Il fisco prosegue la sua lotta contro l’evasione fiscale, e la tecnologia e l’informatica diventano preponderanti nel verificare eventuali anomalie e scorrettezze dei contribuenti nel versamento delle imposte. Forse non tutti sanno che, oltre a poter controllare le dichiarazioni dei redditi, il fisco può anche verificare alcuni dati partendo dal conto corrente dei cittadini.

Si tratta di operazioni consentite ad oggi anche dal Garante della Privacy, purché utilizzate solamente per effettuare controlli su soggetti a rischio evasione fiscale. Nell’ultimo periodo infatti lo stato ha introdotto diversi strumenti aggiuntivi per verificare eventuali scorrettezze, in particolare si parla di redditometro, risparmiometro e superanagrafe.

I controlli sui conti correnti possono quindi essere effettuati dall’Agenzia delle Entrate e dalla Guardia di Finanza, sui lavoratori dipendenti, ma anche sulla situazione di disoccupati e lavoratori autonomi con Partita Iva. Vediamo in questo articolo quando scattano gli accertamenti sul conto corrente e quali sono i nuovi strumenti di controllo a disposizione del fisco.

Evasione fiscale: tutti i casi

Il fisco può controllare le entrate e le uscite economiche dei contribuenti, quando si trovano in una situazione di evasione fiscale. Nel termine evasione fiscale rientrano numerose situazioni, da quelle di più bassa entità a situazioni più gravi. Si parla di evasione in diversi casi, i più frequenti corrispondono a:

  • Omessa presentazione della dichiarazione dei redditi: questo adempimento è obbligatorio per legge, e tutti i cittadini che percepiscono un reddito devono provvedere a presentare correttamente al fisco i redditi percepiti durante l’anno;
  • Errata dichiarazione dei redditi: come il punto sopra, si parla di evasione fiscale se non vengono correttamente dichiarate parti di reddito cumulato durante l’anno;
  • Mancato pagamento delle imposte: in questa categoria possono rientrare diverse tasse non correttamente corrisposte, come l’IRPEF che riguarda il lavoro, ma anche l’IVA, o imposte minori come l’IMU, la TARI e altre tasse comunali o regionali. In questi casi il fisco può inviare una notifica bonaria per avvertire il cittadino del mancato versamento, che se non saldato può trasformarsi in una cartella esattoriale;
  • Attività sommersa: si tratta di attività lavorative svolte, spesso in autonomia, senza procedere alla dichiarazione delle stesse, e di conseguenza al mancato pagamento delle tasse;
  • Frode fiscale: si tratta di casi gravi di falsificazione, ad esempio di fatture e dichiarazioni, appositamente create per evitare il pagamento delle imposte.

Nei casi meno gravi, il contribuente viene avvisato dall’Agenzia delle Entrate o dall’ente di Riscossione dell’esistenza di uno o più debiti con il fisco non saldati, che possono trasformarsi anche in cartelle esattoriali. Tramite strumenti come il ravvedimento operoso, è possibile rimediare per tempo. In casi più gravi il soggetto diventa perseguibile per legge.

Nuovi algoritmi in mano al fisco

Ad oggi il fisco, ovvero l’Agenzia delle Entrate o l’Agenzia delle Entrate-Riscossione, hanno a disposizione numerosi strumenti aggiuntivi rispetto al passato, per verificare la correttezza del pagamento delle imposte da parte dei cittadini. Questi strumenti prendono in considerazione l’informatica come mezzo per analizzare e confrontare diversi dati, e individuare situazioni di rischio evasione fiscale.

Per mezzo di appositi algoritmi, recentemente validati anche dal Garante della Privacy, il fisco può intervenire in situazioni a rischio e portare avanti ulteriori verifiche. Ecco quali sono i principali strumenti in mano al fisco per controllare anche i conti correnti dei contribuenti:

  • Redditometro: questo primo strumento permette al fisco di verificare la capacità di spesa dei contribuente, determinandone il reddito complessivo in base alle spese effettuate che risultano tracciate. In questo modo il fisco può confrontare le informazioni con quelle delle dichiarazioni dei redditi presentate dal contribuente e verificare eventuali anomalie.
  • Risparmiometro: si tratta di uno strumento informatico aggiuntivo che incrocia i dati dei conti correnti dei contribuenti per verificare la concordanza tra entrate e uscite economiche, e verificare eventuali situazioni illecite di denaro non dichiarato o denaro nero;
  • Superanagrafe: si tratta in questo caso di una database aggiornato contenente tutte le informazioni del cittadino che riguardano il periodo di imposta precedente. Con questo strumento è possibile incrociare dati che riguardano la giacenza media dei conti correnti, il saldo del conto all’inizio o alla fine dell’anno, i movimenti di entrata e uscita di denaro dal conto.

