Manovra 2026: riscatto laurea dimezzato per la pensione anticipata

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L’emendamento del Governo alla Legge di Bilancio sterilizza progressivamente i periodi riscattati ai fini dell’anzianità contributiva. Dal 2031 si perdono fino a 30 mesi. Il Governo annuncia correzioni: la norma non sarà retroattiva.

Il maxi-emendamento del Governo al Disegno di Legge di Bilancio 2026 (S. 1689), depositato il 16 dicembre 2024 in Commissione Bilancio del Senato, introduce una doppia stretta sulle pensioni anticipate che ha scatenato polemiche sia nell’opposizione che all’interno della maggioranza.

L’intervento più controverso riguarda la sterilizzazione parziale progressiva del riscatto degli anni universitari ai fini della pensione anticipata. Dal 2031, chi ha riscattato la laurea breve (diplomi universitari previsti dalla Legge n. 341/1990) vedrà ridotto il valore di quell’investimento previdenziale nel calcolo dell’anzianità contributiva per la pensione anticipata. Il meccanismo è graduale ma inesorabile: si parte con sei mesi non conteggiati per chi matura i requisiti nel 2031, per arrivare a 30 mesi (due anni e mezzo) dal 2035 in poi.

Cosa prevede l’emendamento del Governo

L’emendamento presentato dal relatore Claudio Borghi (Lega) al DDL S. 1689 interviene su due fronti. Il primo riguarda specificamente chi ha effettuato o effettuerà il riscatto della laurea breve: dal 1° gennaio 2031, ai soli fini della maturazione del diritto al pensionamento anticipato sulla base dei 42 anni e 10 mesi di contributi (41 anni e 10 mesi per le donne), non concorreranno progressivamente al conseguimento dei requisiti alcuni mesi tra quelli di anzianità contributiva riscattati.

La tabella di penalizzazione è la seguente: 6 mesi non conteggiati per chi matura i requisiti nel 2031, 12 mesi nel 2032, 18 mesi nel 2033, 24 mesi nel 2034 e 30 mesi dal 2035 in avanti. Questo significa che chi ha riscattato cinque anni di laurea vedrà dimezzato il beneficio ai fini del calcolo dell’anzianità per la pensione anticipata.

La seconda misura prevede l’allungamento progressivo delle finestre mobili, cioè il tempo di attesa tra la maturazione dei requisiti e la decorrenza effettiva della pensione. La finestra attuale di tre mesi passerà a quattro mesi per chi matura i requisiti tra il 2032 e il 2033, a cinque mesi nel 2034 e a sei mesi dal 2035.

La retroattività che fa discutere: il Governo annuncia correzioni

La formulazione originaria dell’emendamento, secondo quanto riportato da fonti parlamentari e giornalistiche, sembrava applicarsi anche a chi aveva già perfezionato il riscatto della laurea negli anni precedenti, pagando le relative somme all’INPS. Questo aspetto ha sollevato immediatamente questioni di legittimità costituzionale per violazione del principio di affidamento e della tutela dei diritti acquisiti.

La presidente del Consiglio è intervenuta il 17 dicembre 2024 al Senato, in sede di replica dopo la discussione generale sulle sue comunicazioni in vista del Consiglio UE, per chiarire: “Nessuno che ha riscattato la laurea vedrà cambiata l’attuale situazione, qualsiasi modifica che dovesse intervenire varrà solo per il futuro. L’emendamento in questo senso dovrà essere corretto“.

Il chiarimento della premier arriva dopo le critiche non solo dell’opposizione e dei sindacati, ma anche di esponenti della maggioranza. La Lega, attraverso il suo relatore, ha depositato un sub-emendamento che cancella completamente sia la norma sul riscatto sia quella sulle finestre mobili, sostituendola con una clausola di salvaguardia basata sull’IRAP sulle banche.

Chi viene colpito dalla nuova normativa

La combinazione delle nuove regole riguarda in particolare i nati tra il 1968 e il 1975, che raggiungeranno i 62 anni di età tra il 2030 e il 2037. Se hanno ottenuto la laurea e iniziato subito a lavorare prima del 1996, ricadevano già nel sistema misto e il riscatto non modifica la loro condizione previdenziale complessiva. Tuttavia, se i primi contributi da lavoro sono successivi al 1995, sarebbero soggetti al metodo contributivo puro, ma con il riscatto della laurea passano al misto.

