Operazioni extraterritoriali IVA: la gestione

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Le operazioni extraterritoriali ai fini IVA, fatturazione, obblighi contabili ed impatto sulla definizione di esportatore abituale e sulla determinazione del plafond ai fini IVA.

Come deve essere trattata da un punto di vista IVA un'operazione di acquisto e successiva cessione di beni che rimango fuori dal territorio UE? Come si gestiscono le operazioni extraterritoriali ai fini IVA?
Ci siamo posti questa domanda in quanto è frutto di ripetute richieste da parte di lettori. Mi riferisco a casistiche legate ad operazioni extraterritoriali ai fini dell'Imposta sul Valore Aggiunto (IVA). Si tratta, in buona sostanza, di operazioni, cessioni di beni o prestazioni di servizi, carenti del requisito della territorialità.
Questo tipo di operazioni devono essere sempre adeguatamente identificate in quanto la loro separazione è di importanza dirimente nella verifica dello status di esportatore abituale e nella formazione del plafond. Ebbene, in questo contributo vedremo, anche grazie a due esempi pratici, come debbano essere trattate, ai fini IVA e della fatturazione e registrazione contabile le operazioni extraterritoriali ai fini IVA.
Le operazioni extraterritoriali IVA
Le operazioni extraterritoriali IVA si riferiscono alle transazioni commerciali che coinvolgono beni o servizi che attraversano i confini nazionali. Queste operazioni avvengono tra un soggetto residente in un determinato paese e un soggetto residente in un altro paese, coinvolgendo quindi un contesto internazionale.
Le cessioni di beni e le prestazioni di servizi prive del requisito territoriale sono soggette all'obbligo di fatturazione (ne abbiamo parlato in questo articolo: "Operazioni non rilevanti IVA e obbligo di fatturazione"). Questo è quanto previsto dall'art. 21, comma 6-bis del DPR n. 633/72. Tuttavia, questa categoria di operazione è irrilevante ai fini sia:

Della verifica dello status di esportatore abituale;
Della formazione del plafond per l’acquisto di beni/servizi senza applicazione dell'IVA.

Da segnalare che queste operazioni, soggette anche a registrazione, concorrono alla determinazione del volume d'affari di cui all'art. 20 del DPR n. 633/72.
Determinazione del volume d'affari e operazioni extraterritoriali
Ai fini della verifica dello status di esportatore abituale, indispensabile per avvalersi del plafond, il volume d'affari deve essere assunto al netto:

Delle cessioni di beni in transito o depositati in luoghi soggetti a vigilanza doganale (es. depositi doganali), ma anche
Delle cessioni di beni o prestazioni di servizi, prive del requisito di territorialità.

In pratica, l'operatore nazionale assume la qualifica di esportatore abituale se le operazioni con l'estero registrate nell'anno solare precedente o nei dodici mesi precedenti sono superiori al 10% del volume d'affari “rettificato”.
Con questo termine si intende un valore calcolato cioè senza considerare le operazioni extraterritoriali per le quali è obbligatoria l'emissione della fattura. Si tratta, ad esempio di cessioni di beni in transito o depositati in luoghi soggetti a vigilanza doganale siccome territorial...

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Federico Migliorini
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Dottore Commercialista, Tax Advisor, Revisore Legale. Aiuto imprenditori e professionisti nella pianificazione fiscale. La Fiscalità internazionale le convenzioni internazionali e l'internazionalizzazione di impresa sono la mia quotidianità. Continuo a studiare perché nella vita non si finisce mai di imparare. Se hai un dubbio o una questione da risolvere, contattami, troverò le risposte. Richiedi una consulenza personalizzata con me.
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