Questi strumenti correlati insieme permettono al fisco di avere una maggiore chiarezza sulle eventuali situazioni di evasione fiscale, permette di individuare con precisione eventuali ammanchi e procedere con controlli ulteriori nel caso di anomalie superiori al 20%. 

Sulla questione privacy, dopo diversi mesi di discussione, il Garante della Privacy ha consentito l’impiego di tali strumenti, ma unicamente per le situazioni di rischio e per controlli sui conti correnti di presunti evasori.

Come non incappare in errori

Anche per i contribuenti onesti, è possibile incappare in alcuni errori che potrebbero portare a controlli accurati da parte del fisco sui conti correnti. Si tratta di situazioni facilmente risolvibili, per esempio dimostrando al fisco la non sussistenza di situazioni di evasione fiscale.

Tuttavia è bene sapere a cosa fare attenzione per non incorrere in spiacevoli comunicazioni:

  • Presentare correttamente ogni anno la dichiarazione dei propri redditi, senza omettere alcune somme recepite durante l’anno precedente: si può procedere in autonomia o con l’assistenza di un intermediario come un centro CAF o un commercialista;
  • Prestare attenzione ai versamenti sul proprio conto corrente, che siano in contanti o tramite bonifici. In caso di importi non dichiarati, il fisco potrebbe considerare queste entrate come evasione, o lavoro nero, per cui sarà poi necessario dimostrarne la provenienza;
  • Applicazione delle tasse: in alcuni casi i redditi sono esenti imposte, mentre in alti casi sono già tassati alla fonte. In questo caso i redditi non vanno necessariamente indicati in dichiarazione dei redditi, tuttavia può essere necessario dimostrare la loro sussistenza in caso di controlli;
  • Versamento delle pensioni: anche le somme che derivano da pensioni, indennità INPS o altri sostegni economici vanno dichiarate, salvo indicazione contraria da parte degli enti preposti;
  • Conti cointestati: il fisco può applicare dei controlli anche sui conti cointestati, per cui il contribuente deve fare attenzione e verificare sempre quali sono le somme versate su questi conti, da dove provengono e come dichiararle, per non incorrere in problematiche di vario genere.

Incappare in qualche errore di compilazione, per esempio della dichiarazione dei redditi, è possibile, tuttavia è consigliato limitare questa eventualità, anche affidandosi ad un esperto, oppure inviare una dichiarazione correttiva nel caso in cui si riscontri un errore a dichiarazione già inviata.

Quali conti possono essere controllati

Il fisco, una volta individuata una situazione di rischio, può decidere di applicare controlli aggiuntivi, e utilizzare gli strumenti visti prima, per diverse somme di denaro, che possono essere depositate presso:

  • Conti correnti bancari;
  • Conti postali;
  • Carte di credito o di pagamento;
  • Deposito titoli;
  • Conti deposito;
  • Conto terzi;
  • Investimenti presso fondi di risparmio;
  • Prodotti assicurativi.

Inoltre il fisco può procedere anche diversi anni successivi al periodo di imposta, e effettuare i dovuti controlli, in caso di rischio evasione fiscale. In caso di movimenti non giustificati, il cittadino sarà informato dell’anomalia e dovrà dimostrare da dove provengono determinate somme di denaro.

In particolare, il fisco può verificare la veridicità di tutte le dichiarazioni se si tratta di imprese o lavoratori autonomi con Partita Iva, maggiormente rispetto ai lavoratori dipendenti. Tuttavia anche in questo caso, se si è in regola con il fisco, difficilmente verranno applicati controlli aggiuntivi, e il contribuente può comunque difendersi presentando opportuna documentazione.

Un altro fattore da considerare è l’utilizzo del contante: nell’ultimo periodo il contante viene sempre più limitato nel suo uso, basta pensare che dal 2023 si potrà spendere un massimo di 1.000 euro in contanti per un singolo acquisto. Il fisco può verificare e controllare anche i movimenti dei contanti, attraverso conti correnti, scontrini e ricevute.

Articolo precedenteContratto di espansione fino al 2023: cos’è e come funziona
Prossimo ArticoloAtto notorio: cos’è, a cosa serve, costi
Valeria Oggero
Classe 1992, laureata in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Torino, da sempre sono appassionata di scrittura. Dopo alcune esperienze all'estero, ho deciso di approfondire tematiche inerenti la fiscalità nazionale relativa alle persone fisiche ed alle partite Iva. Collaboro con Fiscomania.com per la pubblicazione di articoli di news a carattere fiscale. Un settore complesso quello fiscale ma dove non si finisce mai di imparare.

Lascia una Risposta