Per chi è soggetto al sistema di calcolo misto, la scelta è tra pensione di vecchiaia (attualmente a 67 anni con 20 anni di contributi) e pensione anticipata ordinaria (42 anni e 10 mesi di contributi indipendentemente dall’età). Chi ha riscattato cinque anni di studi universitari, in teoria, potrebbe raggiungere i 43 anni di contributi necessari (considerando anche la finestra mobile di tre mesi) a 62 anni di età, con un guadagno di circa cinque anni rispetto all’uscita con la vecchiaia.

Con le nuove regole, questo vantaggio si ridurrebbe progressivamente. Dal 2035, chi ha riscattato cinque anni vedrebbe sterilizzati 30 mesi, più ulteriori sei mesi di finestra mobile aggiuntiva: in totale 36 mesi di ritardo nell’uscita rispetto alle aspettative originarie. Se tutto questo venisse confermato non avrebbe, quindi, molto senso riscattare 5 anni per ottenere uno sconto di due anni e mezzo.

Le implicazioni operative: cosa fare ora

La situazione è attualmente in forte evoluzione. Le dichiarazioni della premier indicano che il testo dell’emendamento sarà modificato per eliminare la retroattività, ma rimangono incertezze su altri aspetti della norma.

Per chi ha già effettuato il riscatto della laurea e ha versato le relative somme all’INPS, le dichiarazioni emerse forniscono una rassicurazione: i diritti acquisiti dovrebbero essere salvaguardati. Tuttavia, è prudente attendere la pubblicazione del testo definitivo dell’emendamento corretto prima di considerare completamente risolto il problema.

Per chi sta valutando se procedere con il riscatto della laurea, la situazione è più complessa. L’opportunità di riscattare dipende da molteplici fattori: l’età attuale, l’anno previsto di pensionamento, il sistema di calcolo (retributivo, misto o contributivo puro), e ora anche dalle modifiche normative in corso.

In particolare, per chi prevede di andare in pensione anticipata dal 2031 in poi, il riscatto della laurea breve perde progressivamente efficacia. Se l’obiettivo è anticipare il pensionamento, riscattare cinque anni per vedersene riconoscere solo due o tre nel calcolo dell’anzianità diventa un investimento dal rendimento molto ridotto.

Diverso il discorso se l’obiettivo del riscatto è aumentare l’importo della pensione anziché anticipare l’uscita. In questo caso, i periodi riscattati continuano a produrre pieni effetti sul calcolo dell’assegno pensionistico, indipendentemente dalla sterilizzazione ai fini dell’anzianità.

I profili di incostituzionalità sollevati

La CGIL, attraverso la segretaria confederale ha definito la misura nella sua formulazione originaria “una svalutazione retroattiva dei contributi pagati” con “evidenti profili di incostituzionalità“. Il sindacato sottolinea che si tratta di “una rottura gravissima del principio di affidamento, che colpisce soprattutto i lavoratori più giovani, chi ha carriere medio-alte con ingresso tardivo nel mercato del lavoro e chi ha investito risorse significative nel riscatto della laurea”.

Il riscatto della laurea è un istituto che consente di valorizzare, a pagamento, i periodi di studio universitario ai fini previdenziali. Chi decide di riscattare lo fa sulla base delle regole in vigore e compie un investimento economico significativo (spesso diverse decine di migliaia di euro) con l’aspettativa legittima di veder riconosciuti quei periodi secondo le norme vigenti al momento del versamento.


Attenzione: La situazione normativa è in rapida evoluzione. Meloni ha annunciato il 17 dicembre che l’emendamento sarà corretto per non applicarsi retroattivamente a chi ha già riscattato. La Lega ha depositato un sub-emendamento per cancellare completamente la norma. Non prendere decisioni sul riscatto prima della pubblicazione del testo definitivo.

Riferimenti normativi

  • Disegno di Legge S. 1689 – XIX Legislatura
  • Maxi-emendamento del Governo alla Legge di Bilancio 2026
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Elisa Migliorini
Elisa Migliorinihttps://www.linkedin.com/in/elisa-migliorini-0024a4171/
Laureata in Giurisprudenza presso l'Università di Firenze. Approfondisce i temi legati all'IVA ed alla normativa fiscale domestica oltre ad approfondire aspetti legati al diritto societario.
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