Lo chef a domicilio è un lavoratore autonomo che svolge la propria attività direttamente a casa dei propri clienti. Tuttavia, in tal caso, laddove non siano dipendenti, dovranno aprire una partita IVA. Negli ultimi anni la figura dello chef è molto evoluta ed è cambiata fino a diventare una figura professionale nota e stimata in ogni ambiente. Scegliere di fare lo chef è, ad oggi, quasi come diventare medico, almeno come era percepito ai tempi dei nostri nonni.
D’altronde uno chef ha anche un ottimo guadagno. Infatti, in genere uno chef o Capocuoco arriva a guadagnare dai 3000 ai 7000 euro. Senza dimenticare, poi, che ci sono le ben note eccezioni che arrivano a guadagnare cifre astronomiche.
Tuttavia, aprire un ristorante comporta non poche difficoltà, soprattutto se si tiene conto dell’iter burocratico e delle spese a cui far fronte. E diciamocelo anche lavorare da dipendenti presso il titolare di un ristorante, potrebbe non essere entusiasmante.
Proprio per tale ragione che è nata la figura dello chef a domicilio. Quest’ultimo cucina direttamente a casa dei clienti – o presso altre location adeguatamente attrezzate – che possono scegliere le pietanze da gustare durante il pranzo o la cena all’interno di un menù con varie opzioni.
Laddove tu intenda lavorare come freelancer, tuttavia, dobbiamo ricordarti che alla stregua di qualsiasi lavoratore autonomo dovrai aprire una partita IVA. Nel presente articolo ti daremo le informazioni necessarie.
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Come diventare chef a domicilio?
Negli ultimi anni la figura dello chef è molto evoluta ed è cambiata fino a diventare una figura professionale nota e stimata, non solo nel settore della ristorazione. Scegliere di fare lo chef è quasi come diventare medico, almeno come era percepito ai tempi dei nostri nonni. Tuttavia, aprire un ristorante, ancora oggi, comporta non poche difficoltà, soprattutto se si tiene conto dell’iter burocratico. E diciamocelo anche lavorare da dipendenti presso altro ristoratore, a volta non è entusiasmante.
Proprio per tale ragione che ad oggi l’attività dello chef si svolge secondo molteplici modalità. Soprattutto in epoca covid, in tempi di chiusura dei ristoranti, la creatività non è mancata a quanti hanno saputo trasformare la propria attività imprenditoriale, anche grazie al delivery. Tra queste figura c’è anche lo chef a domicilio, sebbene risale ad un’epoca molto precedenti a quella della pandemia.
Lo chef a domicilio cucina direttamente a casa dei clienti – o presso altre location adeguatamente attrezzate – che possono scegliere le pietanze da gustare durante il pranzo o la cena all’interno di un menù con varie opzioni.
In genere, artisti, politici e grandi imprenditori, si servono di tali figure professionali quotidianamente. Potrebbe essere una giusta scelta tra chi vuole dedicarsi all’attività di ristorazione, senza impegnarsi direttamente nell’apertura di un ristorante.
D’altronde uno chef ha anche un ottimo guadagno, quindi perché rinunciare alla professione?
Ricordiamo a tal proposito che, in genere, uno chef o Capocuoco arriva a guadagnare dai 3000 ai 7000 euro. Tuttavia, poi ci sono le ben note eccezioni. Ecco alcuni esempi di quanto guadagnano alcuni degli chef più importanti in tutto il mondo: Antonino Cannavacciuolo 11.265.635 euro, 5.381.566 Ca.pri e Cannavacciuolo Consulting, 3.742.001 Carlo Cracco-Camilla e Carlo Investimenti, 2.612.028 Joe Bastianich e Bastianich Estate srl e Orsone.
Formazione dello chef
Per diventare uno chef a domicilio non basta avere una grande passione per la cucina, sebbene è fondamentale. Questa da sola non è sufficiente, nonostante rappresenti un ingrediente di primaria importanza per diventare un personal chef di successo. Per quanto riguarda poi la formazione di uno chef è quella tradizionale della scuola alberghiera.
E’ quindi necessario seguire almeno i tre anni iniziali di Istituto Alberghiero. Trascorsi i quali potrai acquisire la qualifica di operatore di cucina di servizi di sala e di bar oppure di operatore di ricevimento. Mentre nel biennio successivo andrai a specializzarti e conseguire il diploma da Tecnico dei Servizi di Ristorazione.
Questo ti consentirà un primo accesso al modo del lavoro, dove tramite la pratica potrai specializzarti.
Per coloro che vogliono diventare chef esistono anche una serie di scuole accreditate che danno la possibilità di fare uno stage e conseguire il diploma, qualora il corso venga superato con successo.
Percorso formativo alternativo
E’ poi altresì possibile diventare chef a domicilio anche seguendo percorsi formativi alternativi a quello della scuola alberghiera.
Ci sono diverse opportunità, si può scegliere tra
- dei corsi teorici e pratici in scuole e accademie di cucina professionali;
- dei corsi, che dopo il periodo di formazione, prevedono degli stage in ristoranti per un certo tempo.
Invero, per gli amatori che si avvicinano al mondo della cucina, è possibile anche seguire dei corsi online. Quest’ultima però è un’alternativa non sempre da preferire, in quanto è tendenzialmente rivolta a coloro che praticano a livello amatoriale la cucina. Si consiglia di conseguire un diploma o comunque partecipare a corsi di formazione professionali.
