sui conti correnti è dovuta nella misura di trentaquattro euro annui per i conti con giacenza media superiore a cinquemila euro. Per il periodo successivo al decesso del titolare, l’imposta di bollo viene calcolata proporzionalmente fino alla data di chiusura del conto o al passaggio di proprietà agli eredi.​

Le imposte ipotecaria e catastale, quando dovute per la presenza di beni immobili nell’asse ereditario, devono essere versate entro il termine di presentazione della dichiarazione di successione. Queste imposte rimangono soggette alle regole di liquidazione tradizionali e non rientrano nel nuovo sistema di autoliquidazione introdotto dal 2025. Gli importi variano in base alla tipologia e al valore degli immobili compresi nella successione.

Accettare o rinunciare all’eredità

Gli eredi hanno la facoltà di decidere se accettare l’eredità del defunto oppure rinunciarvi. Questa scelta risulta particolarmente importante quando il defunto aveva debiti consistenti che superano il valore dei beni ereditari, perché accettando l’eredità si diventa responsabili anche delle obbligazioni del defunto. La presentazione della documentazione necessaria per sbloccare il conto corrente non implica automaticamente l’accettazione tacita dell’eredità, lasciando agli eredi la possibilità di rinunciare successivamente.​

La rinuncia all’eredità deve essere formalizzata mediante dichiarazione ricevuta da un notaio oppure dal cancelliere del Tribunale del circondario in cui si è aperta la successione, ossia dove il defunto aveva l’ultimo domicilio. In entrambi i casi, la dichiarazione di rinuncia viene inserita nel registro delle successioni per renderla pubblica e opponibile ai terzi. Quando un erede rinuncia, la sua quota si devolve secondo le regole della rappresentazione ai suoi discendenti o, in loro assenza, agli altri eredi legittimi.​

È possibile accettare l’eredità con beneficio di inventario, una soluzione che permette di mantenere separato il patrimonio del defunto da quello dell’erede. Questa modalità consente di rispondere dei debiti ereditari solo nei limiti del valore dei beni ereditati, proteggendo il patrimonio personale dell’erede. L’accettazione con beneficio di inventario non impedisce di gestire le somme del conto corrente del defunto, ma richiede procedure specifiche che devono essere seguite con precisione.​

Consulenza fiscale online

La gestione della successione del conto corrente richiede competenze specifiche e attenzione ai dettagli per evitare errori che possono generare ritardi, sanzioni o contenziosi tra eredi. Ogni situazione familiare presenta caratteristiche uniche che meritano un’analisi personalizzata: dalla presenza di più conti presso diverse banche, ai casi di cointestazione, fino alle complessità delle successioni internazionali quando il defunto aveva rapporti bancari all’estero.

Contattami per una consulenza personalizzata sul tuo caso specifico e scopri come ottimizzare la gestione della successione del patrimonio bancario.

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Elisa Migliorini
Elisa Migliorinihttps://www.linkedin.com/in/elisa-migliorini-0024a4171/
Laureata in Giurisprudenza presso l'Università di Firenze. Approfondisce i temi legati all'IVA ed alla normativa fiscale domestica oltre ad approfondire aspetti legati al diritto societario.
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