Solo nel caso in cui si sia già particolarmente portati per la cucina si potrebbe ricorrere a suddetto strumento. Questo in quanto a differenza dei precedenti non offre l’opportunità di essere fisicamente seguiti da un professionista che osservi e corregga eventuali errori commessi nella preparazione dei piatti. Oltre alla circostanza che è necessario possedere anche una qualifica professionale da spendere presso i possibili datori di lavoro e che certifichino le proprie doti e qualità di chef.
Come aprire una partita IVA da Chef a Domicilio
Dopo averti brevemente illustrato il percorso formativo, passiamo ora ad esaminare come si apre la partita IVA come chef a domicilio. Questa operazione come sempre è foriera di dubbi, sebbene a molti sembra un’operazione molto più complessa di come è in concreto. Di seguito ti indicheremo tutti i passi necessari, al termine dei quali potrai decidere se procedere in autonomia o rivolgerti ad un consulente.
Ti ricordiamo, in primo luogo, che la partita IVA come chef a domicilio ti serve laddove tu intenda lavorare da autonomo, non anche nel caso in cui deciderai di lavorare come dipendente presso strutture ristorative o un datore di lavoro fisso. Quindi, laddove tu sia qualificato come dipendente di taluno, non dovrai provvedere all’apertura. Potrai svolgere la attività con la prestazione occasionale nel caso in cui tu sia un lavoratore dipendente e una volta ogni tanto decidi di gestire un bouffet di una cerimonia. Il presupposto della prestazione occasionale è la non continuità e non abitualità. Pertanto se, abitualmente lavori per più committenti non potrai avvalerti della prestazione occasionale ma dovrai necessariamente aprire partita IVA.
Invero, sempre più spesso, sono gli stessi chef a preferire l’attività da freelancer per via degli innegabili vantaggi: dalla possibilità di scegliere il luogo e gli orari di lavoro ai migliori margini di guadagno, fino all’opportunità di definire ogni dettaglio della propria carriera.In questo caso sarai equiparato a lavoratore autonomo.
Se decidi di intraprendere la libera professione puoi scegliere di aprire Partita IVA e metterti in proprio, per lavorare autonomamente come chef a domicilio. In questo modo, potrai sia ricevere i tuoi clienti presso uno studio, sia collaborare con più committenti.
Adempimenti per aprire una partita IVA
Quella del chef a domicilio è un’attività inquadrata come libera professione, che richiede il possesso di determinati requisiti. Quindi devi adempiere ad una serie di oneri. In particolare, devi seguire il corso HACCP per alimentaristi incentrato sulle norme igienico-sanitarie da applicare nel settore, che si tiene presso l’ASL di competenza (o privatamente nei vari centri di formazione).
Se hai già ottenuto l’attestato HACCP, puoi allora procedere con l’apertura della Partita IVA da cuoco a domicilio. L’operazione, per chi – come te, è inquadrato come libero professionista, non ha costi, richiede solamente poche ore e si può svolgere comodamente per via telematica sul sito dell’Agenzia delle Entrate.
La comunicazione dell’apertura della partita IVA all’agenzia delle entrate è effettuata mediante il Modello AA9/12. Per farlo ci sono due possibilità:
- recarti personalmente all’Ufficio dell’Agenzia delle Entrate presente sul tuo territorio;
- inviare una richiesta telematica tramite un Commercialista o un Caf.
Tale comunicazione ti sarà fondamentale, in essa dovrai indicare una serie di elementi relativi alla tua persona, all’attività che intendi svolgere e altre informazioni, tra cui il Codice Ateco e il Regime fiscale.
Regime fiscale
Anche gli Chef a domicilio possono scegliere il regime forfettario. Questo comporta una serie di benefici:
- i soggetti titolari di un’attività d’impresa, arte o professione, devono aver conseguito ricavi o compensi che non superino i 65.000 euro all’anno. Laddove svolgano più lavori corrispondenti a diversi codici ATECO, bisogna prendere in considerazione la somma dei ricavi e dei compensi relativi alle diverse attività esercitate;
- devono aver sostenuto delle spese per un importo complessivo non superiore a 20.000 euro lordi per lavoro accessorio, lavoro dipendente e compensi a collaboratori, anche a progetto. Dovranno esser considerate nel computo anche le somme erogate sotto forma di utili da partecipazione agli associati con apporto costituito da solo lavoro e quelle corrisposte per le prestazioni di lavoro rese dall’imprenditore o dai suoi familiari;
- infine non devono aver percepito oltre 30.000 euro di redditi da lavoro dipendente o da pensione.
La scelta del Codice Ateco
Nel momento in cui apri la Partita IVA come chef a domicilio, dovrai scegliere il tuo Codice ATECO. Da esso dipende una seconda anche la disciplina del regime forfettario. A seconda della tipologia di codice, cambia coefficiente di redditività, ovvero la percentuale di fatturato sulla quale si calcolano le imposte e i contributi previdenziali dei professionisti.
Adottando il Codice ATECO 74.90.99 (Altre attività professionali NCA), il coefficiente è pari al 78%, mentre le spese deducibili corrispondono al 22%.
Contributi previdenziali
La figura del cuoco a domicilio confluisce nella Gestione Separata INPS insieme ad altre figure che non hanno una cassa di categoria di riferimento. I contributi previdenziali dei professionisti iscritti alla Gestione Separata non sono fissi, bensì si calcolano in maniera proporzionale al fatturato.